giovedì 15 luglio 2010

Pregiudizi verso gli stranieri? Il Cnel li smentisce



Di Sirio Valent

Più immigrati, più delinquenti? E’ il luogo comune da sempre affibbiato al diverso, il tipico pregiudizio frutto di ignoranza e paura. Per fortuna, la statistica lo smentisce. Come mostra il VII Rapporto sull’Integrazione degli Immigrati, stilato da Migrantes/Caritas per il Cnel, in tre anni (2005-2008) il numero di denunce a carico di immigrati è aumentato in modo molto più modesto rispetto alla crescita della presenza straniera nel nostro paese, rientrando nei limiti fisiologici. E non solo: la paura dei romeni appare decisamente esagerata e infondata rispetto ai dati. I numeri hanno la bella capacità di andare oltre i pregiudizi, e di sondare la realtà così com’è. Nel Rapporto voluto dal Cnel, è la realtà dell’integrazione degli stranieri nel nostro paese quella che conta. E mostra dati interessanti, sia sul versante della criminalità che su quello dell’integrazione sociale e occupazionale.Vediamole.

Criminalità. Secondo dati Istat e Migrantes/Caritas, il flusso migratorio di stranieri in Italia è aumentato del 45,7% tra il 2005 e il 2008, passando da 1,2 a 3,9 milioni di immigrati residenti. Se l’equazione “più immigrazione uguale più criminalità” fosse vera, l’incremento della malvivenza tra gli stranieri dovrebbe essere simile a questo dato: invece, come mostrano le statistiche del ministero dell’Interno, il numero di denunce a loro carico è salito di appena il 19%, valore tutto sommato fisiologico. Se poi contiamo anche gli illegali, allora la “percentuale di delinquenza” degli stranieri si abbassa ulteriormente: più immigrati presenti sul territorio a fronte dello stesso numero di denunce significa una minor frequenza di delinquenti tra gli immigrati. I nuovi arrivi, inoltre, sono molto più virtuosi della popolazione già stabilita (di italiani e stranieri), e contribuiscono a ridurre il tasso di pericolosità delle nostre strade. Considerazione, questa, in netta controtendenza al clima di paura diffusa, legata all’immigrazione, che negli ultimi due anni ha portato a misure di sicurezza sempre più forti.

Il Rapporto getta poi un occhio tra le diverse comunità di immigrati in Italia, e salta fuori un’altra sorpresa: quella romena, pur non essendo esente dal fenomeno criminalità, non è la comunità straniera più pericolosa. Nonostante registri il maggior aumento numerico di denunce, infatti, è solo la quinta tra i primi dieci gruppi etnici più grandi: maglia nera all’Egitto, che ha visto più che raddoppiare le denunce, seguita da Tunisia, Marocco e Nigeria. Virtuosa invece la Moldavia, che pur crescendo significativamente a livello numerico, ha visto diminuire del 15% i propri carichi penali.

Integrazione. Sul fronte dell’integrazione, il Rapporto confronta tre indici diversi, verificando l’attrattività di un territorio per gli stranieri, il potenziale di integrazione sociale (soprattutto attraverso l’accesso ai servizi sociali) e le condizioni lavorative. La graduatoria che sintetizza i diversi indicatori vede al primo posto l’Emilia Romagna, che si conferma (con un valore di 60,82 su una scala da 1 a 100), come la regione con il piu’ alto potenziale di integrazione in Italia. ”In particolare, - sottolinea il Cnel – il contesto emiliano-romagnolo si afferma al primo posto per livello generale di inserimento sociale degli immigrati, insieme alle altre regioni del Nord Est, mentre quanto all’inserimento occupazionale e’, nel complesso, solo quinta dopo la Lombardia, la Toscana, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia”.
Al secondo posto nella graduatoria assoluta troviamo proprio il Friuli, seguita dalla Lombardia e dal Lazio, che precedono le altre regioni del Nord Est (Veneto e Trentino Alto Adige) e la Toscana. Nelle ultime posizioni si trovano l’Abruzzo e la Puglia, con la Sardegna a fare da fanalino di coda. Per quanto riguarda, invece, l’inserimento occupazionale per comunita’ di migranti, l’indice di integrazione stilato dal Cnel pone al primo posto l’India e non la Romania, cosi’ come la Moldavia precede l’Albania e l’Ucraina il Marocco (127).

Piano Governo. A margine, il documento stilato dal Cnel avanza una prima valutazione del “Piano di integrazione nella sicurezza – Identità e Incontro”, presentato in questo periodo dal Governo. Gli artefici del Rapporto evidenziano due criticità sostanziali, che attraversano l’intero documento governativo: all’immigrazione non viene riconosciuto un vero potenziale di sviluppo, ma solo di tensioni, mentre i problemi di integrazione vengono considerati “nuovi” e non legati a difficoltà socio-economiche di lunga data (dalle condizioni del Mezzogiorno, del lavoro nero, della criminalità organizzata…). Soprattutto nei settori dell’Educazione e degli Alloggi, che ancora attendono di veder confermati nei fatti i teorici diritti alla casa e all’istruzione (peraltro controversi in certe parti della maggioranza…). Ne risulta, secondo il Cnel, un Piano “privo di quella valenza generale, che consentirebbe di trasformare il provvedimento in straordinaria occasione riformatrice”.

