venerdì 4 giugno 2010

Francesco Crispi, garibaldino, unitario,socialista e assassino

Crispi, da morto di fame comprò un palazzo a via Maqueda a Palermo, fu tra i primi mafiosi politici dell'isola intascando una tangente di 65 mila lire con il suo compare di merende Agostino Bertani segretario amministrativo di Garibaldi. Il sistema politico attuale è figlio di quel risorgimento, è figlio di quegli eroi di cartone. E sono festeggiati dalle massime istituzioni di questa repubblica a loro vergogna. Noi rivolgiamo un appello ai meridionalisti:" Uniamoci per abbattere il Monumento risorgimentale, e con esso la partitocrazia che ad esso fa capo,l'attuale destra e l'attuale sinistra sono solo indicazioni stradali,difendono gli interessi regionali Tosco-Padani, il Sud è una colonia commerciale dei loro supermercati affamando di fatto i nostri contadini, i nostri commercianti, i nostri artigiani, le nostre imprese, sempre più tassate.Stanno emigrando in 150 mila giovani all'anno". Fermiamo questa emorraggia, aderite al Partito del Sud.



Francesco Crispi, risorgimentalista tra i più accaniti, unitario più del suo re vittorio emanueleII, si dimostrò più nazista dei suoi capi Bixio e Garibaldi. Mise a ferro e fuoco la sua Sicilia,con uno stato d'assedio durissimo. Represse i Fasci siciliani con durezza provocando morti dappertutto per difendere e rafforzare il potere dei latifondisti. La Sicilia è piena di strade intitolate a Garibaldi, a Bixio,e a Crispi. Il Partito del Sud invita i sindaci siciliani a cancellarle.Vediamo chi era Crispi,Padre della Patria capitalistica, unitario, socialista e Garibaldino, fascista come tutti o quasi i garibaldini sbarcati in Sicilia ( erano 752 e non 1089, i repubblicani a Talamone se la squagliarono perchè seppero da Garibaldi stesso che dovevano andare a combattere per Re Vittorio Emanuele II)

Il dittatore e i suoi pubblicarono il 15 ottobre, con data del 25 settembre, un decreto concedente le ferrovie del Regno alla società livornese Adami e Lemmi, settaria. A questa lo Stato avrebbe riconosciuto la somma di 650.000.000 di lire, spesa presuntiva che essa avrebbe affrontato per la costruzione delle strade ferrate; le si assicurava inoltre per moltissimi anni l’utile del 7% su quell’importo senza che detta società sborsasse una lira! Ma si seppe che il Crispi e il Bertani s’avean presi 65 mila franchi;e La Farina a vendetta stampò nel Cittadino di Palermo il documento per notar ( cioè notaio, ndr) Zezza comprovante tal mancia pagata dalla società.( Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Cosenza, 1984, pag 307) Fu scandalo. Le chiacchiere approdarono persino alla camera dei deputati torinese. Il decreto fu annullato.
Lo storico di Maddaloni torna a punzecchiare Crispi a pag. 133 del suo capolavoro “…essendo direttore degli affari di Sicilia in Napoli un Bacci, questi all’entrata del Garibaldi avea sulla madrefede intorno ai novantatremila ducati: se la sentì con Crispi, promise darli, purchè avesse il ritiro con soldo di ducati tremila; così si fece; con una mano piglia il decreto, con l’altra consegna i novantatremila. Il Crispi già morto di fame diventato riccone in un mese comprò un palazzo in via Maqueda, rimpetto a’ Crociferi, sotto nome di un Moggio suo cugino. Di tali rapine narrate si giudichi il sacco per grande e per minuto dato al regno. Poi quando Garibaldi tornò a Caprera, i suoi stamparono che niente si portasse, altro che un sacco di patate!( Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Cosenza, 1985, pag 133)
E come fece Bertani a mettere in banca 8 milioni in un anno? Facile immaginarlo!
Il sistema politico che ci ritroviamo è diretto discendente di quello risorgimentale, quasi tutti a osannare ladri ed assassini, tutti, escluso qualcuno, ad incensare idoli di paglia. È il sistema che non funziona, è marcio dalle fondamenta. E’ marcio dal Risorgimento. Il sistema liberal-massonico è da abbattere, da distruggere completamente, da eliminare dalla faccia della terra, altrimenti il nostro pianeta verrà distrutto dalla fame di profitti sempre più grandi, sempre più illegali, sempre più voraci. Il popolo di Seattle siamo noi, è nato nell’Italia dei Borbone, ha avuto migliaia di morti, la globalizzazione la combattiamo dal 1734, per questo abbiamo perso la nostra indipendenza.

