mercoledì 31 dicembre 2008

Radio Mafiopoli 14a Puntata(video): Discorso di fine anno




Assessore alla segreteria degli affari dei segretari.


Cari e meno cari concittadini dei cittadini amicali per gli amici, cari. Anche quest'anno è finito. E la giunta congiunta di mafiopoli come tutti gli anni vuole augurarvi e malaugurarvi i propri auguri per l'anno che se ne va. Grazie prego tornerò bumbum. E con grande onore che introduco il discorso annuale ed è con grande onore che il mio pensiero rivolgo a tutti quelli che non possono essere qui con noi. Rapiti da uno stato giustizialista e condannati nelle diverse carceri a dover ascoltare dietro le sbarre i botti degli altri. Che è la peggior condanna. Chissà bumbum bagarella come gli prudono le mani. O peggio ancora i nostri compari rapiti da una politica giustizialista che li costringe ad ascoltare i botti degli altri alla bouvette del parlamento. Chissà a cuffaro come gli prude il cannolo. Rubo l'ultimo minuto per augurarvi un anno pieno di collusioni, compromessi, pittoresche intimidazioni, coscienze prostituite e panelle ben cotte. Grazie prego tornerò bumbum.

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Assessore alla segreteria degli affari dei segretari.


Cari e meno cari concittadini dei cittadini amicali per gli amici, cari. Anche quest'anno è finito. E la giunta congiunta di mafiopoli come tutti gli anni vuole augurarvi e malaugurarvi i propri auguri per l'anno che se ne va. Grazie prego tornerò bumbum. E con grande onore che introduco il discorso annuale ed è con grande onore che il mio pensiero rivolgo a tutti quelli che non possono essere qui con noi. Rapiti da uno stato giustizialista e condannati nelle diverse carceri a dover ascoltare dietro le sbarre i botti degli altri. Che è la peggior condanna. Chissà bumbum bagarella come gli prudono le mani. O peggio ancora i nostri compari rapiti da una politica giustizialista che li costringe ad ascoltare i botti degli altri alla bouvette del parlamento. Chissà a cuffaro come gli prude il cannolo. Rubo l'ultimo minuto per augurarvi un anno pieno di collusioni, compromessi, pittoresche intimidazioni, coscienze prostituite e panelle ben cotte. Grazie prego tornerò bumbum.

I tribunali di guerra dei Savoia


Erano stati condannati a morte colla fucilazione individui volontariamente presentatisi, minorenni non catturati in conflitto, individui non punibili per brigantaggio ma soltanto per reati comuni…mogli di briganti condannate ai ferri a vita…fanciulle inferiori ai 12 anni, figlie di briganti avevano subito condanne di 10 o 15 anni..
I tribunali di guerra dei Savoia
I bravi piemontesi misero subito in azione quello che da mesi era già preventivato: misero in stato di assedio tutte le province del Mezzogiorno continentale ad eccezione di quelle di Teramo, Reggio Calabria, Napoli, Bari e Terra d’ Otranto già abbondantemente massacrate dall’esercito sabaudo.
Il ministro della Guerra istituì Tribunali di guerra a Potenza, a Foggia, ad Avellino, a Caserta, a Campobasso, a Gaeta, a L’Aquila, a Cosenza che si aggiungevano a quelli di Bari, di Catanzaro, di Chieti e di Salerno.
Il comportamento dei giudici militari di quei tribunali è stato a dir poco spregevole, orripilante: gli assassinii venivano legalizzati da un ufficiale facente le funzioni di giudice; le condanne a morte furono tante, tantissime, a volte anche senza processo. Quegli ufficiali mettevano a verbale solo qualche processo intentato dalla giustizia ordinaria, gli altri no.
Pasquale Stanislao Mancini, qualche anno più tardi affermò di volersi astenere dal meglio precisare le critiche verso quei tribunali di guerra, per non essere costretto ” a fare rivelazioni, di cui l’Europa dovrebbe inorridire”
( Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, Feltrinelli, Milano, 1983, pag 287)

Alcuni deputati meridionali, accortisi dell’inganno piemontese, accortisi che i governanti erano i veri esecutori di assassinii perpretati ai danni della gente del Sud, fecero le loro rimostranze alla Camera, ma era ormai tardi.
Riferisce il Molfese:”è certo che la procedura seguita nei giudizi militari lasciò molto a desiderare …Luigi Minervini , nel giugno del 1864, affermò alla Camera cose molto gravi…dichiarò di possedere tutti gli estremi, che del resto erano ben noti al ministro della guerra. Nei verbali dei dibattimenti, in generale risultavano soltanto le generalità dei testi a carico o a discarico, ma non le loro deposizioni. Erano stati condannati a morte colla fucilazione individui volontariamente presentatisi, minorenni non catturati in conflitto, individui non punibili per brigantaggio ma soltanto per reati comuni…mogli di briganti condannate ai ferri a vita…fanciulle inferiori ai 12 anni, figlie di briganti avevano subito condanne di 10 o 15 anni…”( Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, feltrinelli editore, Milano, 1983, pag 287)

Secondo i dati ufficiali resi noti da Petitti di Roreto, tra l’agosto del 1863 e il 31 dicembre del 1865 i tribunali militari giudicarono 10.666 persone di cui 2.901 nel 1863; 4.523 nel 1864; 3.242 nel 1865.
Sempre secondo Petitti furono condannate 2.118 persone, ne furono rimesse ad altra giurisdizione 1.686, decedute in carcere 123, assolte 6.739. Dei 697 assolti del 1863, 270 vennero rimessi alle giunte per il domicilio coatto.
Delle 1035 condanne del 1865, secondo i dati ufficiali, 55 furono a morte, 83 ai lavori forzati a vita, 567 ai lavori forzati a tempo, 2 alla reclusione militare, 306 alla reclusione ordinaria, 22 al carcere.( Franco Molfese, Storia del Brigantaggio dopo l’Unità, Feltrinelli Editore, Milano, 1983, pag 289)
Ma per lo più gli imputati o presunti tali non arrivavano mai al cospetto di un tribunale, venivano infoibati vivi, fucilati o uccisi per tentata fuga.

Un vero massacro.
Ciò ci è confermato anche dal Molfese a pag 291 del suo lavoro:
“…quanti furono gli arrestati per la legge Pica?
È praticamente impossibile stabilirlo. Le cifre di fonte governativa fornite alla Camera dalla commissione incaricata…sono ridicolmente esigue: 179 briganti e 941 manutengoli …a dicembre del 1863…”.Cifre smentite dalla stampa e dalle notizie che penetravano nelle redazioni dei giornali. Il 24 ottobre del 1863 Giornale Officiale di Napoli annunciò che erano stati arrestati 34 sindaci, 61 magistrati e 80 ufficiali della guardia nazionale e secondo il Roma, soltanto nel Salernitano, fra l’agosto ed il novembre del 1863 erano stati arrestati 51 comandanti della guardia nazionale su un totale di 159 comuni. Nella sola Basilicata, nei soli primi sei mesi dell’applicazione della legge Pica vennero effettuati 2.400 arresti; di questi ben 375 uomini e 140 donne furono inviati al domicilio coatto. Luigi Dragonetti scrisse a Silvio Spaventa che nella provincia dell’Aquila, ormai generalmente poco infestata dai briganti, erano stati arrestati 400 manutengoli. Si parlò di 12.000 arrestati e deportati. Nel settembre del 1863 erano già un migliaio gli inviati al domicilio coatto nelle isole dell’Elba, Gorgona, Capraia e Giglio.
(Franco Molfese, Storia del Brigantaggio dopo l’Unità, Feltrinelli Editore, Milano, 1983, pag 291)

47.700 carcerati, 15.665 fucilati in un anno
Lo storico e patriota Giacinto De Sivo ci fa sapere che durante il 1861, sotto il governo piemontese i misfatti quintuplicarono. Napoli, ormai diventata una delle 24 province meridionali, ebbe 4300 reati di sangue, con i Borbone mai erano arrivati a mille. Il deputato Ricciardi, il 27 giugno del 1862 disse in Parlamento che i carcerati, nella sola parte continentale dell’ex Regno delle Due Sicilie erano 47.700 e i fucilati furono 15.665.(Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Potenza, Vol.II, pag.492)
… non lascia punto
Il Tribunale di Guerra di Caserta processò per ” connivenza”la signora Maria Saveria Parente, di San Giovanni di Ceppaloni, in provincia di Benevento, di 52 anni, madre di sette figli; il 13 giugno del 1864 la condannarono a sette anni di carcere duro per aver fatto dormire nella sua stalla un suo compaesano, tale Carmine Porcaro, noto brigante del luogo. Costui, in una sera piovosa si era a lei presentato vestito da frate ricevendo accoglienza anche perchè irriconoscibile per colpa del buio e della pioggia.
La Parente, tramite l’avvocato fiscale, ricorse avverso la condanna alla Corte d’Appello di Torino col risultato di vedersi confermare dai signori magistrati torinesi la condanna di primo grado. Maria Saveria li scontò tutti.
“Considerato in ordine alla competenza che il titolo del reato dianzi specificato di cui era la Parente imputata - recita la motivazione dei giudici - e per cui veniva condannata, non lascia punto dubitare che ai sensi della legge 7 febbraio 1864…rigetta il ricorso della Maria Saveria Parente…”. La Parente era stata arrestata nel dicembre del 1863, quindi avrebbe dovuto essere giudicata secondo le leggi allora in vigore, ma i magistrati torinesi…senza lasciar punto…rigettarono il ricorso della coraggiosa mamma sannita perché una legge del sette febbraio dell’anno seguente prevedeva ciò che non era previsto l’anno precedente.( Archivio Centrale dello Stato, Roma, Tribunali Militari per il brigantaggio, Busta numero 55, fascicolo 735).

Tutte le sentenze sono state fatte in nome di Vittorio Emanuele II.
I Savoia sono avvertiti, anche se eredi di quella progenie, potrebbero essere processati per leggi successive a quelle esistenti oggi, o, ieri.
Condannata donna di 88 anniDonata Caretto, di 88 anni viene arrestata il 14 novembre del 1863 con l’accusa di aver procurato viveri al brigante Nicola Tocci della banda Caruso; il 2 luglio viene processata e condannata a sette anni di reclusione. Sia il tribunale di guerra di Caserta che quello superiore di Torino, che respinse il ricorso della Caretto, non contemplavano l’età di un imputato né la solidarietà cristiana innata delle popolazioni meridionali. Erano gli effetti della Legge Pica, e non solo. (Archivio centrale dello Stato, Roma, Tribunale Militare di Guerra di Caserta, cartella N° 30 Processo N° 153)

Antonio Colucci, 16 anni
A Baiano, il 12 marzo del 1862, fu fucilato Antonio Colucci, un contadinello di 16 anni. Il ragazzo, per evitare uno scontro sul suo terreno coltivato, avvertì i patrioti dell’arrivo della truppa piemontese. Preso e interrogato dai savoiardi raccontò la sua verità. Lo condussero davanti ad un tribunale di guerra che gli inflisse la pena capitale. Otto militi della guardia nazionale furono prescelti per l’esecuzione, fra di essi vi era anche il compare del ragazzo. I colpi dei militi sbagliarono il bersaglio, pensiamo volutamente, non colpirono il contadinello in erba; allora quattro soldati piemontesi, afferrato il ragazzo, senza pietà lo stesero a terra. Il padre del ragazzo, impazzito, fu tradotto in carcere. (Michele Topa, I briganti di Sua Maestà, Editrice Fratelli Fiorentino di Fausto Fiorentino, Napoli.)
Orsolino Antonio, 12 anni, fucilato
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa, dov’è la vittoria, le porga la chioma, che schiava della Padania Iddio non la creò, stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte…
Su! Meridionali! Cantate a squarciagola l’inno nazionale padano; carabinieri, finanzieri, guardie di pubblica sicurezza, calciatori azzurri, su, cantiamolo forte, è l’inno di Mameli!Quale sentimento provarono i soldati del plotone di esecuzione che fucilarono Antonio Orsolino nato a Casalnuovo Monterotaro di Foggia, pastore ancora in erba, di anni 12 ( dodici), domiciliato a Casalvecchio?
Fu preso sulle montagne tra Arienzo e Santa Maria a Vico il primo settembre del 1863 e giudicato dal tribunale di guerra di Caserta il 2 marzo del 1864 per il reato di brigantaggio secondo gli articoli 596 § 1 e 247 § 1 del Codice Militare.
( Archivio Centrale dello Stato, Roma, Tribunale Militare di Guerra di Caserta, Cartella N° 37)
Il ragazzino andò fiero davanti al plotone di esecuzione, certo di imitare i suoi eroi, certo di aver difeso le sue pecore dalle ruberie piemontesi, certo di giocare a briganti e ladri, come si usava nel meridione. Aveva dodici anni! Agli ufficiali che condannarono il ragazzino un giorno dedicheremo una stele, un monumento di marmo bianco con la scritta ” Comandati dai Savoia a fucilare donne e bambini, siamo stati assassini e non soldati” .

Tratto dal libro” Le stragi e gli eccidid ei Savoia” di Antonio Ciano
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Erano stati condannati a morte colla fucilazione individui volontariamente presentatisi, minorenni non catturati in conflitto, individui non punibili per brigantaggio ma soltanto per reati comuni…mogli di briganti condannate ai ferri a vita…fanciulle inferiori ai 12 anni, figlie di briganti avevano subito condanne di 10 o 15 anni..
I tribunali di guerra dei Savoia
I bravi piemontesi misero subito in azione quello che da mesi era già preventivato: misero in stato di assedio tutte le province del Mezzogiorno continentale ad eccezione di quelle di Teramo, Reggio Calabria, Napoli, Bari e Terra d’ Otranto già abbondantemente massacrate dall’esercito sabaudo.
Il ministro della Guerra istituì Tribunali di guerra a Potenza, a Foggia, ad Avellino, a Caserta, a Campobasso, a Gaeta, a L’Aquila, a Cosenza che si aggiungevano a quelli di Bari, di Catanzaro, di Chieti e di Salerno.
Il comportamento dei giudici militari di quei tribunali è stato a dir poco spregevole, orripilante: gli assassinii venivano legalizzati da un ufficiale facente le funzioni di giudice; le condanne a morte furono tante, tantissime, a volte anche senza processo. Quegli ufficiali mettevano a verbale solo qualche processo intentato dalla giustizia ordinaria, gli altri no.
Pasquale Stanislao Mancini, qualche anno più tardi affermò di volersi astenere dal meglio precisare le critiche verso quei tribunali di guerra, per non essere costretto ” a fare rivelazioni, di cui l’Europa dovrebbe inorridire”
( Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, Feltrinelli, Milano, 1983, pag 287)

Alcuni deputati meridionali, accortisi dell’inganno piemontese, accortisi che i governanti erano i veri esecutori di assassinii perpretati ai danni della gente del Sud, fecero le loro rimostranze alla Camera, ma era ormai tardi.
Riferisce il Molfese:”è certo che la procedura seguita nei giudizi militari lasciò molto a desiderare …Luigi Minervini , nel giugno del 1864, affermò alla Camera cose molto gravi…dichiarò di possedere tutti gli estremi, che del resto erano ben noti al ministro della guerra. Nei verbali dei dibattimenti, in generale risultavano soltanto le generalità dei testi a carico o a discarico, ma non le loro deposizioni. Erano stati condannati a morte colla fucilazione individui volontariamente presentatisi, minorenni non catturati in conflitto, individui non punibili per brigantaggio ma soltanto per reati comuni…mogli di briganti condannate ai ferri a vita…fanciulle inferiori ai 12 anni, figlie di briganti avevano subito condanne di 10 o 15 anni…”( Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, feltrinelli editore, Milano, 1983, pag 287)

Secondo i dati ufficiali resi noti da Petitti di Roreto, tra l’agosto del 1863 e il 31 dicembre del 1865 i tribunali militari giudicarono 10.666 persone di cui 2.901 nel 1863; 4.523 nel 1864; 3.242 nel 1865.
Sempre secondo Petitti furono condannate 2.118 persone, ne furono rimesse ad altra giurisdizione 1.686, decedute in carcere 123, assolte 6.739. Dei 697 assolti del 1863, 270 vennero rimessi alle giunte per il domicilio coatto.
Delle 1035 condanne del 1865, secondo i dati ufficiali, 55 furono a morte, 83 ai lavori forzati a vita, 567 ai lavori forzati a tempo, 2 alla reclusione militare, 306 alla reclusione ordinaria, 22 al carcere.( Franco Molfese, Storia del Brigantaggio dopo l’Unità, Feltrinelli Editore, Milano, 1983, pag 289)
Ma per lo più gli imputati o presunti tali non arrivavano mai al cospetto di un tribunale, venivano infoibati vivi, fucilati o uccisi per tentata fuga.

Un vero massacro.
Ciò ci è confermato anche dal Molfese a pag 291 del suo lavoro:
“…quanti furono gli arrestati per la legge Pica?
È praticamente impossibile stabilirlo. Le cifre di fonte governativa fornite alla Camera dalla commissione incaricata…sono ridicolmente esigue: 179 briganti e 941 manutengoli …a dicembre del 1863…”.Cifre smentite dalla stampa e dalle notizie che penetravano nelle redazioni dei giornali. Il 24 ottobre del 1863 Giornale Officiale di Napoli annunciò che erano stati arrestati 34 sindaci, 61 magistrati e 80 ufficiali della guardia nazionale e secondo il Roma, soltanto nel Salernitano, fra l’agosto ed il novembre del 1863 erano stati arrestati 51 comandanti della guardia nazionale su un totale di 159 comuni. Nella sola Basilicata, nei soli primi sei mesi dell’applicazione della legge Pica vennero effettuati 2.400 arresti; di questi ben 375 uomini e 140 donne furono inviati al domicilio coatto. Luigi Dragonetti scrisse a Silvio Spaventa che nella provincia dell’Aquila, ormai generalmente poco infestata dai briganti, erano stati arrestati 400 manutengoli. Si parlò di 12.000 arrestati e deportati. Nel settembre del 1863 erano già un migliaio gli inviati al domicilio coatto nelle isole dell’Elba, Gorgona, Capraia e Giglio.
(Franco Molfese, Storia del Brigantaggio dopo l’Unità, Feltrinelli Editore, Milano, 1983, pag 291)

47.700 carcerati, 15.665 fucilati in un anno
Lo storico e patriota Giacinto De Sivo ci fa sapere che durante il 1861, sotto il governo piemontese i misfatti quintuplicarono. Napoli, ormai diventata una delle 24 province meridionali, ebbe 4300 reati di sangue, con i Borbone mai erano arrivati a mille. Il deputato Ricciardi, il 27 giugno del 1862 disse in Parlamento che i carcerati, nella sola parte continentale dell’ex Regno delle Due Sicilie erano 47.700 e i fucilati furono 15.665.(Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Potenza, Vol.II, pag.492)
… non lascia punto
Il Tribunale di Guerra di Caserta processò per ” connivenza”la signora Maria Saveria Parente, di San Giovanni di Ceppaloni, in provincia di Benevento, di 52 anni, madre di sette figli; il 13 giugno del 1864 la condannarono a sette anni di carcere duro per aver fatto dormire nella sua stalla un suo compaesano, tale Carmine Porcaro, noto brigante del luogo. Costui, in una sera piovosa si era a lei presentato vestito da frate ricevendo accoglienza anche perchè irriconoscibile per colpa del buio e della pioggia.
La Parente, tramite l’avvocato fiscale, ricorse avverso la condanna alla Corte d’Appello di Torino col risultato di vedersi confermare dai signori magistrati torinesi la condanna di primo grado. Maria Saveria li scontò tutti.
“Considerato in ordine alla competenza che il titolo del reato dianzi specificato di cui era la Parente imputata - recita la motivazione dei giudici - e per cui veniva condannata, non lascia punto dubitare che ai sensi della legge 7 febbraio 1864…rigetta il ricorso della Maria Saveria Parente…”. La Parente era stata arrestata nel dicembre del 1863, quindi avrebbe dovuto essere giudicata secondo le leggi allora in vigore, ma i magistrati torinesi…senza lasciar punto…rigettarono il ricorso della coraggiosa mamma sannita perché una legge del sette febbraio dell’anno seguente prevedeva ciò che non era previsto l’anno precedente.( Archivio Centrale dello Stato, Roma, Tribunali Militari per il brigantaggio, Busta numero 55, fascicolo 735).

