lunedì 20 dicembre 2010

I silenzi della storia che Cazzullo non conosce

Di Antonio Ciano

Non sappiamo come il "Corriere della Sera" dia lavoro ad uno pseudo giornalista come Aldo Cazzullo. Significa che l'editore di riferimento è arrivato alla frutta. Il regime monarchico massonico è finito l'otto settembre del 1943, ma, siccome gli azionisti del giornale sono quasi tutti massoni, devono dar conto a qualche Loggia sparsa per lo stivale. Il regime funziona così dal'11 maggio del 1860, quando il massone e negriero Peppino Garibaldi invase, per conto della massoneria, mano armata, da terrorista della setta mondialista, la bella Sicilia. Mise subito a ferro e fuoco Bronte, Niscemi, Regalbuto, Cesarò, Biancavilla, Adrano fecendo polpette dei contadini che osavano accaparrarsi le terre dei latifondisti. Durante la sua vita, Nino Bixio diede luogo a 700 fucilazioni ( settecento) di contadini ed operai con l’assenso dei Savoia. In Italia vi furono eccidi tremendi, stragi disumane, incivili, truculenti.

http://www.francobampi.it/liguria/sacco/figure/targa.jpg

I nazisti, caro dott. Cazzullo, erano veramente dei dilettanti rispetto alle centinaia di stragi commesse dai barbari che parlavano e scrivevano in francese (I savoia). Le stragi non le fecero solo al Sud. Cominciarono a Genova nel 1849, quando i genovesi, stanchi di vivere da oppressi sotto la dinastia savoia, memori delle grande repubblica genovese, si ribellarono. Genova fu messa a ferro e fuoco dai bersaglieri del gen. La Marmora, uccidendo 700 repubblicani, violentando donne e bambini e saccheggiando la città. Il re savoia, il Vittorione tanto amato da Cazzullo, chiamò i genovesi " Vil razza di canaglie". Facciamo un invito al MIL (Movimento per l'Indipendenza ligure ) di andare a Torino il 23 di dicembre al Teatro Carignano dove il novello ducetto Cazzullo vorrebbe vendere qualche copia del suo libro ( copia e incolla) scritto per i suoi sodali massoni e liberali che gli fanno guadagnare la pagnotta. Chiedo alle associazioni di partigiani dell'Anpi residenti in Piemonte di fare la stessa cosa. Possono parteciparvi le associazioni partigiane dell'Alta Italia, quelle delle repubbliche dell'Ossola, Alto Piemonte,Val Maira, Val Varaita,Val Sesia...per costituire le quali e per difenderle sono morti migliaia di patrioti repubblicani. Il Sig Cazzullo vuole difendere la monarchia sabauda, dobbiamo ribellarci a questa nefandezza. L'Italia dal 1943 al 25 aprile del 1945 era divisa territorialmente in tre parti. L'Italia nord-orientale era amministrata dal 10 settembre del 1943 dal terzo Reich; l'Italia nord occidentale era amministrata dalla RSI e il Meridione dagli Alleati che stavano risalendo la penisola. Con la liberazione del Nord dal parte dei partigiani e degli Alleati si riunì il territorio nazionale, e non vediamo eprchè i soloni del Pompiere della Sera si affannino tanto per ricordare come data dell'Unità il 17 marzo del 1861, giorno in cui nacque il Regno d'Italia che a noi non interessa. Caro Cazzulllo, noi festeggiamo l'unità della nazione il 2 giugno di ogni anno, perchè vi fu un Referendum tra monarchia infame e Repubblica, Vinse questa repubblica e sappiamo che a gente come Lei, Panebianco, Perfetti, Ernesto Galli della Loggia, dispiace. La invitiamo a leggere quelli che sono i Silenzi della storia, ma abbiamo a diposizione tanta documentazione da sottoporLe. Non è cambiato nulla, il potere risorgimentale ha ereditato i Berlusconi, i Bossi ...Cavour era uno tipo a cui piacevano le ragazzine, come pure al massone Berlusconi.
Il primo era proprietario del 90% dei mulini del Piemonte, il secodo è proprietario dell'Etere italiano. Entrambi corruttori. In Francia festeggiano la repubblica il 14 di luglo, perchè in quel giorno abbatterono la Monarchia, tagliarono tante teste e nessun giornalista si permette di difendere LuigiXVI° e Maria Antonietta. L'Unità della Francia la fecero i Re. Abbiamo ancora strade e piazze intitolate ai bombaroli e nazisti del 1800, saranno cancellate dal popolo e le salme dei savoia saranno mandate sulle Alpi, il Pantheon è stato costruito dai romani, per i grandi uomini, non per gli assassini.

