lunedì 9 agosto 2010

Gli incendi alle porte dei siti nucleari russi

La mancanza di informazioni intorno ai centri minacciati dalle fiamme attizza l’inquietudine all’estero. Passaggio in rivista dei rischi.

Guillaume Launay ed Alessandra Schwartzbrod – 07/08/2010 – Traduzione per RNA: Fabienne Melmi

Carta delle regioni in stato di allerta e dei siti nucleari minacciati.

Missili e munizioni spostate in catastrofe dai loro siti di stoccaggio, zone a rischio nucleare sotto alta vigilanza, il vago su eventuali residui radioattivi… Gli incendi che devastano da due settimane l’ovest del territorio russo hanno permesso almeno di (ri)mettere in luce un elemento che molto avevano dimenticato: l’opacità della Russia
Dopo discussione con gli alti responsabili della sicurezza militare e nucleare in Francia, forza è di constatare che
nessuno ha la garanzia al 100% che questi fuochi non finiranno in dramma assoluto. Per ora, tre rischi sono stati identificati coi gradi di inquietudine più o meno grandi.

L’impatto su dei siti o degli arsenali nucleari

“Nel campo nucleare, i Russi hanno ugualmente una grandissima padronanza della tecnologia e della sicurezza, sanno cosa significa una misura di prevenzione”, afferma Michel Brière, direttore generale aggiunto dell’IRSN, l’istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare.

Veramente? L’incidente di Chernobyl nel 1986 resta ancora nelle memorie… e soprattutto nei suoli.

In Francia, ogni installazione nucleare deve disporre di prescrizioni precise in materia di prevenzione contro i rischi naturali di tipo incendio (disboscamento intorno al sito, squadra specializzata sul posto, ecc.).
“è molto probabilmente anche il caso in Russia”, nota Brière.
Molto probabilmente… Venerdì, 500 militari abbattevano freneticamente la foresta intorno al centro nucleare di Sarov – a 500 chilometri all’est di Mosca, prova che le misure di prevenzione esistenti non sono ottimali.
“Su questo centro, alla differenza di un reattore di potenza, non c’è energia stoccata, è soprattutto un laboratorio, nota Brière.ate.”

Un’evacuazione “molto tardiva”, secondo Jacky Bonnemains, presidente dell’associazione ambientalista Robin des bois.
“Ciò suscita delle inquietudini sulle condizioni di evacuazione e di stoccaggio.”

E se gli incendi raggiungessero un sito che stocca dell’energia nucleare?

“Potrebbe capitare delle perdite di confinamento di certo locali ed una contaminazione localizzata”,nota il responsabile dell’IRSN, dicendosi tuttavia poco inquieto.sorvegliamo e ci informiamo.”
Con quali mezzi? I “nostri corrispondenti sul posto, degli scienziati, ma nessuno è nella gestione diretta della crisi.”

In quanto alle armi stesse, “i Russi sono spesso incoscienti, ma non al punto di depositare dei missili nucleari o classici sotto i capannoni di lamiera ,afferma un perito militare. Normalmente, questi sono seppelliti nei sili di cemento. la testa del missile è depositata peraltro, tradizionalmente lontano dal dispositivo di inizializzazione dell’arma, il che limita i rischi di esplosione. Al ministero della Difesa, a Parigi, si dicono “attenti, ma non stressati.”

I residui radioattivi

“La preoccupazione, è la fonte diffusa di radioattività in provenienza delle foreste e delle torbiere piene di residui radioattivi di Chernobyl, sottolinea Jacky Bonnemains. Sono dei depositi accumulati sul suolo, il coperto vegetale, negli strati superficiali. Con gli incendi, sono rimessi in movimento e trasportati in altitudine dalle ceneri e le fuliggini.” c’è là del cesio 137 e dello stronzio 90. La loro radioattività decresce col tempo, ma il loro accumulo può rivelarsi “non trascurabile, se ricade su delle culture, per esempio”, dice Robin des bois che chiede una sorveglianza europea.
All’IRSN, vogliono rassicurarci.
“Nel 2002 già, si sono visti dei grossi fuochi in questa zona. Le nostre dieci stazioni francesi ci hanno permesso di misurare una debolissima contaminazione dell’aria sopra la Francia. I livelli di concentrazione in particelle di cesio sono così bassi che non possono generare un’inquietudine sanitaria, anche per gli intervenienti sui luoghi dell’incendio”, nota Philippe Renaud, capo di un labo di perizia all’IRSN che si rallegra di disporre di attrezzi ultraperformanti, e molto costosi che provano là la loro utilità.

La Chimica e le particelle…

“Non è tanto il nucleare che mi inquieta quanto il chimico, nota il nostro perito militare.

Hanno dei depositi segreti di armi chimiche nella zona? I Russi hanno talmente vecchie scorte di merde disseminate dovunque…” Senza contare le particelle fini o le emanazioni di diossina o di mercurio che questi fuochi possono propagare su centinaia di chilometri.

http://www.liberation.fr/economie/0101650884-les-incendies-aux-portes-des-sites-nucleaires-russes



Fonte:RNA - rete Nazionale Antinucleare

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La mancanza di informazioni intorno ai centri minacciati dalle fiamme attizza l’inquietudine all’estero. Passaggio in rivista dei rischi.

