mercoledì 21 luglio 2010

Lettera aperta a Sergio Romano, Lettere al Corriere - Morte del Regno Borbonico - 2 -

Come era prevedibile (pur se da intellettuali abbiamo coltivato l’illusione di un franco confronto/dibattito sul tema), non abbiamo ricevuto risposte da parte del dottor Sergio Romano alla nostra lettera (riportata in basso), in merito alla morte del Regno Borbonico. Evidentemente nulla si era in grado di opporre agli incontrovertibili dati di fatto da noi elencati.
Leggendo però la risposta data a Umberto Toffano (lettere al Corriere del 17 luglio), il quale scrive di complotti internazionali relativi alla caduta della Repubblica di Venezia, il dottor Romano, pur ammettendo che qualche complotto possa verificarsi, ci rende meglio edotti del suo modo di intendere la Storia:
“… non mi sembra che la spartizione di uno stato agonizzante possa definirsi complotto. La Repubblica di Venezia stava gradualmente diventando ciò che i giuristi definiscono "res nullius", vale a dire un bene per cui occorre trovare un proprietario.”
Aberrante, qui non si tratta più di pragmatismo, ma dei primordi della civiltà, del Neolitico!
Dunque uno STATO SOVRANO (quale era anche quello borbonico), viene ridotto ad una semplice cosa, un oggetto che appartiene a qualcuno, specie agli avvoltoi che se ne disputano gli avanzi, anziché al popolo che lo compone! Dunque, se volessimo seguirlo su questa strada (non ce ne voglia, ma proprio non possiamo), sarebbe legittimo e del tutto naturale approfittare dei momenti favorevoli della Storia per complottare, aggredire, sopraffare, derubare, invadere, calpestare, colonizzare, umiliare, uccidere, sterminare, rinchiudere in campi di concentramento un popolo, per impossessarsi di ciò che sta ormai diventando "res nullius "!
Come suona “soft” la dotta citazione!
Chi stabilisce se uno Stato è agonizzante, o solo in difficoltà momentanee? Chi stabilisce se la situazione è provvisoria o definitiva? Che cosa c’è di definitivo nella Storia, dal momento che essa è in continuo mutamento con i suoi corsi e ricorsi? E’ legittimo celebrare ancora oggi a Torino, un infame razzista (Cesare Lombroso) e le sue deliranti teorie (“criminali si nasce”) in un altrettanto infame museo, anziché chiedere perdono per aver indegnamente calpestato ogni più elementare regola di civiltà e mistificato la Storia vera?
Preferiamo chiudere qui, ricordando al veneto Sergio Romano che in Lombardia e Piemonte i suoi corregionali vengono chiamati “terroni del Nord” e che durante le battaglie per il possesso di ciò che ha definito così soavemente " res nullius", il popolo di Venezia (quello del “pan ci manca…”) ebbe al suo fianco fino all’ultimo solo i meridionali del Regno di Napoli, i “briganti”, i “mafiosi”, i “ camorristi”, i quali preferirono morire con i veneziani anziché arrendersi. Gli altri, i Sabaudi, "Lumbard", "padani”, i prodi seguaci di Alberto da Giussano, quelli delle “ampolle”, del “forza colera” e che (dicono loro) “ce l’hanno sempre duro” invece, appena ascoltato l’ultimatum austriaco, se la dettero a gambe!
Ad veritas!



MORTE DEL REGNO BORBONICO, MEGLIO CAPIRE CHE CONDANNARE - 1 -

Egregio Dottor Sergio Romano,
ho spesso apprezzato i libri, gli articoli e l’equilibrio che evidenzia nelle Sue analisi, proprio per questo mi rammarico di non condividere le considerazioni da Lei espresse in merito alla caduta del Regno Borbonico, in esse infatti non si può non rilevare una difesa sbilanciata a favore dello “status quo”. Capisco che un diplomatico debba necessariamente essere dotato in molte circostanze di pragmatismo, ma ciò potrebbe indurre a ritenere legittimo qualunque comportamento di governanti particolarmente aggressivi nei confronti di Paesi più deboli, atteggiamenti dei quali la Storia ci dà purtroppo infiniti esempi. Il lupo accusa sempre l’agnello a valle di intorbidargli l’acqua. Se penso p.es. che l’Austria debba essere annessa, o la Polonia invasa e perfino divisa con il nemico, non vuol dire che ciò sia giusto e democraticamente tollerabile. Del resto, quando si attacca il nemico ? Quando è particolarmente forte, o non piuttosto quando la sua instabilità interna lo rende più vulnerabile? Nel Regno Borbonico il Sovrano, giovanissimo, era in carica da un anno!