Dott. Cazzullo, gli ebrei furono massacrati dai nazisti, ma nessuno di loro festeggia i propri aguzzini. Nessuna strada è intitolata a Hitler, a Reder, a Kapler. Gli ebrei stanno ancora oggi dando la caccia a quei criminali. L'Italia repubblicana deve fare i conti del passato, ha anche permesso il rientro in Italia del Principe dei Cetrioli, permette al figlio di quel padre di prendere soldi pubblici facendolo apparire sulle emittenti di Stato. Gli ultimi Savoia hanno chiesto alla nostra repubblica 260.000.000 di euro per l'esilio dorato a cui furono costretti. In Francia o in Russia gli avrebbero tagliato le teste. Anche perchè, nel Sud, i soldati piemontesi erano adusi a farlo. Il cazzullo, in un suo scritto, ha disprezzato le donne meridionali, perchè ad Isernia, le donne del luogo, avendo tra le mani tre soldati savoiardi che qualche giorno prima le avevano violentate, gli strapparono i coglioni e glieli ficcarono in bocca. Cazzullo dimentica che proprio a Isernia,furono esposte in gabbie di vetro, tre teste mozzate dei nostri contadini partigiani, chiamati briganti. Difendevano solo le loro donne, i loro averi e la loro terra attaccata a tradimento dai piemontesi, senza dichiarazione di guerra.Noi del Sud non avevamo invitato i 150 mila soldati mandati giù dai savoia per reprimere la nostra civiltà. I morti ammontarono ad un milione, dopo di chè si doveva scegliere: Briganti o emigranti. Dopo aver perso, i meridionali dovettero emigrare, la fame era tanta, la disoccupazione che sotto i Borbone non conoscevamo, divenne endemica, arricchendo le casse del Nord con le rimesse. Le città eccidiate furono più di un centinaio. I nazisti sono stati delle bestie, ma nons apevamo che i piemontesi savoiardi ( momarchci) fossero delle bestie assatanate di sangue fraterno. I nazisti erano tedeschi occupanti, chiamati dai fascisti, quindi legittimati a fare rappresaglie. I piemontesi non furono chiamati da nessuno, e nessuno li capiva al Sud, parlavano francese e rubavano le nostre sostanze da vere locuste padane, come oggi.

Dott. Cazzullo, se Pino Aprile vende centinaia di migliaia di copie del libro "TERRONI", una ragione c'è; si è documentato, ha girato il Sud paese paese, campagna campagna, siti industriali dismessi,Mongiana, Pietrarsa dove vi fu la prima strage di Stato. Pino Aprile era direttore di "Gente", dimessosi per dignità, considerato "giornalista farabutto" dal regime liberal- massonico. La mia città, Gaeta, fu massacrata da 160 mila bombe, i morti civili, furono più di 3000, i soldati borbonici morti ammontarono a più di mille e la fortezza non fu mai espugnata. Francesco II si arrese per il tifo che imperava nella fortezza. Combattè fino alla morte con la sua regina, Maria Sofia, che da noi è un mito. Fu incensata da poeti e scittori, mentre i servizi segreti piemontesi,la fecero immortalare con foto nude e peccatrici. Non era lei, naturalmente, sua era solo la testa, il corpo apparteneva alla moglie del fotografo, che la prostituì dietro compenso regale.

L'Italia fu unita dal movimentio partigiano, da una lotta di liberazione cruenta. I "banditi" morti per darci la libertà di cui godiamo oggi, i "partigiani, a volte chiamati briganti dal Regime fascista, furono 87.000. Il Presidente della Repubblica , mal consigliato, si reca a Quarto da dove partì il terrorista mercenario Garibaldi e a Marsala dove arrivò per ubriacare gente come Lei. Un presidente della Repubblica proveniente dalle file comuniste deve sapere che sta dando spago agli assertori di quella barbarie terroristica che è stata casa Savoia e non può difendere il terrorismo, perchè, se condanniamo I Serenissimi, armati di fucili giocattolo di carri armati carnevaleschi solo per apporre la bandiera delle Serenissima repubblica veneta, significa che siamo ancora Monarchici nella testa. Un Presidente della Repubblica avrebbe dovuto recarsi a Genova e ricordare l'eccidio del 1849, avrebbe dovuto recarsi a Castellammere del Golfo in provincia di Trapani a ricordare le lotte dei contadini repubblicani repressi dal generale Quintini nel 1862; avrebbe dovuto recarsi a Palermo, dove nel 1866 i Savoia repressero nel sangue la rivolta del sette e mezzo, mietendo oltre cinquemila morti; Il presidente della repubblica avrebbe dovuto recarsi a Recalmuto e in altre città siciliane schiacciate da uno stato d'assedio da parte di Francesco Crispi, utilizzato dalla borghesia del Nord per la causa liberale. Morirono centinaia di contadini, con tra le mani la bandiera rossa repubblicana. Avremnmo preferito che il presidente della repubblica si fosse recato a Pontelandoflo, a Casalduni, a San Vittorino, a Leofaro, a Mozzano, a Gioia del Colle, a Vieste, a Battipaglia, ad Avola, a Bologna, alla Banca dell'Agricoltura, a Brescia, a San Benedetto del Tronto, dove il regime liberal massonico ha determinato stragi, che sono continuate, senza soluzione di continuità dal 1860. I piemontesi sabaudi erano Assassini e criminali di guerra, e Lei, anzichè processarli con la sua "penna" li difende. Affari suoi, il regime sta crollando e Lei non se accorge, ci sarà un Partito del Sud che metterà a posto l'Italia.La storia non sarà più negata. Ridaremo alle città il demanio derubato, alla chiesa i conventi requisiti dai savoia ( ne requisirono 400 in 4 anni) ci riprenderemo le terre che regalarono ai latifondisti, ci riprenderemo i 443 milioni di lire che formarono il tesoro italiano nel 1861, contratteremo Nizza e Savoia con la Francia, la Corsica sarà indipendente, il canton Ticino svenduto alla Svizzera da Ludovico il Moro faranno un referendum e l'Istria e la Dalmazia perse dal fascismo? decideranno loro se stare cion noi in Europa, l'inno nazionale è un inno contro l'Austria, cambiaremo le parole, e da un inno di guerra lo faremo diventare un inno di pace, ma se adottassimo quello di Paisiello, non ci dispiacerebbe.