Guillaume Launay ed Alessandra Schwartzbrod – 07/08/2010 – Traduzione per RNA: Fabienne Melmi

Carta delle regioni in stato di allerta e dei siti nucleari minacciati.

Missili e munizioni spostate in catastrofe dai loro siti di stoccaggio, zone a rischio nucleare sotto alta vigilanza, il vago su eventuali residui radioattivi… Gli incendi che devastano da due settimane l’ovest del territorio russo hanno permesso almeno di (ri)mettere in luce un elemento che molto avevano dimenticato: l’opacità della Russia
Dopo discussione con gli alti responsabili della sicurezza militare e nucleare in Francia, forza è di constatare che
nessuno ha la garanzia al 100% che questi fuochi non finiranno in dramma assoluto. Per ora, tre rischi sono stati identificati coi gradi di inquietudine più o meno grandi.

L’impatto su dei siti o degli arsenali nucleari

“Nel campo nucleare, i Russi hanno ugualmente una grandissima padronanza della tecnologia e della sicurezza, sanno cosa significa una misura di prevenzione”, afferma Michel Brière, direttore generale aggiunto dell’IRSN, l’istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare.

Veramente? L’incidente di Chernobyl nel 1986 resta ancora nelle memorie… e soprattutto nei suoli.

In Francia, ogni installazione nucleare deve disporre di prescrizioni precise in materia di prevenzione contro i rischi naturali di tipo incendio (disboscamento intorno al sito, squadra specializzata sul posto, ecc.).
“è molto probabilmente anche il caso in Russia”, nota Brière.
Molto probabilmente… Venerdì, 500 militari abbattevano freneticamente la foresta intorno al centro nucleare di Sarov – a 500 chilometri all’est di Mosca, prova che le misure di prevenzione esistenti non sono ottimali.
“Su questo centro, alla differenza di un reattore di potenza, non c’è energia stoccata, è soprattutto un laboratorio, nota Brière.ate.”

Un’evacuazione “molto tardiva”, secondo Jacky Bonnemains, presidente dell’associazione ambientalista Robin des bois.
“Ciò suscita delle inquietudini sulle condizioni di evacuazione e di stoccaggio.”

E se gli incendi raggiungessero un sito che stocca dell’energia nucleare?

“Potrebbe capitare delle perdite di confinamento di certo locali ed una contaminazione localizzata”,nota il responsabile dell’IRSN, dicendosi tuttavia poco inquieto.sorvegliamo e ci informiamo.”
Con quali mezzi? I “nostri corrispondenti sul posto, degli scienziati, ma nessuno è nella gestione diretta della crisi.”

In quanto alle armi stesse, “i Russi sono spesso incoscienti, ma non al punto di depositare dei missili nucleari o classici sotto i capannoni di lamiera ,afferma un perito militare. Normalmente, questi sono seppelliti nei sili di cemento. la testa del missile è depositata peraltro, tradizionalmente lontano dal dispositivo di inizializzazione dell’arma, il che limita i rischi di esplosione. Al ministero della Difesa, a Parigi, si dicono “attenti, ma non stressati.”

I residui radioattivi

“La preoccupazione, è la fonte diffusa di radioattività in provenienza delle foreste e delle torbiere piene di residui radioattivi di Chernobyl, sottolinea Jacky Bonnemains. Sono dei depositi accumulati sul suolo, il coperto vegetale, negli strati superficiali. Con gli incendi, sono rimessi in movimento e trasportati in altitudine dalle ceneri e le fuliggini.” c’è là del cesio 137 e dello stronzio 90. La loro radioattività decresce col tempo, ma il loro accumulo può rivelarsi “non trascurabile, se ricade su delle culture, per esempio”, dice Robin des bois che chiede una sorveglianza europea.
All’IRSN, vogliono rassicurarci.
“Nel 2002 già, si sono visti dei grossi fuochi in questa zona. Le nostre dieci stazioni francesi ci hanno permesso di misurare una debolissima contaminazione dell’aria sopra la Francia. I livelli di concentrazione in particelle di cesio sono così bassi che non possono generare un’inquietudine sanitaria, anche per gli intervenienti sui luoghi dell’incendio”, nota Philippe Renaud, capo di un labo di perizia all’IRSN che si rallegra di disporre di attrezzi ultraperformanti, e molto costosi che provano là la loro utilità.

La Chimica e le particelle…

“Non è tanto il nucleare che mi inquieta quanto il chimico, nota il nostro perito militare.

Hanno dei depositi segreti di armi chimiche nella zona? I Russi hanno talmente vecchie scorte di merde disseminate dovunque…” Senza contare le particelle fini o le emanazioni di diossina o di mercurio che questi fuochi possono propagare su centinaia di chilometri.

http://www.liberation.fr/economie/0101650884-les-incendies-aux-portes-des-sites-nucleaires-russes



Fonte:RNA - rete Nazionale Antinucleare

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