giovedì 30 ottobre 2008

Bisogna ringraziare Cossiga


Di Benny Calasanzio


Ma perchè mai tutto questo scandalo per le parole eversive di Francesco Cossiga?
Tutti ad indicare il dito del sardo senza accorgersi della luna che ci ha fatto sorgere dinanzi.
Per quanto mi riguarda Cossiga è un povero vecchio, in preda ad una devastante demenza senile, per cui non ho il minimo rispetto.
Ma grazie alla malattia cavalcante, Cossiga ha finalmente raccontato senza filtri quello che da sessant'anni accade in Italia durante le manifestazioni, durante le agitazioni. Penso all'inizio degli anni di piombo, il 1 marzo 1968, a Valle Giulia, quando studenti e poliziotti iniziarono la guerra.
Penso all''11 marzo 1977, quando durante alcuni scontri a Bologna viene ammazzato dai carabinieri (?) Pier Francesco Lorusso, studente di Lotta Continua, e quando gli studenti manifestano per Lorusso, il ministro degli interni di allora, guarda caso Cossiga, inviò carri armati nel centro di Bologna.
O il 22 marzo 1977, quando viene trucidato dai Nap (?) il poliziotto Claudio Graziosi. Penso al poliziotto Antonio Merenda, ucciso il 21 aprile 1977 a Roma durante la "disoccupazione" di una università dagli autonomi (?).
Penso anche al 28 aprile 1977, quando a Torino fu ucciso l'avvocato Fulvio Croce, con lo scopo di far saltare il processo ad alcuni terroristi.
Penso all'assassinio di Giorgiana Masi, ammazzata a 19 anni durante una manifestazione in piazza Navona, il 12 maggio 1977, in una piazza infestata da agenti in borghese e provocatori statali.
Penso alla manifestazione di protesta organizzata per la morte di Giorgiana, il 14 maggio 1977, quando durante gli scontri venne ammazzato a pistolettate l'agente di polizia Antonio Custrà, di appena 25 anni.
E per finire ricordo anche il 3 ottobre 1977, quando fu arso vivo a Torino Roberto Crescenzio, 22 anni, colpito da bombe Molotov che alcuni militanti di Lotta Continua (?) lanciarono in un bar di cui Roberto era semplice cliente.
Lui usci, infuocato, e si sedette su una sedia, di fronte a centinaia di persone che cercavano di aiutarlo. Cercate la foto.
Ora sappiamo, con assoluta certezza, che tutti questi ragazzi, alcuni ragazzini, sono stati vittime sacrificali di una precisa strategia della tensione che Cossiga stesso ha confessato.
Mentre poliziotti, brigatisti e terroristi neri si sparavano e credevano ognuno di lottare per la propria democrazia, quelli come Cossiga gioivano ad ogni morte, ad ogni numero che aumentava la tensione e dava sempre più poteri all'esecutivo, grazie all'approvazione degli italiani, impauriti da una morsa di paura, creata, nientemeno, da chi li governava.
E viene spontaneo chiedere all'infermo Cossiga, se in quella strategia della tensione da lui promossa c'entrassero anche le stragi, visto che, sempre guardacaso, accaddero tutte in quegli anni in cui lui stesso ha ammesso di essere stato fomentatore di violenza.
Abbiamo forse, finalmente, la verità, grazie alla sua intervista, sulla Strage di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969, o sulla Strage di Peteano a Gorizia il 31 maggio 1972? E della Strage della Questura di Milano, il 17 maggio 1973, Cossiga sa nulla? Strage di Piazza della Loggia a Brescia , il 28 maggio 1974, della strage sull'espresso Roma-Brennero (Italicus), il 4 agosto 1974, e della strage di via Fani, 16 marzo 1978, in cui a Roma fu rapito Aldo Moro e ammazzati i cinque uomini di scorta, e della strage alla Stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, Cossiga può raccontarci se anche quello era un modo per creare tensione, per farli ammazzare tra di loro e poi mandare le ambulanze a raccattare morti e feriti come castagne?
Dobbiamo ringraziare Francesco Cossiga, perchè senza scavare tra i cadaveri del passato, senza volare troppo indietro nel tempo, possiamo comprendere a pieno i disastri del G8 di Genova, che ad un primo sguardo pare perfettamente pianificato secondo i precisi dettami del trattato scientifico di Cossiga.
Forse i manifestanti non erano tutti ubriachi quando vedevano alcuni black block che sotto alle tute nere, avevano l'uniforme.
E forse non tutti i poliziotti erano provocatori quando venivano attaccati da alcune frangie sconosciute agli altri manifestanti.
Forse in realtà è sempre così che si è fatto in Italia, e Cossiga, grazie alla demenza senile, lo ha solo raccontato.
Forse sempre così si farà, e forse, in occasione delle ultime proteste ed occupazioni degli studenti contro la riformaccia Gelmini, nessuno è morto proprio perchè Cossiga lo ha raccontato, perchè sarebbe stato troppo evidente.
Però avrebbe funzionato: uno studente o un poliziotto ammazzato per strada avrebbero creato un bel clima, ideale per approvare una riforma restrittiva in un clima di emergenza. Peccato, alla fine si sarebbe trattato di un morto, solo uno in più.

