giovedì 13 maggio 2010

L'UNESCO CI RICONOSCE LA LINGUA MA LO STATO CENTRALE NO

Dal febbraio del 2000 ogni anno per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo, viene celebrata La Giornata Internazionale della Lingua Madre, proclamata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO. La Giornata Internazionale della Lingua Madre si celebra il 21 febbraio di ogni anno, ma dovunque viene preceduta da una settimana di iniziative, manifestazioni, scritti e letture, costituisce un’occasione per ricordare agli stati membri il fine di questa giornata: il riconoscimento della diversità linguistica e l’importanza dell’educazione al multilinguismo.
In un sistema che pone al proprio centro la persona umana riconoscendo come proprio fondamento i suoi diritti innati, un peso fondamentale ha la lingua madre. Potremmo definire la lingua madre come la lingua che la persona sceglie e predilige per esprimere se stesso e per esplicitare con se stesso le proprie emozioni, la lingua scelta per rapportarsi con coloro che appartengono al proprio gruppo culturale di origine. La lingua madre, dunque, ci porta al tema dell’identità culturale e, più precisamente, al diritto all’identità culturale.
Secondo l'Unesco, quindi le Nazioni Unite, le lingue in pericolo parlate nello Stato italiano sono 31. Secondo lo Stato italiano (Legge 482/99), le lingue in pericolo parlate nel suo territorio sono 12.
In particolare l’Unesco riconosce al Napoletano ed al Siciliano lo stato di lingua madre, ciò vuol dire che tra le lingue italo-meridionali sono da considerarsi lingue separate dall'italiano standard (Toscano) e non dialetti di questo. Addirittura la Sicilia è l'unica Regione a Statuto Speciale che non si vede riconosciuta la propria lingua.
Per fare meglio chiarezza, va sottolineata la differenza tra Lingue e dialetto. Un dialetto (dal greco διάλεκτος, dialektos, letteralmente "lingua parlata") è una varietà linguistica (o idioma) usata da abitanti originari di una particolare area geografica. Il numero di locutori, e l'area stessa, possono essere di dimensione arbitraria. Ne consegue che un dialetto per un'area più ampia può contenere molte varianti, che a loro volta possono contenere sottovarianti di aree ancora minori, e così via. La lingua è il modo concreto e determinato storicamente con cui si manifesta la capacità comunicativa verbale del linguaggio, dal quale si distingue in senso proprio. I tratti comuni che individuano una lingua sono il vocabolario, il sistema fonematico comune, la grammatica e la sintassi, lo stile e la pragmatica.


area di influenza Lingua Napoletana

area di influenza Lingua Siciliana

Ottenere uno status legale del Napoletano e del Siciliano come Lingue Proprie dell’Italia meridionale ne permetterebbe l’utilizzo nelle scuole, negli uffici pubblici e nei mezzi di informazione.
L' attività di valorizzazione è portata avanti principalmente da associazioni culturali e gruppi musicali e teatrali. Sono presenti anche siti Internet in lingua napoletana e siciliana. La lingua napoletana, come quella siciliana e le altre parlate meridionali, soffrono il fatto di essere state confinate dalla cultura ufficiale italiana nel "ghetto" dei dialetti. A Napoli, come a Palermo c'è una spinta a vergognarci di una cosa che è parte della nostra identità. La poesia, il teatro, la musica e in generale la cultura e l’identità di un popolo si stanno estinguendo inesorabilmente e se non si interviene immediatamente tale patrimonio sarà perso per sempre. In Spagna, per esempio, il popolo catalano ha riposto molti sforzi nella conservazione della sua lingua e molto orgoglio nel ritrovarla, da noi, il sistema unitario ci spinge a vergognarci del suo utilizzo.
"Il napoletano è una lingua - ha affermato Giovanni Cervero, presidente del Forum delle associazioni di Positano (dove si celebra ogni anno la Giornata Internazionale della Lingua Madre promossa dall’UNESCO), perchè è stato l'idioma ufficiale del Regno di Napoli, è esistita per ottocento anni, nata prima dell'italiano ed esiste ancora".
Tra i poeti contemporanei che hanno scelto di esprimersi in siciliano Ignazio Buttitta è il più noto e il più conosciuto, sia in Sicilia che nel resto dell'Italia. Scomparso del 1997, la sua lirica più famosa è Lingua e dialettu, dove implora i siciliani affinché conservino la propria lingua:


Un populu

mittitilu a catina

spughiatilu

attuppatici a vucca

è ancora libiru.

Livatici u travagghiu

u passaportu

a tavula unnu mancia

u lettu unnu dormi,

è ancora riccu.

Un populu

diventa poviru e servu

quannu ci arrubbanu a lingua

addutata di patri:

è persu pi sempri.

E a tal proposito va ricordato Rémy de Gourmont, poeta, scrittore e critico letterario francese il quale scrisse: “Quando un popolo non osa più difendere la propria lingua, è pronto per la schiavitù
Tra le varie iniziative, per ridare dignità alla lingua Napoletana e Siciliana, partendo dall’insegnamento della grammatica, va citata l’esperienza delle Pluriversità di Napolie e Palermo, laboratori sperimentali di pubblica e libera condivisione delle informazioni, dove sono gli studenti a preferire gli insegnanti ed i corsi sono Simposi dove chi insegna può imparare da chi viene ad apprendere.

