mercoledì 29 settembre 2010

Il solito film dell'emergenza rifiuti...

Ancora una volta va in onda il solito film sull'emergenza...ed una protesta civile contro l'apertura di una nuova discarica, a Terzigno vicino Napoli, viene strumentalizzata dai media che ovviamente danno la colpa ai cittadini e non ad una cattiva gestione del ciclo dei rifiuti in Campania (e non solo in Campania...).
Quando si capirà che la ricetta di discariche ed inceneritori non e' la soluzione???
Quando si capirà che la vera risposta e' una gestione virtuosa che diminuisce i rifiuti all'origine, massimizza la separazione degli stessi ed il loro riutilizzo con una raccolta differenziata spinta???
Ma non avevano detto che l'emergenza era finita, il problema era risolto ed il "nuovo termovalorizzatore" di Acerra era la soluzione ideale e definitiva???
Invece il cancrovalorizzatore di Acerra non funziona, e' un impianto vecchio già in partenza; inoltre un inceneritore non e' MAI una soluzione definitiva al problema, perche' il 30% di quello che viene messo a bruciare diventa cenere e quindi "rifiuto speciale" da smaltire in discariche speciali e le discariche, cme purtroppo stiamo imparando sempre meglio in Campania, non hanno capacità infinita....questo per non parlare degli effetti nocivi degli inceneritori sul territorio circostante per particelle e nanoparticelle emesse a seguito della combustione, anche se tutto il processo fosse in regola (e non lo e' quasi mai in Italia...).
NON SONO I CITTADINI A DOOVERSI VERGOGNARE, MA LE ISTITUZIONI LOCALI E NAZIONALI...VERGOGNATEVI!!! NON DEVONO ESSERE I CITTADINI CHE PROTESTANO PACIFICAMENTE A SUBIRE LE MANGANELLATE!!!
NOI SOSTENIAMO LA LOTTA DEI CITTADINI DI TERZIGNO!!!

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Ancora una volta va in onda il solito film sull'emergenza...ed una protesta civile contro l'apertura di una nuova discarica, a Terzigno vicino Napoli, viene strumentalizzata dai media che ovviamente danno la colpa ai cittadini e non ad una cattiva gestione del ciclo dei rifiuti in Campania (e non solo in Campania...).
Quando si capirà che la ricetta di discariche ed inceneritori non e' la soluzione???
Quando si capirà che la vera risposta e' una gestione virtuosa che diminuisce i rifiuti all'origine, massimizza la separazione degli stessi ed il loro riutilizzo con una raccolta differenziata spinta???
Ma non avevano detto che l'emergenza era finita, il problema era risolto ed il "nuovo termovalorizzatore" di Acerra era la soluzione ideale e definitiva???
Invece il cancrovalorizzatore di Acerra non funziona, e' un impianto vecchio già in partenza; inoltre un inceneritore non e' MAI una soluzione definitiva al problema, perche' il 30% di quello che viene messo a bruciare diventa cenere e quindi "rifiuto speciale" da smaltire in discariche speciali e le discariche, cme purtroppo stiamo imparando sempre meglio in Campania, non hanno capacità infinita....questo per non parlare degli effetti nocivi degli inceneritori sul territorio circostante per particelle e nanoparticelle emesse a seguito della combustione, anche se tutto il processo fosse in regola (e non lo e' quasi mai in Italia...).
NON SONO I CITTADINI A DOOVERSI VERGOGNARE, MA LE ISTITUZIONI LOCALI E NAZIONALI...VERGOGNATEVI!!! NON DEVONO ESSERE I CITTADINI CHE PROTESTANO PACIFICAMENTE A SUBIRE LE MANGANELLATE!!!
NOI SOSTENIAMO LA LOTTA DEI CITTADINI DI TERZIGNO!!!

2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (7)


http://www.youtube.com/watch?v=s4_a1Vm0A24

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http://www.youtube.com/watch?v=s4_a1Vm0A24

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2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (6)


http://www.youtube.com/watch?v=OqXpaRJYLcI


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http://www.youtube.com/watch?v=OqXpaRJYLcI


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martedì 28 settembre 2010

2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (5)


http://www.youtube.com/watch?v=w6HxDden2Eg

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Chiusura del discorso di Antonio Ciano e prima parte del discorso di Beppe De Santis, nuovo Coord. Nazionale del Partito del Sud
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http://www.youtube.com/watch?v=w6HxDden2Eg

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Chiusura del discorso di Antonio Ciano e prima parte del discorso di Beppe De Santis, nuovo Coord. Nazionale del Partito del Sud

Sul quotidiano "Il Tempo", oggi in edicola, si parla di prodotti tipici locali, di Gaeta e del Partito del Sud


Iniziativa per tutelare il frutto facendolo entrare in interfiliera agroalimentare corta insieme con altri prodotti tipici locali.

"UVA DA SALVARE"

Per leggere fare click sull'immagine

Fonte: "Il Tempo" del 28 settembre 2010

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Iniziativa per tutelare il frutto facendolo entrare in interfiliera agroalimentare corta insieme con altri prodotti tipici locali.

"UVA DA SALVARE"

Per leggere fare click sull'immagine

Fonte: "Il Tempo" del 28 settembre 2010

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2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (4)




Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Terza parte del discorso di Antonio Ciano Coord. Nazionale del Partito del Sud. Le dimissioni di Antonio Ciano da Coord. Nazionale del Partito, un momento storico. Le motivazioni delle dimissioni:una grande prova d'amore di Antonio Ciano verso il Partito da Lui creato e verso tutto il Sud.