Scommettiamo che lei ha sempre condannato Bin Laden o i terroristi musulmani, Garibaldi era ateo, era un negriero ( traspostava coolies cinesi da Canton a Callao in Perù) con la nave Carmen, é tutto scritto sui registri di quella nave, stanno aTorino, deve solo consultarli.







I silenzi della storia

“Chi sono costoro che parlano a nome della patria? Si era domandato Soardi convinto di completare per se stesso un discorso riferito al colloquio avuto poco prima con J.M.

Maria lo aveva invitato a sedere con voce dolce, ma determinata:<<>>, aggiungendo subito che non avrebbe mai ripetuto, neppure di fronte alle torture, quanto stava per confessargli.

"Non avevo vent’anni (allora a venti anni si era minorenni), e sono stata rapita dall’uomo che state per arrestare".

"Chi?", aveva chiesto Soardi con voce dettata dall’impulso.

"
l delegato Curletti, l’eroe delle imprese di Modena, di Firenze, di Parma...di Napoli, l’uomo di fiducia dei nostri ministri. Sì, Curletti mi ha personalmente rapita, ancora vergine, e portata a Moncalieri dove fui chiusa in una stanza. In quel palazzo, da quella stanza...dalla finestra di quella stanza dove mi ero arrampicata, ho visto con questi occhi, Curletti che riceveva i complimenti di una grande personalità politica per quella sua impresa".

Il racconto della giovane donna si era poi soffermato nei particolari del suo dramma.

"
Ancora non ero riuscita a rendermi conto di quello che mi stava accadendo, quando la porta di quella stanza si aprì e due piccole robuste mani, mi afferrarono...".

-Soardi non riusciva a trattenere lo stupore e l’indignazione incalzandola di domande. Era noto che il re Vittorio Emanuele II aveva le mani molto piccole, sproporzionate al suo corpo.

"
Avete riconosciuto quell’eccellenza che stava a complimentarsi col Curletti?".

La donna dapprima non rispose poi, con molta fatica disse:<<>>.

"
E’ forse Cavour?", quasi gridò Soardi.

"
Vi prego non fatemi dire di più - gli rispose Maria - e vi ripeto, mi rifiuterò di testimoniare in qualsiasi tribunale...".

"
Perchè?", continuò il magistrato.

"
Perché quella violenza sul mio corpo venne risarcita con la nomina di mio fratello a direttore di un ufficio dello Stato e con la carica di cancelliere del tribunale all’uomo che accettò, compiacente, di sposarmi e di dare un nome al bambino che avevo in grembo...mio figlio. Non turberò mai l’onorabilità dei miei congiunti svelando il mio disonore...".

Abbiamo tratto questo episodio da pagina 175 del libro di Diego Novelli “ Amor di Patria”(1) ed una domanda ci è d’obbligo: di chi erano le mani luride ed appiccicose che profanarono la verginità di madamigella Maria? Chi era quel porco di Stato? Chi aveva fatto rapire la minorenne torinese? Chi aveva sistemato il fratello di madamigella Maria per riparare all’infame atto compiuto? Ce lo dice Filippo Curletti a pag. 5 del suo memoriale:"
l giorno stesso che giunsi a Torino mi recai subito presso l’ufficio privato del Conte di Cavour. L’anticamera del Ministro era affollatissima, almeno cinquanta persone erano in attesa. Approfittai del momento in cui si affacciò alla porta per congedare una persona, per consegnargli le lettere di presentazione. Egli aprì le buste e dopo averle rapidamente lette mi disse:” Ho bisogno di un giovane ardito e prudente; bene, venite da me questa sera al Ministero”.

Alle ore 8 di sera mi vi portai; un portiere senza livrea m’introdusse in una piccola sala semplicemente adorna. Nel punto in cui entrai, il conte di Cavour parlava con un personaggio a me ignoto. Il conte si volse verso di me, e avendomi riconosciuto disse al suo interlocutore:<<>>. Egli diede a queste ultime parole una particolare significanza e sorrise.

Poco appresso mi feci capace di cosiffatto sorriso quando cioè il generale Sanfront (imparai più tardi il suo nome) dopo avermi fatto molte interrogazioni circa la mia famiglia, età, ecc.ecc., mi chiese improvvisamente:<<>>.

In sulle prime rimasi sbalordito alla singolare domanda; poi risposi di sì. Ebbene, riprese il generale, vieni meco ch’io te la faccio conoscere; e sì dicendo lasciammo il ministero.