Alla fine di settembre, dopo neanche un mese di dittatura garibaldesca, le casse erano svuotate, si prelevavano denari continuamente, bastava un semplice biglietto del Garibaldi o dei suoi sottoposti, senza alcuna giustificazione. Chiunque indossasse una camicia rossa poteva arricchirsi a piacimento
Pagina tratta dal libro di Antonio Ciano "Le stragi e gli eccidi dei Savoia" volume secondo, in via di pubblicazione.





Il Fascio si compone di operai d'ogni arte e mestiere, di ambo i sessi e d'ogni età, purché provino di vivere col frutto del proprio lavoro e alla dipendenza dei padroni capitalisti, ecc.
Non è considerato operaio colui che ha sotto la sua dipendenza uno o più lavoratori.
Art 4 dello statuto del Fascio di Catania, 1891
in che senso antimafia?
Alla fine dell'800 i maggiori interessi della mafia sono l'accumulo del capitale (mafia imprenditrice, urbana), il controllo della forza-lavoro (si ricordi la figura del gabelloto, vero e proprio intermediario mafioso tra proprietario terriero e bracciante) e il dominio sul territorio (per mezzo del sistema delle estorsioni).
In questa prima fase il soggetto protagonista dell'antimafia è quindi il movimento politico-sindacale: i Fasci siciliani vengono considerati "il primo esempio di lotta organizzata contro la mafia" (Santino, 2000). La loro lotta si configura come tentativo di riforma dei rapporti di lavoro: è quindi chiaro come sin dall'inizio essi siano un fenomeno poco gradito ad agrari e mafiosi (i grossi criminali sono tra l'altro esclusi dalla partecipazione ai Fasci). A causa (e a riprova) di ciò, il loro operato viene stroncato per l'azione congiunta di mafia e istituzioni.
il contesto
Gli ultimi anni del XIX secolo sono caratterizzati da una grande crisi economica, diffusa a livello europeo. La "grande depressione" in Italia si manifesta innanzitutto come crisi agraria, e in particolare in Sicilia si verificano gli effetti disastrosi del protezionismo e delle condizioni climatiche sull'economia isolana. Si tratta di una vera e propria crisi capitalistica:
Ma la recessione produttiva aveva, adesso, i caratteri propri, non della carestia di antica memoria, bensí della crisi capitalistica. Insieme al pane per mangiare, mancava il denaro per pagare le tasse, e non si sapeva come fare per soddisfare gli obblighi contratti coi diversi fornitori. La penuria, d'altra parte, non colpiva ugualmente tutti i ceti, ma solo o prevalentemente quelli popolari, che avevano poche risorse o che non ne avevano affatto. I contratti agrari erano organizzati in modo che gli effetti della recessione non fossero proporzionalmente distribuiti fra rendita, capitale e lavoro. (Renda, 1977)
Sono gli anni dell'enciclica Rerum Novarum (maggio 1881) di papa Leone XIII, che inaugura il movimento sociale cattolico, e della nascita del PSI (agosto 1892).
In Sicilia sopravvive il latifondo ex-feudale, segnato da patti ineguali quali la mezzadria siciliana (o metateria) e il terraggio. Nelle campagne prevale un associazionismo disomogeneo, e per lo più subalterno al padronato, tipico delle società di mutuo soccorso (moderate, filogovernative o di ispirazione cattolica).