Si ringrazia l'amico Alessandro Citarella per le riprese.

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Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Terza parte del discorso di Antonio Ciano Coord. Nazionale del Partito del Sud. Le dimissioni di Antonio Ciano da Coord. Nazionale del Partito, un momento storico. Le motivazioni delle dimissioni:una grande prova d'amore di Antonio Ciano verso il Partito da Lui creato e verso tutto il Sud.


Si ringrazia l'amico Alessandro Citarella per le riprese.

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lunedì 27 settembre 2010

2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (3)


http://www.youtube.com/watch?v=4w15PgGK9jM

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Seconda parte del discorso di Antonio Ciano Coord. Nazionale del Partito del Sud

Per le riprese si ringrazia l'amico Alessandro Citarella.
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http://www.youtube.com/watch?v=4w15PgGK9jM

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Seconda parte del discorso di Antonio Ciano Coord. Nazionale del Partito del Sud

Per le riprese si ringrazia l'amico Alessandro Citarella.
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2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (2)


http://www.youtube.com/watch?v=4heBnzQ1zYg

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Il discorso di Antonio Ciano Coord. Nazionale del Partito del Sud

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http://www.youtube.com/watch?v=4heBnzQ1zYg

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: Il discorso di Antonio Ciano Coord. Nazionale del Partito del Sud

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2° Congresso Nazionale del Partito del Sud (1)



http://www.youtube.com/watch?v=PigOK7Pb0jc

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: La relazione introduttiva di Enzo Riccio, Coord. Nazionale Organizzativo del Partito del Sud


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http://www.youtube.com/watch?v=PigOK7Pb0jc

Napoli 25 settembre 2010 - Hotel Majestic: La relazione introduttiva di Enzo Riccio, Coord. Nazionale Organizzativo del Partito del Sud


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domenica 26 settembre 2010

II Congresso Nazionale del Partito del Sud - intervista con Antonio Ciano


http://www.youtube.com/watch?v=gUyYE8iiW2c


NAPOLI SABATO 25 SETTEMBRE 2010 : II° CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD
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http://www.youtube.com/watch?v=gUyYE8iiW2c


NAPOLI SABATO 25 SETTEMBRE 2010 : II° CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD

A Napoli il II° Congresso del Partito del Sud

A Napoli il II° Congresso del Partito del Sud


A CURA DI VALERIO RIZZO

La redazione di InfoOggi ha partecipato all’evento.

NAPOLI –La sinistra e la destra? Per noi sono solo indicazioni stradali!
E’ questo il sunto dello spirito che ha animato il II° Congresso Nazionale del Partito del Sud che si è tenuto ieri all’hotel Majestic di Napoli; si tratta di un movimento politico meridionalista nato alcuni anni fa e che governa il comune di Gaeta.
Antonio Ciano, il presidente e fondatore, ha infuocato la platea toccando moltissimi argomenti tutti incentrati sul Mezzogiorno, ma anche sull’attuale situazione politica italiana: “bisogna fare in fretta!” – ha detto Ciano- “altrimenti l’etnocentrismo leghista si accaparrerà tutto, lasciando il Sud come eterna colonia, come da 150 anni a questa parte”.

Durante la prima parte del congresso si sono decise le linee guida e le prospettive future, ma è stato anche eletto il nuovo segretario,Beppe De Santis, che ha parlato delle importanti iniziative future del partito e delle imminenti elezioni amministrative di Napoli.
Il segretario ha anche attaccato il ministro Fitto e le sue 8 proposte per il Sud definendole: “una provocazione” e ha aggiunto “sono senza nessuno spessore, sono state scritte genericamente senza nessun programma concreto per svilupparle”. Ha concluso: “questa provocazione la combatteremo con tutte le forze”.
Ma il suo più appassionato intervento è stato quando ha parlato del gruppo politico: “il Partito del Sud deve essere una squadra, costruiamo insieme un grande partito per dare una vera rappresentanza politica al Sud”.
Il pomeriggio napoletano è stato un susseguirsi di interventi di associazioni meridionaliste provenienti da tutte le regioni del Sud.
Insieme per la Rinascita ha parlato, per voce del suo presidente Stefano lo Passo, della cultura, dei giovani e del “progetto Napoli” che si sta costruendo per le prossime elezioni comunali.
Poi è stata la volta del movimento Grande Sud, tramite Beppe Quaranta, attivista tarantino ed uno degli “smascheratori” del fallimento del comune di Taranto.
Sicilia Federale, per bocca di Francesco Strafalaci, ha parlato di unità di intenti tra i vari movimenti e dell’importanza economica di un federalismo giusto e solidale.
Altro intervento atteso è stato quello di Insorgenza Civile, il movimento meridionalista più attivo sul territorio con alle spalle una miriade di azioni concrete tra cui la manifestazione dell’8 maggio a Torino contro il museo di Lombroso.
Nando Dicè, il presidente di Insorgenza, ha fatto un lungo discorso, aprendo con il ringraziamento appassionato ad uno dei fondatori del nuovo meridionalismo, lo scrittore Antonio Ciano, ed un invito a continuare sulla stessa linea. Ha parlato di “identità culturale che deve essere superiore ai partiti e alla politica” e ha concluso con una nota polemica: “mi rivolgo al Partito del Sud, basta cercare alleati e unità con tanti e troppi partitini e movimenti meridionalisti spesso troppo diversi tra loro. Insorgenza Civile si offre di essere tuo alleato naturale, solo alleandoci riusciremo a rompere le catene che ci attanagliano”.
Poi sono intervenute svariate altre associazioni tra cui una pagina Facebook di aggregazione meridionalista “Briganti”, che ha letto una toccante mail di un emigrante, e infine è stata la volta di Gianfranco Pipitone,Ivan Esposito, Linda Cottone e Francesco Forzati di Cambiamo Napoli.
Alla fine dei lavori, l’ordine del giorno votato da tutti i delegati si è basato su 11 punti programmatici:

  • Agricoltura: tutela fiscale, sistema distributivo, terra come fonte di occupazione.
  • Energia: le fonti rinnovabili di energia, unite agli immensi giacimenti di petrolio avrebbero ricadute economiche grandissime sul Mezzogiorno e fermerebbero l’emigrazione se si reinvestisse totalmente nel territorio.
  • Ricerca scientifica: ci sono centri di eccellenza al Sud, sia universitari che pubblici, che vengono poco pubblicizzati dai media nord-centrici. Sono la svolta per il rilancio dell’occupazione
  • Autonomia istituzionale: quando lo Stato ha gestito la cosa pubblica è stato un continuo fallimento su tutti i fronti, il Sud deve fare e rischiare da solo
  • Autonomia commerciale: incentivare al massimo tutti i prodotti delle aziende meridionali, basta essere i consumatori delle aziende del Nord.
  • Produttività: basta assistenzialismo, l’Iva deve rimanere nel territorio, incentivare tutte le categorie professionali del Sud, dagli artigiani ai piccoli commercianti e alle industrie esistenti
  • Infrastrutture: tutta l’economia non può svilupparsi senza la mancanza di ferrovie, strade e altre infrastrutture strategiche come i porti. Bisogna guardare al mercato del Bacini del Mediterraneo
  • Semplificazioni fiscali per le imprese: basta patteggiare coi politici per avere autorizzazioni; le imposte devono essere unificate e forfetarie per permettere alle piccole aziende di partire e di crescere.
  • Banda larga: internet veloce è fondamentale per lo sviluppo economico del Sud, ma anche per l’alleggerimento della burocrazia e infine per spezzare il monopolio dei media tradizionali
  • Legalità e lotta alle mafie: punto principale, le mafie fanno gli interessi di una parte dell’imprenditoria del Nord; basta con i sub-appalti e soprattutto combattiamo con tutte le forze lo smaltimento illecito di rifiuti tossici che stanno avvelenando le nostre terre.
  • Bonifica dei territori e salvaguardia del patrimonio artistico: bonifica dei terreni e dei siti artistici devastati da politiche scellerate legali ed illegali. Siti artistici some testimonianza della nostra millenaria storia.

Antonio Ciano, al termine della giornata, si dichiara soddisfatto e pronto a continuare da subito la lotta.
Ma soprattutto ha “avvisato” i vecchi politici di turno che vogliono riciclarsi nel Meridionalismo: “l’unico Partito del Sud siamo noi, ogni tentativo di imitazione da parte dei professionisti della politica sarà duramente combattuto”. Il riferimento a Mastella e Lombardo è chiaro!

Nella foto da sinistra il Presidente Antonio Ciano e il segretario Beppe De Santis

Fonte:Infooggi

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A Napoli il II° Congresso del Partito del Sud


A CURA DI VALERIO RIZZO

La redazione di InfoOggi ha partecipato all’evento.

NAPOLI –La sinistra e la destra? Per noi sono solo indicazioni stradali!
E’ questo il sunto dello spirito che ha animato il II° Congresso Nazionale del Partito del Sud che si è tenuto ieri all’hotel Majestic di Napoli; si tratta di un movimento politico meridionalista nato alcuni anni fa e che governa il comune di Gaeta.
Antonio Ciano, il presidente e fondatore, ha infuocato la platea toccando moltissimi argomenti tutti incentrati sul Mezzogiorno, ma anche sull’attuale situazione politica italiana: “bisogna fare in fretta!” – ha detto Ciano- “altrimenti l’etnocentrismo leghista si accaparrerà tutto, lasciando il Sud come eterna colonia, come da 150 anni a questa parte”.