Non è mia intenzione far parola dei particolari di codesta avventura, colla quale principiai molto miseramente i miei servigi per la causa italiana. Cotale avventura levò gran rumore a Torino, ove da nessuno si ignora la storia di Madamigella Maria D...il cui fratello, poco dopo il fatto, fu nominato capo dell’ufficio delle Poste.

Questa impresa non è la sola del medesimo genere, onde mi sia quind’innanzi occupato; nullameno delle altre farò motto, perocchè, riferendosi alla vita privata, non possono avere alcun interesse per il grave lettore.(2)

Invece a noi interessano questi particolari, Curletti ci ha fatto intendere che chi profanò la verginità di madamigella Maria fu proprio il Cavour quando scrive che il Primo Ministro piemontese”...diede a queste ultime parole una particolare significanza e sorrise...”

Chi non sorrise fu proprio la madamigella di Torino e chissà quante altre verginelle. Fatti gravissimi da condannare penalmente e moralmente; noi ci atteniamo solo ai fatti raccontati dal Curletti per il quale il suo padrone risultava essere un pedofilo, questo si deduce dal racconto testè descritto. Da notare che codesti fatti vennero a galla solo dopo la morte del primo ministro piemontese, quando in quel di Torino vennero alla luce fatti e misfatti che coinvolgevano la polizia durante il processo cosiddetto Cibolla.

Il corso principale della mia città è intitolato al Cavour; chiediamo umilmente al nostro sindaco di asportare quella lapide. Quel barbaro signore, quando Cialdini e Persano stavano bombardando Gaeta, intimò loro di raderla al suolo perché i gaetani ed i borbonici ritardavano i suoi piani di conquista.

1853, morte a Torino (40 milioni raspati)

La notte del 18 ottobre del 1853(3) (1) una moltitudine di popolo si affollò sotto la casa del Conte Camillo Benso di Cavour. Quei cittadini non volevano inneggiare al loro primo ministro, volevano solo dimostrare la loro rabbia nei confronti di uno speculatore. Cosa era successo? In quell’anno i raccolti di grano erano stati scarsissimi in tutta Italia, persino nel Regno delle Due Sicilie, di solito superproduttore di tale primaria fonte di nutrimento. Ma, mentre Ferdinando II di Borbone, per calmierare i prezzi ed evitare rivolte e speculazioni, ne faceva acquistare subito grandi quantità all’estero, in Piemonte, governato dal primo ministro massone, le cose andarono diversamente. Il liberalissimo ed osannato ministro piemontese approfittò subito della carestia, fece incetta di grano a fini speculativi, riempì i granai personali anziché far sfamare i poveri. La folla inferocita, fra grida e vituperi, mandò in frantumi i vetri delle finestre della villa superprotetta del ministro speculatore che diede ordine alla forza pubblica di sparare sulla folla. Molti popolani morirono, altri furono incarcerati. Quella notte Cavour, oltre che speculatore, divenne anche assassino. Il giornale l’Indipendente ammonì il primo ministro ad aprire i suoi granai per far sfamare i poveri torinesi che lo accusavano di incetta immorale e contro legge. Il giornale fu denunciato per diffamazione e difeso dall’avvocato liberale Brofferio della Bigongia. Questi confutò davanti alla Corte le accuse dimostrando che il Cavour aveva ammassato grani, in violazione della legge. Dalla difesa fu esibito anche un atto notarile attestante la partecipazione del primo ministro al 90% delle azioni della Società Mulini di Collegno, il cui presidente, fu dimostrato, era il Cavour stesso. La magistratura era a quel tempo completamente asservita al potere politico in Piemonte e nonostante ciò gli imputati furono assolti. Angelo Brofferio così commenta la sentenza su “La Voce” del 24 novembre del 1853:<<... il conte di Cavour è magazziniere di grano e farina, contro il precetto della moralità e della legge- e che- sotto il governo del conte di Cavour ingrassano illecitamente i monopolisti, i magazzinieri, i borsaiuoli, i telegrafisti, e gli speculatori sulla pubblica sostanza, mentre geme, soffre e piange l’università dei cittadini sotto il peso delle tasse e delle imposte- e che- il sangue innocente sparso dal conte di Cavour nella capitale dello Stato senza aggressione, senza resistenza, per una semplice dimostrazione che potevasi prevenire, fu atto barbaro e criminoso...” L’Indipendente fu assolto ma i morti rimasero sul selciato. Alla sua morte, ci fa sapere il De Sivo, l’onesto Cavour “...con la sua morale si fece quattordici milioni, raspati in pochi anni; e fu chi stampò quaranta...” (Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Vol. II, pag. 420). Sia Cavour che Garibaldi, nella storiografia italiana, si dividono, forse, in egual misura la popolarità d’essere considerati tra i grandi padri della Patria. Così ha decretato l’intelighentia massonica. (1) Diego Novelli, Amor di Patria, Daniela Piazza Editore, Torino, 1998. (2) LA VERITA’ SOPRA GLI UOMINI E LE COSE DEL REGNO D’ITALIA, RIVELAZIONI DI J.A, già agente segreto di Cavour (3) Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Trieste, 1868, rist. Edizioni Brenner, Cosenza, Vol. I, pag 396. Capitolo tratto dal libri di Antonio Ciano "Le stragi e gli eccidi dei Savoia" .
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Di Antonio Ciano