Tutte le sentenze sono state fatte in nome di Vittorio Emanuele II.
I Savoia sono avvertiti, anche se eredi di quella progenie, potrebbero essere processati per leggi successive a quelle esistenti oggi, o, ieri.
Condannata donna di 88 anniDonata Caretto, di 88 anni viene arrestata il 14 novembre del 1863 con l’accusa di aver procurato viveri al brigante Nicola Tocci della banda Caruso; il 2 luglio viene processata e condannata a sette anni di reclusione. Sia il tribunale di guerra di Caserta che quello superiore di Torino, che respinse il ricorso della Caretto, non contemplavano l’età di un imputato né la solidarietà cristiana innata delle popolazioni meridionali. Erano gli effetti della Legge Pica, e non solo. (Archivio centrale dello Stato, Roma, Tribunale Militare di Guerra di Caserta, cartella N° 30 Processo N° 153)

Antonio Colucci, 16 anni
A Baiano, il 12 marzo del 1862, fu fucilato Antonio Colucci, un contadinello di 16 anni. Il ragazzo, per evitare uno scontro sul suo terreno coltivato, avvertì i patrioti dell’arrivo della truppa piemontese. Preso e interrogato dai savoiardi raccontò la sua verità. Lo condussero davanti ad un tribunale di guerra che gli inflisse la pena capitale. Otto militi della guardia nazionale furono prescelti per l’esecuzione, fra di essi vi era anche il compare del ragazzo. I colpi dei militi sbagliarono il bersaglio, pensiamo volutamente, non colpirono il contadinello in erba; allora quattro soldati piemontesi, afferrato il ragazzo, senza pietà lo stesero a terra. Il padre del ragazzo, impazzito, fu tradotto in carcere. (Michele Topa, I briganti di Sua Maestà, Editrice Fratelli Fiorentino di Fausto Fiorentino, Napoli.)
Orsolino Antonio, 12 anni, fucilato
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa, dov’è la vittoria, le porga la chioma, che schiava della Padania Iddio non la creò, stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte…
Su! Meridionali! Cantate a squarciagola l’inno nazionale padano; carabinieri, finanzieri, guardie di pubblica sicurezza, calciatori azzurri, su, cantiamolo forte, è l’inno di Mameli!Quale sentimento provarono i soldati del plotone di esecuzione che fucilarono Antonio Orsolino nato a Casalnuovo Monterotaro di Foggia, pastore ancora in erba, di anni 12 ( dodici), domiciliato a Casalvecchio?
Fu preso sulle montagne tra Arienzo e Santa Maria a Vico il primo settembre del 1863 e giudicato dal tribunale di guerra di Caserta il 2 marzo del 1864 per il reato di brigantaggio secondo gli articoli 596 § 1 e 247 § 1 del Codice Militare.
( Archivio Centrale dello Stato, Roma, Tribunale Militare di Guerra di Caserta, Cartella N° 37)
Il ragazzino andò fiero davanti al plotone di esecuzione, certo di imitare i suoi eroi, certo di aver difeso le sue pecore dalle ruberie piemontesi, certo di giocare a briganti e ladri, come si usava nel meridione. Aveva dodici anni! Agli ufficiali che condannarono il ragazzino un giorno dedicheremo una stele, un monumento di marmo bianco con la scritta ” Comandati dai Savoia a fucilare donne e bambini, siamo stati assassini e non soldati” .

Tratto dal libro” Le stragi e gli eccidid ei Savoia” di Antonio Ciano

Deflazione o disinflazione? Il 2009 nella sfera di cristallo


La prima fa male, la seconda bene, giusto per chiarire.

La deflazione è quella che tutti temono in questo momento, richiamando gli spettri della grande crisi del 1929: circola meno denaro, si blocca la domanda di beni e servizi, calano i prezzi. Diminuiscono così i ricavi per le aziende che reagiscono tagliando posti di lavoro e limitando gli investimenti, in una spirale che fa calare ulteriormente la domanda.
La
disinflazione invece è il rallentamento del tasso di inflazione. E’ ciò di cui ha per certi versi beneficiato tutto l’Occidente negli anni scorsi, grazie all’afflusso di beni e servizi a basso costo da Paesi come la Cina e il Vietnam, e a politiche monetarie coordinate che hanno posto un freno all’inflazione: scendono i prezzi ma aumentano gli investimenti, e quindi l’occupazione.
C’è una bella differenza, si capisce. Nel 2009 cosa succederà?

Secondo
Merrill Lynch, non ci sarà una vera e propria deflazione grazie alla reazione decisa dei governi e delle istituzioni finanziarie mondiali. Addirittura c’è il rischio che l’anno si concluda con un certo tasso di inflazione. Con una battuta, “il timore di deflazione è inflazionario”.Più o meno simili sono le opinioni espresse da Goldman Sachs e Morgan Stanley.
Anche
JPMorgan non crede molto alla deflazione. Si sottolinea piuttosto che il crollo dei prezzi del petrolio e delle materie prime svolgeranno una positiva funzione disinflattiva.
Le analogie con la Grande Depressione sono secondo molti analisti ingannevoli, perché allora ci furono degli errori politici ben precisi.Innanzitutto, le maggiori istituzioni finanziarie mondiali rimasero inerti mentre si contraeva il credito e le banche fallivano una dopo l’altra.Anche le politiche fiscali dei governi restarono passive - fedeli all’equilibrio di bilancio - e la spesa pubblica non stimolò l’economia, fino a quando
Roosevelt non lanciò il New Deal nel 1933.Ad aggravare la situazione, ci fu poi una guerra commerciale tra Usa ed Europa che prese il via con lo Smoot-Hawley Tariff Act del 1930, con un generale innalzamento delle tariffe doganali e il conseguente soffocamento del commercio internazionale.
Oggi i policymakers hanno fatto tesoro di quell’esperienza e dopo il
fallimento di Lehman Brothers hanno cominciato ad agire affinché nessun maggiore istituto di credito faccia la stessa fine, con pacchetti fiscali di stimolo e taglio dei tassi d’interesse. Appare peraltro altamente improbabile che si verifichi un’altra guerra commerciale.
Unica voce fuori dal coro è
Nouriel Roubini, secondo cui si andrà ben oltre la disinflazione. E’ vero, le aziende che abbassano i prezzi per svuotare i magazzini determinano all’inizio un calo dell’inflazione. Ma il parallelo blocco del credito e degli investimenti rischia di innescare il circolo vizioso. Nelle economie avanzate si arriverà pericolosamente vicini al tasso di inflazione dell’1%, limite sotto il quale si può parlare tecnicamente di deflazione.
La maggior parte delle analisi prevede tuttavia una fase recessiva fino alla metà del 2009, poi si tornerà a crescere.Questo si legge nella sfera di cristallo.
Almeno così pare.



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La prima fa male, la seconda bene, giusto per chiarire.

La deflazione è quella che tutti temono in questo momento, richiamando gli spettri della grande crisi del 1929: circola meno denaro, si blocca la domanda di beni e servizi, calano i prezzi. Diminuiscono così i ricavi per le aziende che reagiscono tagliando posti di lavoro e limitando gli investimenti, in una spirale che fa calare ulteriormente la domanda.
La
disinflazione invece è il rallentamento del tasso di inflazione. E’ ciò di cui ha per certi versi beneficiato tutto l’Occidente negli anni scorsi, grazie all’afflusso di beni e servizi a basso costo da Paesi come la Cina e il Vietnam, e a politiche monetarie coordinate che hanno posto un freno all’inflazione: scendono i prezzi ma aumentano gli investimenti, e quindi l’occupazione.
C’è una bella differenza, si capisce. Nel 2009 cosa succederà?

Secondo
Merrill Lynch, non ci sarà una vera e propria deflazione grazie alla reazione decisa dei governi e delle istituzioni finanziarie mondiali. Addirittura c’è il rischio che l’anno si concluda con un certo tasso di inflazione. Con una battuta, “il timore di deflazione è inflazionario”.Più o meno simili sono le opinioni espresse da Goldman Sachs e Morgan Stanley.
Anche
JPMorgan non crede molto alla deflazione. Si sottolinea piuttosto che il crollo dei prezzi del petrolio e delle materie prime svolgeranno una positiva funzione disinflattiva.
Le analogie con la Grande Depressione sono secondo molti analisti ingannevoli, perché allora ci furono degli errori politici ben precisi.Innanzitutto, le maggiori istituzioni finanziarie mondiali rimasero inerti mentre si contraeva il credito e le banche fallivano una dopo l’altra.Anche le politiche fiscali dei governi restarono passive - fedeli all’equilibrio di bilancio - e la spesa pubblica non stimolò l’economia, fino a quando
Roosevelt non lanciò il New Deal nel 1933.Ad aggravare la situazione, ci fu poi una guerra commerciale tra Usa ed Europa che prese il via con lo Smoot-Hawley Tariff Act del 1930, con un generale innalzamento delle tariffe doganali e il conseguente soffocamento del commercio internazionale.
Oggi i policymakers hanno fatto tesoro di quell’esperienza e dopo il
fallimento di Lehman Brothers hanno cominciato ad agire affinché nessun maggiore istituto di credito faccia la stessa fine, con pacchetti fiscali di stimolo e taglio dei tassi d’interesse. Appare peraltro altamente improbabile che si verifichi un’altra guerra commerciale.
Unica voce fuori dal coro è
Nouriel Roubini, secondo cui si andrà ben oltre la disinflazione. E’ vero, le aziende che abbassano i prezzi per svuotare i magazzini determinano all’inizio un calo dell’inflazione. Ma il parallelo blocco del credito e degli investimenti rischia di innescare il circolo vizioso. Nelle economie avanzate si arriverà pericolosamente vicini al tasso di inflazione dell’1%, limite sotto il quale si può parlare tecnicamente di deflazione.
La maggior parte delle analisi prevede tuttavia una fase recessiva fino alla metà del 2009, poi si tornerà a crescere.Questo si legge nella sfera di cristallo.
Almeno così pare.



Geometria del Male, di Sigismondo Panvini


Geometria del male. Di Sigismondo Panvini. Ed. Punto di Incontro.

Consigliamo la lettura di un libro interessantissimo. Un romanzo che, però, non è un romanzo. Geometria del male, di Sigismondo Panvini.

Alcuni dei pezzi più significativi per invogliarvi alla lettura.


Weishaupt (il fondatore degli illuminati) elaborò nel 1770 "Il nuovo testamento di Satana” e nel 1773 insieme a Mayer Amschel Rotschild mise a punto il piano per instaurare il Novus ordo Seculorum, una nuova era luciferina.

L’organizzazione aveva una struttura piramidale e diversi gradi di iniziazione. Uno degli aspetti più innovativi era l’aggiunta di tre gradi inferiori a cui potevano accedere un gran numero di adepti che in realtà non venivano iniziati ai veri misteri della setta. L’apertura della società alla gente comune permise di influenzare la società in tutte le sue componenti.
Weishaupt reclutò anche le donne.
...
Pag. 48: Il rito egiziano, di cui Cagliostro era divenuto Gran Cofto, doveva la sua ispirazione ai testi dell’egiziano Ermete Trismegisto, che recuperati, tradotti in arabo e commentati avevano aperto le porte allo straordinario pensiero sufi, le cui correnti germinarono nell’Asia centrale e vennero da lì diffuse in tutto il mondo. Il Gran Cofto aveva come sigillo un serpente con una mela in bocca, ritto sulla coda a formare una S, trafitto da parte a parte da una freccia che formava una I. Il monogramma SI significa Superieur Inconnu (superiore sconosciuto) (da notare che il simbolo è identico a quello del dollaro: NDR).
Cagliostro negherà la "Scienza della storia" di GB Vico, opponendo una teoria che interpretava, invece, la storia come una sorta di eventi intellegibili solo a chi fosse capace di compiere un percorso spirituale per penetrare con gli occhi della mente spazi infiniti.

In breve gli illuminati assunsero il controllo di tutti gli ordini più importanti sino a creare una rete di società segrete. Il loro progetto era di creare la divisione delle masse attraverso la politica, l’economia, la religione, l’etnia; corrompere i politici, scegliere i governanti tra i più servili e sottomessi; avere il controllo dell’istruzione per indirizzare i giovani; controllare la stampa; abituare le masse a vivere delle apparenze per soddisfare solo il loro piacere (pag. 50).

Pag. 54: Secondo Von Hund, prima di salire sulla pira De Molay (l’ultimo maestro templare) aveva nominato il suo successore. Ciò testimonia che l’organizzazione templare era sopravvissuta per sette secoli dal rogo di Jacques de Molay, diventando da Ordine dell’Antica Confraternita dei Rosacroce, fondato in Scozia da Roberto Bruce, a ordine della Stretta osservanza Templare, diffusosi in Francia, Germania e Italia, fino alla Massoneria, all’ordine dei cavalieri eletti Cohen, al Martinismo dove, nella più assoluta segretezza, avevano continuato a essere consacrati Milites Christi, per l’espletamento della difficile missione tradere lucem.

55: Clinton era stato preparato dall’elitario Rhodes Group a diventare presidente fin dalla giovinezza.

66: La democrazia, rispecchiando i modelli geometrici diagrammatici tanto cari al collegio invisibile e alla Royal Society, è una vera e propria geometria del male. Ecco spiegato perché, nei ritratti delle alte gerarchie massoniche, la Bibbia, insieme al compasso e alla squadra, è sempre bene in evidenza. La Bibbia è il codice della massoneria, che deve essere interpretato come un percorso a ritroso dell’intera storia umana, che comincia da Mosè e si conclude con la creazione, preceduta da un tragico diluvio.

72: Il processo ai Templari ha assodato che in seno all’ordine vi era un disegno di unificazione del mondo con un nuovo ordinamento sociale.

86: A Guglielmo III si deve la nascita della Banca d’Inghilterra, seconda tappa dello sviluppo del sistema bancario globale, condizione necessaria per portare pochissimi uomini al controllo totale dell’umanità.

Fu proprio il carattere internazionale delle banche dei Rothschild, che conferì loro dei vantaggi unici sulle banche nazionali e sui governi. I legislatori e i parlamenti nazionali avrebbero potuto, e dovuto, limitare questi vantaggi, ma non lo fecero.
Questa situazione è rimasta inalterata per quanto riguarda le banche internazionali dei nostri tempi, e costituisce la spinta verso un governo mondiale.

101: Pochissimi uomini sono riusciti a dominare per intero il mondo attraverso il controllo delle banche e delle attività produttive. Si tratta di una semplice causalità o di una lunga strategia pazientemente perseguita attraverso secoli e millenni?

...

I superiori Incogniti ,seguendo un protocollo segreto stavano semplicemente trasformando (negli USA) un controllo palese in uno occulto, molto più penetrante ed efficace. Mentre l’impero di sua maestà veniva smantellato, essi istituirono nelle ex colonie una rete di società segrete, attraverso cui potevano manovrare l’economia e la politica avviando un controllo sempre più invasivo e capillare del genere umano.
Il consolidamento del loro potere è stato reso possibile grazie alla mafia e alle organizzazioni criminali, da loro direttamente o indirettamente controllate, le quali hanno esteso la loro rete ponendo sotto tutela settori obliqui della società, le cosiddette zone grigie dell’economia (prostituzione, traffici illeciti, gioco d’azzardo). Con la complice indifferenza dei poteri legali e istituzionali le banche sono diventate essenziali per la loro strategia di potere, in quanto la gestione delle grandi masse finanziarie che provenivano da quegli ambiti veniva affidata al sistema bancario.
Ciò ha messo i superiori Incogniti nella condizione di manipolare le istituzioni democratiche, che avevano provveduto a sostituire le antiche monarchie. La produzione legislativa veniva facilmente orientata inserendo ai vertici politici e di governo uomini asserviti ai loro biechi disegni.

121: Il fatturato globale delle organizzazioni malavitose oggi supera di gran lunga il PIL di tutte le nazioni dell’Africa e dell’America latina messe insieme.

...

Gli illuminati, i Superiori Incogniti, chiamateli come volete, sono coloro che hanno rivestito da sempre posizioni di vertice assoluto nel mondo. Costoro sono pochissimi e appartengono ad alcune delle più antiche e ricche famiglie del mondo, la cui caratteristica è quella di rimanere nascosti agli occhi del grande pubblico.
Il loro albero genealogico va indietro di migliaia di anni; sono molto attenti a mantenere il loro legame di sangue, di generazione in generazione senza interromperlo mai, per nessuna ragione, arrivando persino a uccidere chi della loro stirpe dovesse mai trasgredire un simile imperativo.
Il loro potere risiede nell’economia. Controllano tutte le banche Internazionali, il settore petrolifero e tutti i più potenti settori industriali e commerciali ma, soprattutto, comandano direttamente e indirettamente, attraverso uomini da loro indicati, la maggior parte dei governi occidentali e degli organismi internazionali (primo tra tutti l’ONU, la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea). In realtà il loro vero obiettivo è quello di formare un’organizzazione che possa attivamente contribuire ai disegni per la costituzione di un nuovo ordine mondiale, e di un governo mondiale entro la fatidica data del 2012.

.....