Durante la prima parte del congresso si sono decise le linee guida e le prospettive future, ma è stato anche eletto il nuovo segretario,Beppe De Santis, che ha parlato delle importanti iniziative future del partito e delle imminenti elezioni amministrative di Napoli.
Il segretario ha anche attaccato il ministro Fitto e le sue 8 proposte per il Sud definendole: “una provocazione” e ha aggiunto “sono senza nessuno spessore, sono state scritte genericamente senza nessun programma concreto per svilupparle”. Ha concluso: “questa provocazione la combatteremo con tutte le forze”.
Ma il suo più appassionato intervento è stato quando ha parlato del gruppo politico: “il Partito del Sud deve essere una squadra, costruiamo insieme un grande partito per dare una vera rappresentanza politica al Sud”.
Il pomeriggio napoletano è stato un susseguirsi di interventi di associazioni meridionaliste provenienti da tutte le regioni del Sud.
Insieme per la Rinascita ha parlato, per voce del suo presidente Stefano lo Passo, della cultura, dei giovani e del “progetto Napoli” che si sta costruendo per le prossime elezioni comunali.
Poi è stata la volta del movimento Grande Sud, tramite Beppe Quaranta, attivista tarantino ed uno degli “smascheratori” del fallimento del comune di Taranto.
Sicilia Federale, per bocca di Francesco Strafalaci, ha parlato di unità di intenti tra i vari movimenti e dell’importanza economica di un federalismo giusto e solidale.
Altro intervento atteso è stato quello di Insorgenza Civile, il movimento meridionalista più attivo sul territorio con alle spalle una miriade di azioni concrete tra cui la manifestazione dell’8 maggio a Torino contro il museo di Lombroso.
Nando Dicè, il presidente di Insorgenza, ha fatto un lungo discorso, aprendo con il ringraziamento appassionato ad uno dei fondatori del nuovo meridionalismo, lo scrittore Antonio Ciano, ed un invito a continuare sulla stessa linea. Ha parlato di “identità culturale che deve essere superiore ai partiti e alla politica” e ha concluso con una nota polemica: “mi rivolgo al Partito del Sud, basta cercare alleati e unità con tanti e troppi partitini e movimenti meridionalisti spesso troppo diversi tra loro. Insorgenza Civile si offre di essere tuo alleato naturale, solo alleandoci riusciremo a rompere le catene che ci attanagliano”.
Poi sono intervenute svariate altre associazioni tra cui una pagina Facebook di aggregazione meridionalista “Briganti”, che ha letto una toccante mail di un emigrante, e infine è stata la volta di Gianfranco Pipitone,Ivan Esposito, Linda Cottone e Francesco Forzati di Cambiamo Napoli.
Alla fine dei lavori, l’ordine del giorno votato da tutti i delegati si è basato su 11 punti programmatici:

  • Agricoltura: tutela fiscale, sistema distributivo, terra come fonte di occupazione.
  • Energia: le fonti rinnovabili di energia, unite agli immensi giacimenti di petrolio avrebbero ricadute economiche grandissime sul Mezzogiorno e fermerebbero l’emigrazione se si reinvestisse totalmente nel territorio.
  • Ricerca scientifica: ci sono centri di eccellenza al Sud, sia universitari che pubblici, che vengono poco pubblicizzati dai media nord-centrici. Sono la svolta per il rilancio dell’occupazione
  • Autonomia istituzionale: quando lo Stato ha gestito la cosa pubblica è stato un continuo fallimento su tutti i fronti, il Sud deve fare e rischiare da solo
  • Autonomia commerciale: incentivare al massimo tutti i prodotti delle aziende meridionali, basta essere i consumatori delle aziende del Nord.
  • Produttività: basta assistenzialismo, l’Iva deve rimanere nel territorio, incentivare tutte le categorie professionali del Sud, dagli artigiani ai piccoli commercianti e alle industrie esistenti
  • Infrastrutture: tutta l’economia non può svilupparsi senza la mancanza di ferrovie, strade e altre infrastrutture strategiche come i porti. Bisogna guardare al mercato del Bacini del Mediterraneo
  • Semplificazioni fiscali per le imprese: basta patteggiare coi politici per avere autorizzazioni; le imposte devono essere unificate e forfetarie per permettere alle piccole aziende di partire e di crescere.
  • Banda larga: internet veloce è fondamentale per lo sviluppo economico del Sud, ma anche per l’alleggerimento della burocrazia e infine per spezzare il monopolio dei media tradizionali
  • Legalità e lotta alle mafie: punto principale, le mafie fanno gli interessi di una parte dell’imprenditoria del Nord; basta con i sub-appalti e soprattutto combattiamo con tutte le forze lo smaltimento illecito di rifiuti tossici che stanno avvelenando le nostre terre.
  • Bonifica dei territori e salvaguardia del patrimonio artistico: bonifica dei terreni e dei siti artistici devastati da politiche scellerate legali ed illegali. Siti artistici some testimonianza della nostra millenaria storia.

Antonio Ciano, al termine della giornata, si dichiara soddisfatto e pronto a continuare da subito la lotta.
Ma soprattutto ha “avvisato” i vecchi politici di turno che vogliono riciclarsi nel Meridionalismo: “l’unico Partito del Sud siamo noi, ogni tentativo di imitazione da parte dei professionisti della politica sarà duramente combattuto”. Il riferimento a Mastella e Lombardo è chiaro!

Nella foto da sinistra il Presidente Antonio Ciano e il segretario Beppe De Santis

Fonte:Infooggi

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venerdì 24 settembre 2010

NAPOLI SABATO 25 SETTEMBRE 2010 : 2° CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD


II° Congresso 2010 Partito del Sud :

Sabato 25 settembre 2010
Inizio lavori ore 10,00
Hotel Majestic
Largo Vasto a Chiaia 68
Napoli



Siamo nel "salotto" di Napoli, vicino alle vie dello shopping, alla bella Piazza dei Martiri ed a due passi dalla fermata della metropolitana "Piazza Amedeo".

Consigliamo, se è possibile, di arrivare a Napoli con il treno e poi prendere la metropolitana (linea 2 in direzione Pozzuoli da Napoli Centrale e scendere appunto alla fermata di Piazza Amedeo), perchè in zona il parcheggio e' abbastanza difficile.