Non sappiamo come il "Corriere della Sera" dia lavoro ad uno pseudo giornalista come Aldo Cazzullo. Significa che l'editore di riferimento è arrivato alla frutta. Il regime monarchico massonico è finito l'otto settembre del 1943, ma, siccome gli azionisti del giornale sono quasi tutti massoni, devono dar conto a qualche Loggia sparsa per lo stivale. Il regime funziona così dal'11 maggio del 1860, quando il massone e negriero Peppino Garibaldi invase, per conto della massoneria, mano armata, da terrorista della setta mondialista, la bella Sicilia. Mise subito a ferro e fuoco Bronte, Niscemi, Regalbuto, Cesarò, Biancavilla, Adrano fecendo polpette dei contadini che osavano accaparrarsi le terre dei latifondisti. Durante la sua vita, Nino Bixio diede luogo a 700 fucilazioni ( settecento) di contadini ed operai con l’assenso dei Savoia. In Italia vi furono eccidi tremendi, stragi disumane, incivili, truculenti.

http://www.francobampi.it/liguria/sacco/figure/targa.jpg

I nazisti, caro dott. Cazzullo, erano veramente dei dilettanti rispetto alle centinaia di stragi commesse dai barbari che parlavano e scrivevano in francese (I savoia). Le stragi non le fecero solo al Sud. Cominciarono a Genova nel 1849, quando i genovesi, stanchi di vivere da oppressi sotto la dinastia savoia, memori delle grande repubblica genovese, si ribellarono. Genova fu messa a ferro e fuoco dai bersaglieri del gen. La Marmora, uccidendo 700 repubblicani, violentando donne e bambini e saccheggiando la città. Il re savoia, il Vittorione tanto amato da Cazzullo, chiamò i genovesi " Vil razza di canaglie". Facciamo un invito al MIL (Movimento per l'Indipendenza ligure ) di andare a Torino il 23 di dicembre al Teatro Carignano dove il novello ducetto Cazzullo vorrebbe vendere qualche copia del suo libro ( copia e incolla) scritto per i suoi sodali massoni e liberali che gli fanno guadagnare la pagnotta. Chiedo alle associazioni di partigiani dell'Anpi residenti in Piemonte di fare la stessa cosa. Possono parteciparvi le associazioni partigiane dell'Alta Italia, quelle delle repubbliche dell'Ossola, Alto Piemonte,Val Maira, Val Varaita,Val Sesia...per costituire le quali e per difenderle sono morti migliaia di patrioti repubblicani. Il Sig Cazzullo vuole difendere la monarchia sabauda, dobbiamo ribellarci a questa nefandezza. L'Italia dal 1943 al 25 aprile del 1945 era divisa territorialmente in tre parti. L'Italia nord-orientale era amministrata dal 10 settembre del 1943 dal terzo Reich; l'Italia nord occidentale era amministrata dalla RSI e il Meridione dagli Alleati che stavano risalendo la penisola. Con la liberazione del Nord dal parte dei partigiani e degli Alleati si riunì il territorio nazionale, e non vediamo eprchè i soloni del Pompiere della Sera si affannino tanto per ricordare come data dell'Unità il 17 marzo del 1861, giorno in cui nacque il Regno d'Italia che a noi non interessa. Caro Cazzulllo, noi festeggiamo l'unità della nazione il 2 giugno di ogni anno, perchè vi fu un Referendum tra monarchia infame e Repubblica, Vinse questa repubblica e sappiamo che a gente come Lei, Panebianco, Perfetti, Ernesto Galli della Loggia, dispiace. La invitiamo a leggere quelli che sono i Silenzi della storia, ma abbiamo a diposizione tanta documentazione da sottoporLe. Non è cambiato nulla, il potere risorgimentale ha ereditato i Berlusconi, i Bossi ...Cavour era uno tipo a cui piacevano le ragazzine, come pure al massone Berlusconi.
Il primo era proprietario del 90% dei mulini del Piemonte, il secodo è proprietario dell'Etere italiano. Entrambi corruttori. In Francia festeggiano la repubblica il 14 di luglo, perchè in quel giorno abbatterono la Monarchia, tagliarono tante teste e nessun giornalista si permette di difendere LuigiXVI° e Maria Antonietta. L'Unità della Francia la fecero i Re. Abbiamo ancora strade e piazze intitolate ai bombaroli e nazisti del 1800, saranno cancellate dal popolo e le salme dei savoia saranno mandate sulle Alpi, il Pantheon è stato costruito dai romani, per i grandi uomini, non per gli assassini.