William Cooper, un anziano sottufficiale dei Servizi Segreti della marina statunitense, nel suo libro "Behold a pale horse" parla del pensiero e della strategia adottati dal comitato politico del gruppo Bilderberg, basandosi su un documento programmatico del maggio 1979 in possesso dei Servizi di informazione della Marina Statunitense e da lui ritrovato nel 1986, dal titolo quanto mai significativo: “Armi silenziose per delle guerre tranquille”, un vero manuale per soggiogare il mondo intero attraverso il controllo dell’economia. Il documento richiama i documenti scritti da Weishaupt e Rotschild.
Le banche, da sempre strettamente legate a spregiudicati affaristi, hanno da sempre finanziato traffici illeciti, contrabbando, speculazioni essendo unicamente interessate agli immensi profitti che gli investimenti possono fruttare.
La speculazione finanziaria, il traffico di armi, di organi umani, di materiale tossico e radioattivo, la prostituzione, il commercio di droga perciò sono divenute il principale canale di impiego finanziario di grandi banche mondiali e persino di governi: essi avrebbero addirittura il compito di riciclare e ripulire gli immensi profitti che da tali attività derivano,

125: La Trilaterale ha collocato i suoi uomini nei settori al vertice dei governi occidentali per realizzare i suoi programmi. Tra di essi in Italia figurano Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Renato Ruggiero ex direttore generale del WTO ed ex ministro degli esteri del governo Berlusconi e lo stesso Silvio Berlusconi, ex Presidente del Consiglio, Ottaviano del Turco, ex segretario nazionale CGIL, ex Presidente della commissione nazionale antimafia ed ex Ministro delle finanze; Giuseppe Gazzoni Frascara, ex presidente Industrie Alimentari, Arrigo levi, giornalista del Corriere della Sera e politico, Sergio Romano, ex ambasciatore ed editorialista, Margherita Boniver, Carlo De Benedetti, Giorgio la Malfa, Giorgio De Michelis, Giorgio Benvenuto. E altri….

Nei tempi antichi gli uomini del denaro vivevano ai bordi della società, mal sopportati per le loro ruberie e per le loro usure. A partire dalle grandi rivoluzioni Americana e Francese essi hanno rialzato la testa, acquisito potere, condizionato progressivamente tutto e tutti, rimanendo sempre dietro le quinte a manovrare fili.
E’ emblematico, in tal senso, il favore che la Trilaterale ha sempre accordato alla sinistra italiana dalla metà degli anni 70 fino all’appoggio fornito dal governo Prodi.

Si tratta di una grande congiura ordita contro il mondo, l’antica cospirazione sinarchica, riciclata in versione moderna che ha come fine quello di impadronirsi del governo del mondo.

Quello che dobbiamo fare è capire il perché…

Qui finisce la prima parte del libro. La seconda è più difficile e richiede un minimo di conoscenze di esoterismo, altrimenti risulta incomprensibile.
Buona lettura.

******

PS.
Splendido, nel libro, è la descrizione di come il successo delle imprese di Garibaldi dipese dalla massoneria, altrimenti 1000 uomini non avrebbero mai potuto raggiungere il risultato che fu effettivamente conseguito.

Della stessa casa editrice consigliamo anche: La congiura degli illuminati, di Renè Chandelle.
Leggi tutto »

Geometria del male. Di Sigismondo Panvini. Ed. Punto di Incontro.

Consigliamo la lettura di un libro interessantissimo. Un romanzo che, però, non è un romanzo. Geometria del male, di Sigismondo Panvini.

Alcuni dei pezzi più significativi per invogliarvi alla lettura.


Weishaupt (il fondatore degli illuminati) elaborò nel 1770 "Il nuovo testamento di Satana” e nel 1773 insieme a Mayer Amschel Rotschild mise a punto il piano per instaurare il Novus ordo Seculorum, una nuova era luciferina.

L’organizzazione aveva una struttura piramidale e diversi gradi di iniziazione. Uno degli aspetti più innovativi era l’aggiunta di tre gradi inferiori a cui potevano accedere un gran numero di adepti che in realtà non venivano iniziati ai veri misteri della setta. L’apertura della società alla gente comune permise di influenzare la società in tutte le sue componenti.
Weishaupt reclutò anche le donne.
...
Pag. 48: Il rito egiziano, di cui Cagliostro era divenuto Gran Cofto, doveva la sua ispirazione ai testi dell’egiziano Ermete Trismegisto, che recuperati, tradotti in arabo e commentati avevano aperto le porte allo straordinario pensiero sufi, le cui correnti germinarono nell’Asia centrale e vennero da lì diffuse in tutto il mondo. Il Gran Cofto aveva come sigillo un serpente con una mela in bocca, ritto sulla coda a formare una S, trafitto da parte a parte da una freccia che formava una I. Il monogramma SI significa Superieur Inconnu (superiore sconosciuto) (da notare che il simbolo è identico a quello del dollaro: NDR).
Cagliostro negherà la "Scienza della storia" di GB Vico, opponendo una teoria che interpretava, invece, la storia come una sorta di eventi intellegibili solo a chi fosse capace di compiere un percorso spirituale per penetrare con gli occhi della mente spazi infiniti.

In breve gli illuminati assunsero il controllo di tutti gli ordini più importanti sino a creare una rete di società segrete. Il loro progetto era di creare la divisione delle masse attraverso la politica, l’economia, la religione, l’etnia; corrompere i politici, scegliere i governanti tra i più servili e sottomessi; avere il controllo dell’istruzione per indirizzare i giovani; controllare la stampa; abituare le masse a vivere delle apparenze per soddisfare solo il loro piacere (pag. 50).

Pag. 54: Secondo Von Hund, prima di salire sulla pira De Molay (l’ultimo maestro templare) aveva nominato il suo successore. Ciò testimonia che l’organizzazione templare era sopravvissuta per sette secoli dal rogo di Jacques de Molay, diventando da Ordine dell’Antica Confraternita dei Rosacroce, fondato in Scozia da Roberto Bruce, a ordine della Stretta osservanza Templare, diffusosi in Francia, Germania e Italia, fino alla Massoneria, all’ordine dei cavalieri eletti Cohen, al Martinismo dove, nella più assoluta segretezza, avevano continuato a essere consacrati Milites Christi, per l’espletamento della difficile missione tradere lucem.

55: Clinton era stato preparato dall’elitario Rhodes Group a diventare presidente fin dalla giovinezza.

66: La democrazia, rispecchiando i modelli geometrici diagrammatici tanto cari al collegio invisibile e alla Royal Society, è una vera e propria geometria del male. Ecco spiegato perché, nei ritratti delle alte gerarchie massoniche, la Bibbia, insieme al compasso e alla squadra, è sempre bene in evidenza. La Bibbia è il codice della massoneria, che deve essere interpretato come un percorso a ritroso dell’intera storia umana, che comincia da Mosè e si conclude con la creazione, preceduta da un tragico diluvio.

72: Il processo ai Templari ha assodato che in seno all’ordine vi era un disegno di unificazione del mondo con un nuovo ordinamento sociale.

86: A Guglielmo III si deve la nascita della Banca d’Inghilterra, seconda tappa dello sviluppo del sistema bancario globale, condizione necessaria per portare pochissimi uomini al controllo totale dell’umanità.

Fu proprio il carattere internazionale delle banche dei Rothschild, che conferì loro dei vantaggi unici sulle banche nazionali e sui governi. I legislatori e i parlamenti nazionali avrebbero potuto, e dovuto, limitare questi vantaggi, ma non lo fecero.
Questa situazione è rimasta inalterata per quanto riguarda le banche internazionali dei nostri tempi, e costituisce la spinta verso un governo mondiale.

101: Pochissimi uomini sono riusciti a dominare per intero il mondo attraverso il controllo delle banche e delle attività produttive. Si tratta di una semplice causalità o di una lunga strategia pazientemente perseguita attraverso secoli e millenni?

...

I superiori Incogniti ,seguendo un protocollo segreto stavano semplicemente trasformando (negli USA) un controllo palese in uno occulto, molto più penetrante ed efficace. Mentre l’impero di sua maestà veniva smantellato, essi istituirono nelle ex colonie una rete di società segrete, attraverso cui potevano manovrare l’economia e la politica avviando un controllo sempre più invasivo e capillare del genere umano.
Il consolidamento del loro potere è stato reso possibile grazie alla mafia e alle organizzazioni criminali, da loro direttamente o indirettamente controllate, le quali hanno esteso la loro rete ponendo sotto tutela settori obliqui della società, le cosiddette zone grigie dell’economia (prostituzione, traffici illeciti, gioco d’azzardo). Con la complice indifferenza dei poteri legali e istituzionali le banche sono diventate essenziali per la loro strategia di potere, in quanto la gestione delle grandi masse finanziarie che provenivano da quegli ambiti veniva affidata al sistema bancario.
Ciò ha messo i superiori Incogniti nella condizione di manipolare le istituzioni democratiche, che avevano provveduto a sostituire le antiche monarchie. La produzione legislativa veniva facilmente orientata inserendo ai vertici politici e di governo uomini asserviti ai loro biechi disegni.

121: Il fatturato globale delle organizzazioni malavitose oggi supera di gran lunga il PIL di tutte le nazioni dell’Africa e dell’America latina messe insieme.

...

Gli illuminati, i Superiori Incogniti, chiamateli come volete, sono coloro che hanno rivestito da sempre posizioni di vertice assoluto nel mondo. Costoro sono pochissimi e appartengono ad alcune delle più antiche e ricche famiglie del mondo, la cui caratteristica è quella di rimanere nascosti agli occhi del grande pubblico.
Il loro albero genealogico va indietro di migliaia di anni; sono molto attenti a mantenere il loro legame di sangue, di generazione in generazione senza interromperlo mai, per nessuna ragione, arrivando persino a uccidere chi della loro stirpe dovesse mai trasgredire un simile imperativo.
Il loro potere risiede nell’economia. Controllano tutte le banche Internazionali, il settore petrolifero e tutti i più potenti settori industriali e commerciali ma, soprattutto, comandano direttamente e indirettamente, attraverso uomini da loro indicati, la maggior parte dei governi occidentali e degli organismi internazionali (primo tra tutti l’ONU, la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea). In realtà il loro vero obiettivo è quello di formare un’organizzazione che possa attivamente contribuire ai disegni per la costituzione di un nuovo ordine mondiale, e di un governo mondiale entro la fatidica data del 2012.

.....

William Cooper, un anziano sottufficiale dei Servizi Segreti della marina statunitense, nel suo libro "Behold a pale horse" parla del pensiero e della strategia adottati dal comitato politico del gruppo Bilderberg, basandosi su un documento programmatico del maggio 1979 in possesso dei Servizi di informazione della Marina Statunitense e da lui ritrovato nel 1986, dal titolo quanto mai significativo: “Armi silenziose per delle guerre tranquille”, un vero manuale per soggiogare il mondo intero attraverso il controllo dell’economia. Il documento richiama i documenti scritti da Weishaupt e Rotschild.
Le banche, da sempre strettamente legate a spregiudicati affaristi, hanno da sempre finanziato traffici illeciti, contrabbando, speculazioni essendo unicamente interessate agli immensi profitti che gli investimenti possono fruttare.
La speculazione finanziaria, il traffico di armi, di organi umani, di materiale tossico e radioattivo, la prostituzione, il commercio di droga perciò sono divenute il principale canale di impiego finanziario di grandi banche mondiali e persino di governi: essi avrebbero addirittura il compito di riciclare e ripulire gli immensi profitti che da tali attività derivano,

125: La Trilaterale ha collocato i suoi uomini nei settori al vertice dei governi occidentali per realizzare i suoi programmi. Tra di essi in Italia figurano Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Renato Ruggiero ex direttore generale del WTO ed ex ministro degli esteri del governo Berlusconi e lo stesso Silvio Berlusconi, ex Presidente del Consiglio, Ottaviano del Turco, ex segretario nazionale CGIL, ex Presidente della commissione nazionale antimafia ed ex Ministro delle finanze; Giuseppe Gazzoni Frascara, ex presidente Industrie Alimentari, Arrigo levi, giornalista del Corriere della Sera e politico, Sergio Romano, ex ambasciatore ed editorialista, Margherita Boniver, Carlo De Benedetti, Giorgio la Malfa, Giorgio De Michelis, Giorgio Benvenuto. E altri….

Nei tempi antichi gli uomini del denaro vivevano ai bordi della società, mal sopportati per le loro ruberie e per le loro usure. A partire dalle grandi rivoluzioni Americana e Francese essi hanno rialzato la testa, acquisito potere, condizionato progressivamente tutto e tutti, rimanendo sempre dietro le quinte a manovrare fili.
E’ emblematico, in tal senso, il favore che la Trilaterale ha sempre accordato alla sinistra italiana dalla metà degli anni 70 fino all’appoggio fornito dal governo Prodi.

Si tratta di una grande congiura ordita contro il mondo, l’antica cospirazione sinarchica, riciclata in versione moderna che ha come fine quello di impadronirsi del governo del mondo.

Quello che dobbiamo fare è capire il perché…

Qui finisce la prima parte del libro. La seconda è più difficile e richiede un minimo di conoscenze di esoterismo, altrimenti risulta incomprensibile.
Buona lettura.

******

PS.
Splendido, nel libro, è la descrizione di come il successo delle imprese di Garibaldi dipese dalla massoneria, altrimenti 1000 uomini non avrebbero mai potuto raggiungere il risultato che fu effettivamente conseguito.

Della stessa casa editrice consigliamo anche: La congiura degli illuminati, di Renè Chandelle.

Le verità nascoste

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martedì 30 dicembre 2008

Censura su Youtube


Ecco alcuni video censurati su youtube.
Abbiamo scoperto la censura, le prove ci sono.
La lista completa la trovate su:
http://tramaci.org/tramacio5
http://tramaci.org/censura
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Ecco alcuni video censurati su youtube.
Abbiamo scoperto la censura, le prove ci sono.
La lista completa la trovate su:
http://tramaci.org/tramacio5
http://tramaci.org/censura

La Seconda Grande Depressione è già scoppiata

Sarà forse perchè la parola d'ordine è infondere ottimismo e le sfuriate di Berlusconi contro la libertà di stampa condizionano comunque la nostra pavida e appecorata informazione, ma certe notizie, soprattutto economiche, che di questi tempi meriterebbero maggior risalto e di essere seguite con più attenzione e costanza, si fa fatica a trovarle con i dovuti approfondimenti o raccontate nella loro evoluzione quotidiana.

Probabilmente il Babbo Natale killer della California o la storia del ladro finlandese incastrato da una zanzara troveranno più lettori interessati e sono più consoni a questa mesta atmosfera natalizia, ma quello che sta avvenendo in Ucraina credo meriterebbe più spazio e non di occuparsene solo quando nel Parlamento di Kiev se le danno di santa ragione. Non solo perchè quelle vicende riguardano dei nostri vicini ma perchè interessano direttamente noi e tutta l'Unione Europea anche relativamente ai nostri approvigionamenti energetici.

Sono passate quasi del tutto inosservate le minacce della Russia di chiudere i rubinetti del gas all'Europa dal prossimo 1 gennaio se l'Ucraina non pagherà i suoi debiti con Mosca, quasi fossero semplicemente l'ennesima puntata di una soap-comedy senza fine o di un litigio condominiale pluridecennale. Ma questa volta potremmo davvero trovarci davanti all'ultima puntata.

L'Unione Europea ha liquidato la faccenda, tramite il suo portavoce Ferran Tarradellas, sottolineando che la situazione rispetto all'inverno di tre anni fa dovrebbe essere meno grave perché le condizioni climatiche sono migliori (?) e perché le riserve di gas dell'Unione europea e della stessa Ucraina sono molto alte. Ma non dimentichiamo che dall'Ucraina passa circa l'80% delle forniture di gas russe destinate all'Europa e che proprio il primo gennaio è la data ultima per la firma dei nuovi contratti tra i due paesi dell'ex Unione Sovietica e Mosca sarebbe intenzionata a chiedere più del doppio.

Scusate, ma se fossimo nei panni del Signor Taradellas o dei nostri governanti saremmo invece un pò preoccupati dall'evoluzione della situazione e dalle sue ripercussioni nell'euro-zona visto che l'Ucraina non ha i soldi per saldare i suoi debiti ed è sull'orlo della bancarotta. Ed è proprio qui che l'informazione si fa carente ed i potenti mezzi mediatici si sottraggono al loro dovere, per cui chi vuole informarsi è costretto ad andarsi a leggere dati e notizie in inglese su qualche sito per super esperti di economia.

Scopriamo così, grazie a Edward Hugh, che la situazione politica ed economica in Ucraina è più che drammatica e che un default di Kiev potrebbe innescare un effetto domino con ripercussioni incalcolabili sulle banche e sulle economie europee. La cosa non è uno scherzo ed è, anzi, maledettamente seria. "Questo - sottolinea Paul Krugman - è il nuovo centro della crisi, il centro della crisi che si è trasferito dal mercato americano delle abitazioni alla periferia Europea", aggiungendo che "la Seconda Grande Depressione è arrivata... in Ucraina".

Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente deciso di aiutare l'Ucraina con un prestito di 16.4 miliardi di dollari sul quale i politici del paese non riescono però a mettersi d'accordo se accettare o meno le pesanti condizioni con le quali verrebbe erogato, mentre nello stesso tempo sale la temperatura dei rapporti con Mosca, creando un nuovo focolaio di instabilità nel cuore dell'Europa. E tanto per aggravare quest'incubo l'Ucraina è entrata in recessione sin dal mese di agosto e la Banca Mondiale prevede per il 2009 un Pil negativo di 4 punti percentuali.

clicca sul grafico per ingrandirlo

Il grafico sopra riferito alla produzione in Ucraina assomiglia molto a quello qui sotto relativo alla produzione negli Usa nel periodo della Grande Depressione

La contrazione della produzione è stata più forte nei settori del manifatturiero e delle costruzioni, mentre il settore finanziario ha visto una caduta del 14% dei depositi solo in Ottobre-Novembre. Ma il problema più grave con cui è alle prese l'Ucraina è la profonda divisione politica e la caduta di consenso del governo che ha creato una situazione di quasi pre-guerra civile. Lo scontro politico tra il Presidente Viktor Yushchenko e il premier Yulia Timoshenko si riverbera addirittura all'interno della Banca centrale con la paralisi di ogni coerente politica monetaria.

L'Ucraina si trova così ad affrontare la crisi su tre fronti: finanziario, economico e politico, con una svalutazione galoppante (la sua valuta, l'hryvnia, ha perso nelle ultime due settimane il 50% rispetto al dollaro, costringendo la banca centrale a spendere 7,5 miliardi di dollari per il suo sostegno), una borsa che ha perso il 74% in un anno e i Credit Default Swap, che sono un indicatore della rischiosità di un paese, in costante ascesa, mentre all'orizzonte si profila, a causa della svalutazione delll'hryvnia, un'ondata di default per l'impossibilità di rimborsare mutui e prestiti da parte dei debitori.

Mi fermo qui in questa mia rapida panoramica generale mentre per gli ulteriori interessanti approfondimenti sull' argomento vi rimando all'esauriente articolo di Edward Hugh. Qui ce n'è abbastanza per chiedersi se non faremmo bene a non sottovalutare quanto avviene in questa vicina periferia d'Europa. Se non crediamo alle terribili conseguenze, in caso di una bancarotta ucraina, che si potrebbero abbattere sul nostro sistema bancario ed economico e ai rischi di un nuovo focolaio di guerra con la Russia, se non altro dovremmo preoccuparci almeno di non dover iniziare l'anno nuovo al buio e al freddo e al gelo.