Neanche le considerazioni relative alla “rapidità” con la quale si è dissolto il Regno Borbonico possono ritenersi condivisibili, intanto perché i moti risorgimentali hanno avuto una durata di vari decenni, poi perché non hanno riguardato solo il Sud Italia, ma anche il Regno Pontificio, il Granducato di Parma, Toscana, il Lombardo Veneto, ecc. L’evento che ha riguardato il Sud non si è risolto “nel giro di poche settimane” e non è stato affatto improvviso, ma accuratamente preparato a tavolino da Inghilterra e Francia, cioè dalle potenze nemiche degli Asburgo che coglievano ogni pretesto per indebolire gli austriaci e i loro alleati. Sul fronte interno invece il Piemonte (indebitato fino alla cima dei capelli, unico motivo per il quale era interessato ad impossessarsi dei forzieri borbonici, altro che le “grida di dolore provenienti da ogni parte d’Italia!”) contava meno del due di picche, allo stesso modo dei rivoluzionari repubblicani.
Mai Garibaldi avrebbe conquistato la Sicilia e il Sud, se non avesse promesso le terre dei grandi latifondisti ai “cafoni” meridionali in nome della repubblica mazziniana, se i due piroscafi garibaldini “Lombardo” e “Piemonte” non fossero stati protetti durante lo sbarco in Sicilia dalla Marina inglese, se la massoneria inglese interessata alle miniere di zolfo siciliane non avesse corrotto alcuni generali borbonici con milioni di franchi versati in valuta turca, se agli stessi generali e ad altri notabili non si fossero garantiti posti preminenti nel nuovo governo, se l’ingresso a Napoli non fosse stato addomesticato dalla camorra. Di tutto ciò e del “particolare trattamento” riservato al Sud, del genocidio (centocinquantamila morti!) di quelli che i piemontesi definirono briganti e che invece, in buona parte, difendevano la propria terra da invasori in una guerra nemmeno dichiarata), dei campi di prigionia e di sterminio, delle teorie razzistiche di Lombroso ancora oggi celebrate a Torino in un infame museo indegno di una società civile, delle bugie, delle violenze, della miseria è buon testimone (il migliore che si possa immaginare)lo stesso Garibaldi:
"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili...non rifarei oggi la via dell'Italia Meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendo colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio".
Lei sostiene che bisogna capire, anziché condannare, ma è la prima volta (in centocinquanta anni!) che i meridionali/mediterranei italiani pretendono, invece di chiedere sommessamente, di vedere riconosciuta la verità di una storia finora negata e mistificata, ben diversa da quella che ci hanno fatto studiare a scuola! I “terroni mediterranei” lo fanno perché sono stanchi di subire oltre al danno anche la beffa, sono stanchi di essere offesi e accusati di tutto e del suo contrario, stanchi di subire i carnefici che si atteggiano a vittime. Diamo atto alla lega di aver provocato finalmente a Sud una reazione vera, anche se sappiamo bene che il suo obiettivo è la secessione. Del resto non è proprio di questo che accusano i meridionali? Di non avere cioè orgoglio e di essere conniventi con la delinquenza organizzata? Adesso che alzano la testa e cominciano finalmente a protestare con forza e dignità si vuole ancora narcotizzarli, sottometterli, addomesticarli? E dove sta scritto che essere meridionali dell’Europa sia la cosa migliore per i mediterranei? Dove sta scritto che a Sud non debba esistere il diritto all’autodeterminazione, ad essere padroni della propria vita? Ad avere condizioni di vita accettabili, servizi e infrastrutture degne di un paese civile, senza dover mendicare ciò che invece rappresenta un sacrosanto diritto?
Ma attenzione (anche ai politici di destra quanto di sinistra, buoni solo a” fottere e chiagnere, a chiagnere e fottere”) se ciò avverrà, dovrà avvenire solo dopo che il Nord, a partire dall’annessione/unità, avrà REALMENTE risarcito il Sud dei danni che ha subìto e che continua a subire, non attraverso il “chi ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto”. Non tentando di alleggerire le proprie responsabilità con i risibili risarcimenti della Cassa del Mezzogiorno, o dei fondi Fas (che non hanno impedito agli organismi finanziari internazionali di valutare la Spagna maggiormente a rischio dell’Italia), perché se dobbiamo parlare di questo, allora dobbiamo parlare dei settentrionali che hanno aperto fabbriche al Sud proprio per sfruttare tali meccanismi, chiudendo appena scaduti i termini di restituzione dei soldi intascati e lasciando decine di migliaia di famiglie in mezzo alla strada. Dobbiamo parlare di Cassa Integrazione (soldi pubblici anche del Sud), della Fiat e delle grandi aziende del Nord che l’hanno utilizzata più di ogni altro. Dobbiamo parlare di evasione fiscale e dei forzieri esteri di qualche grande famiglia settentrionale. Dobbiamo parlare di capitali in Svizzera costituiti dai commercianti e dai piccoli e medi imprenditori del Nord. Dobbiamo parlare dei grandi gruppi industriali settentrionali che hanno ripreso a marciare grazie ai “terroni” venuti a lavorare al Nord (depauperando ulteriormente il Sud) accolti dai cartelli: “non si affitta ai meridionali”. Dobbiamo parlare degli emigranti (a stragrande maggioranza meridionali) e delle rimesse estere che hanno migliorato per decenni l’economia del Paese, dei morti meridionali di due guerre mondiali, dei grandi gruppi industriali del Nord che dopo la seconda guerra mondiale si sono rimessi in piedi grazie al carbone che il Belgio concedeva solo in cambio della manodopera sottopagata meridionale.
