martedì 7 settembre 2010

L’Italia è un paese fondato sul sangue dei meridionali

Il titolo e lo spunto di questo articolo nascono dalla dichiarazione di Salvatore Borsellino: «L’Italia è una Repubblica fondata sul sangue delle stragi».

D’accordissimo. Ma ciò mi ricorda anche che, prima ancora, l’Italia è un paese nato dal sangue dei meridionali:

Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma.
E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire». EGaribaldi parlò di «cose da cloaca».


Terroni

Terroni, di Pino Aprile

Questo in realtà non è un vero e proprio articolo. Piuttosto, è la segnalazione, che avrei sempre voluto fare su questo blog ma non ho mai fatto finora, del libro di Pino Aprile,Terroni.

Il testo che ho citato sopra è difatti estratto dal primo capitolo di questo libro, che potete continuare a leggere qui.

È un libro che mi ha introdotto a quella che è la realtà sulla questione meridionale e sul meridionalismo. Un libro che, con un tono incalzante, appassionato, e mai noioso, vi accompagna attraverso i meandri oscuri di quella che è la storia dell’Unità del nostro paese. E non solo, poiché non si ferma a ciò che accadde 150-140 anni fa. Ma continua, spiegando scelte politiche (e non) fatte negli ultimi 150 anni, troppo spesso votate a mettere in scacco il meridione. Una storia che, a mio avviso, aiuta anche a capire perché oggi abbiamo una «una Repubblica fondata sul sangue delle stragi».

È, per me, il miglior primo passo che si possa compiere per avvicinarsi a questi temi; da qui in poi, sarà difficile smettere di volerne sapere di più, ancora più difficile smettere di leggere, cercare, e studiare.

Ed è di certo il libro che ha determinato un cambio, o meglio, un arricchimento, delle tematiche trattate da questo sito.

Un libro che ogni Italiano dovrebbe leggere, ancor più vero se si è del Sud. Non per dividersi, ma forse, per la prima volta in 150 anni, per tentare di unire questo popolo eternamente diviso per mille motivi, a volte mai del tutto chiari. E, anche, per iniziare un percorso che dia a questa nazione una politica equa nei confronti di tutte le regioni, che non sia più quella politica che ha tolto risorse, ricchezze e speranze a metà del paese.

Fonte:Napul'è

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Il titolo e lo spunto di questo articolo nascono dalla dichiarazione di Salvatore Borsellino: «L’Italia è una Repubblica fondata sul sangue delle stragi».

D’accordissimo. Ma ciò mi ricorda anche che, prima ancora, l’Italia è un paese nato dal sangue dei meridionali:

Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma.
E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire». EGaribaldi parlò di «cose da cloaca».


Terroni

Terroni, di Pino Aprile

Questo in realtà non è un vero e proprio articolo. Piuttosto, è la segnalazione, che avrei sempre voluto fare su questo blog ma non ho mai fatto finora, del libro di Pino Aprile,Terroni.

Il testo che ho citato sopra è difatti estratto dal primo capitolo di questo libro, che potete continuare a leggere qui.

È un libro che mi ha introdotto a quella che è la realtà sulla questione meridionale e sul meridionalismo. Un libro che, con un tono incalzante, appassionato, e mai noioso, vi accompagna attraverso i meandri oscuri di quella che è la storia dell’Unità del nostro paese. E non solo, poiché non si ferma a ciò che accadde 150-140 anni fa. Ma continua, spiegando scelte politiche (e non) fatte negli ultimi 150 anni, troppo spesso votate a mettere in scacco il meridione. Una storia che, a mio avviso, aiuta anche a capire perché oggi abbiamo una «una Repubblica fondata sul sangue delle stragi».

È, per me, il miglior primo passo che si possa compiere per avvicinarsi a questi temi; da qui in poi, sarà difficile smettere di volerne sapere di più, ancora più difficile smettere di leggere, cercare, e studiare.

Ed è di certo il libro che ha determinato un cambio, o meglio, un arricchimento, delle tematiche trattate da questo sito.

Un libro che ogni Italiano dovrebbe leggere, ancor più vero se si è del Sud. Non per dividersi, ma forse, per la prima volta in 150 anni, per tentare di unire questo popolo eternamente diviso per mille motivi, a volte mai del tutto chiari. E, anche, per iniziare un percorso che dia a questa nazione una politica equa nei confronti di tutte le regioni, che non sia più quella politica che ha tolto risorse, ricchezze e speranze a metà del paese.

Fonte:Napul'è

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