campiere - inizi 900 La grande maggioranza dei lavoratori è costituita dai cosiddetti jurnatara (braccianti con salari da fame, che lavoravano dall'alba al tramonto). I jurnatara lavorano le terre dei grandi affittuari (i gabelloti, che sostituivano i latifondisti assenteisti e che avevano al loro servizio una folta schiera di campieri). Su ogni bracciante gravavano i diritti: diritto di messa per il prete, diritto di sfrido, e il famigerato diritto di maccherone, che veniva pagato al campiere in cambio di "protezione": il tributo feudale è diventato estorsione, pizzo (da "fari vagnari 'u pizzu", cioè bagnarsi il becco [nel piatto altrui]).
l'organizzazione
La composizione e l'ispirazione dei Fasci sono fortemente eterogenee.
Facevano parte dei Fasci braccianti agricoli, operai industriali, zolfatari, artigiani, piccoli borghesi e una percentuale non indifferente di donne e ragazzi.
Gran parte dei Fasci sono di orientamento socialista, e ai membri dei Fasci socialisti preme prendere le distanze dall'anarchismo. Tuttavia si deve anche menzionare una stretta minoranza di Fasci diretti e organizzati da personaggi compromessi con la mafia (o che lo sarebbero stati in seguito: si ricordi Vito Cascio Ferro, alla testa del Fascio di Bisacquino).
I Fasci si basano sull'autofinanziamento e cercano di darsi un'organizzazione capillare per ottenere un controllo alternativo del territorio. Strumenti di questo controllo, una "polizia" interna al Fascio (con funzione informativa) e una "Commissione di fratelli" (con funzione moralizzatrice, per sorvegliare i "fratelli", perché non bevano e non si lascino andare in risse e liti).
le fasi
fase costitutiva (1 maggio 1891 - 22 maggio 1893)

Questa fase segna il passaggio dalle società assistenzialiste e di mutuo soccorso ai primi Fasci. Il movimento si sviluppa inizialmente nella parte orientale dell'isola, e si diffonde in tutta la Sicilia dopo la costituzione del fascio di Palermo, il 29 giugno 1892. Elenchiamo i momenti più salienti:

- 1 maggio 1891 - viene costituito il Fascio di Catania
- 29 giugno 1892 - viene costituito il Fascio di Palermo, con a capo Rosario Garibaldi Bosco e su modello della Camera del lavoro di Parigi
- fine 1892 - ci sono Fasci in tutti i capoluoghi (esclusa Caltanissetta)
- 20 gennaio 1893 - massacro di Caltavuturo (PA): soldati e carabinieri sparano senza preavviso su una folla di 500 contadini di ritorno dall'occupazione simbolica di terre di demanio (13 morti). Manifestazioni di solidarietà da parte dei Fasci e sul piano nazionale (a Caltavuturo non esisteva ancora un Fascio)
- 21-22 maggio 1893 - congresso di Palermo: partecipano 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Viene eletto il Comitato Centrale, composto da nove membri: Giacomo Montalto per la provincia di Trapani, Nicola Petrina per la provincia di Messina, Giuseppe De Felice Giuffrida per la provincia di Catania, Luigi Leone per la provincia di Siracusa, Antonio Licata per la provincia di Girgenti, Agostino Lo Piano per la provincia di Caltanissetta, Rosario Garibaldi Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro per la provincia di Palermo

fase dello sciopero agrario e dei patti di Corleone (maggio 1893 - dicembre 1893)

In questa fase risulta chiaro come i Fasci siano una ribellione programmata contro lo strapotere degli agrari. I membri dei Fasci dimostrano grande maturità, resistendo alle provocazioni delle istituzioni e ai facili vantaggi offerti dai proprietari per fermare la protesta. Il governo Giolitti non è per la linea dura: questo, insieme allo scandalo della Banca Romana, gli fa perdere l'appoggio degli agrari.

- 31 luglio 1893 - patti di Corleone: partecipano 50.000 persone secondo la stampa, probabilmente molte di più, il doppio o il triplo (Renda 1977). Obiettivo principale: abolizione del terraggio, ci si riserva di far ricorso allo sciopero in caso di rifiuto della controparte padronale
- 7 agosto 1893 - arresto di >Verro e di Giacomo Luciano (presidente del Fascio di Palazzo Adriano). Divampa lo sciopero
- agosto-novembre 1893 - sciopero agrario, di direzione socialista. Le province orientali, in disaccordo con i patti di Corleone, non partecipano
- ottobre 1893 - congresso minerario di Grotte: partecipano 1.500 persone. Richieste: età minima per lavorare in miniera elevata a 14 anni, abolizione dei trucksystem, riduzione dell'orario di lavoro, 3 lire di salario minimo
- 24 novembre 1893 - il governo Giolitti si dimette, gli succede il governo Crispi, che segue la strada dell'intervento militare per arrestare il movimento dei Fasci. Inizia una nuova Bronte.