Uomini (non bestie!)che andavano a morire di silicosi (se non arsi vivi!) a quaranta anni, nelle miniere di Marcinelle!
Dobbiamo parlare delle infrastrutture arretrate del Sud, della rete ferroviaria obsoleta perché bisognava vendere le auto della Fiat, del trasporto navale non utilizzato per l’identico motivo, del monopolio dell’Alitalia che ha tenuto in scacco gli aeroporti e l’economia del Sud, di Montaguto e Dio solo sa di quante altre cose ancora!
Provi Dottor Romano ad andare da Bari a Reggio Calabria in auto, treno o aereo e poi ci descriva la meravigliosa avventura intrapresa, altro che Alta Velocità!
E vogliamo parlare di delinquenza organizzata?
D’accordo facciamolo, ricordando gli “accordi” piemontesi con la camorra per far cadere i Borbone, il “boss dei boss” Lucky Luciano nominato responsabile dell’approvvigionamento dell’esercito americano durante la seconda guerra mondiale per aver fatto sbarcare in Sicilia le truppe Usa senza sparare un colpo grazie alla mafia, il Banco Ambrosiano(non banco di Sicilia o di Napoli!), Calvi, Mediobanca, la grande finanza del Nord, le aziende settentrionali che hanno smaltito rifiuti speciali al Sud, grazie alla camorra, ecc.
Ma davvero vogliamo insistere sulla delinquenza organizzata, quale esclusivo appannaggio del Sud? Per limitarsi ad alcuni esempi: chi può reggere (fin dagli anni ottanta) gli affitti nel “triangolo della Moda” a Milano? Chi si può permettere di superare indenne crisi economiche che riguardano il Nord quanto il Sud? Fregarsene di tasse e balzelli, limitandosi solo a “battere scontrini”? Chi può fare a meno di rivolgersi agli usurai per sfamare una famiglia?
La verità è che a Sud perfino la delinquenza organizzata è costituita da manovali, da pezzenti e il prezzo di un omicidio è più basso rispetto al Nord, un altro “lavoro” sottopagato insomma, anche se non è argomento sul quale si possa scherzare!
La mafia dei “colletti bianchi”, risiede invece dove si trovano le leve della finanza: a Milano, Torino e nel resto del Nord!
Questo è un paese (p minuscola obbligatoria) dove non si esercita la memoria e si cancellano troppo in fretta comportamenti a dir poco ambigui, nel nome di interessati e tardivi ripensamenti! Un paese dove si celebra il diritto di cambiare opinione, benissimo, ma di chi è stato sempre da una parte più equilibrata, che cosa dobbiamo dire? Vogliamo riconoscerne finalmente l’integrità e i meriti, anziché continuare a calpestarne la dignità? Non si illudano i politici, di destra e di sinistra, tutti ugualmente responsabili della lacerazione e delle miserie del paese. Avvertono l’onda che arriva e tentano di cavalcare la nuova campagna mediterranea, ma noi invece abbiamo bisogno di facce nuove, giovani, integre!