Fonte:Diarioelettorale

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Sarà forse perchè la parola d'ordine è infondere ottimismo e le sfuriate di Berlusconi contro la libertà di stampa condizionano comunque la nostra pavida e appecorata informazione, ma certe notizie, soprattutto economiche, che di questi tempi meriterebbero maggior risalto e di essere seguite con più attenzione e costanza, si fa fatica a trovarle con i dovuti approfondimenti o raccontate nella loro evoluzione quotidiana.

Probabilmente il Babbo Natale killer della California o la storia del ladro finlandese incastrato da una zanzara troveranno più lettori interessati e sono più consoni a questa mesta atmosfera natalizia, ma quello che sta avvenendo in Ucraina credo meriterebbe più spazio e non di occuparsene solo quando nel Parlamento di Kiev se le danno di santa ragione. Non solo perchè quelle vicende riguardano dei nostri vicini ma perchè interessano direttamente noi e tutta l'Unione Europea anche relativamente ai nostri approvigionamenti energetici.

Sono passate quasi del tutto inosservate le minacce della Russia di chiudere i rubinetti del gas all'Europa dal prossimo 1 gennaio se l'Ucraina non pagherà i suoi debiti con Mosca, quasi fossero semplicemente l'ennesima puntata di una soap-comedy senza fine o di un litigio condominiale pluridecennale. Ma questa volta potremmo davvero trovarci davanti all'ultima puntata.

L'Unione Europea ha liquidato la faccenda, tramite il suo portavoce Ferran Tarradellas, sottolineando che la situazione rispetto all'inverno di tre anni fa dovrebbe essere meno grave perché le condizioni climatiche sono migliori (?) e perché le riserve di gas dell'Unione europea e della stessa Ucraina sono molto alte. Ma non dimentichiamo che dall'Ucraina passa circa l'80% delle forniture di gas russe destinate all'Europa e che proprio il primo gennaio è la data ultima per la firma dei nuovi contratti tra i due paesi dell'ex Unione Sovietica e Mosca sarebbe intenzionata a chiedere più del doppio.

Scusate, ma se fossimo nei panni del Signor Taradellas o dei nostri governanti saremmo invece un pò preoccupati dall'evoluzione della situazione e dalle sue ripercussioni nell'euro-zona visto che l'Ucraina non ha i soldi per saldare i suoi debiti ed è sull'orlo della bancarotta. Ed è proprio qui che l'informazione si fa carente ed i potenti mezzi mediatici si sottraggono al loro dovere, per cui chi vuole informarsi è costretto ad andarsi a leggere dati e notizie in inglese su qualche sito per super esperti di economia.

Scopriamo così, grazie a Edward Hugh, che la situazione politica ed economica in Ucraina è più che drammatica e che un default di Kiev potrebbe innescare un effetto domino con ripercussioni incalcolabili sulle banche e sulle economie europee. La cosa non è uno scherzo ed è, anzi, maledettamente seria. "Questo - sottolinea Paul Krugman - è il nuovo centro della crisi, il centro della crisi che si è trasferito dal mercato americano delle abitazioni alla periferia Europea", aggiungendo che "la Seconda Grande Depressione è arrivata... in Ucraina".

Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente deciso di aiutare l'Ucraina con un prestito di 16.4 miliardi di dollari sul quale i politici del paese non riescono però a mettersi d'accordo se accettare o meno le pesanti condizioni con le quali verrebbe erogato, mentre nello stesso tempo sale la temperatura dei rapporti con Mosca, creando un nuovo focolaio di instabilità nel cuore dell'Europa. E tanto per aggravare quest'incubo l'Ucraina è entrata in recessione sin dal mese di agosto e la Banca Mondiale prevede per il 2009 un Pil negativo di 4 punti percentuali.

clicca sul grafico per ingrandirlo

Il grafico sopra riferito alla produzione in Ucraina assomiglia molto a quello qui sotto relativo alla produzione negli Usa nel periodo della Grande Depressione

La contrazione della produzione è stata più forte nei settori del manifatturiero e delle costruzioni, mentre il settore finanziario ha visto una caduta del 14% dei depositi solo in Ottobre-Novembre. Ma il problema più grave con cui è alle prese l'Ucraina è la profonda divisione politica e la caduta di consenso del governo che ha creato una situazione di quasi pre-guerra civile. Lo scontro politico tra il Presidente Viktor Yushchenko e il premier Yulia Timoshenko si riverbera addirittura all'interno della Banca centrale con la paralisi di ogni coerente politica monetaria.

L'Ucraina si trova così ad affrontare la crisi su tre fronti: finanziario, economico e politico, con una svalutazione galoppante (la sua valuta, l'hryvnia, ha perso nelle ultime due settimane il 50% rispetto al dollaro, costringendo la banca centrale a spendere 7,5 miliardi di dollari per il suo sostegno), una borsa che ha perso il 74% in un anno e i Credit Default Swap, che sono un indicatore della rischiosità di un paese, in costante ascesa, mentre all'orizzonte si profila, a causa della svalutazione delll'hryvnia, un'ondata di default per l'impossibilità di rimborsare mutui e prestiti da parte dei debitori.

Mi fermo qui in questa mia rapida panoramica generale mentre per gli ulteriori interessanti approfondimenti sull' argomento vi rimando all'esauriente articolo di Edward Hugh. Qui ce n'è abbastanza per chiedersi se non faremmo bene a non sottovalutare quanto avviene in questa vicina periferia d'Europa. Se non crediamo alle terribili conseguenze, in caso di una bancarotta ucraina, che si potrebbero abbattere sul nostro sistema bancario ed economico e ai rischi di un nuovo focolaio di guerra con la Russia, se non altro dovremmo preoccuparci almeno di non dover iniziare l'anno nuovo al buio e al freddo e al gelo.

Fonte:Diarioelettorale

Trattato di pace con la Terra


l Trattato di pace con la Terra propone un certo numero di passi concreti da intraprendere per ridurre l’impatto delle tracce che lasciamo sulla Terra, in senso ecologico. Ti invitiamo a leggerli e, se ti ispirano, a prendere l’impegno di rispettarne alcuni o tutti.
25 dicembre 2008 - Thich Nhat Hanh


Questo foglio suggerisce un certo numero di passi da intraprendere per ridurre l’impatto delle tracce che lasciamo sulla Terra, in senso ecologico.
Ti invitiamo a leggerli e, se ti ispirano, a prendere l’impegno di rispettarne alcuni o tutti, marcandoli con il segno "V". I passi che stai già praticando andranno invece segnati con una "X". Quando hai terminato, copia i tuoi impegni su un foglio che potrai portare con te come promemoria.


[Per chi conosce l’inglese e usa il computer: ti invitiamo a scaricare la versione inglese in formato pdf da www.earthpeacetreaty.org o dal sito del Deer Park Monastery www.deerparkmonastery.org/peace_treaty.pdf e a spedire il tuo Trattato di pace all’indirizzo riportato in nota a fine testo. I tuoi impegni saranno pubblicati su un sito web dove altri praticanti e amici potranno leggerli e trarre ispirazione dalle tue azioni.]

Io, ___________________________________, mi impegno a:

___ spostarmi a piedi o in bicicletta ___ giorni alla settimana.

___ spostarmi a piedi o in bicicletta nel raggio di otto chilometri.

___ associarmi ad altri per condividere passaggi in auto (“carpooling”) o usare i trasporti pubblici.
___ limitare i viaggi aerei a meno di ____ ore di volo all’anno. 

___ acquistare “crediti energetici” per compensare l’inquinamento che genero con i miei viaggi [o ad operare altri generi di compensazione, come per esempio piantare alberi].

___ osservare una “giornata senza auto” alla settimana. 

___ osservare una “giornata senza auto” al mese
___ lavorare a casa un giorno alla settimana.

___ ridurre gli spostamenti in auto del ___%.
___ fare le scale invece di prendere l’ascensore.

___ osservare un giorno senza elettricità alla settimana. 

___ verificare l’efficienza energetica della mia casa e migliorarla [coibentazione ecc.]

___ acquistare e installare pannelli solari per la mia casa. 

___ acquistare attrezzatura per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili (eolica, geotermica). 

___ lasciar asciugare il bucato all’aria [senza usare l’essiccatore]. 

___ ridurre l’uso dell’asciugacapelli e altri piccoli elettrodomestici.

___ dare sostegno ai contadini locali e ridurre i trasporti, acquistando alimenti prodotti nella mia zona.
___ coltivare di persona [dove possibile]. 

___ non usare pesticidi o diserbanti. 

___ acquistare cibo biologico per il ___% della mia alimentazione complessiva.

___ iscrivermi a un gruppo d’acquisto di alimenti biologici nella mia zona. 

___ sostituire le lampadine a incandescenza con lampadine a basso consumo. 

___ astenermi dall’installare o utilizzare il condizionatore d’aria in casa mia. 

___ ridurre l’uso del condizionatore d’aria, impostandolo a ____ gradi.

___ ridurre il riscaldamento di casa impostandolo sui ___ gradi.

___ installare un termostato programmabile nella mia casa. 

___ provvedere a un efficace isolamento termico della casa, anche con finestre a tenuta. 

___ mangiare solo cibo vegetariano.
___ guidare un’auto ad alta resa del combustibile. 

___ evitare di comprare merci con imballaggi eccessivamente ingombranti. 

___ sostituire l’uso di fazzoletti di carta, tovaglioli di carta e piatti di carta o plastica con equivalenti riutilizzabili. 

___ frequentare le biblioteche invece di acquistare libri, per quanto possibile.
___ per gli acquisti, usare borse di stoffa o comunque riutilizzabili. 

___ usare detersivi biodegradabili. 

___ compostare i rifiuti di cucina o fare la raccolta differenziata. 

___ incoraggiare la scuola o il posto di lavoro a riciclare i rifiuti. 

___ condividere riviste e cataloghi, regalandoli a ospedali [o strutture per anziani ecc.] 

___ riutilizzare e riciclare tutto ciò che può essere riutilizzato o riciclato.
___ comperare vestiario in negozi di usato.

___ dove possibile, piantare piante autoctone e resistenti alla siccità. 

___ piantare ___ alberi nella zona in cui abito.

___ spegnere i computer quando non in uso. 

___ installare prese multiple [“ciabatte”] con interruttore oppure staccare la spina di elettrodomestici e delle altre apparecchiature quando non in uso, per evitare indesiderati assorbimenti di corrente [“corrente fantasma”].

___ impostare il computer e lo schermo in modo che si spengano dopo 10 minuti di inattività. 

___ ridurre il consumo di acqua calda del ____%.
___ fare solo docce calde di breve durata. 

___ installare uno scaldabagno a energia solare.

___ riutilizzare le acque “grigie” [per esempio: usare come sciacquone per il WC l’acqua in cui ci si è lavati, o si sono lavati i piatti o i panni].

___ non azionare lo sciacquone [o azionarlo con flusso ridotto] dopo avere fatto pipì. 

___ chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti o ci si rade col rasoio a mano. 

___ ridurre il consumo complessivo d’acqua del ___%
___ installare un sistema di raccolta e utilizzo dell’acqua piovana. 

___ rimuovere le cartacce o i rifiuti abbandonati sul proprio percorso di jogging o passeggiata. 

___ incoraggiare un amico o un’amica a impegnarsi in alcune azioni elencate in questa lista.
___ migliorare le mie conoscenze di ecologia. 

___ scrivere articoli o racconti che contribuiscano a mettere le persone in contatto con il proprio ecosistema. 

___ meditare una volta la settimana sul tipo di rapporto che ho con l’ecosistema in cui vivo. 

___ meditare una volta la settimana sui modi in cui posso ridurre i consumi, e agire di conseguenza. 

___ scrivere ai politici a livello locale e nazionale, chiedendo una legislazione ambientale più efficace. 

___ dare sostegno alle locali organizzazioni ambientaliste.

Aggiungo qui le mie personali proposte di impegno:


………………………………………………………………………………………………………………………………………………

..................................................................................................................................

Mi impegno a praticare ciò che ho segnato in questa lista, così da ridurre l’impatto ecologico del mio stile di vita. 


Firma: ______________________________________________ Data:______________________

Per aderire: www.earthpeacetreaty.org

Note:

Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita, poeta e attivo sostenitore dei processi di pace, è oggi insieme al Dalai Lama una delle figure più rappresentative del Buddhismo nel mondo. Nato in Vietnam centrale nel 1926, ordinato monaco all’età di 16 anni, ha interpretato e promosso, fin dalla giovinezza, il buddhismo quale strumento per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società.


Fonte:Peacelink

Leggi tutto »

l Trattato di pace con la Terra propone un certo numero di passi concreti da intraprendere per ridurre l’impatto delle tracce che lasciamo sulla Terra, in senso ecologico. Ti invitiamo a leggerli e, se ti ispirano, a prendere l’impegno di rispettarne alcuni o tutti.
25 dicembre 2008 - Thich Nhat Hanh


Questo foglio suggerisce un certo numero di passi da intraprendere per ridurre l’impatto delle tracce che lasciamo sulla Terra, in senso ecologico.
Ti invitiamo a leggerli e, se ti ispirano, a prendere l’impegno di rispettarne alcuni o tutti, marcandoli con il segno "V". I passi che stai già praticando andranno invece segnati con una "X". Quando hai terminato, copia i tuoi impegni su un foglio che potrai portare con te come promemoria.


[Per chi conosce l’inglese e usa il computer: ti invitiamo a scaricare la versione inglese in formato pdf da www.earthpeacetreaty.org o dal sito del Deer Park Monastery www.deerparkmonastery.org/peace_treaty.pdf e a spedire il tuo Trattato di pace all’indirizzo riportato in nota a fine testo. I tuoi impegni saranno pubblicati su un sito web dove altri praticanti e amici potranno leggerli e trarre ispirazione dalle tue azioni.]

Io, ___________________________________, mi impegno a:

___ spostarmi a piedi o in bicicletta ___ giorni alla settimana.

___ spostarmi a piedi o in bicicletta nel raggio di otto chilometri.

___ associarmi ad altri per condividere passaggi in auto (“carpooling”) o usare i trasporti pubblici.
___ limitare i viaggi aerei a meno di ____ ore di volo all’anno. 

___ acquistare “crediti energetici” per compensare l’inquinamento che genero con i miei viaggi [o ad operare altri generi di compensazione, come per esempio piantare alberi].

___ osservare una “giornata senza auto” alla settimana. 

___ osservare una “giornata senza auto” al mese
___ lavorare a casa un giorno alla settimana.

___ ridurre gli spostamenti in auto del ___%.
___ fare le scale invece di prendere l’ascensore.

___ osservare un giorno senza elettricità alla settimana. 

___ verificare l’efficienza energetica della mia casa e migliorarla [coibentazione ecc.]

___ acquistare e installare pannelli solari per la mia casa. 

___ acquistare attrezzatura per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili (eolica, geotermica). 

___ lasciar asciugare il bucato all’aria [senza usare l’essiccatore]. 

___ ridurre l’uso dell’asciugacapelli e altri piccoli elettrodomestici.

___ dare sostegno ai contadini locali e ridurre i trasporti, acquistando alimenti prodotti nella mia zona.
___ coltivare di persona [dove possibile]. 

___ non usare pesticidi o diserbanti. 

___ acquistare cibo biologico per il ___% della mia alimentazione complessiva.

___ iscrivermi a un gruppo d’acquisto di alimenti biologici nella mia zona. 

___ sostituire le lampadine a incandescenza con lampadine a basso consumo. 

___ astenermi dall’installare o utilizzare il condizionatore d’aria in casa mia. 

___ ridurre l’uso del condizionatore d’aria, impostandolo a ____ gradi.

___ ridurre il riscaldamento di casa impostandolo sui ___ gradi.

___ installare un termostato programmabile nella mia casa. 

___ provvedere a un efficace isolamento termico della casa, anche con finestre a tenuta. 

___ mangiare solo cibo vegetariano.
___ guidare un’auto ad alta resa del combustibile. 

___ evitare di comprare merci con imballaggi eccessivamente ingombranti. 

___ sostituire l’uso di fazzoletti di carta, tovaglioli di carta e piatti di carta o plastica con equivalenti riutilizzabili. 

___ frequentare le biblioteche invece di acquistare libri, per quanto possibile.
___ per gli acquisti, usare borse di stoffa o comunque riutilizzabili. 

___ usare detersivi biodegradabili. 

___ compostare i rifiuti di cucina o fare la raccolta differenziata. 

___ incoraggiare la scuola o il posto di lavoro a riciclare i rifiuti. 

___ condividere riviste e cataloghi, regalandoli a ospedali [o strutture per anziani ecc.] 

___ riutilizzare e riciclare tutto ciò che può essere riutilizzato o riciclato.
___ comperare vestiario in negozi di usato.

___ dove possibile, piantare piante autoctone e resistenti alla siccità. 

___ piantare ___ alberi nella zona in cui abito.

___ spegnere i computer quando non in uso. 

___ installare prese multiple [“ciabatte”] con interruttore oppure staccare la spina di elettrodomestici e delle altre apparecchiature quando non in uso, per evitare indesiderati assorbimenti di corrente [“corrente fantasma”].

___ impostare il computer e lo schermo in modo che si spengano dopo 10 minuti di inattività. 

___ ridurre il consumo di acqua calda del ____%.
___ fare solo docce calde di breve durata. 

___ installare uno scaldabagno a energia solare.

___ riutilizzare le acque “grigie” [per esempio: usare come sciacquone per il WC l’acqua in cui ci si è lavati, o si sono lavati i piatti o i panni].

___ non azionare lo sciacquone [o azionarlo con flusso ridotto] dopo avere fatto pipì. 

___ chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti o ci si rade col rasoio a mano. 

___ ridurre il consumo complessivo d’acqua del ___%
___ installare un sistema di raccolta e utilizzo dell’acqua piovana. 

___ rimuovere le cartacce o i rifiuti abbandonati sul proprio percorso di jogging o passeggiata. 

___ incoraggiare un amico o un’amica a impegnarsi in alcune azioni elencate in questa lista.
___ migliorare le mie conoscenze di ecologia. 

___ scrivere articoli o racconti che contribuiscano a mettere le persone in contatto con il proprio ecosistema. 

___ meditare una volta la settimana sul tipo di rapporto che ho con l’ecosistema in cui vivo. 

___ meditare una volta la settimana sui modi in cui posso ridurre i consumi, e agire di conseguenza. 

___ scrivere ai politici a livello locale e nazionale, chiedendo una legislazione ambientale più efficace. 

___ dare sostegno alle locali organizzazioni ambientaliste.

Aggiungo qui le mie personali proposte di impegno:


………………………………………………………………………………………………………………………………………………

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Mi impegno a praticare ciò che ho segnato in questa lista, così da ridurre l’impatto ecologico del mio stile di vita. 