La scaletta della giornata sarà la seguente:

Mattinata riservata ai soli iscritti del Partito del Sud

Ore 10: accreditamento partecipanti

Ore 10.30: inizio dei lavori con saluti del Presidente Coord. Nazionale e del Segretario Organizzativo, situazione tesseramento e cassa

Ore 11: linea politica, prospettive future e prossimo incontro Palermo: "Stati generali del Sud"

Ore 13.30: pausa pranzo

Ore 15: ripresa lavori con ospiti esterni

Ore 15-16.30: interventi ospiti

Ore 16:30-18: interventi di chiusura dei tesserati, proposte, iniziative etc...

Ore 18.30: votazione / rinnovo cariche

Ore 19: chiusura dei lavori

Per il pernottamento le opzioni sono, oltre all'albergo che ci ospita per il convegno, i seguenti tre Bed&Breakfast sempre in zona:


B&B Cappella Vecchia 11
www.cappellavecchia11.it
V.co S.M. a Cappella Vecchia, 11 (Piazza dei Martiri)
80121 - Napoli
Email: info@cappellavecchia11.it
Tel. +39 0812405117




B&B Napoliday

www.napoliday.it
Vico Santa Maria a Cappella Vecchia, 11
80121 Napoli, Italia
081 248 1106



Bausan Holiday B&B

Via Giovanni Bausan, 32
80121 napoli
081 195 66084

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II° Congresso 2010 Partito del Sud :

Sabato 25 settembre 2010
Inizio lavori ore 10,00
Hotel Majestic
Largo Vasto a Chiaia 68
Napoli



Siamo nel "salotto" di Napoli, vicino alle vie dello shopping, alla bella Piazza dei Martiri ed a due passi dalla fermata della metropolitana "Piazza Amedeo".

Consigliamo, se è possibile, di arrivare a Napoli con il treno e poi prendere la metropolitana (linea 2 in direzione Pozzuoli da Napoli Centrale e scendere appunto alla fermata di Piazza Amedeo), perchè in zona il parcheggio e' abbastanza difficile.

La scaletta della giornata sarà la seguente:

Mattinata riservata ai soli iscritti del Partito del Sud

Ore 10: accreditamento partecipanti

Ore 10.30: inizio dei lavori con saluti del Presidente Coord. Nazionale e del Segretario Organizzativo, situazione tesseramento e cassa

Ore 11: linea politica, prospettive future e prossimo incontro Palermo: "Stati generali del Sud"

Ore 13.30: pausa pranzo

Ore 15: ripresa lavori con ospiti esterni

Ore 15-16.30: interventi ospiti

Ore 16:30-18: interventi di chiusura dei tesserati, proposte, iniziative etc...

Ore 18.30: votazione / rinnovo cariche

Ore 19: chiusura dei lavori

Per il pernottamento le opzioni sono, oltre all'albergo che ci ospita per il convegno, i seguenti tre Bed&Breakfast sempre in zona:


B&B Cappella Vecchia 11
www.cappellavecchia11.it
V.co S.M. a Cappella Vecchia, 11 (Piazza dei Martiri)
80121 - Napoli
Email: info@cappellavecchia11.it
Tel. +39 0812405117




B&B Napoliday

www.napoliday.it
Vico Santa Maria a Cappella Vecchia, 11
80121 Napoli, Italia
081 248 1106



Bausan Holiday B&B

Via Giovanni Bausan, 32
80121 napoli
081 195 66084

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PILLOLE DI SAGGEZZA INVOLONTARIA


http://www.youtube.com/watch?v=LPZGyzRazAo

"i politici attuali sono zombi e non lo sanno" . bisogna prendere le distanze da questa politica e farne un altra alternativa.
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http://www.youtube.com/watch?v=LPZGyzRazAo

"i politici attuali sono zombi e non lo sanno" . bisogna prendere le distanze da questa politica e farne un altra alternativa.

Ma dove vanno i nostri soldi?!



Di Ivan Esposito


Ditemi voi: è plausibile che ogni napoletano spenda mediamente, ogni mese, € 50,00 al supermercato per prodotti industriali alimentari, igiene personale e igiene casa (latte, yogurt, pannolini, pannoloni, vino, bibite, acqua minerale, biscotti, detersivi, pasta, bagno schiuma, shampoo, schiuma da barba, lamette, conserve, olio, sale, zucchero, caffè, scatolame, merendine, formaggi ecc. ecc.)?

Diciamo che di questi 50 euro, 35 (il 70%) vanno ad operatori economici settentrionali (produttori, grossisti, colossi della grande distribuzione ecc.). Sui € 35 che vanno al Nord, possiamo calcolare un'Iva di € 5,83. Col federalismo fiscale, i tre quarti dell'Iva finiranno alla Regione.


In conclusione, ogni napoletano che spende € 50,00 al mese al supermercato, ne manda € 4,38 nelle casse delle Regioni del Nord. E visto che i napoletani sono più o meno un milione e mezzo (provincia inclusa), si può dire che ogni mese partono 6.500.000 euro dal nostro territorio per finanziare ospedali, assistenza domiciliare, asili nido, scuole, strade, turismo etc. in Toscana, Veneto, Emilia, Lombardia e compagnia bella.


Nel frattempo, la Campania è in crisi di liquidità, quindi ritarda gli stipendi dei lavoratori delle ASL, fa pagare i farmaci, aumenta i tiket sanitari, aumenta i biglietti del trasporto pubblico, aumenta l'IRPEF regionale, chiude il più importante museo della scienza d'Italia: Città della Scienza.