Vogliamo, dobbiamo restituire a queste generazioni valori, principi che non hanno costituito il pane quotidiano del nostro strano paese, un paese dove alcuni vengono condannati senza scampo per aver sottoscritto manifesti sulla superiorità della razza, mentre altri sottoscrittori degli identici manifesti ricevono cittadinanze onorarie e lauree “honoris causa”! Fascisti fino all’otto settembre ’43, partigiani dal nove! Un paese dove un ex-presidente del Consiglio, accusato di tutto e di più, viene costretto all’esilio (o se si preferisce alla latitanza), mentre un suo ministro degli Interni, eletto dodici volte parlamentare, è nominato presidente della repubblica. Un paese fondato sul falso, perché lo sanno anche i bambini ormai che l’esito del referendum del 1946 fu manipolato così come i plebisciti dell’annessione al nuovo regno nel 1861, che le schede elettorali del 1946 furono bruciate poche ore dopo le votazioni per impedirne la verifica, che ancora negli anni sessanta e settanta si rinvennero migliaia di voti monarchici nelle fogne di Roma, che fu impedito alle popolazioni di intere zone di votare. Per comprendere anziché condannare, è necessario, prima di tutto, ristabilire la verità! E’ necessario che l’occupante e chiunque abbia goduto di vantaggi enormi per aver invaso e saccheggiato illegittimamente una terra diversa dalla propria senta almeno la necessità di scusarsi, invece di negare e accusare l’occupato. In questa favoletta “ad usum delphini” che nulla ha a che fare con la vera storia, a partire dall’annessione (non unità!), alcuni dati di fatto restano comunque inoppugnabili: il Regno delle due Sicilie deteneva da solo, con il relativo controvalore in oro zecchino, una ricchezza pari a più del doppio di quanto detenuto dal resto dell’intera penisola (445,2 milioni su 670 totali - in Piemonte, indebitato fino all’inverosimile, ciò che circolavano invece erano solo foglietti di carta straccia); il Sud fino al 1861 non conosceva l’emigrazione ed era il primo paese industrializzato d’Italia (51% degli addetti [cfr: Censimento del Regno d’Italia del 1861]); possedeva il maggior complesso metalmeccanico d’Italia: Pietrarsa, Mongiana e Ferdinandea); vantava la maggiore industria navale d’Italia: Napoli e Castellamare; prima flotta mercantile d’Italia e seconda d’Europa, dopo quella inglese; prima compagnia di navigazione del Mediterraneo; primo codice marittimo italiano, redatto per il Regno da Michele de Jorio nel 1781; terza flotta militare d’Europa, dopo Inghilterra e Francia; prima istituzione del sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2% sul salario); primo statuto socialista del mondo (seterie di San Leucio); più basso tasso di mortalità infantile d’Italia; più alto numero percentuale di amnistiati politici; bonifica dei Regi Lagni e conseguente sistemazione idrogeologica della Terra di Lavoro; Albergo per i poveri; istituzione del Monte del Pegno e frumentari; prime leggi in Italia contro la tratta degli schiavi e il vassallaggio dei contadini; minor pressione fiscale di tutti gli stati italiani; prima ferrovia e prima stazione d’Italia; prima galleria ferroviaria del mondo (Codola 1858); primo telegrafo sottomarino dell’Europa continentale; teatro San Carlo(primo al mondo, costruito in soli 270 giorni!); Museo Archeologico; Officina dei Papiri; Orto Botanico; Osservatorio Astronomico; Osservatorio Sismologico Vesuviano (primo nel mondo); primo esempio di salvaguardia di un monumento (Teatro di Taormina nel 1745) e primo vincolo ambientale (boschi del Carpineto e del Castagno dei Cento Cavalli in Sicilia 1745); istituzione dei collegi militari della Nunziatella, ecc.; primi assegni bancari della storia economica; prima rete di fari con sistema lenticolare; rendita di stato quotata nella Borsa di Parigi al 120%; istituzione di scuole di Arti e Mestieri; istituzione di accademie culturali e conservatori musicali, ecc.
Niente male per uno Stato illiberale e arretrato, vero?
Ma ammesso e non concesso che la favoletta raccontata fosse vera, che il Sud fosse stato effettivamente illiberale e arretrato, che vuol dire? Questo concedeva automaticamente ad altri di intervenire nelle questioni interne di un altro governo? Questo concedeva il diritto a qualcuno di approfittarne ed impossessarsi delle altrui ricchezze?
A Lei, intellettuale del Nord disposto, bontà Sua, a riconoscere al Sud solo e “ soprattutto nel settecento alcuni intellettuali di grande qualità” sembrerà una questione antistorica, superata ma si guardi intorno: altri cercano addirittura di riportare l’Occidente alla battaglia di Lepanto!
Non si vuole naturalmente ricostituire il Regno delle Due Sicilie o dei Borbone, ma i “corsi e ricorsi” fanno parte della Storia, non sono un’invenzione dell’Ente Turismo, perciò se una buona fetta del Nord vuole farsi rappresentare da un signore che si spacciava per medico, non superando esami e non laureandosi, o vuol riempire di soldi (pubblici, anche meridionali) suo figlio bocciato più volte a scuola e definito dal genitore stesso una “trota”, liberissimi di farlo. Purché non pretendano di imporre agli altri identici modelli, noi siamo per una cultura che riaffermi senza incertezze, le nostre vere radici e la nostra identità mediterranea, quelle che risalgono alle origini della civiltà e che impedirono a Leonida e ai suoi trecento guerrieri di arrendersi alle centinaia di migliaia di persiani e che, in nome degli stessi principi, preferirono morire diventando così, immortali!