Dott. Cazzullo, gli ebrei furono massacrati dai nazisti, ma nessuno di loro festeggia i propri aguzzini. Nessuna strada è intitolata a Hitler, a Reder, a Kapler. Gli ebrei stanno ancora oggi dando la caccia a quei criminali. L'Italia repubblicana deve fare i conti del passato, ha anche permesso il rientro in Italia del Principe dei Cetrioli, permette al figlio di quel padre di prendere soldi pubblici facendolo apparire sulle emittenti di Stato. Gli ultimi Savoia hanno chiesto alla nostra repubblica 260.000.000 di euro per l'esilio dorato a cui furono costretti. In Francia o in Russia gli avrebbero tagliato le teste. Anche perchè, nel Sud, i soldati piemontesi erano adusi a farlo. Il cazzullo, in un suo scritto, ha disprezzato le donne meridionali, perchè ad Isernia, le donne del luogo, avendo tra le mani tre soldati savoiardi che qualche giorno prima le avevano violentate, gli strapparono i coglioni e glieli ficcarono in bocca. Cazzullo dimentica che proprio a Isernia,furono esposte in gabbie di vetro, tre teste mozzate dei nostri contadini partigiani, chiamati briganti. Difendevano solo le loro donne, i loro averi e la loro terra attaccata a tradimento dai piemontesi, senza dichiarazione di guerra.Noi del Sud non avevamo invitato i 150 mila soldati mandati giù dai savoia per reprimere la nostra civiltà. I morti ammontarono ad un milione, dopo di chè si doveva scegliere: Briganti o emigranti. Dopo aver perso, i meridionali dovettero emigrare, la fame era tanta, la disoccupazione che sotto i Borbone non conoscevamo, divenne endemica, arricchendo le casse del Nord con le rimesse. Le città eccidiate furono più di un centinaio. I nazisti sono stati delle bestie, ma nons apevamo che i piemontesi savoiardi ( momarchci) fossero delle bestie assatanate di sangue fraterno. I nazisti erano tedeschi occupanti, chiamati dai fascisti, quindi legittimati a fare rappresaglie. I piemontesi non furono chiamati da nessuno, e nessuno li capiva al Sud, parlavano francese e rubavano le nostre sostanze da vere locuste padane, come oggi.

Dott. Cazzullo, se Pino Aprile vende centinaia di migliaia di copie del libro "TERRONI", una ragione c'è; si è documentato, ha girato il Sud paese paese, campagna campagna, siti industriali dismessi,Mongiana, Pietrarsa dove vi fu la prima strage di Stato. Pino Aprile era direttore di "Gente", dimessosi per dignità, considerato "giornalista farabutto" dal regime liberal- massonico. La mia città, Gaeta, fu massacrata da 160 mila bombe, i morti civili, furono più di 3000, i soldati borbonici morti ammontarono a più di mille e la fortezza non fu mai espugnata. Francesco II si arrese per il tifo che imperava nella fortezza. Combattè fino alla morte con la sua regina, Maria Sofia, che da noi è un mito. Fu incensata da poeti e scittori, mentre i servizi segreti piemontesi,la fecero immortalare con foto nude e peccatrici. Non era lei, naturalmente, sua era solo la testa, il corpo apparteneva alla moglie del fotografo, che la prostituì dietro compenso regale.

L'Italia fu unita dal movimentio partigiano, da una lotta di liberazione cruenta. I "banditi" morti per darci la libertà di cui godiamo oggi, i "partigiani, a volte chiamati briganti dal Regime fascista, furono 87.000. Il Presidente della Repubblica , mal consigliato, si reca a Quarto da dove partì il terrorista mercenario Garibaldi e a Marsala dove arrivò per ubriacare gente come Lei. Un presidente della Repubblica proveniente dalle file comuniste deve sapere che sta dando spago agli assertori di quella barbarie terroristica che è stata casa Savoia e non può difendere il terrorismo, perchè, se condanniamo I Serenissimi, armati di fucili giocattolo di carri armati carnevaleschi solo per apporre la bandiera delle Serenissima repubblica veneta, significa che siamo ancora Monarchici nella testa. Un Presidente della Repubblica avrebbe dovuto recarsi a Genova e ricordare l'eccidio del 1849, avrebbe dovuto recarsi a Castellammere del Golfo in provincia di Trapani a ricordare le lotte dei contadini repubblicani repressi dal generale Quintini nel 1862; avrebbe dovuto recarsi a Palermo, dove nel 1866 i Savoia repressero nel sangue la rivolta del sette e mezzo, mietendo oltre cinquemila morti; Il presidente della repubblica avrebbe dovuto recarsi a Recalmuto e in altre città siciliane schiacciate da uno stato d'assedio da parte di Francesco Crispi, utilizzato dalla borghesia del Nord per la causa liberale. Morirono centinaia di contadini, con tra le mani la bandiera rossa repubblicana. Avremnmo preferito che il presidente della repubblica si fosse recato a Pontelandoflo, a Casalduni, a San Vittorino, a Leofaro, a Mozzano, a Gioia del Colle, a Vieste, a Battipaglia, ad Avola, a Bologna, alla Banca dell'Agricoltura, a Brescia, a San Benedetto del Tronto, dove il regime liberal massonico ha determinato stragi, che sono continuate, senza soluzione di continuità dal 1860. I piemontesi sabaudi erano Assassini e criminali di guerra, e Lei, anzichè processarli con la sua "penna" li difende. Affari suoi, il regime sta crollando e Lei non se accorge, ci sarà un Partito del Sud che metterà a posto l'Italia.La storia non sarà più negata. Ridaremo alle città il demanio derubato, alla chiesa i conventi requisiti dai savoia ( ne requisirono 400 in 4 anni) ci riprenderemo le terre che regalarono ai latifondisti, ci riprenderemo i 443 milioni di lire che formarono il tesoro italiano nel 1861, contratteremo Nizza e Savoia con la Francia, la Corsica sarà indipendente, il canton Ticino svenduto alla Svizzera da Ludovico il Moro faranno un referendum e l'Istria e la Dalmazia perse dal fascismo? decideranno loro se stare cion noi in Europa, l'inno nazionale è un inno contro l'Austria, cambiaremo le parole, e da un inno di guerra lo faremo diventare un inno di pace, ma se adottassimo quello di Paisiello, non ci dispiacerebbe.