E noi, fessi (quando ci vuole, ci vuole!), stiamo ancora a dibattere se Bassolino sì/Bassolino no, Berlusconi sì/Berlusconi no. Come se destra o sinistra, sui temi politici reali, facessero una anche minima differenza.


Sabato prossimo, 25/9/10, non ci andate al supermercato ché fate guai.

Partecipate al Congresso del Partito del Sud, ore 15:30, hotel Majestic, Napoli.



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Di Ivan Esposito


Ditemi voi: è plausibile che ogni napoletano spenda mediamente, ogni mese, € 50,00 al supermercato per prodotti industriali alimentari, igiene personale e igiene casa (latte, yogurt, pannolini, pannoloni, vino, bibite, acqua minerale, biscotti, detersivi, pasta, bagno schiuma, shampoo, schiuma da barba, lamette, conserve, olio, sale, zucchero, caffè, scatolame, merendine, formaggi ecc. ecc.)?

Diciamo che di questi 50 euro, 35 (il 70%) vanno ad operatori economici settentrionali (produttori, grossisti, colossi della grande distribuzione ecc.). Sui € 35 che vanno al Nord, possiamo calcolare un'Iva di € 5,83. Col federalismo fiscale, i tre quarti dell'Iva finiranno alla Regione.


In conclusione, ogni napoletano che spende € 50,00 al mese al supermercato, ne manda € 4,38 nelle casse delle Regioni del Nord. E visto che i napoletani sono più o meno un milione e mezzo (provincia inclusa), si può dire che ogni mese partono 6.500.000 euro dal nostro territorio per finanziare ospedali, assistenza domiciliare, asili nido, scuole, strade, turismo etc. in Toscana, Veneto, Emilia, Lombardia e compagnia bella.


Nel frattempo, la Campania è in crisi di liquidità, quindi ritarda gli stipendi dei lavoratori delle ASL, fa pagare i farmaci, aumenta i tiket sanitari, aumenta i biglietti del trasporto pubblico, aumenta l'IRPEF regionale, chiude il più importante museo della scienza d'Italia: Città della Scienza.


E noi, fessi (quando ci vuole, ci vuole!), stiamo ancora a dibattere se Bassolino sì/Bassolino no, Berlusconi sì/Berlusconi no. Come se destra o sinistra, sui temi politici reali, facessero una anche minima differenza.


Sabato prossimo, 25/9/10, non ci andate al supermercato ché fate guai.

Partecipate al Congresso del Partito del Sud, ore 15:30, hotel Majestic, Napoli.



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giovedì 23 settembre 2010

L’istruzione scolastica? Fu organizzata già nel Regno delle Due Sicilie da Ferdinando IV di Borbone.

Un documento del 1778, conservato tra le deliberazioni dell’Università di Lucera, rivela l’obbligo, per gli enti ecclesiastici della città, di dar vita a scuole pubbliche per l’insegnamento gratuito

Lucera, 06.03.2007 - Tra le deliberazioni dell’Università di Lucera, conservate presso la locale biblioteca, vi è quella inerente la copia di un dispaccio, non privo di interesse, emanato da Ferdinando IV di Borbone e relativo alla organizzazione scolastica da attuare nell’intero Regno. Il dispaccio in questione prevedeva, per Lucera, l’ordine di istituire, da parte dei religiosi, pubbliche scuole dove «…coloro che vorranno concorrervidi qualsiasi ceto, senza distinzione alcuna, e specialmente quelli della più infima plebe, siano gratuitamente istruiti nel leggere, scrivere e far di aritmetica, nei primi erudimenti della grammatica, e nel catechismo…».
E pensare che l’atto di nascita della legislazione scolastica risalente al costituendo Stato italiano conla L. 13 novembre 1859 sottolineava la «…gratuità scolastica» quasi come un fatto nuovo ed esclusivo.
Nel censimento del 1871, poi, si accerta che dopo 10 anni di scuola obbligatoria, l’analfabetismo, invece di diminuire, era notevolmente aumentato. Nel 1907 F.S. Nitti, in un discorso pronunciato in Parlamento, dichiara: «In Italia la popolazione scolastica è così scarsa dopo 50 anni di unità e dopo 30 anni di istruzione obbligatoria, che si può dire che lo scopo della legge del 1877 non fu mai realizzato. Vi sono almeno 4 milioni e mezzo di bambini che avrebbero l’obbligo di seguire le scuole, ma sono appena 2 milioni e settecento mila che la frequentano…». Se si pensa ancora che la stessa legge Orlando del 1904 imponeva ai comuni di istituire scuole fino alla 4ª classe, nonché di assistere gli alunni più poveri, allora sì che c’è da riflettere.
Ma ecco come recita, in originale, l’intero documento conservato presso la biblioteca di Lucera.