Firma: ______________________________________________ Data:______________________

Per aderire: www.earthpeacetreaty.org

Note:

Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita, poeta e attivo sostenitore dei processi di pace, è oggi insieme al Dalai Lama una delle figure più rappresentative del Buddhismo nel mondo. Nato in Vietnam centrale nel 1926, ordinato monaco all’età di 16 anni, ha interpretato e promosso, fin dalla giovinezza, il buddhismo quale strumento per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società.


Fonte:Peacelink

lunedì 29 dicembre 2008

FED, deflazione e quantitative easing.

Deflazione

Negli ultimi giorni i mercati del credito in generale e il mercato dei titoli di Stato americani in particolare si comportano come se avessero avuto un epifania: è in arrivo la depressione economica. Il segno più evidente del panico creditizio è dato dai titoli trentennali di zio Sam il cui rendimento ormai sfiora il 3%.


Vediamo di capire il grafico qui sopra. Per tutto il periodo della crisi fino a metà novembre un bond a 30 anni rendeva intorno al 4,5% con punte verso il basso vicine al 4% nei momenti di maggior panico come dopo il collasso di Lehman Brothers. D'altra parte 30 anni sono lunghi a passare e l'economia presto si riprenderà. A metà novembre gli investitori si sono convinti che prendere un misero, ma sicuro, 3% per i prossimi trent'anni è un eccellente investimento, ossia hanno deciso che l'economia non si riprenderà tanto presto e che i tassi rimarranno bassi per anni.

I mercati del credito parlano apertamente di deflazione e depressione.

Quantitative easing

Nel gergo della banche centrali si chiama "quantitative easing". Noi comuni mortali possiamo semplicemente chiamarlo "stampare denaro". Al contrario di quello che si sentiva dire un po' ovunque, fino a settembre la FED era stata molto attenta a non stampare un dollaro (quasi), per evitare l'aumento dei tassi d'interesse a lungo termine e la fuga dei finanziatori stranieri. Ma a partire da settembre la FED e il governo americano hanno perso il controllo dei mercati finanziari e circolava il sospetto che la FED avesse cominciato a stampare.

Ieri la FED ha ammesso la sua prima operazione finanziata dalle rotative di Stato. Dalle FAQ su una delle operazioni di finanziamento di Fannie e Freddie:


Queste operazioni saranno neutre rispetto alle riserve?
No, queste operazioni saranno finanziate attraverso la creazione di riserve bancarie addizionali.
Guarda caso, la "creazione di riserve bancarie addizionali" si traduce ancora con "stampare denaro", e d'altronde che altro sa fare una banca centrale?

Dunque siamo arrivati al punto in cui la FED sta iniziando al campagna di monetizzazione del debito per combattere la deflazione e salvare le banche (a spese di tutti). C'è un problema però...

I mercati del credito pensano che la FED fallirà.

Aggiornamento: Per chi fosse interessato alcune delle mie idee su denaro e banche centrali si trovano nei seguenti post:
Aggiornamento: menti simili pensano simile, Stand ha appena pubblicato un post molto lungo sul ruolo delle banche centrali e sul "quantitative easing". Chi segue i commenti su Due Cents saprà che a mio giudizio l'ultimo post di Stand sul denaro e sul debito contiene alcuni errori sostanziali, per cui prima di dare per buono questo post sulle banche centrali lo devo leggere tutto e per bene. In ogni caso è meglio leggere Stand (che anche se fa un errore dice molte cose molto interessanti) che il Sole 24 Ore o altra robaccia del genere il cui unico obbiettivo è confondere le idee.

Fonte:Castelli di carte
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Deflazione

Negli ultimi giorni i mercati del credito in generale e il mercato dei titoli di Stato americani in particolare si comportano come se avessero avuto un epifania: è in arrivo la depressione economica. Il segno più evidente del panico creditizio è dato dai titoli trentennali di zio Sam il cui rendimento ormai sfiora il 3%.


Vediamo di capire il grafico qui sopra. Per tutto il periodo della crisi fino a metà novembre un bond a 30 anni rendeva intorno al 4,5% con punte verso il basso vicine al 4% nei momenti di maggior panico come dopo il collasso di Lehman Brothers. D'altra parte 30 anni sono lunghi a passare e l'economia presto si riprenderà. A metà novembre gli investitori si sono convinti che prendere un misero, ma sicuro, 3% per i prossimi trent'anni è un eccellente investimento, ossia hanno deciso che l'economia non si riprenderà tanto presto e che i tassi rimarranno bassi per anni.

I mercati del credito parlano apertamente di deflazione e depressione.

Quantitative easing

Nel gergo della banche centrali si chiama "quantitative easing". Noi comuni mortali possiamo semplicemente chiamarlo "stampare denaro". Al contrario di quello che si sentiva dire un po' ovunque, fino a settembre la FED era stata molto attenta a non stampare un dollaro (quasi), per evitare l'aumento dei tassi d'interesse a lungo termine e la fuga dei finanziatori stranieri. Ma a partire da settembre la FED e il governo americano hanno perso il controllo dei mercati finanziari e circolava il sospetto che la FED avesse cominciato a stampare.

Ieri la FED ha ammesso la sua prima operazione finanziata dalle rotative di Stato. Dalle FAQ su una delle operazioni di finanziamento di Fannie e Freddie:


Queste operazioni saranno neutre rispetto alle riserve?
No, queste operazioni saranno finanziate attraverso la creazione di riserve bancarie addizionali.
Guarda caso, la "creazione di riserve bancarie addizionali" si traduce ancora con "stampare denaro", e d'altronde che altro sa fare una banca centrale?

Dunque siamo arrivati al punto in cui la FED sta iniziando al campagna di monetizzazione del debito per combattere la deflazione e salvare le banche (a spese di tutti). C'è un problema però...

I mercati del credito pensano che la FED fallirà.

Aggiornamento: Per chi fosse interessato alcune delle mie idee su denaro e banche centrali si trovano nei seguenti post:
Aggiornamento: menti simili pensano simile, Stand ha appena pubblicato un post molto lungo sul ruolo delle banche centrali e sul "quantitative easing". Chi segue i commenti su Due Cents saprà che a mio giudizio l'ultimo post di Stand sul denaro e sul debito contiene alcuni errori sostanziali, per cui prima di dare per buono questo post sulle banche centrali lo devo leggere tutto e per bene. In ogni caso è meglio leggere Stand (che anche se fa un errore dice molte cose molto interessanti) che il Sole 24 Ore o altra robaccia del genere il cui unico obbiettivo è confondere le idee.

Fonte:Castelli di carte

Sand Creek, Gaeta, Pontelandolfo.



“WASHINGTON-Spunterà un fiore di pietra, dal campo concimato con il sangue degli Cheyenne. Sono stati necessari 136 anni perché il Congresso dell’uomo bianco ascoltasse la voce di Antilope Bianca, Donna Sacra, Pentola Nera e degli altri 163 Cheyenne e Aràpaho massacrati sulle rive di un torrente chiamato Sand Creek, il torrente della sabbia, per aprire il sentiero dei monti ai cercatori d’oro in Colorado…il Senato americano ha approvato all’unanimità che una stele di marmo sia costruita sulle rive del torrente e un piccolo parco memoriale.
Non fu certo l’unica, né la più atroce, la strage del torrente di sabbia e il paesaggio del lontano West è punteggiato ormai di obelischi seminati dalla cattiva coscienza dei conquistatori sui sentieri della loro crudeltà, a Woundd knee, nella riserva Sioux, lungo il “ cammino delle lacrime”sparse dai deportati Cherokee verso l’Oklahoma nelle paludi della Florida dove viveva la sola nazione indiana che mai fu sconfitta né firmò trattati di resa con i bianchi, i Seminole…”


Vittorio Zucconi, corrispondente di “ La Repubblica”, il 25 settembre del 2000, scrive questo bellissimo articolo e ricorda agli italiani le stragi perpetrate dai bianchi contro i pellerossa. Gli americani sono un popolo orgoglioso della propria storia, della propria indipendenza.E’ vero, hanno commesso dei crimini efferati nei confronti degli indiani, ma hanno avuto il coraggio di chiedere scusa per quegli orrori.

Vorremmo sapere quando i nostri politici innalzeranno una stele a Carmine Crocco, quando innalzeranno monumenti a Domenico Palma, a Ninco Nanco, a Frà Diavolo, alla De Cesare e alle migliaia di patrioti morti per la loro patria.
Vorremmo sapere quando i nostri presidenti della Rapubblica chiederanno scusa a Gaeta, a Pontelandolfo, a Casalduni, ad Ariano Irpino, a Montefalcione, ad Auletta, a Scurcola, a Bronte, a Sant’Eramo in Colle, e alle cento città del Sud martirizzate, incendiate, massacrate da quei Savoia fatti passare dalla storiografia di regime, come i padri della patria, come gli artefici, come gli architetti dell’unità della nazione, come i redentori, i liberatori.
Signor Presidente Napolitano, Lei è nato a Napoli, un tempo terza città d’Europa, quei signori del Nord infame, monarchici e massoni, non hanno fatto l’unità d’Italia, quei barbari hanno distrutto e massacrato il Sud, il nostro Sud, hanno massacrato un milione di meridionali in dodici anni di guerra civile.
I protagonisti di quella epopea non furono quegli assassini dei fratelli d’Italia ma i contadini e le popolazioni del Sud.
La borghesia italiana, famelica ed assassina, diresse una tragica guerra di conquista e di sopraffazione contro la Chiesa e contro i contadini spogliandoli di identità. La massoneria è stata l’artefice e la responsabile di quella rivoluzione; essa ha diretto e pianificato tutte le stragi e gli eccidi compiuti in Italia.
I borghesi italiani, inoltre, senza vergogna e senza onore si sono arricchiti a sproposito, da veri ladroni, prima depredando dalla proprietà dello Stato le terre demaniali e dalle proprietà della Chiesa quelle ecclesiastiche e poi prendendo d’assalto i risparmi dei Meridionali emigrati nelle Americhe.


Oggi, al di là delle chiacchiere dei partiti politici, la lotta non è tra destra e sinistra, ma tra il Nord arricchitosi come sanguisuga ai danni dei Meridionali ed il Sud. In 147 anni al Nord hanno costruito infrastrutture: strade, ospedali, fabbriche, ferrovie, metropolitane, canali di irrigazione.
Per il Sud solo fame, emigrazione, tasse e balzelli. Per il Nord le industrie e i finanziamenti statali, la guerra delle tariffe, una protezione doganale del 40 e 50 per cento per favorire i prodotti piemontesi e lombardi volute dai vari Ellena, Luzzatti e Brioschi delegati a questo e ad affamare e rovinare il Sud.
( F.S.Merlino, Questa è l’Italia, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953. Vedi pure Ernesto Ragionieri, Storiografia in cammino,Editori Riuniti, pag. 103)


La repubblica non ha rimediato ai crimini dei Savoia, rendendosi corresponsabile. Se la repubblica persevera nell’inganno savoiardo, il Sud dovrà pensare seriamente ad una sua via all’indipendenza, all’autonomia.
È previsto e sancito dalla carta europea. È previsto e sancito dalla carta delle libertà dei popoli, e quello del Sud è ancora un popolo.

A Gaeta costruiremo il nostro altare della patria, a Pontelandolfo un museo sugli eccidi perpetrati dalla truppa savoiarda barbara, a Bronte uno contro i terroristi Nino Bixio e Garibaldi criminali di guerra. A Montefalcione erigeremo una stele che ricordi la barbarie dei mercenari ungheresi alle dipendenze dei Savoia e in ogni paese del Sud innalzeremo le nostre bandiere.
A scuola, i nostri ragazzi studieranno la storia dell’invasione giacobina del 1799, sapranno così della morte di 60 mila meridionali immolatisi per difendere la loro patria da assassini feroci. Innalzeremo a Itri un monumento a Frà Diavolo, eroe tra i più grandi che abbia mai avuto l’Italia, a Salvia di Lucania un altro all’anarchico Passannante che attentò alla vita del re criminale Umberto I,mandante dell’eccidio di Milano del 1898 per oprera di Bava Beccaris.A Passannante fu staccata la testa, ed asportato il cervello. Le autorità sabaude lo misero in mostra , assieme al cranio, nel Museo Criminologico “G. Altavista” di Roma e fatto togliere solo recentemente.

In terra di Puglia intitoleremo strade e piazze al sergente Romano e la stessa cosa faremo in Calabria, in Lucania, in Campania, nel Molise e negli Abruzzi. Intitoleremo piazze e scuole a Cipriano La Gala, a Cosimo Giordano, a Carmine Donatelli detto Crocco,a Ninco Nanco, a Luigi Alonzi, a Domenico Straface Palma, all’avvocato Giorgi, al medico chirurgo Mauti che cercava di curare i feriti a Scurcola e fu fucilato, al prete D’Orsi, a Donata Caretto di 88 anni.
Un monumento alla mamma di sette figli Saveria Parente e un monumento d’oro ad Antonio Orsolino, bambino di dodici anni fucilato da quegli assassini dei fratelli d’Italia.


Fonte:PdSUD Gaeta
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“WASHINGTON-Spunterà un fiore di pietra, dal campo concimato con il sangue degli Cheyenne. Sono stati necessari 136 anni perché il Congresso dell’uomo bianco ascoltasse la voce di Antilope Bianca, Donna Sacra, Pentola Nera e degli altri 163 Cheyenne e Aràpaho massacrati sulle rive di un torrente chiamato Sand Creek, il torrente della sabbia, per aprire il sentiero dei monti ai cercatori d’oro in Colorado…il Senato americano ha approvato all’unanimità che una stele di marmo sia costruita sulle rive del torrente e un piccolo parco memoriale.
Non fu certo l’unica, né la più atroce, la strage del torrente di sabbia e il paesaggio del lontano West è punteggiato ormai di obelischi seminati dalla cattiva coscienza dei conquistatori sui sentieri della loro crudeltà, a Woundd knee, nella riserva Sioux, lungo il “ cammino delle lacrime”sparse dai deportati Cherokee verso l’Oklahoma nelle paludi della Florida dove viveva la sola nazione indiana che mai fu sconfitta né firmò trattati di resa con i bianchi, i Seminole…”


Vittorio Zucconi, corrispondente di “ La Repubblica”, il 25 settembre del 2000, scrive questo bellissimo articolo e ricorda agli italiani le stragi perpetrate dai bianchi contro i pellerossa. Gli americani sono un popolo orgoglioso della propria storia, della propria indipendenza.E’ vero, hanno commesso dei crimini efferati nei confronti degli indiani, ma hanno avuto il coraggio di chiedere scusa per quegli orrori.

Vorremmo sapere quando i nostri politici innalzeranno una stele a Carmine Crocco, quando innalzeranno monumenti a Domenico Palma, a Ninco Nanco, a Frà Diavolo, alla De Cesare e alle migliaia di patrioti morti per la loro patria.
Vorremmo sapere quando i nostri presidenti della Rapubblica chiederanno scusa a Gaeta, a Pontelandolfo, a Casalduni, ad Ariano Irpino, a Montefalcione, ad Auletta, a Scurcola, a Bronte, a Sant’Eramo in Colle, e alle cento città del Sud martirizzate, incendiate, massacrate da quei Savoia fatti passare dalla storiografia di regime, come i padri della patria, come gli artefici, come gli architetti dell’unità della nazione, come i redentori, i liberatori.
Signor Presidente Napolitano, Lei è nato a Napoli, un tempo terza città d’Europa, quei signori del Nord infame, monarchici e massoni, non hanno fatto l’unità d’Italia, quei barbari hanno distrutto e massacrato il Sud, il nostro Sud, hanno massacrato un milione di meridionali in dodici anni di guerra civile.
I protagonisti di quella epopea non furono quegli assassini dei fratelli d’Italia ma i contadini e le popolazioni del Sud.
La borghesia italiana, famelica ed assassina, diresse una tragica guerra di conquista e di sopraffazione contro la Chiesa e contro i contadini spogliandoli di identità. La massoneria è stata l’artefice e la responsabile di quella rivoluzione; essa ha diretto e pianificato tutte le stragi e gli eccidi compiuti in Italia.
I borghesi italiani, inoltre, senza vergogna e senza onore si sono arricchiti a sproposito, da veri ladroni, prima depredando dalla proprietà dello Stato le terre demaniali e dalle proprietà della Chiesa quelle ecclesiastiche e poi prendendo d’assalto i risparmi dei Meridionali emigrati nelle Americhe.


Oggi, al di là delle chiacchiere dei partiti politici, la lotta non è tra destra e sinistra, ma tra il Nord arricchitosi come sanguisuga ai danni dei Meridionali ed il Sud. In 147 anni al Nord hanno costruito infrastrutture: strade, ospedali, fabbriche, ferrovie, metropolitane, canali di irrigazione.
Per il Sud solo fame, emigrazione, tasse e balzelli. Per il Nord le industrie e i finanziamenti statali, la guerra delle tariffe, una protezione doganale del 40 e 50 per cento per favorire i prodotti piemontesi e lombardi volute dai vari Ellena, Luzzatti e Brioschi delegati a questo e ad affamare e rovinare il Sud.
( F.S.Merlino, Questa è l’Italia, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953. Vedi pure Ernesto Ragionieri, Storiografia in cammino,Editori Riuniti, pag. 103)


La repubblica non ha rimediato ai crimini dei Savoia, rendendosi corresponsabile. Se la repubblica persevera nell’inganno savoiardo, il Sud dovrà pensare seriamente ad una sua via all’indipendenza, all’autonomia.
È previsto e sancito dalla carta europea. È previsto e sancito dalla carta delle libertà dei popoli, e quello del Sud è ancora un popolo.

A Gaeta costruiremo il nostro altare della patria, a Pontelandolfo un museo sugli eccidi perpetrati dalla truppa savoiarda barbara, a Bronte uno contro i terroristi Nino Bixio e Garibaldi criminali di guerra. A Montefalcione erigeremo una stele che ricordi la barbarie dei mercenari ungheresi alle dipendenze dei Savoia e in ogni paese del Sud innalzeremo le nostre bandiere.
A scuola, i nostri ragazzi studieranno la storia dell’invasione giacobina del 1799, sapranno così della morte di 60 mila meridionali immolatisi per difendere la loro patria da assassini feroci. Innalzeremo a Itri un monumento a Frà Diavolo, eroe tra i più grandi che abbia mai avuto l’Italia, a Salvia di Lucania un altro all’anarchico Passannante che attentò alla vita del re criminale Umberto I,mandante dell’eccidio di Milano del 1898 per oprera di Bava Beccaris.A Passannante fu staccata la testa, ed asportato il cervello. Le autorità sabaude lo misero in mostra , assieme al cranio, nel Museo Criminologico “G. Altavista” di Roma e fatto togliere solo recentemente.