Cordialmente

Francesco del Vecchio
scrittore


Fonte:Fb Note di Francesco Del Vecchio

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Come era prevedibile (pur se da intellettuali abbiamo coltivato l’illusione di un franco confronto/dibattito sul tema), non abbiamo ricevuto risposte da parte del dottor Sergio Romano alla nostra lettera (riportata in basso), in merito alla morte del Regno Borbonico. Evidentemente nulla si era in grado di opporre agli incontrovertibili dati di fatto da noi elencati.
Leggendo però la risposta data a Umberto Toffano (lettere al Corriere del 17 luglio), il quale scrive di complotti internazionali relativi alla caduta della Repubblica di Venezia, il dottor Romano, pur ammettendo che qualche complotto possa verificarsi, ci rende meglio edotti del suo modo di intendere la Storia:
“… non mi sembra che la spartizione di uno stato agonizzante possa definirsi complotto. La Repubblica di Venezia stava gradualmente diventando ciò che i giuristi definiscono "res nullius", vale a dire un bene per cui occorre trovare un proprietario.”
Aberrante, qui non si tratta più di pragmatismo, ma dei primordi della civiltà, del Neolitico!
Dunque uno STATO SOVRANO (quale era anche quello borbonico), viene ridotto ad una semplice cosa, un oggetto che appartiene a qualcuno, specie agli avvoltoi che se ne disputano gli avanzi, anziché al popolo che lo compone! Dunque, se volessimo seguirlo su questa strada (non ce ne voglia, ma proprio non possiamo), sarebbe legittimo e del tutto naturale approfittare dei momenti favorevoli della Storia per complottare, aggredire, sopraffare, derubare, invadere, calpestare, colonizzare, umiliare, uccidere, sterminare, rinchiudere in campi di concentramento un popolo, per impossessarsi di ciò che sta ormai diventando "res nullius "!
Come suona “soft” la dotta citazione!
Chi stabilisce se uno Stato è agonizzante, o solo in difficoltà momentanee? Chi stabilisce se la situazione è provvisoria o definitiva? Che cosa c’è di definitivo nella Storia, dal momento che essa è in continuo mutamento con i suoi corsi e ricorsi? E’ legittimo celebrare ancora oggi a Torino, un infame razzista (Cesare Lombroso) e le sue deliranti teorie (“criminali si nasce”) in un altrettanto infame museo, anziché chiedere perdono per aver indegnamente calpestato ogni più elementare regola di civiltà e mistificato la Storia vera?
Preferiamo chiudere qui, ricordando al veneto Sergio Romano che in Lombardia e Piemonte i suoi corregionali vengono chiamati “terroni del Nord” e che durante le battaglie per il possesso di ciò che ha definito così soavemente " res nullius", il popolo di Venezia (quello del “pan ci manca…”) ebbe al suo fianco fino all’ultimo solo i meridionali del Regno di Napoli, i “briganti”, i “mafiosi”, i “ camorristi”, i quali preferirono morire con i veneziani anziché arrendersi. Gli altri, i Sabaudi, "Lumbard", "padani”, i prodi seguaci di Alberto da Giussano, quelli delle “ampolle”, del “forza colera” e che (dicono loro) “ce l’hanno sempre duro” invece, appena ascoltato l’ultimatum austriaco, se la dettero a gambe!
Ad veritas!



MORTE DEL REGNO BORBONICO, MEGLIO CAPIRE CHE CONDANNARE - 1 -

Egregio Dottor Sergio Romano,
ho spesso apprezzato i libri, gli articoli e l’equilibrio che evidenzia nelle Sue analisi, proprio per questo mi rammarico di non condividere le considerazioni da Lei espresse in merito alla caduta del Regno Borbonico, in esse infatti non si può non rilevare una difesa sbilanciata a favore dello “status quo”. Capisco che un diplomatico debba necessariamente essere dotato in molte circostanze di pragmatismo, ma ciò potrebbe indurre a ritenere legittimo qualunque comportamento di governanti particolarmente aggressivi nei confronti di Paesi più deboli, atteggiamenti dei quali la Storia ci dà purtroppo infiniti esempi. Il lupo accusa sempre l’agnello a valle di intorbidargli l’acqua. Se penso p.es. che l’Austria debba essere annessa, o la Polonia invasa e perfino divisa con il nemico, non vuol dire che ciò sia giusto e democraticamente tollerabile. Del resto, quando si attacca il nemico ? Quando è particolarmente forte, o non piuttosto quando la sua instabilità interna lo rende più vulnerabile? Nel Regno Borbonico il Sovrano, giovanissimo, era in carica da un anno!