«Ferdiando IV, Dei grace Rex utriusque Sicilie, et Hyerusalem, Infan Hispaniaru, DuxParme, Placentie, Castri, ac Magnu, Princeps Hereditariu Hetrurie.
D. Stefano Antonelli Brigadiere nei Reali Eserciti, Preside, Governatore delle armi, e Commissario Generaledella campagna in queste due Provincie di Capitanata, e Contado di Molise.
Mag.ci Governatori e Luogotenenti delle Corti, tanto Reggie, quanto Baronali, e mag.ci amministratori delle Università di questa Provincia di Capitanata vi significhiamo come colla posta di questa settimanaè pervenuto il seguente R.Dispaccio… Se bene il Re colla sua paterna cura abbia disposto, enella Capitale, e nel Regno, che vi siano dei Convitti, e delle scuole per la pubblica educazione, nommenodella nobiltà, che degli altri ceti, e anche della più povera gente; considerando nondimeno, che non potrà mai corrispondere all’eccessiva popolazione qualunque stabilimento; ha perciò risoluto e vuole, checoncorrano ad un’oggetto si vantaggioso al ben pubblico, e necessario allo stato ,anche i Regolari, iquali, essendo parte della società civile, devono rendersi alla medesima; non solo colla preghiera, ecoll’opera spirituale, ma in qualunque altra maniera ancora, che per essi si possa, insegnando egualmentela pietà, che le lettere. Vuole dunque Sua Maestà, che si ordini con dispaccio circolare, che non solamente nella Capitale, ma anche in tutti gli altri luoghi del Regno Demaniali, o Baronali, ed anche neiluoghi di campagna ove siano Conventi di frati delle religioni mendicandi, si obblighino, colla comminazione ancora di pene, tutti i superiori di tali Conventi ad introdurre nei rispettivi chiostri lePubbliche Scuole, dove coloro che vorranno concorrervi di qualche ceto senza distinzione alcuna, e specialmente quelli della più infime Plebe, siano gratuitamente istruiti nel leggere, scrivere ed aritmetica, nei primi erudimenti della grammatica, e nel Catechismo, destinando a tal uopo i Religiosi più abili; ben’inteso, che riguardo al Catechismo debbano di quello, di cui si servono gli ordinari nelle rispettive Diocesi.

Nel Regal nome partecipo pertanto a sv. Illustrissima questa Real Risoluzione percomunicarla ai superiori Regolari della sua Provincia per l’adempimento. Napoli 5 dicembre 1778, Carlo Demarco, Sig. Preside di Lucera. In pronto esecuzione dunque del preinserto Real Dispaccio a voi su.di mag.ci Governatori così Reggi, come Baronali dicemo, ed ordinamo, che in ricevere il presente immediatamente per mezzo dei rispettivi Mastrodatti delle vostre Corti in presenza del prossimo Governatore dell’Università, e di due testi letterati dovessivo comunicare tal Sovrana deliberazione di S.M. a superiori Regolari di tutti i Conventi esistenti nella vostra giurisdizione, imponendoli nel Real nome e prontamente eseguirla sotto pena di docati trecento per controveniente in beneficio del Regio Fisco, ed altre ad arbitrio della M.S. ed indi da Mastrodatti ritersi dovessivo in piè del presente ordine far formare un certificato continente la notificazione già detta, il nome del superiore del Convento, del Sindaco, dei testimoni presenti, ed il giorno, in cui è seguito. Finalmente ordiniamo a rispettivi mag.ci cancellieri delle Università di dovere il presente ordine registrare nel solito libro delle Università istesse, perché la corte e le future età esaltino la somma clemenza del Re’ Nostro Signore dichiarando anch’essi Cancellieri in piè del presente ordine di avere così adempito. E li mag.ci del Governo delle sotto Università paghino subito al presente corriere il suo giusto pedatico di accesso, e ricesso de loco ad locum a norma delle ultime Regali disposizioni, atteso si manda per servigio Reggio. E così in Lucera li 8 dicembre 1778. Stefano Antonetti, Vincentiu Villani Secretariu, loco sigilli, ordine circolare come sopra…
Certifico io qui sotto ordinario Mastrodatti della Regia Corte di questa Città di Lucera, come oggi sotto giorno, essendo stati chiamati avanti del Sig. D. Giacopao Monteroli Governatore e giudice di questa Città di Lucera, il D. Paolo Brescia Priore del Venerabile Convento del Carmine, P. Gio. Donato da Cerignola Guardiano del Convento dei PP. Riformati di S. Francesco sotto il titolo del SS. Salvatore, P. Pasquale de Monti Guardiano del Convento del Padri osservanti sotto il titolo della Pietà, P.Giuseppe Ricci dell’ordine Eremitano di S. Agostino in luogo del P. Nicola Rizzi Priore, P. Antonio la Scala Presidente del Convento dei Padri Conventuali di S. Francesco, P. Domenico da Francavilla Guardiano del Convento dei Cappuccini, P. Lettore F. Vincenzo Maria del Pesce in luogo al P. lettore Maestro F. Vincenzo Negri dell’ordine dei Predicatori, tutti residenti nei loro rispettivi Conventi di questa suddetta Città, alle quali è stato letto il retrotto Real Dispaccio parola per parola ad alta, ed intelligibile voce ad ordine di esso Sig. Governatore per me certificante, ed è stata loro ordinata, sotto la pena di docati trecento per ciascun controvente la puntuale, ed esatta osservanza di tutto, e questo si contiene nel sopra del Real Dispaccio. Essendo stato presente all’atto di tal notificante il Sig. D. Giuseppe Scassa primo eletto del ceto dei nobili al magistero di questa Città ce sono stati i seguenti testimoni letterati della medesima città D. Francisco Ciaburri, D. Nunzio Lombardi, e D. Michelangelo de Grazia; onde in fede del vero ne ho formato il presente scritto, e sotto di mia propria mano, Lucera li 3 marzo 1779. Antonio Caiazzo Mastrodatti della Regia Corte di Lucera in fede. Lucera il dì quattro marzo 1779. Fo fede io infra scritto regio Notaio Cancelliere di questa Illustrissima e Fedelissima Città di Lucera S. Maria, che non solo dall’ordinario Giurato della medesima Andrea Gentile si è pubblicato il retrotto bando per i luoghi soliti di questa Città medesima oggi sopradetto giorno; ma ancora da me l’intiero retrotto ordinande si è trascritto, e registrato nel solito libro di questa istessa Città in esecuzione dell’ordinato nell’ordine mesedimo, onde, Notaio Giuseppe de Palma Cancelliere in fede».