In terra di Puglia intitoleremo strade e piazze al sergente Romano e la stessa cosa faremo in Calabria, in Lucania, in Campania, nel Molise e negli Abruzzi. Intitoleremo piazze e scuole a Cipriano La Gala, a Cosimo Giordano, a Carmine Donatelli detto Crocco,a Ninco Nanco, a Luigi Alonzi, a Domenico Straface Palma, all’avvocato Giorgi, al medico chirurgo Mauti che cercava di curare i feriti a Scurcola e fu fucilato, al prete D’Orsi, a Donata Caretto di 88 anni.
Un monumento alla mamma di sette figli Saveria Parente e un monumento d’oro ad Antonio Orsolino, bambino di dodici anni fucilato da quegli assassini dei fratelli d’Italia.


Fonte:PdSUD Gaeta

domenica 28 dicembre 2008

Social Card. La "Mission Impossible" dei poveri schedati


Di Federica Pezzoli


La saga della dannata Social Card, continua - ne abbiamo parlato in occasione del suo debutto in società (*). Al povero schedato beneficiario umiliato - ultra sessantacinquenne e famiglie con un figlio sotto i tre anni che rientrano nei parametri Isee - l'attuale esecutivo richiede capacità fisiche (neanche avesse sette vite) ed intellettive, di gran lunga superiori a quelle abilmente dimostrate da Tom Cruise nell'interpretare l’agente speciale Ethan Hunt nell'omonima serie intitolata, giustappunto, "Mission Impossible".

Il poveretto, dopo aver messo da parte la dignità - anche per contenere i crampi dello stomaco causati dalla persistente fame -, ed ottenuto la Social Card (cosa non facile), incredulo e burlato, scopre che è solo una tessera plastificata, inutilizzabile - perchè scarica. L'elemosina, non è stata ancora accreditata.

Sul punto, si legge in una nota, dagli uffici di Via XX Settembre, a domanda rispondono: "dovete chiedere all'Inps, che si occupa di caricare le carte. Oppure alle Poste: sono loro a distribuirle"."

Mentre sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze (http://www.mef.gov.it/carta_acquisti/), leggiamo: "Informazioni introduttive ... la Carta sarà inizialmente caricata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con 120 euro, relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2008. Successivamente, nel corso del 2009, la Carta sarà caricata ogni due mesi con 80 euro (40 euro x 2 = 80 euro) sulla base degli stanziamenti via via disponibili"."

Si, vabbè - ma quando?

Insomma, l'illuso povero schedato beneficiario umiliato - e magari elettore, giustamente pentito, del (centro)destra - ha in mano una cosa inutile, un pezzo di plastica. E, non bastasse, a tutt'oggi ancora ignora quali sono i punti vendita convenzionati che effettuano "iniziative" sulla carta - in parole "povere": lo sconto del 5% sul totale dello scontrino. L'ennesima elemosina.

La saga, continua - e il mi(ni)stero si infittisce.


(*)
http://www.articolo21.info/4575/editoriale/social-card-non-solo-poveri-ma-anche-umiliati.html

Fonte:http://blog.libero.it/Pezzoli/
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Di Federica Pezzoli


La saga della dannata Social Card, continua - ne abbiamo parlato in occasione del suo debutto in società (*). Al povero schedato beneficiario umiliato - ultra sessantacinquenne e famiglie con un figlio sotto i tre anni che rientrano nei parametri Isee - l'attuale esecutivo richiede capacità fisiche (neanche avesse sette vite) ed intellettive, di gran lunga superiori a quelle abilmente dimostrate da Tom Cruise nell'interpretare l’agente speciale Ethan Hunt nell'omonima serie intitolata, giustappunto, "Mission Impossible".

Il poveretto, dopo aver messo da parte la dignità - anche per contenere i crampi dello stomaco causati dalla persistente fame -, ed ottenuto la Social Card (cosa non facile), incredulo e burlato, scopre che è solo una tessera plastificata, inutilizzabile - perchè scarica. L'elemosina, non è stata ancora accreditata.

Sul punto, si legge in una nota, dagli uffici di Via XX Settembre, a domanda rispondono: "dovete chiedere all'Inps, che si occupa di caricare le carte. Oppure alle Poste: sono loro a distribuirle"."

Mentre sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze (http://www.mef.gov.it/carta_acquisti/), leggiamo: "Informazioni introduttive ... la Carta sarà inizialmente caricata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con 120 euro, relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2008. Successivamente, nel corso del 2009, la Carta sarà caricata ogni due mesi con 80 euro (40 euro x 2 = 80 euro) sulla base degli stanziamenti via via disponibili"."

Si, vabbè - ma quando?

Insomma, l'illuso povero schedato beneficiario umiliato - e magari elettore, giustamente pentito, del (centro)destra - ha in mano una cosa inutile, un pezzo di plastica. E, non bastasse, a tutt'oggi ancora ignora quali sono i punti vendita convenzionati che effettuano "iniziative" sulla carta - in parole "povere": lo sconto del 5% sul totale dello scontrino. L'ennesima elemosina.

La saga, continua - e il mi(ni)stero si infittisce.


(*)
http://www.articolo21.info/4575/editoriale/social-card-non-solo-poveri-ma-anche-umiliati.html

Fonte:http://blog.libero.it/Pezzoli/

Russia/ Rublo mai così debole contro euro: si teme crollo-punto

Rublo mai così debole nei confronti del dollaro dal 2005 a questa parte ed euro verso la soglia, mai toccata, dei 41 rubli: la moneta russa prosegue sulla via della svalutazione pilotata, tra crescenti timori che la Banca centrale ritiri presto il 'paracadute', passando alla fluttuazione libera. Oggi, infatti, l'istituto centrale russo ha nuovamente allargato il corridoio di fluttuazione ammessa per il paniere bivalutario di riferimento, composto al 55% di dollari e al 45% da euro. E' l'ottava volta a dicembre, l'undicesima da metà novembre, e il risultato è che il rublo ha perso circa il 20% da agosto, sull'onda della crisi finanziaria e del calo dei prezzi del petrolio. L'Istituto centrale cerca di rassicurare i russi e ribadisce che non c'è alcuna "super-svalutazione" all'orizzonte. Ma tra gli analisti si moltiplicano le voci di un imminente passaggio alla fluttuazione libera, che potrebbe scattare quando il saldo della bilancia commerciale passerà in negativo. Cioè molto presto. Dopo il nuovo 'indebolimento', oggi, il rublo è crollato a 29 dollari e il rapporto con l'euro è arrivato quasi a 1:41. "E' l'inizio della fine per il rublo", osserva il sito Gazeta.ru, argomentando l'avvicinarsi dell'ora X della libera svalutazione. "La Banca centrale svaluterà il rublo per fare barriera al saldo commerciale negativo", sostiene il capo della società di investimenti Kapital, Sergey Karykalin. La bilancia commerciale russa resta per ora in territorio positivo, ma - secondo stime ancora da confermare - dal saldo di agosto (18,5 miliardi di dollari) a novembre è crollato a 7,1 miliardi. Complici i bassi prezzi del petrolio, prima voce nell'export russo, e l'innalzamento dei prezzi al consumo - per beni che la Russia non produce - il segno meno è atteso dal governo nel primo trimestre del nuovo anno e gli analisti non escludono che arrivi già a dicembre. A quel punto la Banca centrale moscovita potrebbe rompere gli indugi. Oggi il numero due della Banca centrale russa, Alexei Uljukaev, ha smentito i rumours su una forte svalutazione tra pochi giorni. "Vengono fatte girare strane notizie: si dice che la Banca centrale a dieci minuti dalla chiusura della Borsa prima di Capodanno indebolirà drasticamente il rublo - ha detto Uljukaev al canale televisivo Vesti 24 - è un'assurdità, non accadrà proprio niente a Capodanno". L'alto funzionario ha ribadito che l'Istituto centrale segue e seguirà la linea del corso 'morbido' per il rublo, prospettando nuove misure per una graduale svalutazione. "Il cambiamento graduale dei rapporti tra valute rappresenta la politica più indolore per il mercato. Non abbiamo intenzione di cambiarla", ha dichiarato.
copyright @ 2008 APCOM
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Rublo mai così debole nei confronti del dollaro dal 2005 a questa parte ed euro verso la soglia, mai toccata, dei 41 rubli: la moneta russa prosegue sulla via della svalutazione pilotata, tra crescenti timori che la Banca centrale ritiri presto il 'paracadute', passando alla fluttuazione libera. Oggi, infatti, l'istituto centrale russo ha nuovamente allargato il corridoio di fluttuazione ammessa per il paniere bivalutario di riferimento, composto al 55% di dollari e al 45% da euro. E' l'ottava volta a dicembre, l'undicesima da metà novembre, e il risultato è che il rublo ha perso circa il 20% da agosto, sull'onda della crisi finanziaria e del calo dei prezzi del petrolio. L'Istituto centrale cerca di rassicurare i russi e ribadisce che non c'è alcuna "super-svalutazione" all'orizzonte. Ma tra gli analisti si moltiplicano le voci di un imminente passaggio alla fluttuazione libera, che potrebbe scattare quando il saldo della bilancia commerciale passerà in negativo. Cioè molto presto. Dopo il nuovo 'indebolimento', oggi, il rublo è crollato a 29 dollari e il rapporto con l'euro è arrivato quasi a 1:41. "E' l'inizio della fine per il rublo", osserva il sito Gazeta.ru, argomentando l'avvicinarsi dell'ora X della libera svalutazione. "La Banca centrale svaluterà il rublo per fare barriera al saldo commerciale negativo", sostiene il capo della società di investimenti Kapital, Sergey Karykalin. La bilancia commerciale russa resta per ora in territorio positivo, ma - secondo stime ancora da confermare - dal saldo di agosto (18,5 miliardi di dollari) a novembre è crollato a 7,1 miliardi. Complici i bassi prezzi del petrolio, prima voce nell'export russo, e l'innalzamento dei prezzi al consumo - per beni che la Russia non produce - il segno meno è atteso dal governo nel primo trimestre del nuovo anno e gli analisti non escludono che arrivi già a dicembre. A quel punto la Banca centrale moscovita potrebbe rompere gli indugi. Oggi il numero due della Banca centrale russa, Alexei Uljukaev, ha smentito i rumours su una forte svalutazione tra pochi giorni. "Vengono fatte girare strane notizie: si dice che la Banca centrale a dieci minuti dalla chiusura della Borsa prima di Capodanno indebolirà drasticamente il rublo - ha detto Uljukaev al canale televisivo Vesti 24 - è un'assurdità, non accadrà proprio niente a Capodanno". L'alto funzionario ha ribadito che l'Istituto centrale segue e seguirà la linea del corso 'morbido' per il rublo, prospettando nuove misure per una graduale svalutazione. "Il cambiamento graduale dei rapporti tra valute rappresenta la politica più indolore per il mercato. Non abbiamo intenzione di cambiarla", ha dichiarato.
copyright @ 2008 APCOM

A Rarika ha compiuto un anno...


Ricevo e posto da Orazio Vasta :


Un anno fa,il 24 dicembre,nasceva questo blog ... il 27 dicembre,sono stati pubblicati i primi post...Ad oggi, "a rarika" conta la visita di oltre 8 mila visitatori,di cui,circa 2000 stabili...

Il blog è in contatto diretto con un centinaio di blog e siti web...

E,nel suo piccolo,è riuscito nell'intendo di dare vita ad una sorta di agorà,libera,senza censure...

Qui c'è diritto di parola,fermo restando i principii di cui si nutre il blog:a rarika è un blog nazionalitario siciliano, internazionalista, cristiano, antimafioso,non-violento...un blog "dalla parte dei bambini"...

A rarika non rappresenta nessun partito,movimento o associazione politica,culturale,religiosa e sportiva...

A rarika ha costituito un "Gruppo del blog"...c'è in corso un dibattito "per e se " dare al "Gruppo" una propria identità statuaria...

Con il nuovo anno,il blog cambierà impostazione...lo scopriremo assieme.

Per ora festeggiamo il primo anno di vita del blog...e davanti a questa bella cassata siciliana,colgo l'occasione per ricordare agli amici siciliani di consumare in questi giorni di festa DOLCI SICILIANI!


------------------------------------------------------------------------------------------

Auguri di Buon Compleanno e...cento di questi giorni.....
(PdSUD ER)
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Ricevo e posto da Orazio Vasta :


Un anno fa,il 24 dicembre,nasceva questo blog ... il 27 dicembre,sono stati pubblicati i primi post...Ad oggi, "a rarika" conta la visita di oltre 8 mila visitatori,di cui,circa 2000 stabili...

Il blog è in contatto diretto con un centinaio di blog e siti web...

E,nel suo piccolo,è riuscito nell'intendo di dare vita ad una sorta di agorà,libera,senza censure...

Qui c'è diritto di parola,fermo restando i principii di cui si nutre il blog:a rarika è un blog nazionalitario siciliano, internazionalista, cristiano, antimafioso,non-violento...un blog "dalla parte dei bambini"...

A rarika non rappresenta nessun partito,movimento o associazione politica,culturale,religiosa e sportiva...

A rarika ha costituito un "Gruppo del blog"...c'è in corso un dibattito "per e se " dare al "Gruppo" una propria identità statuaria...

Con il nuovo anno,il blog cambierà impostazione...lo scopriremo assieme.

Per ora festeggiamo il primo anno di vita del blog...e davanti a questa bella cassata siciliana,colgo l'occasione per ricordare agli amici siciliani di consumare in questi giorni di festa DOLCI SICILIANI!


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Auguri di Buon Compleanno e...cento di questi giorni.....
(PdSUD ER)

Periodico Il Carlino n.22 e 23


La redazione de Il Carlino annuncia che sono in distribuzione i numeri 22 e 23 del giornale. Sul n.23, tra l'altro, in esclusiva, il testo della conferenza tenuta dal Prof. Ayuso sulla vita di Borges nel corso delle celebrazioni di Capua.

Si ricorda che per ricevere in omaggio un numero del giornale basta inviare una richiesta a

retesud@gmail.com

L'invio è subordinato al rimborso delle sole spese di spedizione postale

Il frontespizio dei due numeri è consultabile sul sito

http://retesud.net/il-carlino-periodico-meridionalista-indipendente/

Ricordiamo che sul sito

http://retesud.net/comitato-per-la-festa-della-vittoria-di-carlo-di-borbone-a-bitonto/

sono visionabili le cartoline commemorative con l'annullo filatelico speciale

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La redazione de Il Carlino annuncia che sono in distribuzione i numeri 22 e 23 del giornale. Sul n.23, tra l'altro, in esclusiva, il testo della conferenza tenuta dal Prof. Ayuso sulla vita di Borges nel corso delle celebrazioni di Capua.

Si ricorda che per ricevere in omaggio un numero del giornale basta inviare una richiesta a

retesud@gmail.com

L'invio è subordinato al rimborso delle sole spese di spedizione postale

Il frontespizio dei due numeri è consultabile sul sito

http://retesud.net/il-carlino-periodico-meridionalista-indipendente/

Ricordiamo che sul sito

http://retesud.net/comitato-per-la-festa-della-vittoria-di-carlo-di-borbone-a-bitonto/

sono visionabili le cartoline commemorative con l'annullo filatelico speciale

Cento anni fa il terremoto che distrusse Messina


Di Paola Abenavoli



In quell'alba del 28 dicembre non vennero solo sconvolte architettonicamente due città. Quel sisma che si verificò 100 anni fa, tra Reggio e Messina, cambiò per sempre le due aree tra le sponde dello Stretto. Ne cambiò la fisionomia, la storia. Provocò una catena di solidarietà, che unì il sud ed il nord.
La vita di una parte d'Italia mutata da un tragico evento. Poche ore prima di quella devastazione, Reggio aveva celebrato in grande stile la nuova illuminazione pubblica; anche a Messina abiti da sera, per l' «Aida» di scena a teatro. Poi, una scossa, fortissima (Mercalli aggiungerà un grado, l'11°, alla sua scala, basandolo proprio sull'intensità di questo terremoto), alle ore 5,21, per 37 secondi, scuote lo Stretto: colte nel sonno decine di migliaia di persone. Si parla di circa 80mila morti a Messina, 15mila a Reggio. Ma non fu solo quella scossa a stroncare numerose vite: in tanti si riversarono in strada, in riva al mare. E proprio da lì venne ancora morte: un maremoto li sorprese, con onde alte anche 13 metri.
Un'alba tragica, che rivelò solo macerie: città isolate, abitazioni distrutte, linee ferroviarie interrotte. E quegli edifici storici, che caratterizzavano i due capoluoghi, rasi al suolo: a Messina, i palazzi della zona del porto, quello municipale, il Duomo. A Reggio, la Caserma Mezzacapo, che ospitava i militari, tutti morti in seguito al crollo della struttura, i tanti edifici sul Lungomare, il Palazzo municipale e, anche in questo caso, la Cattedrale.

Macerie, in quell'alba. Poi l'arrivo degli aiuti, anche dall'estero (non a caso, alcuni rioni di comuni colpiti dal sisma prendono il nome dalla città o dalla nazione che contribuì alla loro rinascita), la solidarietà, l'apporto dei militari.
E tante piccole storie, che fecero "la storia" della ricostruzione: come quella di don Luigi Orione, che giunse a Reggio, a poche ore dal sisma, camminando per un lungo tratto di strada della Calabria a piedi. E qui si impegnò nell'opera di rinascita, dedicandosi soprattutto ai più piccoli, facendosi affidare la cura degli orfani.

Una delle tante storie di solidarietà che si sono succedute dopo quel 28 dicembre.
Città che cercarono di risollevarsi: i baraccamenti, la ricostruzione. Il Lungomare reggino risorse dopo il sisma, con una struttura tesa anche ad arginare i danni che sarebbero potuti nascere da ulteriori eventi del genere. Con quella fisionomia poi «immortalata» nella celebre definizione di D'Annunzio, quella del "più bel chilometro d'Italia».
Zone, edifici che racchiudono la storia. Una storia che non si vuole dimenticare. Che va ricordata, ma non come semplice momento celebrativo: in ogni iniziativa programmata per il centenario, viene sottolineata una finalità principale, quella di voler trarre da quanto accaduto un insegnamento, per guardare al territorio con sempre maggiore interesse.

L'iconografia è sicuramente l'aspetto su cui molte iniziative si fondano, perché dà la misura del disastro. E, in questo senso, da tempo si è parlato di prodotti documentaristico-cinematografici da realizzare per l'occasione.
Su tutti, la sceneggiatura che Mario Monicelli sta scrivendo, rifacendosi alle testimonianze di suo padre Tommaso, giornalista, per dar vita al film «Intervento divino».
Il teatro ha già fornito testimonianze, ad esempio con un recital, realizzato a Reggio da Renato Nicolini e Marilù Prati, "L'Aurora dopo il terremoto", che verrà riproposto a Messina.
Una serie di manifestazioni, si diceva: tra ricordo, ma anche prevenzione, con esercitazioni per simulare un evento di portata simile e le reazioni ed i soccorsi conseguenti.

Quanto alle celebrazioni, tanti gli eventi in programma (anche nel resto d'Italia
e oltreoceano): enti e associazioni promotori di iniziative, come la notte bianca nella città calabrese. Comuni in prima fila, soprattutto quelli di Reggio e Messina, che stanno organizzando manifestazioni. Una, in particolare, vedrà rinnovarsi una sinergia tra le due sponde dello Stretto: il suono delle campane delle chiese, alle 5,21 del 28 dicembre. Per non dimenticare.