Scommettiamo che lei ha sempre condannato Bin Laden o i terroristi musulmani, Garibaldi era ateo, era un negriero ( traspostava coolies cinesi da Canton a Callao in Perù) con la nave Carmen, é tutto scritto sui registri di quella nave, stanno aTorino, deve solo consultarli.







I silenzi della storia

“Chi sono costoro che parlano a nome della patria? Si era domandato Soardi convinto di completare per se stesso un discorso riferito al colloquio avuto poco prima con J.M.

Maria lo aveva invitato a sedere con voce dolce, ma determinata:<<>>, aggiungendo subito che non avrebbe mai ripetuto, neppure di fronte alle torture, quanto stava per confessargli.

"Non avevo vent’anni (allora a venti anni si era minorenni), e sono stata rapita dall’uomo che state per arrestare".

"Chi?", aveva chiesto Soardi con voce dettata dall’impulso.

"
l delegato Curletti, l’eroe delle imprese di Modena, di Firenze, di Parma...di Napoli, l’uomo di fiducia dei nostri ministri. Sì, Curletti mi ha personalmente rapita, ancora vergine, e portata a Moncalieri dove fui chiusa in una stanza. In quel palazzo, da quella stanza...dalla finestra di quella stanza dove mi ero arrampicata, ho visto con questi occhi, Curletti che riceveva i complimenti di una grande personalità politica per quella sua impresa".

Il racconto della giovane donna si era poi soffermato nei particolari del suo dramma.

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Ancora non ero riuscita a rendermi conto di quello che mi stava accadendo, quando la porta di quella stanza si aprì e due piccole robuste mani, mi afferrarono...".

-Soardi non riusciva a trattenere lo stupore e l’indignazione incalzandola di domande. Era noto che il re Vittorio Emanuele II aveva le mani molto piccole, sproporzionate al suo corpo.

"
Avete riconosciuto quell’eccellenza che stava a complimentarsi col Curletti?".

La donna dapprima non rispose poi, con molta fatica disse:<<>>.

"
E’ forse Cavour?", quasi gridò Soardi.

"
Vi prego non fatemi dire di più - gli rispose Maria - e vi ripeto, mi rifiuterò di testimoniare in qualsiasi tribunale...".

"
Perchè?", continuò il magistrato.

"
Perché quella violenza sul mio corpo venne risarcita con la nomina di mio fratello a direttore di un ufficio dello Stato e con la carica di cancelliere del tribunale all’uomo che accettò, compiacente, di sposarmi e di dare un nome al bambino che avevo in grembo...mio figlio. Non turberò mai l’onorabilità dei miei congiunti svelando il mio disonore...".

Abbiamo tratto questo episodio da pagina 175 del libro di Diego Novelli “ Amor di Patria”(1) ed una domanda ci è d’obbligo: di chi erano le mani luride ed appiccicose che profanarono la verginità di madamigella Maria? Chi era quel porco di Stato? Chi aveva fatto rapire la minorenne torinese? Chi aveva sistemato il fratello di madamigella Maria per riparare all’infame atto compiuto? Ce lo dice Filippo Curletti a pag. 5 del suo memoriale:"
l giorno stesso che giunsi a Torino mi recai subito presso l’ufficio privato del Conte di Cavour. L’anticamera del Ministro era affollatissima, almeno cinquanta persone erano in attesa. Approfittai del momento in cui si affacciò alla porta per congedare una persona, per consegnargli le lettere di presentazione. Egli aprì le buste e dopo averle rapidamente lette mi disse:” Ho bisogno di un giovane ardito e prudente; bene, venite da me questa sera al Ministero”.

Alle ore 8 di sera mi vi portai; un portiere senza livrea m’introdusse in una piccola sala semplicemente adorna. Nel punto in cui entrai, il conte di Cavour parlava con un personaggio a me ignoto. Il conte si volse verso di me, e avendomi riconosciuto disse al suo interlocutore:<<>>. Egli diede a queste ultime parole una particolare significanza e sorrise.

Poco appresso mi feci capace di cosiffatto sorriso quando cioè il generale Sanfront (imparai più tardi il suo nome) dopo avermi fatto molte interrogazioni circa la mia famiglia, età, ecc.ecc., mi chiese improvvisamente:<<>>.

In sulle prime rimasi sbalordito alla singolare domanda; poi risposi di sì. Ebbene, riprese il generale, vieni meco ch’io te la faccio conoscere; e sì dicendo lasciammo il ministero.

Non è mia intenzione far parola dei particolari di codesta avventura, colla quale principiai molto miseramente i miei servigi per la causa italiana. Cotale avventura levò gran rumore a Torino, ove da nessuno si ignora la storia di Madamigella Maria D...il cui fratello, poco dopo il fatto, fu nominato capo dell’ufficio delle Poste.