fase finale (dicembre 1893 - gennaio 1894)

Il governo Crispi inizia ad adottare la linea dura. Il gen. Roberto Morra di Lavriano viene nominato Commissario Straordinario con pieni poteri civili e militari. Si spara sulla folla, vengono arrestati i dirigenti, l'organizzazione dei Fasci non riesce a imporre il suo controllo per impedire fenomeni di spontaneismo e la degenerazione della protesta negli assalti ai municipi (spesso anche a causa di agitatori infiltrati tra i dimostranti - crf. Romano 1959), le condanne vengono effettuate da tribunali di guerra.

- dicembre/gennaio - manifestazioni contro le tasse comunali (10 dicembre, Giardinello (PA), 11 morti - 25 dicembre, Lercara (PA), 12 morti - 1 gennaio, Pietraperzia (EN), 8 morti - 2 gennaio, Gibellina (TP), 20 morti, e Belmonte (PA), 2 morti - 3 gennaio, Marineo (PA), 18 morti - 5 gennaio, Santa Caterina Villarmosa (CL), 14 morti) - a fare fuoco sui manifestanti, i soldati inviati da Crispi e i campieri mafiosi
- 3 gennaio 1894 - Crispi dichiara lo stato d'assedio in Sicilia, il generale Morra di Lavriano emana il decreto di scioglimento dei Fasci, si dispone l'arresto dei dirigenti - il comitato centrale dei Fasci si riunisce a Palermo, viene redatto un appello, che verrà pubblicato solo la mattina dopo, a giochi conclusi
- 4 gennaio 1894 - vengono arrestati De Felice, Petrina, Montalto
- 16 gennaio 1894 - vengono arrestati Bosco, Barbato, Verro

Spunto tratto dal Progetto realizzato da
Alessandra Zarcone
per il corso di Storia
corso di laurea in
Informatica Umanistica
Università degli Studi di Pisa
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Crispi, da morto di fame comprò un palazzo a via Maqueda a Palermo, fu tra i primi mafiosi politici dell'isola intascando una tangente di 65 mila lire con il suo compare di merende Agostino Bertani segretario amministrativo di Garibaldi. Il sistema politico attuale è figlio di quel risorgimento, è figlio di quegli eroi di cartone. E sono festeggiati dalle massime istituzioni di questa repubblica a loro vergogna. Noi rivolgiamo un appello ai meridionalisti:" Uniamoci per abbattere il Monumento risorgimentale, e con esso la partitocrazia che ad esso fa capo,l'attuale destra e l'attuale sinistra sono solo indicazioni stradali,difendono gli interessi regionali Tosco-Padani, il Sud è una colonia commerciale dei loro supermercati affamando di fatto i nostri contadini, i nostri commercianti, i nostri artigiani, le nostre imprese, sempre più tassate.Stanno emigrando in 150 mila giovani all'anno". Fermiamo questa emorraggia, aderite al Partito del Sud.



Francesco Crispi, risorgimentalista tra i più accaniti, unitario più del suo re vittorio emanueleII, si dimostrò più nazista dei suoi capi Bixio e Garibaldi. Mise a ferro e fuoco la sua Sicilia,con uno stato d'assedio durissimo. Represse i Fasci siciliani con durezza provocando morti dappertutto per difendere e rafforzare il potere dei latifondisti. La Sicilia è piena di strade intitolate a Garibaldi, a Bixio,e a Crispi. Il Partito del Sud invita i sindaci siciliani a cancellarle.Vediamo chi era Crispi,Padre della Patria capitalistica, unitario, socialista e Garibaldino, fascista come tutti o quasi i garibaldini sbarcati in Sicilia ( erano 752 e non 1089, i repubblicani a Talamone se la squagliarono perchè seppero da Garibaldi stesso che dovevano andare a combattere per Re Vittorio Emanuele II)