Neanche le considerazioni relative alla “rapidità” con la quale si è dissolto il Regno Borbonico possono ritenersi condivisibili, intanto perché i moti risorgimentali hanno avuto una durata di vari decenni, poi perché non hanno riguardato solo il Sud Italia, ma anche il Regno Pontificio, il Granducato di Parma, Toscana, il Lombardo Veneto, ecc. L’evento che ha riguardato il Sud non si è risolto “nel giro di poche settimane” e non è stato affatto improvviso, ma accuratamente preparato a tavolino da Inghilterra e Francia, cioè dalle potenze nemiche degli Asburgo che coglievano ogni pretesto per indebolire gli austriaci e i loro alleati. Sul fronte interno invece il Piemonte (indebitato fino alla cima dei capelli, unico motivo per il quale era interessato ad impossessarsi dei forzieri borbonici, altro che le “grida di dolore provenienti da ogni parte d’Italia!”) contava meno del due di picche, allo stesso modo dei rivoluzionari repubblicani.
Mai Garibaldi avrebbe conquistato la Sicilia e il Sud, se non avesse promesso le terre dei grandi latifondisti ai “cafoni” meridionali in nome della repubblica mazziniana, se i due piroscafi garibaldini “Lombardo” e “Piemonte” non fossero stati protetti durante lo sbarco in Sicilia dalla Marina inglese, se la massoneria inglese interessata alle miniere di zolfo siciliane non avesse corrotto alcuni generali borbonici con milioni di franchi versati in valuta turca, se agli stessi generali e ad altri notabili non si fossero garantiti posti preminenti nel nuovo governo, se l’ingresso a Napoli non fosse stato addomesticato dalla camorra. Di tutto ciò e del “particolare trattamento” riservato al Sud, del genocidio (centocinquantamila morti!) di quelli che i piemontesi definirono briganti e che invece, in buona parte, difendevano la propria terra da invasori in una guerra nemmeno dichiarata), dei campi di prigionia e di sterminio, delle teorie razzistiche di Lombroso ancora oggi celebrate a Torino in un infame museo indegno di una società civile, delle bugie, delle violenze, della miseria è buon testimone (il migliore che si possa immaginare)lo stesso Garibaldi:
"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili...non rifarei oggi la via dell'Italia Meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendo colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio".
Lei sostiene che bisogna capire, anziché condannare, ma è la prima volta (in centocinquanta anni!) che i meridionali/mediterranei italiani pretendono, invece di chiedere sommessamente, di vedere riconosciuta la verità di una storia finora negata e mistificata, ben diversa da quella che ci hanno fatto studiare a scuola! I “terroni mediterranei” lo fanno perché sono stanchi di subire oltre al danno anche la beffa, sono stanchi di essere offesi e accusati di tutto e del suo contrario, stanchi di subire i carnefici che si atteggiano a vittime. Diamo atto alla lega di aver provocato finalmente a Sud una reazione vera, anche se sappiamo bene che il suo obiettivo è la secessione. Del resto non è proprio di questo che accusano i meridionali? Di non avere cioè orgoglio e di essere conniventi con la delinquenza organizzata? Adesso che alzano la testa e cominciano finalmente a protestare con forza e dignità si vuole ancora narcotizzarli, sottometterli, addomesticarli? E dove sta scritto che essere meridionali dell’Europa sia la cosa migliore per i mediterranei? Dove sta scritto che a Sud non debba esistere il diritto all’autodeterminazione, ad essere padroni della propria vita? Ad avere condizioni di vita accettabili, servizi e infrastrutture degne di un paese civile, senza dover mendicare ciò che invece rappresenta un sacrosanto diritto?
Ma attenzione (anche ai politici di destra quanto di sinistra, buoni solo a” fottere e chiagnere, a chiagnere e fottere”) se ciò avverrà, dovrà avvenire solo dopo che il Nord, a partire dall’annessione/unità, avrà REALMENTE risarcito il Sud dei danni che ha subìto e che continua a subire, non attraverso il “chi ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto”. Non tentando di alleggerire le proprie responsabilità con i risibili risarcimenti della Cassa del Mezzogiorno, o dei fondi Fas (che non hanno impedito agli organismi finanziari internazionali di valutare la Spagna maggiormente a rischio dell’Italia), perché se dobbiamo parlare di questo, allora dobbiamo parlare dei settentrionali che hanno aperto fabbriche al Sud proprio per sfruttare tali meccanismi, chiudendo appena scaduti i termini di restituzione dei soldi intascati e lasciando decine di migliaia di famiglie in mezzo alla strada. Dobbiamo parlare di Cassa Integrazione (soldi pubblici anche del Sud), della Fiat e delle grandi aziende del Nord che l’hanno utilizzata più di ogni altro. Dobbiamo parlare di evasione fiscale e dei forzieri esteri di qualche grande famiglia settentrionale. Dobbiamo parlare di capitali in Svizzera costituiti dai commercianti e dai piccoli e medi imprenditori del Nord. Dobbiamo parlare dei grandi gruppi industriali settentrionali che hanno ripreso a marciare grazie ai “terroni” venuti a lavorare al Nord (depauperando ulteriormente il Sud) accolti dai cartelli: “non si affitta ai meridionali”. Dobbiamo parlare degli emigranti (a stragrande maggioranza meridionali) e delle rimesse estere che hanno migliorato per decenni l’economia del Paese, dei morti meridionali di due guerre mondiali, dei grandi gruppi industriali del Nord che dopo la seconda guerra mondiale si sono rimessi in piedi grazie al carbone che il Belgio concedeva solo in cambio della manodopera sottopagata meridionale.
