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di Peppe Croce
Se non è una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Anche se il dado non è ancora tratto. Il Codacons torna all’assalto dei futuri termovalorizzatori siciliani (quattro? o forse tre? Il governatore Raffaele Lombardo ha le idee poco chiare) e promette di dar battaglia.
L’esercito sarebbe già pronto: duecento avvocati, sparsi nelle nove province dell’isola, disponibili a lottare in tribunale contro ogni ipotesi di costruzione degli inceneritori. I motivi del no del Codacons sono tecnici ed economici, ancor prima che ambientali:
Già il 26 marzo 2008 abbiamo pubblicamente messo a confronto la tecnologia della termovalorizzazione con le tecnologie alternative, frutto dell’avanzamento tecnologico del momento. Fu dimostrato, in quella sede, che la tecnologia della termovalorizzazione, nonostante i doverosi aggiornamenti tecnici, rappresentava ormai il passato e che per tanti motivi di tipo economico e di impatto ambientale aveva inevitabilmente concluso il suo ciclo
I termovalorizzatori (termine corretto da usare è "inceneritori", n.d.IxR), quindi, oltre ad essere una bomba ecologica costano pure troppo rispetto ad altre soluzioni. Il problema principale di questi impianti, secondo l’associazione dei consumatori, starebbe nella loro intrinseca capacità di attirare il “turismo dei rifiuti”:
Secondo il Codacons dovrebbero essere scelti, al posto degli obsoleti termovalizzatori, impianti a basso impatto ambientali ed economicamenti sostenibili e costruirne diversi per ogni provincia, in modo da evitare il “turismo” dei rifiuti, con la diminuzione della percorrenza dei compattatori dai luoghi di produzione dei rifiuti ai siti degli impianti di trattamento
Il Codacons non lo dice, ma la proposta assomiglia abbastanza alla filiera della raccolta differenziata: impianti piccoli, vicini ai luoghi di produzione dei rifiuti e facilmente gestibili. Magari non uguali in ogni parte dell’isola perchè dove c’è agricoltura rende bene un grosso impianto di compostaggio che smaltirebbe anche le potature (che oggi si bruciano), mentre in città servono impianti per la plastica e il vetro, che occupano spazio in discarica.
Insomma, per dirla in parole semplici: serve un piano dei rifiuti nuovo, senza l’opzione del forno. Il Codacons, da parte sua, si mette a disposizione:
Infine, per scongiurare un nuovo “caso Napoli”, il Codacons si è detto pronto a collaborare con la Regione Siciliana per individuare insieme le soluzioni più giuste da adottare
Fonte: http://www.ecoblog.it/post
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