Il dittatore e i suoi pubblicarono il 15 ottobre, con data del 25 settembre, un decreto concedente le ferrovie del Regno alla società livornese Adami e Lemmi, settaria. A questa lo Stato avrebbe riconosciuto la somma di 650.000.000 di lire, spesa presuntiva che essa avrebbe affrontato per la costruzione delle strade ferrate; le si assicurava inoltre per moltissimi anni l’utile del 7% su quell’importo senza che detta società sborsasse una lira! Ma si seppe che il Crispi e il Bertani s’avean presi 65 mila franchi;e La Farina a vendetta stampò nel Cittadino di Palermo il documento per notar ( cioè notaio, ndr) Zezza comprovante tal mancia pagata dalla società.( Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Cosenza, 1984, pag 307) Fu scandalo. Le chiacchiere approdarono persino alla camera dei deputati torinese. Il decreto fu annullato.
Lo storico di Maddaloni torna a punzecchiare Crispi a pag. 133 del suo capolavoro “…essendo direttore degli affari di Sicilia in Napoli un Bacci, questi all’entrata del Garibaldi avea sulla madrefede intorno ai novantatremila ducati: se la sentì con Crispi, promise darli, purchè avesse il ritiro con soldo di ducati tremila; così si fece; con una mano piglia il decreto, con l’altra consegna i novantatremila. Il Crispi già morto di fame diventato riccone in un mese comprò un palazzo in via Maqueda, rimpetto a’ Crociferi, sotto nome di un Moggio suo cugino. Di tali rapine narrate si giudichi il sacco per grande e per minuto dato al regno. Poi quando Garibaldi tornò a Caprera, i suoi stamparono che niente si portasse, altro che un sacco di patate!( Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Cosenza, 1985, pag 133)
E come fece Bertani a mettere in banca 8 milioni in un anno? Facile immaginarlo!
Il sistema politico che ci ritroviamo è diretto discendente di quello risorgimentale, quasi tutti a osannare ladri ed assassini, tutti, escluso qualcuno, ad incensare idoli di paglia. È il sistema che non funziona, è marcio dalle fondamenta. E’ marcio dal Risorgimento. Il sistema liberal-massonico è da abbattere, da distruggere completamente, da eliminare dalla faccia della terra, altrimenti il nostro pianeta verrà distrutto dalla fame di profitti sempre più grandi, sempre più illegali, sempre più voraci. Il popolo di Seattle siamo noi, è nato nell’Italia dei Borbone, ha avuto migliaia di morti, la globalizzazione la combattiamo dal 1734, per questo abbiamo perso la nostra indipendenza.

Alla fine di settembre, dopo neanche un mese di dittatura garibaldesca, le casse erano svuotate, si prelevavano denari continuamente, bastava un semplice biglietto del Garibaldi o dei suoi sottoposti, senza alcuna giustificazione. Chiunque indossasse una camicia rossa poteva arricchirsi a piacimento
Pagina tratta dal libro di Antonio Ciano "Le stragi e gli eccidi dei Savoia" volume secondo, in via di pubblicazione.