Uomini (non bestie!)che andavano a morire di silicosi (se non arsi vivi!) a quaranta anni, nelle miniere di Marcinelle!
Dobbiamo parlare delle infrastrutture arretrate del Sud, della rete ferroviaria obsoleta perché bisognava vendere le auto della Fiat, del trasporto navale non utilizzato per l’identico motivo, del monopolio dell’Alitalia che ha tenuto in scacco gli aeroporti e l’economia del Sud, di Montaguto e Dio solo sa di quante altre cose ancora!
Provi Dottor Romano ad andare da Bari a Reggio Calabria in auto, treno o aereo e poi ci descriva la meravigliosa avventura intrapresa, altro che Alta Velocità!
E vogliamo parlare di delinquenza organizzata?
D’accordo facciamolo, ricordando gli “accordi” piemontesi con la camorra per far cadere i Borbone, il “boss dei boss” Lucky Luciano nominato responsabile dell’approvvigionamento dell’esercito americano durante la seconda guerra mondiale per aver fatto sbarcare in Sicilia le truppe Usa senza sparare un colpo grazie alla mafia, il Banco Ambrosiano(non banco di Sicilia o di Napoli!), Calvi, Mediobanca, la grande finanza del Nord, le aziende settentrionali che hanno smaltito rifiuti speciali al Sud, grazie alla camorra, ecc.
Ma davvero vogliamo insistere sulla delinquenza organizzata, quale esclusivo appannaggio del Sud? Per limitarsi ad alcuni esempi: chi può reggere (fin dagli anni ottanta) gli affitti nel “triangolo della Moda” a Milano? Chi si può permettere di superare indenne crisi economiche che riguardano il Nord quanto il Sud? Fregarsene di tasse e balzelli, limitandosi solo a “battere scontrini”? Chi può fare a meno di rivolgersi agli usurai per sfamare una famiglia?
La verità è che a Sud perfino la delinquenza organizzata è costituita da manovali, da pezzenti e il prezzo di un omicidio è più basso rispetto al Nord, un altro “lavoro” sottopagato insomma, anche se non è argomento sul quale si possa scherzare!
La mafia dei “colletti bianchi”, risiede invece dove si trovano le leve della finanza: a Milano, Torino e nel resto del Nord!
Questo è un paese (p minuscola obbligatoria) dove non si esercita la memoria e si cancellano troppo in fretta comportamenti a dir poco ambigui, nel nome di interessati e tardivi ripensamenti! Un paese dove si celebra il diritto di cambiare opinione, benissimo, ma di chi è stato sempre da una parte più equilibrata, che cosa dobbiamo dire? Vogliamo riconoscerne finalmente l’integrità e i meriti, anziché continuare a calpestarne la dignità? Non si illudano i politici, di destra e di sinistra, tutti ugualmente responsabili della lacerazione e delle miserie del paese. Avvertono l’onda che arriva e tentano di cavalcare la nuova campagna mediterranea, ma noi invece abbiamo bisogno di facce nuove, giovani, integre!