Per riflettere su un evento che sconvolse l'Italia e per documentarne gli effetti di devastazione sugli edifici, gli sconvolgimenti causati dal maremoto e l'opera di soccorso e di prima assistenza Alinari 24 Ore dedica al terremoto un volume fotografico dal titolo Terremoto Calabro Messinese, 1908 / 2008.
Il percorso commemorativo si snoda attraverso una galleria fotografica che, in oltre un centinaio di scatti, mette a fuoco i tre momenti principali del fenomeno sismico in relazione alla vita dell'uomo.


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Di Paola Abenavoli



In quell'alba del 28 dicembre non vennero solo sconvolte architettonicamente due città. Quel sisma che si verificò 100 anni fa, tra Reggio e Messina, cambiò per sempre le due aree tra le sponde dello Stretto. Ne cambiò la fisionomia, la storia. Provocò una catena di solidarietà, che unì il sud ed il nord.
La vita di una parte d'Italia mutata da un tragico evento. Poche ore prima di quella devastazione, Reggio aveva celebrato in grande stile la nuova illuminazione pubblica; anche a Messina abiti da sera, per l' «Aida» di scena a teatro. Poi, una scossa, fortissima (Mercalli aggiungerà un grado, l'11°, alla sua scala, basandolo proprio sull'intensità di questo terremoto), alle ore 5,21, per 37 secondi, scuote lo Stretto: colte nel sonno decine di migliaia di persone. Si parla di circa 80mila morti a Messina, 15mila a Reggio. Ma non fu solo quella scossa a stroncare numerose vite: in tanti si riversarono in strada, in riva al mare. E proprio da lì venne ancora morte: un maremoto li sorprese, con onde alte anche 13 metri.
Un'alba tragica, che rivelò solo macerie: città isolate, abitazioni distrutte, linee ferroviarie interrotte. E quegli edifici storici, che caratterizzavano i due capoluoghi, rasi al suolo: a Messina, i palazzi della zona del porto, quello municipale, il Duomo. A Reggio, la Caserma Mezzacapo, che ospitava i militari, tutti morti in seguito al crollo della struttura, i tanti edifici sul Lungomare, il Palazzo municipale e, anche in questo caso, la Cattedrale.

Macerie, in quell'alba. Poi l'arrivo degli aiuti, anche dall'estero (non a caso, alcuni rioni di comuni colpiti dal sisma prendono il nome dalla città o dalla nazione che contribuì alla loro rinascita), la solidarietà, l'apporto dei militari.
E tante piccole storie, che fecero "la storia" della ricostruzione: come quella di don Luigi Orione, che giunse a Reggio, a poche ore dal sisma, camminando per un lungo tratto di strada della Calabria a piedi. E qui si impegnò nell'opera di rinascita, dedicandosi soprattutto ai più piccoli, facendosi affidare la cura degli orfani.

Una delle tante storie di solidarietà che si sono succedute dopo quel 28 dicembre.
Città che cercarono di risollevarsi: i baraccamenti, la ricostruzione. Il Lungomare reggino risorse dopo il sisma, con una struttura tesa anche ad arginare i danni che sarebbero potuti nascere da ulteriori eventi del genere. Con quella fisionomia poi «immortalata» nella celebre definizione di D'Annunzio, quella del "più bel chilometro d'Italia».
Zone, edifici che racchiudono la storia. Una storia che non si vuole dimenticare. Che va ricordata, ma non come semplice momento celebrativo: in ogni iniziativa programmata per il centenario, viene sottolineata una finalità principale, quella di voler trarre da quanto accaduto un insegnamento, per guardare al territorio con sempre maggiore interesse.

L'iconografia è sicuramente l'aspetto su cui molte iniziative si fondano, perché dà la misura del disastro. E, in questo senso, da tempo si è parlato di prodotti documentaristico-cinematografici da realizzare per l'occasione.
Su tutti, la sceneggiatura che Mario Monicelli sta scrivendo, rifacendosi alle testimonianze di suo padre Tommaso, giornalista, per dar vita al film «Intervento divino».
Il teatro ha già fornito testimonianze, ad esempio con un recital, realizzato a Reggio da Renato Nicolini e Marilù Prati, "L'Aurora dopo il terremoto", che verrà riproposto a Messina.
Una serie di manifestazioni, si diceva: tra ricordo, ma anche prevenzione, con esercitazioni per simulare un evento di portata simile e le reazioni ed i soccorsi conseguenti.

Quanto alle celebrazioni, tanti gli eventi in programma (anche nel resto d'Italia
e oltreoceano): enti e associazioni promotori di iniziative, come la notte bianca nella città calabrese. Comuni in prima fila, soprattutto quelli di Reggio e Messina, che stanno organizzando manifestazioni. Una, in particolare, vedrà rinnovarsi una sinergia tra le due sponde dello Stretto: il suono delle campane delle chiese, alle 5,21 del 28 dicembre. Per non dimenticare.



Per riflettere su un evento che sconvolse l'Italia e per documentarne gli effetti di devastazione sugli edifici, gli sconvolgimenti causati dal maremoto e l'opera di soccorso e di prima assistenza Alinari 24 Ore dedica al terremoto un volume fotografico dal titolo Terremoto Calabro Messinese, 1908 / 2008.
Il percorso commemorativo si snoda attraverso una galleria fotografica che, in oltre un centinaio di scatti, mette a fuoco i tre momenti principali del fenomeno sismico in relazione alla vita dell'uomo.


Messina - Reggio Calabria 1908 - Cartoline dalla Catastrofe



La Città che non esiste più

Selezione di immagini della Città che verrà distrutta dal terremoto del 28 dicembre 1908 tratte dalla collezione del Prof. Franz Riccobono.
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La Città che non esiste più

Selezione di immagini della Città che verrà distrutta dal terremoto del 28 dicembre 1908 tratte dalla collezione del Prof. Franz Riccobono.

sabato 27 dicembre 2008

Proclama di Francesco II a Gaeta (14.2.1861)

"Generali, uffiziali e soldati di Gaeta. La sorte della guerra ne separa. Combattuto insieme cinque mesi per la indipendenza della patria, sfidando e sofferendo gli stessi pericoli e disagi, debbo in questo momento metter fine a'vostri ero ici sacrifizii. La resistenza divenuta era impossibile. Se il desio di soldato spingevami a difendere con voi l'ultimo baluardo della monarchia, sino a caderne sotto le mura crollanti, il dovere di re e l'amore di padre oggi mi comandano di risparmiare tanto generoso sangue, la cui effusione or non sarebbe che l'ultima manifestazione d'inutile eroismo. Per voi, miei fidi compagni, pel vostro avvenire, per premiare la vostra lealtà e costanza e bravura, per voi rinunzio al bellico vanto di respingere gli ultimi assalti d'un nemico che questa piazza difesa da voi non avrebbe presa senza seminare di cadaveri il cammino. Voi da dieci mesi combattete con impareggiabile coraggio. Il tradimento interno, l'assalto di rivoluzionarii stranieri, l'aggressione d'uno Stato che dicevasi amico, niente v'ha domato, nè stancato. Tra sofferenze d'ogni sorta, passando per campi di battaglia, affrontando tradigioni più terribili del ferro e del piombo, siete venuti a Capua e a Gaeta, segnando d'eroismo le rive del Volturno e le sponde del Garigliano, sfidando per tre mesi in questé mura gli sforzi d'un nemico padrone di tutta la potenza d'Italia. Per voi è salvo l'onore dell'esercito delle Due Sicilie; per voi il vostro sovrano può tenere alto il capo, e nella terra dell'esiglio dove aspetterà la giustizia di Dio, il ricordo della vostra eroica lealtà gli sarà dolcissima consolazione nelle sventure. Sarà distribuita una medaglia speciale che ricordi lo assedio ; e quando i miei cari soldati torneranno in seno delle loro famiglie, gli uomini d'onore s'inchineranno al loro passaggio, e le madri mostreranno a'figliuoli come esempio i prodi difensori di Gaeta. Generali, uffiziali, soldati, io vi ringrazio ; a tutti stringo le mani con affetto e riconoscenza ; non vi dico addio ma a rivederci. Serba temi intatta la lealtà, come eternamente vi serberà gratitudine e amore il vostro re Francesco".
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"Generali, uffiziali e soldati di Gaeta. La sorte della guerra ne separa. Combattuto insieme cinque mesi per la indipendenza della patria, sfidando e sofferendo gli stessi pericoli e disagi, debbo in questo momento metter fine a'vostri ero ici sacrifizii. La resistenza divenuta era impossibile. Se il desio di soldato spingevami a difendere con voi l'ultimo baluardo della monarchia, sino a caderne sotto le mura crollanti, il dovere di re e l'amore di padre oggi mi comandano di risparmiare tanto generoso sangue, la cui effusione or non sarebbe che l'ultima manifestazione d'inutile eroismo. Per voi, miei fidi compagni, pel vostro avvenire, per premiare la vostra lealtà e costanza e bravura, per voi rinunzio al bellico vanto di respingere gli ultimi assalti d'un nemico che questa piazza difesa da voi non avrebbe presa senza seminare di cadaveri il cammino. Voi da dieci mesi combattete con impareggiabile coraggio. Il tradimento interno, l'assalto di rivoluzionarii stranieri, l'aggressione d'uno Stato che dicevasi amico, niente v'ha domato, nè stancato. Tra sofferenze d'ogni sorta, passando per campi di battaglia, affrontando tradigioni più terribili del ferro e del piombo, siete venuti a Capua e a Gaeta, segnando d'eroismo le rive del Volturno e le sponde del Garigliano, sfidando per tre mesi in questé mura gli sforzi d'un nemico padrone di tutta la potenza d'Italia. Per voi è salvo l'onore dell'esercito delle Due Sicilie; per voi il vostro sovrano può tenere alto il capo, e nella terra dell'esiglio dove aspetterà la giustizia di Dio, il ricordo della vostra eroica lealtà gli sarà dolcissima consolazione nelle sventure. Sarà distribuita una medaglia speciale che ricordi lo assedio ; e quando i miei cari soldati torneranno in seno delle loro famiglie, gli uomini d'onore s'inchineranno al loro passaggio, e le madri mostreranno a'figliuoli come esempio i prodi difensori di Gaeta. Generali, uffiziali, soldati, io vi ringrazio ; a tutti stringo le mani con affetto e riconoscenza ; non vi dico addio ma a rivederci. Serba temi intatta la lealtà, come eternamente vi serberà gratitudine e amore il vostro re Francesco".

PROCLAMA REALE POPOLI DELLE DUE SICILIE (8.12.1860)


Da questa Piazza [GAETA] dove difendo più che la mia corona l'indipendenza della patria comune, si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi nelle vostre miserie, per promettervi tempi più felici.
Traditi ugualmente, ugualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo delle nostre sventure; che mai à durato lungamente l'opera della iniquità, nè sono eterne le usurpazioni. Ho lasciato perdersi nel disprezzo; ò guardato con sdegno i tradimenti, mentre che tradimenti e calunnie attaccavano soltanto la mia persona; ò combattuto non per me ma per l'onore del nome che portiamo. Ma quando veggo i sudditi miei che tanto amo in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati portando il loro sangue e le loro sostanze ad altri paesi, calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore napolitano batte indignato nel mio petto, consolato soltanto dalla lealtà di questa prode armata, dallo spettacolo delle nobili proteste che da tutti gli angoli del Regno si alzano contro il trionfo della violenza e dell'astuzia. Io sono napoletano; nato tra voi, non ò respirato altra aria, non ò veduto altri paesi, non conosco altro che il suolo natio.
Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni. Erede di una antica dinastia che à regnato in queste belle contrade per lunghi anni ricostituendone l'indipendenza e l'autonomia, non vego dopo avere spogliato del patrimonio gli orfani, dei suoi beni la Chiesa ad impadronirsi con forza straniera della più deliziosa parte d'Italia. Sono un principe vostro che à sacrificato tutto al suo desiderio di conservare la pace, la concordia, la prosperità tra' suoi sudditi. Il mondo intero l'à veduto; per non versare il sangue ò preferito rischiare la mia corona. I traditori pagati dal nemico straniero sedevano accanto ai fedeli nel mio consiglio; ma nella sincerità del mio cuore, io non poteva credere al tradimento. Mi costava troppo punire; mi doleva aprire, dopo tante nostre sventure un'era di persecuzione, e così la slealtà di pochi e la clemenza mia ànno aiutata l'invasione piemontese, pria per mezzo degli avventurieri rivoluzionarii o poi della sua armata regolare, paralizzando la fedeltà dei miei popoli, il valore dei miei soldati. In mano a cospirazioni continue non ò fatto versare una goccia di sangue, ed ànno accusata la mia condotta di debolezza. Se l'amore il più tenero pe' miei sudditi, se la fiducia naturale della gioventù nella onestà degli altri, se l'orrore istintivo al sangue meritano questo nome, sono stato certamente debole. Nel momento in che era sicura la rovina de' miei nemici, ò fermato il braccio de' miei generali per non consumare la distruzione di Palermo: ò preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento, come quelli che ànno avuto luogo più tardi in Capua ed in Ancona. Ho creduto di buona fede che il Re del Piemonte che si diceva mio fratello, mio amico, che mi protestava disapprovare la invasione di Garibaldi, che negoziava col mio governo un'alleanza intima pe' veri interessi d'Italia, non avrebbe rotto tutt' i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi nè dichiarazione di guerra. Se questi erano i miei torti, preferisco le mie sventure a' trionfi de' miei avversari. Io aveva dato una amnistia, aveva aperto le porte della patria a tutti gli esuli, concedendo a' miei popoli una costituzione. Non ò mancato certo alle mie promesse. Mi preparava a garantire alla Sicilia istituzioni libere che consacrassero con un parlamento separato la sua indipendenza amministrativa ed economica rimuovendo ad un tratto ogni motivo di sfiducia e di scontento. Aveva chiamato a' miei consigli quegli uomini che mi sembrarono più accettabili all'opinione pubblica in quelle circostanze, ed in quanto me lo à permesso l'incessante aggressione di che sono stato vittima, ò lavorato con ardore alle riforme, a' progressi, ai vantaggi del comune paese. Non sono i miei sudditi che mi ànno combattuto contro; non mi strappano il Regno le discordie intestine, ma mi vince l'ingiustificabile invasione d'un nemico straniero. Le due Sicilie, salvo Gaeta e Messina, questi ultimi asili della loro indipendenza, si trovano nelle mani del Piemonte.
Che à dato questa rivoluzione ai miei popoli di Napoli e di Sicilia?
Vedete lo stato che presenta il paese. Le Finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l'amministrazione è un caos; la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni sono piene di sospetti: in vece di libertà. Lo stato di assedio regna nelle provincie, ed un generale straniero pubblica la legge marziale, decreta la fucilazione istantanea per tutti quelli dei miei sudditi che non s'inchinano alla bandiera di Sardegna. L'assassinio è ricompensato; il regicidio merita un apoteosi; il rispetto al culto santo de' nostri padri è chiamato fanatismo; i promotori della guerra civile, i traditori al proprio paese ricevono pensioni che paga il pacifico contribuente. L'anarchia è da per tutto. Avventurieri stranieri àn rimestato tutto per saziare l'avidità e le passioni dei loro compagni. Uomini che non hanno mai veduta questa parte d'Italia, o che ànno dimenticato in lunga assenza i suoi bisogni, formano il vostro governo. In vece delle libere istituzioni che io vi aveva date e che era mio desiderio sviluppare, avete avuta la più sfrenata dittatura e la legge marziale sostituisce adesso la costituzione. Sparisce sotto i colpi de' vostri dominatori l'antica monarchia di Ruggiero e di Carlo III; e le due Sicilie sono state dichiarate provincie di un regno lontano. Napoli e Palermo saranno governati da Prefetti venuti da Torino. Ci è un rimedio per questi mali, per le calamità più grandi che prevedo. La concordia, la risoluzione, la fede nell'avvenire. Unitevi intorno al trono de' vostri padri. Che l'oblio copra per sempre gli orrori di tutti; che il passato non sia mai pretesto di vendetta, ma pel futuro lezione salutare. Io ò fiducia nella giustizia della Provvidenza, e qualunque sia la mia sorte, resterò fedele ai miei popoli ed alle istituzioni che ò loro accordate. Indipendenza amministrativa ed economica tra le due Sicilie con parlamenti separati; amnistia completa per tutti i fatti politici; questo è il mio programma. Fuori di queste basi non ci sarà pel Paese, che dispotismo o anarchia. Difensore della sua indipendenza, io resto e combatto qui per non abbandonare così santo e caro deposito. Se l'autorità ritorna nelle mie mani, sarà per tutelare tutt'i diritti, rispettare le proprietà, garantire le persone e le sostanze de' miei sudditi contro ogni sorta di oppressione e di saccheggio. E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero l'ultimo baluardo della monarchia, mi ritirerò con la coscienza sana con incrollabile fede, con immutabile risoluzione; ed aspettando l'ora inevitabile della giustizia, farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria; per la felicità di questi popoli, che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia. Preghiamo il Sommo Iddio, onde si degni sostenere la nostra causa.

Gaeta, 8 dicembre 1860.