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Di Benny Calasanzio


Ma perchè mai tutto questo scandalo per le parole eversive di Francesco Cossiga?
Tutti ad indicare il dito del sardo senza accorgersi della luna che ci ha fatto sorgere dinanzi.
Per quanto mi riguarda Cossiga è un povero vecchio, in preda ad una devastante demenza senile, per cui non ho il minimo rispetto.
Ma grazie alla malattia cavalcante, Cossiga ha finalmente raccontato senza filtri quello che da sessant'anni accade in Italia durante le manifestazioni, durante le agitazioni. Penso all'inizio degli anni di piombo, il 1 marzo 1968, a Valle Giulia, quando studenti e poliziotti iniziarono la guerra.
Penso all''11 marzo 1977, quando durante alcuni scontri a Bologna viene ammazzato dai carabinieri (?) Pier Francesco Lorusso, studente di Lotta Continua, e quando gli studenti manifestano per Lorusso, il ministro degli interni di allora, guarda caso Cossiga, inviò carri armati nel centro di Bologna.
O il 22 marzo 1977, quando viene trucidato dai Nap (?) il poliziotto Claudio Graziosi. Penso al poliziotto Antonio Merenda, ucciso il 21 aprile 1977 a Roma durante la "disoccupazione" di una università dagli autonomi (?).
Penso anche al 28 aprile 1977, quando a Torino fu ucciso l'avvocato Fulvio Croce, con lo scopo di far saltare il processo ad alcuni terroristi.
Penso all'assassinio di Giorgiana Masi, ammazzata a 19 anni durante una manifestazione in piazza Navona, il 12 maggio 1977, in una piazza infestata da agenti in borghese e provocatori statali.
Penso alla manifestazione di protesta organizzata per la morte di Giorgiana, il 14 maggio 1977, quando durante gli scontri venne ammazzato a pistolettate l'agente di polizia Antonio Custrà, di appena 25 anni.
E per finire ricordo anche il 3 ottobre 1977, quando fu arso vivo a Torino Roberto Crescenzio, 22 anni, colpito da bombe Molotov che alcuni militanti di Lotta Continua (?) lanciarono in un bar di cui Roberto era semplice cliente.
Lui usci, infuocato, e si sedette su una sedia, di fronte a centinaia di persone che cercavano di aiutarlo. Cercate la foto.
Ora sappiamo, con assoluta certezza, che tutti questi ragazzi, alcuni ragazzini, sono stati vittime sacrificali di una precisa strategia della tensione che Cossiga stesso ha confessato.
Mentre poliziotti, brigatisti e terroristi neri si sparavano e credevano ognuno di lottare per la propria democrazia, quelli come Cossiga gioivano ad ogni morte, ad ogni numero che aumentava la tensione e dava sempre più poteri all'esecutivo, grazie all'approvazione degli italiani, impauriti da una morsa di paura, creata, nientemeno, da chi li governava.
E viene spontaneo chiedere all'infermo Cossiga, se in quella strategia della tensione da lui promossa c'entrassero anche le stragi, visto che, sempre guardacaso, accaddero tutte in quegli anni in cui lui stesso ha ammesso di essere stato fomentatore di violenza.
Abbiamo forse, finalmente, la verità, grazie alla sua intervista, sulla Strage di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969, o sulla Strage di Peteano a Gorizia il 31 maggio 1972? E della Strage della Questura di Milano, il 17 maggio 1973, Cossiga sa nulla? Strage di Piazza della Loggia a Brescia , il 28 maggio 1974, della strage sull'espresso Roma-Brennero (Italicus), il 4 agosto 1974, e della strage di via Fani, 16 marzo 1978, in cui a Roma fu rapito Aldo Moro e ammazzati i cinque uomini di scorta, e della strage alla Stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, Cossiga può raccontarci se anche quello era un modo per creare tensione, per farli ammazzare tra di loro e poi mandare le ambulanze a raccattare morti e feriti come castagne?
Dobbiamo ringraziare Francesco Cossiga, perchè senza scavare tra i cadaveri del passato, senza volare troppo indietro nel tempo, possiamo comprendere a pieno i disastri del G8 di Genova, che ad un primo sguardo pare perfettamente pianificato secondo i precisi dettami del trattato scientifico di Cossiga.
Forse i manifestanti non erano tutti ubriachi quando vedevano alcuni black block che sotto alle tute nere, avevano l'uniforme.
E forse non tutti i poliziotti erano provocatori quando venivano attaccati da alcune frangie sconosciute agli altri manifestanti.
Forse in realtà è sempre così che si è fatto in Italia, e Cossiga, grazie alla demenza senile, lo ha solo raccontato.
Forse sempre così si farà, e forse, in occasione delle ultime proteste ed occupazioni degli studenti contro la riformaccia Gelmini, nessuno è morto proprio perchè Cossiga lo ha raccontato, perchè sarebbe stato troppo evidente.
Però avrebbe funzionato: uno studente o un poliziotto ammazzato per strada avrebbero creato un bel clima, ideale per approvare una riforma restrittiva in un clima di emergenza. Peccato, alla fine si sarebbe trattato di un morto, solo uno in più.

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1 commento:

Orazio Vasta ha detto...

http://rarika-radice.blogspot.com/2008/10/romaieri-in-piazza-navona-cera-un.html

 
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