Fonte:Comevogliolamiacittà

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Dal febbraio del 2000 ogni anno per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo, viene celebrata La Giornata Internazionale della Lingua Madre, proclamata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO. La Giornata Internazionale della Lingua Madre si celebra il 21 febbraio di ogni anno, ma dovunque viene preceduta da una settimana di iniziative, manifestazioni, scritti e letture, costituisce un’occasione per ricordare agli stati membri il fine di questa giornata: il riconoscimento della diversità linguistica e l’importanza dell’educazione al multilinguismo.
In un sistema che pone al proprio centro la persona umana riconoscendo come proprio fondamento i suoi diritti innati, un peso fondamentale ha la lingua madre. Potremmo definire la lingua madre come la lingua che la persona sceglie e predilige per esprimere se stesso e per esplicitare con se stesso le proprie emozioni, la lingua scelta per rapportarsi con coloro che appartengono al proprio gruppo culturale di origine. La lingua madre, dunque, ci porta al tema dell’identità culturale e, più precisamente, al diritto all’identità culturale.
Secondo l'Unesco, quindi le Nazioni Unite, le lingue in pericolo parlate nello Stato italiano sono 31. Secondo lo Stato italiano (Legge 482/99), le lingue in pericolo parlate nel suo territorio sono 12.
In particolare l’Unesco riconosce al Napoletano ed al Siciliano lo stato di lingua madre, ciò vuol dire che tra le lingue italo-meridionali sono da considerarsi lingue separate dall'italiano standard (Toscano) e non dialetti di questo. Addirittura la Sicilia è l'unica Regione a Statuto Speciale che non si vede riconosciuta la propria lingua.
Per fare meglio chiarezza, va sottolineata la differenza tra Lingue e dialetto. Un dialetto (dal greco διάλεκτος, dialektos, letteralmente "lingua parlata") è una varietà linguistica (o idioma) usata da abitanti originari di una particolare area geografica. Il numero di locutori, e l'area stessa, possono essere di dimensione arbitraria. Ne consegue che un dialetto per un'area più ampia può contenere molte varianti, che a loro volta possono contenere sottovarianti di aree ancora minori, e così via. La lingua è il modo concreto e determinato storicamente con cui si manifesta la capacità comunicativa verbale del linguaggio, dal quale si distingue in senso proprio. I tratti comuni che individuano una lingua sono il vocabolario, il sistema fonematico comune, la grammatica e la sintassi, lo stile e la pragmatica.


area di influenza Lingua Napoletana

area di influenza Lingua Siciliana

Ottenere uno status legale del Napoletano e del Siciliano come Lingue Proprie dell’Italia meridionale ne permetterebbe l’utilizzo nelle scuole, negli uffici pubblici e nei mezzi di informazione.
L' attività di valorizzazione è portata avanti principalmente da associazioni culturali e gruppi musicali e teatrali. Sono presenti anche siti Internet in lingua napoletana e siciliana. La lingua napoletana, come quella siciliana e le altre parlate meridionali, soffrono il fatto di essere state confinate dalla cultura ufficiale italiana nel "ghetto" dei dialetti. A Napoli, come a Palermo c'è una spinta a vergognarci di una cosa che è parte della nostra identità. La poesia, il teatro, la musica e in generale la cultura e l’identità di un popolo si stanno estinguendo inesorabilmente e se non si interviene immediatamente tale patrimonio sarà perso per sempre. In Spagna, per esempio, il popolo catalano ha riposto molti sforzi nella conservazione della sua lingua e molto orgoglio nel ritrovarla, da noi, il sistema unitario ci spinge a vergognarci del suo utilizzo.
"Il napoletano è una lingua - ha affermato Giovanni Cervero, presidente del Forum delle associazioni di Positano (dove si celebra ogni anno la Giornata Internazionale della Lingua Madre promossa dall’UNESCO), perchè è stato l'idioma ufficiale del Regno di Napoli, è esistita per ottocento anni, nata prima dell'italiano ed esiste ancora".
Tra i poeti contemporanei che hanno scelto di esprimersi in siciliano Ignazio Buttitta è il più noto e il più conosciuto, sia in Sicilia che nel resto dell'Italia. Scomparso del 1997, la sua lirica più famosa è Lingua e dialettu, dove implora i siciliani affinché conservino la propria lingua:


Un populu

mittitilu a catina

spughiatilu

attuppatici a vucca

è ancora libiru.

Livatici u travagghiu

u passaportu

a tavula unnu mancia

u lettu unnu dormi,

è ancora riccu.

Un populu

diventa poviru e servu

quannu ci arrubbanu a lingua

addutata di patri:

è persu pi sempri.

E a tal proposito va ricordato Rémy de Gourmont, poeta, scrittore e critico letterario francese il quale scrisse: “Quando un popolo non osa più difendere la propria lingua, è pronto per la schiavitù
Tra le varie iniziative, per ridare dignità alla lingua Napoletana e Siciliana, partendo dall’insegnamento della grammatica, va citata l’esperienza delle Pluriversità di Napolie e Palermo, laboratori sperimentali di pubblica e libera condivisione delle informazioni, dove sono gli studenti a preferire gli insegnanti ed i corsi sono Simposi dove chi insegna può imparare da chi viene ad apprendere.

Fonte:Comevogliolamiacittà

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