Vogliamo, dobbiamo restituire a queste generazioni valori, principi che non hanno costituito il pane quotidiano del nostro strano paese, un paese dove alcuni vengono condannati senza scampo per aver sottoscritto manifesti sulla superiorità della razza, mentre altri sottoscrittori degli identici manifesti ricevono cittadinanze onorarie e lauree “honoris causa”! Fascisti fino all’otto settembre ’43, partigiani dal nove! Un paese dove un ex-presidente del Consiglio, accusato di tutto e di più, viene costretto all’esilio (o se si preferisce alla latitanza), mentre un suo ministro degli Interni, eletto dodici volte parlamentare, è nominato presidente della repubblica. Un paese fondato sul falso, perché lo sanno anche i bambini ormai che l’esito del referendum del 1946 fu manipolato così come i plebisciti dell’annessione al nuovo regno nel 1861, che le schede elettorali del 1946 furono bruciate poche ore dopo le votazioni per impedirne la verifica, che ancora negli anni sessanta e settanta si rinvennero migliaia di voti monarchici nelle fogne di Roma, che fu impedito alle popolazioni di intere zone di votare. Per comprendere anziché condannare, è necessario, prima di tutto, ristabilire la verità! E’ necessario che l’occupante e chiunque abbia goduto di vantaggi enormi per aver invaso e saccheggiato illegittimamente una terra diversa dalla propria senta almeno la necessità di scusarsi, invece di negare e accusare l’occupato. In questa favoletta “ad usum delphini” che nulla ha a che fare con la vera storia, a partire dall’annessione (non unità!), alcuni dati di fatto restano comunque inoppugnabili: il Regno delle due Sicilie deteneva da solo, con il relativo controvalore in oro zecchino, una ricchezza pari a più del doppio di quanto detenuto dal resto dell’intera penisola (445,2 milioni su 670 totali - in Piemonte, indebitato fino all’inverosimile, ciò che circolavano invece erano solo foglietti di carta straccia); il Sud fino al 1861 non conosceva l’emigrazione ed era il primo paese industrializzato d’Italia (51% degli addetti [cfr: Censimento del Regno d’Italia del 1861]); possedeva il maggior complesso metalmeccanico d’Italia: Pietrarsa, Mongiana e Ferdinandea); vantava la maggiore industria navale d’Italia: Napoli e Castellamare; prima flotta mercantile d’Italia e seconda d’Europa, dopo quella inglese; prima compagnia di navigazione del Mediterraneo; primo codice marittimo italiano, redatto per il Regno da Michele de Jorio nel 1781; terza flotta militare d’Europa, dopo Inghilterra e Francia; prima istituzione del sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2% sul salario); primo statuto socialista del mondo (seterie di San Leucio); più basso tasso di mortalità infantile d’Italia; più alto numero percentuale di amnistiati politici; bonifica dei Regi Lagni e conseguente sistemazione idrogeologica della Terra di Lavoro; Albergo per i poveri; istituzione del Monte del Pegno e frumentari; prime leggi in Italia contro la tratta degli schiavi e il vassallaggio dei contadini; minor pressione fiscale di tutti gli stati italiani; prima ferrovia e prima stazione d’Italia; prima galleria ferroviaria del mondo (Codola 1858); primo telegrafo sottomarino dell’Europa continentale; teatro San Carlo(primo al mondo, costruito in soli 270 giorni!); Museo Archeologico; Officina dei Papiri; Orto Botanico; Osservatorio Astronomico; Osservatorio Sismologico Vesuviano (primo nel mondo); primo esempio di salvaguardia di un monumento (Teatro di Taormina nel 1745) e primo vincolo ambientale (boschi del Carpineto e del Castagno dei Cento Cavalli in Sicilia 1745); istituzione dei collegi militari della Nunziatella, ecc.; primi assegni bancari della storia economica; prima rete di fari con sistema lenticolare; rendita di stato quotata nella Borsa di Parigi al 120%; istituzione di scuole di Arti e Mestieri; istituzione di accademie culturali e conservatori musicali, ecc.
Niente male per uno Stato illiberale e arretrato, vero?
Ma ammesso e non concesso che la favoletta raccontata fosse vera, che il Sud fosse stato effettivamente illiberale e arretrato, che vuol dire? Questo concedeva automaticamente ad altri di intervenire nelle questioni interne di un altro governo? Questo concedeva il diritto a qualcuno di approfittarne ed impossessarsi delle altrui ricchezze?
A Lei, intellettuale del Nord disposto, bontà Sua, a riconoscere al Sud solo e “ soprattutto nel settecento alcuni intellettuali di grande qualità” sembrerà una questione antistorica, superata ma si guardi intorno: altri cercano addirittura di riportare l’Occidente alla battaglia di Lepanto!
Non si vuole naturalmente ricostituire il Regno delle Due Sicilie o dei Borbone, ma i “corsi e ricorsi” fanno parte della Storia, non sono un’invenzione dell’Ente Turismo, perciò se una buona fetta del Nord vuole farsi rappresentare da un signore che si spacciava per medico, non superando esami e non laureandosi, o vuol riempire di soldi (pubblici, anche meridionali) suo figlio bocciato più volte a scuola e definito dal genitore stesso una “trota”, liberissimi di farlo. Purché non pretendano di imporre agli altri identici modelli, noi siamo per una cultura che riaffermi senza incertezze, le nostre vere radici e la nostra identità mediterranea, quelle che risalgono alle origini della civiltà e che impedirono a Leonida e ai suoi trecento guerrieri di arrendersi alle centinaia di migliaia di persiani e che, in nome degli stessi principi, preferirono morire diventando così, immortali!
Cordialmente

Francesco del Vecchio
scrittore


Fonte:Fb Note di Francesco Del Vecchio

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