Questa impresa non è la sola del medesimo genere, onde mi sia quind’innanzi occupato; nullameno delle altre farò motto, perocchè, riferendosi alla vita privata, non possono avere alcun interesse per il grave lettore.(2)

Invece a noi interessano questi particolari, Curletti ci ha fatto intendere che chi profanò la verginità di madamigella Maria fu proprio il Cavour quando scrive che il Primo Ministro piemontese”...diede a queste ultime parole una particolare significanza e sorrise...”

Chi non sorrise fu proprio la madamigella di Torino e chissà quante altre verginelle. Fatti gravissimi da condannare penalmente e moralmente; noi ci atteniamo solo ai fatti raccontati dal Curletti per il quale il suo padrone risultava essere un pedofilo, questo si deduce dal racconto testè descritto. Da notare che codesti fatti vennero a galla solo dopo la morte del primo ministro piemontese, quando in quel di Torino vennero alla luce fatti e misfatti che coinvolgevano la polizia durante il processo cosiddetto Cibolla.

Il corso principale della mia città è intitolato al Cavour; chiediamo umilmente al nostro sindaco di asportare quella lapide. Quel barbaro signore, quando Cialdini e Persano stavano bombardando Gaeta, intimò loro di raderla al suolo perché i gaetani ed i borbonici ritardavano i suoi piani di conquista.

1853, morte a Torino (40 milioni raspati)

La notte del 18 ottobre del 1853(3) (1) una moltitudine di popolo si affollò sotto la casa del Conte Camillo Benso di Cavour. Quei cittadini non volevano inneggiare al loro primo ministro, volevano solo dimostrare la loro rabbia nei confronti di uno speculatore. Cosa era successo? In quell’anno i raccolti di grano erano stati scarsissimi in tutta Italia, persino nel Regno delle Due Sicilie, di solito superproduttore di tale primaria fonte di nutrimento. Ma, mentre Ferdinando II di Borbone, per calmierare i prezzi ed evitare rivolte e speculazioni, ne faceva acquistare subito grandi quantità all’estero, in Piemonte, governato dal primo ministro massone, le cose andarono diversamente. Il liberalissimo ed osannato ministro piemontese approfittò subito della carestia, fece incetta di grano a fini speculativi, riempì i granai personali anziché far sfamare i poveri. La folla inferocita, fra grida e vituperi, mandò in frantumi i vetri delle finestre della villa superprotetta del ministro speculatore che diede ordine alla forza pubblica di sparare sulla folla. Molti popolani morirono, altri furono incarcerati. Quella notte Cavour, oltre che speculatore, divenne anche assassino. Il giornale l’Indipendente ammonì il primo ministro ad aprire i suoi granai per far sfamare i poveri torinesi che lo accusavano di incetta immorale e contro legge. Il giornale fu denunciato per diffamazione e difeso dall’avvocato liberale Brofferio della Bigongia. Questi confutò davanti alla Corte le accuse dimostrando che il Cavour aveva ammassato grani, in violazione della legge. Dalla difesa fu esibito anche un atto notarile attestante la partecipazione del primo ministro al 90% delle azioni della Società Mulini di Collegno, il cui presidente, fu dimostrato, era il Cavour stesso. La magistratura era a quel tempo completamente asservita al potere politico in Piemonte e nonostante ciò gli imputati furono assolti. Angelo Brofferio così commenta la sentenza su “La Voce” del 24 novembre del 1853:<<... il conte di Cavour è magazziniere di grano e farina, contro il precetto della moralità e della legge- e che- sotto il governo del conte di Cavour ingrassano illecitamente i monopolisti, i magazzinieri, i borsaiuoli, i telegrafisti, e gli speculatori sulla pubblica sostanza, mentre geme, soffre e piange l’università dei cittadini sotto il peso delle tasse e delle imposte- e che- il sangue innocente sparso dal conte di Cavour nella capitale dello Stato senza aggressione, senza resistenza, per una semplice dimostrazione che potevasi prevenire, fu atto barbaro e criminoso...” L’Indipendente fu assolto ma i morti rimasero sul selciato. Alla sua morte, ci fa sapere il De Sivo, l’onesto Cavour “...con la sua morale si fece quattordici milioni, raspati in pochi anni; e fu chi stampò quaranta...” (Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Edizioni Brenner, Vol. II, pag. 420). Sia Cavour che Garibaldi, nella storiografia italiana, si dividono, forse, in egual misura la popolarità d’essere considerati tra i grandi padri della Patria. Così ha decretato l’intelighentia massonica. (1) Diego Novelli, Amor di Patria, Daniela Piazza Editore, Torino, 1998. (2) LA VERITA’ SOPRA GLI UOMINI E LE COSE DEL REGNO D’ITALIA, RIVELAZIONI DI J.A, già agente segreto di Cavour (3) Giacinto De Sivo, Storia delle Due Sicilie, Trieste, 1868, rist. Edizioni Brenner, Cosenza, Vol. I, pag 396. Capitolo tratto dal libri di Antonio Ciano "Le stragi e gli eccidi dei Savoia" .

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