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Di Sirio Valent

Più immigrati, più delinquenti? E’ il luogo comune da sempre affibbiato al diverso, il tipico pregiudizio frutto di ignoranza e paura. Per fortuna, la statistica lo smentisce. Come mostra il VII Rapporto sull’Integrazione degli Immigrati, stilato da Migrantes/Caritas per il Cnel, in tre anni (2005-2008) il numero di denunce a carico di immigrati è aumentato in modo molto più modesto rispetto alla crescita della presenza straniera nel nostro paese, rientrando nei limiti fisiologici. E non solo: la paura dei romeni appare decisamente esagerata e infondata rispetto ai dati. I numeri hanno la bella capacità di andare oltre i pregiudizi, e di sondare la realtà così com’è. Nel Rapporto voluto dal Cnel, è la realtà dell’integrazione degli stranieri nel nostro paese quella che conta. E mostra dati interessanti, sia sul versante della criminalità che su quello dell’integrazione sociale e occupazionale.Vediamole.

Criminalità. Secondo dati Istat e Migrantes/Caritas, il flusso migratorio di stranieri in Italia è aumentato del 45,7% tra il 2005 e il 2008, passando da 1,2 a 3,9 milioni di immigrati residenti. Se l’equazione “più immigrazione uguale più criminalità” fosse vera, l’incremento della malvivenza tra gli stranieri dovrebbe essere simile a questo dato: invece, come mostrano le statistiche del ministero dell’Interno, il numero di denunce a loro carico è salito di appena il 19%, valore tutto sommato fisiologico. Se poi contiamo anche gli illegali, allora la “percentuale di delinquenza” degli stranieri si abbassa ulteriormente: più immigrati presenti sul territorio a fronte dello stesso numero di denunce significa una minor frequenza di delinquenti tra gli immigrati. I nuovi arrivi, inoltre, sono molto più virtuosi della popolazione già stabilita (di italiani e stranieri), e contribuiscono a ridurre il tasso di pericolosità delle nostre strade. Considerazione, questa, in netta controtendenza al clima di paura diffusa, legata all’immigrazione, che negli ultimi due anni ha portato a misure di sicurezza sempre più forti.

Il Rapporto getta poi un occhio tra le diverse comunità di immigrati in Italia, e salta fuori un’altra sorpresa: quella romena, pur non essendo esente dal fenomeno criminalità, non è la comunità straniera più pericolosa. Nonostante registri il maggior aumento numerico di denunce, infatti, è solo la quinta tra i primi dieci gruppi etnici più grandi: maglia nera all’Egitto, che ha visto più che raddoppiare le denunce, seguita da Tunisia, Marocco e Nigeria. Virtuosa invece la Moldavia, che pur crescendo significativamente a livello numerico, ha visto diminuire del 15% i propri carichi penali.

Integrazione. Sul fronte dell’integrazione, il Rapporto confronta tre indici diversi, verificando l’attrattività di un territorio per gli stranieri, il potenziale di integrazione sociale (soprattutto attraverso l’accesso ai servizi sociali) e le condizioni lavorative. La graduatoria che sintetizza i diversi indicatori vede al primo posto l’Emilia Romagna, che si conferma (con un valore di 60,82 su una scala da 1 a 100), come la regione con il piu’ alto potenziale di integrazione in Italia. ”In particolare, - sottolinea il Cnel – il contesto emiliano-romagnolo si afferma al primo posto per livello generale di inserimento sociale degli immigrati, insieme alle altre regioni del Nord Est, mentre quanto all’inserimento occupazionale e’, nel complesso, solo quinta dopo la Lombardia, la Toscana, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia”.
Al secondo posto nella graduatoria assoluta troviamo proprio il Friuli, seguita dalla Lombardia e dal Lazio, che precedono le altre regioni del Nord Est (Veneto e Trentino Alto Adige) e la Toscana. Nelle ultime posizioni si trovano l’Abruzzo e la Puglia, con la Sardegna a fare da fanalino di coda. Per quanto riguarda, invece, l’inserimento occupazionale per comunita’ di migranti, l’indice di integrazione stilato dal Cnel pone al primo posto l’India e non la Romania, cosi’ come la Moldavia precede l’Albania e l’Ucraina il Marocco (127).

Piano Governo. A margine, il documento stilato dal Cnel avanza una prima valutazione del “Piano di integrazione nella sicurezza – Identità e Incontro”, presentato in questo periodo dal Governo. Gli artefici del Rapporto evidenziano due criticità sostanziali, che attraversano l’intero documento governativo: all’immigrazione non viene riconosciuto un vero potenziale di sviluppo, ma solo di tensioni, mentre i problemi di integrazione vengono considerati “nuovi” e non legati a difficoltà socio-economiche di lunga data (dalle condizioni del Mezzogiorno, del lavoro nero, della criminalità organizzata…). Soprattutto nei settori dell’Educazione e degli Alloggi, che ancora attendono di veder confermati nei fatti i teorici diritti alla casa e all’istruzione (peraltro controversi in certe parti della maggioranza…). Ne risulta, secondo il Cnel, un Piano “privo di quella valenza generale, che consentirebbe di trasformare il provvedimento in straordinaria occasione riformatrice”.

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