Il Fascio si compone di operai d'ogni arte e mestiere, di ambo i sessi e d'ogni età, purché provino di vivere col frutto del proprio lavoro e alla dipendenza dei padroni capitalisti, ecc.
Non è considerato operaio colui che ha sotto la sua dipendenza uno o più lavoratori.
Art 4 dello statuto del Fascio di Catania, 1891
in che senso antimafia?
Alla fine dell'800 i maggiori interessi della mafia sono l'accumulo del capitale (mafia imprenditrice, urbana), il controllo della forza-lavoro (si ricordi la figura del gabelloto, vero e proprio intermediario mafioso tra proprietario terriero e bracciante) e il dominio sul territorio (per mezzo del sistema delle estorsioni).
In questa prima fase il soggetto protagonista dell'antimafia è quindi il movimento politico-sindacale: i Fasci siciliani vengono considerati "il primo esempio di lotta organizzata contro la mafia" (Santino, 2000). La loro lotta si configura come tentativo di riforma dei rapporti di lavoro: è quindi chiaro come sin dall'inizio essi siano un fenomeno poco gradito ad agrari e mafiosi (i grossi criminali sono tra l'altro esclusi dalla partecipazione ai Fasci). A causa (e a riprova) di ciò, il loro operato viene stroncato per l'azione congiunta di mafia e istituzioni.
il contesto
Gli ultimi anni del XIX secolo sono caratterizzati da una grande crisi economica, diffusa a livello europeo. La "grande depressione" in Italia si manifesta innanzitutto come crisi agraria, e in particolare in Sicilia si verificano gli effetti disastrosi del protezionismo e delle condizioni climatiche sull'economia isolana. Si tratta di una vera e propria crisi capitalistica:
Ma la recessione produttiva aveva, adesso, i caratteri propri, non della carestia di antica memoria, bensí della crisi capitalistica. Insieme al pane per mangiare, mancava il denaro per pagare le tasse, e non si sapeva come fare per soddisfare gli obblighi contratti coi diversi fornitori. La penuria, d'altra parte, non colpiva ugualmente tutti i ceti, ma solo o prevalentemente quelli popolari, che avevano poche risorse o che non ne avevano affatto. I contratti agrari erano organizzati in modo che gli effetti della recessione non fossero proporzionalmente distribuiti fra rendita, capitale e lavoro. (Renda, 1977)
Sono gli anni dell'enciclica Rerum Novarum (maggio 1881) di papa Leone XIII, che inaugura il movimento sociale cattolico, e della nascita del PSI (agosto 1892).
In Sicilia sopravvive il latifondo ex-feudale, segnato da patti ineguali quali la mezzadria siciliana (o metateria) e il terraggio. Nelle campagne prevale un associazionismo disomogeneo, e per lo più subalterno al padronato, tipico delle società di mutuo soccorso (moderate, filogovernative o di ispirazione cattolica).

campiere - inizi 900 La grande maggioranza dei lavoratori è costituita dai cosiddetti jurnatara (braccianti con salari da fame, che lavoravano dall'alba al tramonto). I jurnatara lavorano le terre dei grandi affittuari (i gabelloti, che sostituivano i latifondisti assenteisti e che avevano al loro servizio una folta schiera di campieri). Su ogni bracciante gravavano i diritti: diritto di messa per il prete, diritto di sfrido, e il famigerato diritto di maccherone, che veniva pagato al campiere in cambio di "protezione": il tributo feudale è diventato estorsione, pizzo (da "fari vagnari 'u pizzu", cioè bagnarsi il becco [nel piatto altrui]).
l'organizzazione
La composizione e l'ispirazione dei Fasci sono fortemente eterogenee.
Facevano parte dei Fasci braccianti agricoli, operai industriali, zolfatari, artigiani, piccoli borghesi e una percentuale non indifferente di donne e ragazzi.
Gran parte dei Fasci sono di orientamento socialista, e ai membri dei Fasci socialisti preme prendere le distanze dall'anarchismo. Tuttavia si deve anche menzionare una stretta minoranza di Fasci diretti e organizzati da personaggi compromessi con la mafia (o che lo sarebbero stati in seguito: si ricordi Vito Cascio Ferro, alla testa del Fascio di Bisacquino).
I Fasci si basano sull'autofinanziamento e cercano di darsi un'organizzazione capillare per ottenere un controllo alternativo del territorio. Strumenti di questo controllo, una "polizia" interna al Fascio (con funzione informativa) e una "Commissione di fratelli" (con funzione moralizzatrice, per sorvegliare i "fratelli", perché non bevano e non si lascino andare in risse e liti).
le fasi
fase costitutiva (1 maggio 1891 - 22 maggio 1893)

Questa fase segna il passaggio dalle società assistenzialiste e di mutuo soccorso ai primi Fasci. Il movimento si sviluppa inizialmente nella parte orientale dell'isola, e si diffonde in tutta la Sicilia dopo la costituzione del fascio di Palermo, il 29 giugno 1892. Elenchiamo i momenti più salienti:

- 1 maggio 1891 - viene costituito il Fascio di Catania
- 29 giugno 1892 - viene costituito il Fascio di Palermo, con a capo Rosario Garibaldi Bosco e su modello della Camera del lavoro di Parigi
- fine 1892 - ci sono Fasci in tutti i capoluoghi (esclusa Caltanissetta)
- 20 gennaio 1893 - massacro di Caltavuturo (PA): soldati e carabinieri sparano senza preavviso su una folla di 500 contadini di ritorno dall'occupazione simbolica di terre di demanio (13 morti). Manifestazioni di solidarietà da parte dei Fasci e sul piano nazionale (a Caltavuturo non esisteva ancora un Fascio)
- 21-22 maggio 1893 - congresso di Palermo: partecipano 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Viene eletto il Comitato Centrale, composto da nove membri: Giacomo Montalto per la provincia di Trapani, Nicola Petrina per la provincia di Messina, Giuseppe De Felice Giuffrida per la provincia di Catania, Luigi Leone per la provincia di Siracusa, Antonio Licata per la provincia di Girgenti, Agostino Lo Piano per la provincia di Caltanissetta, Rosario Garibaldi Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro per la provincia di Palermo

fase dello sciopero agrario e dei patti di Corleone (maggio 1893 - dicembre 1893)

In questa fase risulta chiaro come i Fasci siano una ribellione programmata contro lo strapotere degli agrari. I membri dei Fasci dimostrano grande maturità, resistendo alle provocazioni delle istituzioni e ai facili vantaggi offerti dai proprietari per fermare la protesta. Il governo Giolitti non è per la linea dura: questo, insieme allo scandalo della Banca Romana, gli fa perdere l'appoggio degli agrari.

- 31 luglio 1893 - patti di Corleone: partecipano 50.000 persone secondo la stampa, probabilmente molte di più, il doppio o il triplo (Renda 1977). Obiettivo principale: abolizione del terraggio, ci si riserva di far ricorso allo sciopero in caso di rifiuto della controparte padronale
- 7 agosto 1893 - arresto di >Verro e di Giacomo Luciano (presidente del Fascio di Palazzo Adriano). Divampa lo sciopero
- agosto-novembre 1893 - sciopero agrario, di direzione socialista. Le province orientali, in disaccordo con i patti di Corleone, non partecipano
- ottobre 1893 - congresso minerario di Grotte: partecipano 1.500 persone. Richieste: età minima per lavorare in miniera elevata a 14 anni, abolizione dei trucksystem, riduzione dell'orario di lavoro, 3 lire di salario minimo
- 24 novembre 1893 - il governo Giolitti si dimette, gli succede il governo Crispi, che segue la strada dell'intervento militare per arrestare il movimento dei Fasci. Inizia una nuova Bronte.

fase finale (dicembre 1893 - gennaio 1894)

Il governo Crispi inizia ad adottare la linea dura. Il gen. Roberto Morra di Lavriano viene nominato Commissario Straordinario con pieni poteri civili e militari. Si spara sulla folla, vengono arrestati i dirigenti, l'organizzazione dei Fasci non riesce a imporre il suo controllo per impedire fenomeni di spontaneismo e la degenerazione della protesta negli assalti ai municipi (spesso anche a causa di agitatori infiltrati tra i dimostranti - crf. Romano 1959), le condanne vengono effettuate da tribunali di guerra.

- dicembre/gennaio - manifestazioni contro le tasse comunali (10 dicembre, Giardinello (PA), 11 morti - 25 dicembre, Lercara (PA), 12 morti - 1 gennaio, Pietraperzia (EN), 8 morti - 2 gennaio, Gibellina (TP), 20 morti, e Belmonte (PA), 2 morti - 3 gennaio, Marineo (PA), 18 morti - 5 gennaio, Santa Caterina Villarmosa (CL), 14 morti) - a fare fuoco sui manifestanti, i soldati inviati da Crispi e i campieri mafiosi
- 3 gennaio 1894 - Crispi dichiara lo stato d'assedio in Sicilia, il generale Morra di Lavriano emana il decreto di scioglimento dei Fasci, si dispone l'arresto dei dirigenti - il comitato centrale dei Fasci si riunisce a Palermo, viene redatto un appello, che verrà pubblicato solo la mattina dopo, a giochi conclusi
- 4 gennaio 1894 - vengono arrestati De Felice, Petrina, Montalto
- 16 gennaio 1894 - vengono arrestati Bosco, Barbato, Verro

Spunto tratto dal Progetto realizzato da
Alessandra Zarcone
per il corso di Storia
corso di laurea in
Informatica Umanistica
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