FIRMATO

FRANCESCO
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Da questa Piazza [GAETA] dove difendo più che la mia corona l'indipendenza della patria comune, si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi nelle vostre miserie, per promettervi tempi più felici.
Traditi ugualmente, ugualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo delle nostre sventure; che mai à durato lungamente l'opera della iniquità, nè sono eterne le usurpazioni. Ho lasciato perdersi nel disprezzo; ò guardato con sdegno i tradimenti, mentre che tradimenti e calunnie attaccavano soltanto la mia persona; ò combattuto non per me ma per l'onore del nome che portiamo. Ma quando veggo i sudditi miei che tanto amo in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati portando il loro sangue e le loro sostanze ad altri paesi, calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore napolitano batte indignato nel mio petto, consolato soltanto dalla lealtà di questa prode armata, dallo spettacolo delle nobili proteste che da tutti gli angoli del Regno si alzano contro il trionfo della violenza e dell'astuzia. Io sono napoletano; nato tra voi, non ò respirato altra aria, non ò veduto altri paesi, non conosco altro che il suolo natio.
Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni. Erede di una antica dinastia che à regnato in queste belle contrade per lunghi anni ricostituendone l'indipendenza e l'autonomia, non vego dopo avere spogliato del patrimonio gli orfani, dei suoi beni la Chiesa ad impadronirsi con forza straniera della più deliziosa parte d'Italia. Sono un principe vostro che à sacrificato tutto al suo desiderio di conservare la pace, la concordia, la prosperità tra' suoi sudditi. Il mondo intero l'à veduto; per non versare il sangue ò preferito rischiare la mia corona. I traditori pagati dal nemico straniero sedevano accanto ai fedeli nel mio consiglio; ma nella sincerità del mio cuore, io non poteva credere al tradimento. Mi costava troppo punire; mi doleva aprire, dopo tante nostre sventure un'era di persecuzione, e così la slealtà di pochi e la clemenza mia ànno aiutata l'invasione piemontese, pria per mezzo degli avventurieri rivoluzionarii o poi della sua armata regolare, paralizzando la fedeltà dei miei popoli, il valore dei miei soldati. In mano a cospirazioni continue non ò fatto versare una goccia di sangue, ed ànno accusata la mia condotta di debolezza. Se l'amore il più tenero pe' miei sudditi, se la fiducia naturale della gioventù nella onestà degli altri, se l'orrore istintivo al sangue meritano questo nome, sono stato certamente debole. Nel momento in che era sicura la rovina de' miei nemici, ò fermato il braccio de' miei generali per non consumare la distruzione di Palermo: ò preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento, come quelli che ànno avuto luogo più tardi in Capua ed in Ancona. Ho creduto di buona fede che il Re del Piemonte che si diceva mio fratello, mio amico, che mi protestava disapprovare la invasione di Garibaldi, che negoziava col mio governo un'alleanza intima pe' veri interessi d'Italia, non avrebbe rotto tutt' i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi nè dichiarazione di guerra. Se questi erano i miei torti, preferisco le mie sventure a' trionfi de' miei avversari. Io aveva dato una amnistia, aveva aperto le porte della patria a tutti gli esuli, concedendo a' miei popoli una costituzione. Non ò mancato certo alle mie promesse. Mi preparava a garantire alla Sicilia istituzioni libere che consacrassero con un parlamento separato la sua indipendenza amministrativa ed economica rimuovendo ad un tratto ogni motivo di sfiducia e di scontento. Aveva chiamato a' miei consigli quegli uomini che mi sembrarono più accettabili all'opinione pubblica in quelle circostanze, ed in quanto me lo à permesso l'incessante aggressione di che sono stato vittima, ò lavorato con ardore alle riforme, a' progressi, ai vantaggi del comune paese. Non sono i miei sudditi che mi ànno combattuto contro; non mi strappano il Regno le discordie intestine, ma mi vince l'ingiustificabile invasione d'un nemico straniero. Le due Sicilie, salvo Gaeta e Messina, questi ultimi asili della loro indipendenza, si trovano nelle mani del Piemonte.
Che à dato questa rivoluzione ai miei popoli di Napoli e di Sicilia?
Vedete lo stato che presenta il paese. Le Finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l'amministrazione è un caos; la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni sono piene di sospetti: in vece di libertà. Lo stato di assedio regna nelle provincie, ed un generale straniero pubblica la legge marziale, decreta la fucilazione istantanea per tutti quelli dei miei sudditi che non s'inchinano alla bandiera di Sardegna. L'assassinio è ricompensato; il regicidio merita un apoteosi; il rispetto al culto santo de' nostri padri è chiamato fanatismo; i promotori della guerra civile, i traditori al proprio paese ricevono pensioni che paga il pacifico contribuente. L'anarchia è da per tutto. Avventurieri stranieri àn rimestato tutto per saziare l'avidità e le passioni dei loro compagni. Uomini che non hanno mai veduta questa parte d'Italia, o che ànno dimenticato in lunga assenza i suoi bisogni, formano il vostro governo. In vece delle libere istituzioni che io vi aveva date e che era mio desiderio sviluppare, avete avuta la più sfrenata dittatura e la legge marziale sostituisce adesso la costituzione. Sparisce sotto i colpi de' vostri dominatori l'antica monarchia di Ruggiero e di Carlo III; e le due Sicilie sono state dichiarate provincie di un regno lontano. Napoli e Palermo saranno governati da Prefetti venuti da Torino. Ci è un rimedio per questi mali, per le calamità più grandi che prevedo. La concordia, la risoluzione, la fede nell'avvenire. Unitevi intorno al trono de' vostri padri. Che l'oblio copra per sempre gli orrori di tutti; che il passato non sia mai pretesto di vendetta, ma pel futuro lezione salutare. Io ò fiducia nella giustizia della Provvidenza, e qualunque sia la mia sorte, resterò fedele ai miei popoli ed alle istituzioni che ò loro accordate. Indipendenza amministrativa ed economica tra le due Sicilie con parlamenti separati; amnistia completa per tutti i fatti politici; questo è il mio programma. Fuori di queste basi non ci sarà pel Paese, che dispotismo o anarchia. Difensore della sua indipendenza, io resto e combatto qui per non abbandonare così santo e caro deposito. Se l'autorità ritorna nelle mie mani, sarà per tutelare tutt'i diritti, rispettare le proprietà, garantire le persone e le sostanze de' miei sudditi contro ogni sorta di oppressione e di saccheggio. E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero l'ultimo baluardo della monarchia, mi ritirerò con la coscienza sana con incrollabile fede, con immutabile risoluzione; ed aspettando l'ora inevitabile della giustizia, farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria; per la felicità di questi popoli, che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia. Preghiamo il Sommo Iddio, onde si degni sostenere la nostra causa.

Gaeta, 8 dicembre 1860.

FIRMATO

FRANCESCO

Proclama di Francesco II a Napoli - Il 6 settembre 1860 Francesco II diè questa proclamazione d'addio


"Fra i doveri prescritti ai re, quelli dei giorni di sventura sono i più grandiosi e solenni, ed io intendo di compierli con rassegnazione scevra di debolezza, con animo sereno e fiducioso, quale si addice al discendente di tanti monarchi.
A tale uopo rivolgo ancora una volta la mia voce al popolo di questa metropoli, da cui ora debbo allontanarmi con dolore. Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha invaso i miei stati, nonostante ch'io fossi in pace con tutte le potenze europee. I mutati ordini governativi, la mia adesione ai grandi principi nazionali e italiani non valsero ad allontanarla, che anzi la necessità di difendere l'integrità dello Stato trascinò seco avvenimenti che ho sempre deplorati. Onde io protesto solennemente contro queste inqualificabili ostilità, sulle quali pronunzierà il suo severo giudizio l'età presente e futura. Il corpo diplomatico presente presso la mia persona seppe, fin dal principio di questa inaudita invasione, da quali sentimenti era compreso l'animo mio per tutti i miei popoli, e per questa illustre città, cioè garantirla dalle rovine e dalla guerra, salvare i suoi abitanti e le loro proprietà, i sacri templi, i monumenti, gli stabilimenti pubblici, le collezioni d'arte, e tutto quello che forma il patrimonio della sua grandezza, e che appartenendo alle generazioni future è superiore alla passione di un tempo. Questa parola è giunta l'ora di compierla. La guerra si avvicina alle mura della città, e con dolore ineffabile io mi allontano con una parte dell'esercito, trasportandomi là dove la difesa dei miei diritti mi chiama. L'altra parte di esso resta per contribuire, in concorso con l'onorevole Guardia Nazionale, alla inviolabilità ed all'incolumità della capitale, che come un palladio sacro raccomando allo zelo del ministero. E chieggio all'onore e al civismo del sindaco di Napoli e del comandante della stessa guardia cittadina di risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile; al quale uopo concedo a questi ultimi tutte le necessarie e più estese facoltà. Discendente di una dinastia che per ben 126 anni regnò in queste contrade continentali, dopo averlo salvato dagli orrori in un lungo governo viceregnante, i miei affetti sono qui. Io sono napoletano, né potrei senza grave rammarico dirigere parole di addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il suo destino, prospero o avverso, serberò sempre per essi forti e amorevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia Corona non diventi face di turbolenze. Sia che per le sorti della presente guerra io ritorni in fra voi, o in ogni altro tempo in cui piacerà alla giustizia di Dio restituirmi al trono dei miei maggiori, fatto più splendido dalle libere istituzioni di cui l'ho irrevocabilmente circondato, quello che imploro da ora è di rivedere i miei popoli concordi, forti e felici".

Francesco
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"Fra i doveri prescritti ai re, quelli dei giorni di sventura sono i più grandiosi e solenni, ed io intendo di compierli con rassegnazione scevra di debolezza, con animo sereno e fiducioso, quale si addice al discendente di tanti monarchi.
A tale uopo rivolgo ancora una volta la mia voce al popolo di questa metropoli, da cui ora debbo allontanarmi con dolore. Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha invaso i miei stati, nonostante ch'io fossi in pace con tutte le potenze europee. I mutati ordini governativi, la mia adesione ai grandi principi nazionali e italiani non valsero ad allontanarla, che anzi la necessità di difendere l'integrità dello Stato trascinò seco avvenimenti che ho sempre deplorati. Onde io protesto solennemente contro queste inqualificabili ostilità, sulle quali pronunzierà il suo severo giudizio l'età presente e futura. Il corpo diplomatico presente presso la mia persona seppe, fin dal principio di questa inaudita invasione, da quali sentimenti era compreso l'animo mio per tutti i miei popoli, e per questa illustre città, cioè garantirla dalle rovine e dalla guerra, salvare i suoi abitanti e le loro proprietà, i sacri templi, i monumenti, gli stabilimenti pubblici, le collezioni d'arte, e tutto quello che forma il patrimonio della sua grandezza, e che appartenendo alle generazioni future è superiore alla passione di un tempo. Questa parola è giunta l'ora di compierla. La guerra si avvicina alle mura della città, e con dolore ineffabile io mi allontano con una parte dell'esercito, trasportandomi là dove la difesa dei miei diritti mi chiama. L'altra parte di esso resta per contribuire, in concorso con l'onorevole Guardia Nazionale, alla inviolabilità ed all'incolumità della capitale, che come un palladio sacro raccomando allo zelo del ministero. E chieggio all'onore e al civismo del sindaco di Napoli e del comandante della stessa guardia cittadina di risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile; al quale uopo concedo a questi ultimi tutte le necessarie e più estese facoltà. Discendente di una dinastia che per ben 126 anni regnò in queste contrade continentali, dopo averlo salvato dagli orrori in un lungo governo viceregnante, i miei affetti sono qui. Io sono napoletano, né potrei senza grave rammarico dirigere parole di addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il suo destino, prospero o avverso, serberò sempre per essi forti e amorevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia Corona non diventi face di turbolenze. Sia che per le sorti della presente guerra io ritorni in fra voi, o in ogni altro tempo in cui piacerà alla giustizia di Dio restituirmi al trono dei miei maggiori, fatto più splendido dalle libere istituzioni di cui l'ho irrevocabilmente circondato, quello che imploro da ora è di rivedere i miei popoli concordi, forti e felici".

Francesco

Il Re Francesco ci ha lasciato un prezioso esempio di amore e di speranza per un futuro di dignità e di pace


“La restituzione del mio non mi adesca; quando si perde un trono, poco importa il patrimonio.
Se l’abbia l’usurpatore o il restituisca, né quello mi strappa un lamento, né questo un sorriso.
Povero sono, come oggi tanti altri migliori di me;
Stimo più la dignità che la ricchezza” .

Francesco

"Io sono napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi, non conosco altro che il suolo natio.
Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi: la vostra lingua è la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni"
"Sono un principe vostro che ha sacrificato tutto al suo desiderio di conservare la pace, la concordia, la prosperità tra suoi sudditi"

Francesco
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“La restituzione del mio non mi adesca; quando si perde un trono, poco importa il patrimonio.
Se l’abbia l’usurpatore o il restituisca, né quello mi strappa un lamento, né questo un sorriso.
Povero sono, come oggi tanti altri migliori di me;
Stimo più la dignità che la ricchezza” .

Francesco

"Io sono napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi, non conosco altro che il suolo natio.
Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi: la vostra lingua è la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni"
"Sono un principe vostro che ha sacrificato tutto al suo desiderio di conservare la pace, la concordia, la prosperità tra suoi sudditi"

Francesco

Fu Francesco II di Borbone il vero “re galantuomo”.


Il passo che segue, relativo al trapasso di S.M. Francesco II, è stato tratto dall’opera: “Per la traslazione in Santa Chiara di Napoli dei resti mortali degli ultimi Sovrani delle Due Sicilie” –
Napoli 1984 – di Padre Gaudenzio dell’Aja, francescano.


”Nella seconda decade di dicembre, la Regina si recò ad Arco per trascorrervi i giorni di Natale e di Capodanno insieme col Consorte, ma la vigilia di Natale le condizioni di salute di Francesco di Borbone si aggravarono.

Il 26 dicembre, dopo la celebrazione della Messa, furono amministrati al Sovrano il Viatico e l'Estrema Unzione. Confortato dalla benedizione del Sommo Pontefice, Francesco II si spense in Arco il 27 dicembre 1894, alle ore 14,34.

Erano presenti al transito la Regina Maria Sofia, il Conte di Caserta e gli
Arciduchi di Austria, Alberto, Ranieri ed Ernesto.

Napoli apprese la notizia della morte di Francesco II di Borbone dalle colonne de Il Mattino. Matilde Serao scrisse in prima pagina un articolo dal titolo
« Il Re di Napoli », in cui fra l'altro diceva:

«Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l'anima tribolata ma serena. Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco secondo. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato,
impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo...
Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone».

La salma di Francesco II, vestita con abiti civili su cui spiccavano le decorazioni e fra queste la medaglia al valore militare per la difesa di Gaeta, restò esposta nella camera ardente fino alla sera del 29 dicembre”.
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Il passo che segue, relativo al trapasso di S.M. Francesco II, è stato tratto dall’opera: “Per la traslazione in Santa Chiara di Napoli dei resti mortali degli ultimi Sovrani delle Due Sicilie” –
Napoli 1984 – di Padre Gaudenzio dell’Aja, francescano.


”Nella seconda decade di dicembre, la Regina si recò ad Arco per trascorrervi i giorni di Natale e di Capodanno insieme col Consorte, ma la vigilia di Natale le condizioni di salute di Francesco di Borbone si aggravarono.

Il 26 dicembre, dopo la celebrazione della Messa, furono amministrati al Sovrano il Viatico e l'Estrema Unzione. Confortato dalla benedizione del Sommo Pontefice, Francesco II si spense in Arco il 27 dicembre 1894, alle ore 14,34.

Erano presenti al transito la Regina Maria Sofia, il Conte di Caserta e gli
Arciduchi di Austria, Alberto, Ranieri ed Ernesto.

Napoli apprese la notizia della morte di Francesco II di Borbone dalle colonne de Il Mattino. Matilde Serao scrisse in prima pagina un articolo dal titolo
« Il Re di Napoli », in cui fra l'altro diceva:

«Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l'anima tribolata ma serena. Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco secondo. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato,
impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo...
Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone».

La salma di Francesco II, vestita con abiti civili su cui spiccavano le decorazioni e fra queste la medaglia al valore militare per la difesa di Gaeta, restò esposta nella camera ardente fino alla sera del 29 dicembre”.

Breve storia dell’esilio del nostro Re



Francesco II, rimasto a Roma fino al 1870, peregrinò prima tra Parigi e Vienna, stabilendosi, quindi, con Maria Sofia a Possenhofen in Germania, sul lago di Starnberg.

Il Re, ammalatosi di diabete, aveva cominciato a frequentare sin dal 1876 Arco, stazione termale nei pressi di Trento, allora parte dell’Impero austriaco, sotto il nome di Duca di Castro o “sig. Fabiani”, era ospitato nella villa dell’Arciduca Alberto d’Austria.
Nell’autunno del 1894, Francesco II e Maria Sofia si recarono per le consuete cure ad Arco. Approssimandosi le festività natalizie le condizioni di salute del Re si aggravarono improvvisamente.
Nonostante le premurose cure mediche, il giorno 27 dicembre 1894 Francesco II morì a soli 58 anni d'età.
I funerali si svolsero il 5 gennaio 1895 alla presenza dei principi reali e di quasi tutti i rappresentanti dell’aristocrazia internazionale, dall’Arcivescovo di Trento.
La salma fu seppellita nel Duomo di Arco.

Le resero gli onori due battaglioni di Cacciatori austriaci, mentre dal Monte Brione spararono i cannoni di una batteria. Nello stesso giorno, anche a Napoli fu celebrata una solenne funzione religiosa alla presenza di tutti i nobili duosiciliani, dei Cavalieri dell’Ordine di San Gennaro e
dell’Ordine di Malta.
L’arciprete Chini, testimone del tempo, così lo descrisse: «dal contegno tanto riservato, che in Arco non si faceva neppure rimarcare, tranne che la sua frequenza e divozione alla Chiesa: quasi suo unico compagno era l’Arciduca Alberto, e qualche volta suo cognato l’Arciduca Carlo Salvatore». Le sue ultime giornate le aveva trascorse compiendo qualche passeggiata nei dintorni della cittadina, scambiando qualche battuta con la gente del luogo, che ricordava la
sua svelta camminatura lungo il viale delle Magnolie, per giungere puntuale alle sacre funzioni mescolandosi ai semplici contadini.

Fonte:Liberamente tratto da una nota di Antonio Pagano
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Francesco II, rimasto a Roma fino al 1870, peregrinò prima tra Parigi e Vienna, stabilendosi, quindi, con Maria Sofia a Possenhofen in Germania, sul lago di Starnberg.

Il Re, ammalatosi di diabete, aveva cominciato a frequentare sin dal 1876 Arco, stazione termale nei pressi di Trento, allora parte dell’Impero austriaco, sotto il nome di Duca di Castro o “sig. Fabiani”, era ospitato nella villa dell’Arciduca Alberto d’Austria.
Nell’autunno del 1894, Francesco II e Maria Sofia si recarono per le consuete cure ad Arco. Approssimandosi le festività natalizie le condizioni di salute del Re si aggravarono improvvisamente.
Nonostante le premurose cure mediche, il giorno 27 dicembre 1894 Francesco II morì a soli 58 anni d'età.
I funerali si svolsero il 5 gennaio 1895 alla presenza dei principi reali e di quasi tutti i rappresentanti dell’aristocrazia internazionale, dall’Arcivescovo di Trento.
La salma fu seppellita nel Duomo di Arco.

Le resero gli onori due battaglioni di Cacciatori austriaci, mentre dal Monte Brione spararono i cannoni di una batteria. Nello stesso giorno, anche a Napoli fu celebrata una solenne funzione religiosa alla presenza di tutti i nobili duosiciliani, dei Cavalieri dell’Ordine di San Gennaro e
dell’Ordine di Malta.
L’arciprete Chini, testimone del tempo, così lo descrisse: «dal contegno tanto riservato, che in Arco non si faceva neppure rimarcare, tranne che la sua frequenza e divozione alla Chiesa: quasi suo unico compagno era l’Arciduca Alberto, e qualche volta suo cognato l’Arciduca Carlo Salvatore». Le sue ultime giornate le aveva trascorse compiendo qualche passeggiata nei dintorni della cittadina, scambiando qualche battuta con la gente del luogo, che ricordava la
sua svelta camminatura lungo il viale delle Magnolie, per giungere puntuale alle sacre funzioni mescolandosi ai semplici contadini.

Fonte:Liberamente tratto da una nota di Antonio Pagano

 
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