Fonte:Il Frizzo

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Un documento del 1778, conservato tra le deliberazioni dell’Università di Lucera, rivela l’obbligo, per gli enti ecclesiastici della città, di dar vita a scuole pubbliche per l’insegnamento gratuito

Lucera, 06.03.2007 - Tra le deliberazioni dell’Università di Lucera, conservate presso la locale biblioteca, vi è quella inerente la copia di un dispaccio, non privo di interesse, emanato da Ferdinando IV di Borbone e relativo alla organizzazione scolastica da attuare nell’intero Regno. Il dispaccio in questione prevedeva, per Lucera, l’ordine di istituire, da parte dei religiosi, pubbliche scuole dove «…coloro che vorranno concorrervidi qualsiasi ceto, senza distinzione alcuna, e specialmente quelli della più infima plebe, siano gratuitamente istruiti nel leggere, scrivere e far di aritmetica, nei primi erudimenti della grammatica, e nel catechismo…».
E pensare che l’atto di nascita della legislazione scolastica risalente al costituendo Stato italiano conla L. 13 novembre 1859 sottolineava la «…gratuità scolastica» quasi come un fatto nuovo ed esclusivo.
Nel censimento del 1871, poi, si accerta che dopo 10 anni di scuola obbligatoria, l’analfabetismo, invece di diminuire, era notevolmente aumentato. Nel 1907 F.S. Nitti, in un discorso pronunciato in Parlamento, dichiara: «In Italia la popolazione scolastica è così scarsa dopo 50 anni di unità e dopo 30 anni di istruzione obbligatoria, che si può dire che lo scopo della legge del 1877 non fu mai realizzato. Vi sono almeno 4 milioni e mezzo di bambini che avrebbero l’obbligo di seguire le scuole, ma sono appena 2 milioni e settecento mila che la frequentano…». Se si pensa ancora che la stessa legge Orlando del 1904 imponeva ai comuni di istituire scuole fino alla 4ª classe, nonché di assistere gli alunni più poveri, allora sì che c’è da riflettere.
Ma ecco come recita, in originale, l’intero documento conservato presso la biblioteca di Lucera.

«Ferdiando IV, Dei grace Rex utriusque Sicilie, et Hyerusalem, Infan Hispaniaru, DuxParme, Placentie, Castri, ac Magnu, Princeps Hereditariu Hetrurie.
D. Stefano Antonelli Brigadiere nei Reali Eserciti, Preside, Governatore delle armi, e Commissario Generaledella campagna in queste due Provincie di Capitanata, e Contado di Molise.
Mag.ci Governatori e Luogotenenti delle Corti, tanto Reggie, quanto Baronali, e mag.ci amministratori delle Università di questa Provincia di Capitanata vi significhiamo come colla posta di questa settimanaè pervenuto il seguente R.Dispaccio… Se bene il Re colla sua paterna cura abbia disposto, enella Capitale, e nel Regno, che vi siano dei Convitti, e delle scuole per la pubblica educazione, nommenodella nobiltà, che degli altri ceti, e anche della più povera gente; considerando nondimeno, che non potrà mai corrispondere all’eccessiva popolazione qualunque stabilimento; ha perciò risoluto e vuole, checoncorrano ad un’oggetto si vantaggioso al ben pubblico, e necessario allo stato ,anche i Regolari, iquali, essendo parte della società civile, devono rendersi alla medesima; non solo colla preghiera, ecoll’opera spirituale, ma in qualunque altra maniera ancora, che per essi si possa, insegnando egualmentela pietà, che le lettere. Vuole dunque Sua Maestà, che si ordini con dispaccio circolare, che non solamente nella Capitale, ma anche in tutti gli altri luoghi del Regno Demaniali, o Baronali, ed anche neiluoghi di campagna ove siano Conventi di frati delle religioni mendicandi, si obblighino, colla comminazione ancora di pene, tutti i superiori di tali Conventi ad introdurre nei rispettivi chiostri lePubbliche Scuole, dove coloro che vorranno concorrervi di qualche ceto senza distinzione alcuna, e specialmente quelli della più infime Plebe, siano gratuitamente istruiti nel leggere, scrivere ed aritmetica, nei primi erudimenti della grammatica, e nel Catechismo, destinando a tal uopo i Religiosi più abili; ben’inteso, che riguardo al Catechismo debbano di quello, di cui si servono gli ordinari nelle rispettive Diocesi.

Nel Regal nome partecipo pertanto a sv. Illustrissima questa Real Risoluzione percomunicarla ai superiori Regolari della sua Provincia per l’adempimento. Napoli 5 dicembre 1778, Carlo Demarco, Sig. Preside di Lucera. In pronto esecuzione dunque del preinserto Real Dispaccio a voi su.di mag.ci Governatori così Reggi, come Baronali dicemo, ed ordinamo, che in ricevere il presente immediatamente per mezzo dei rispettivi Mastrodatti delle vostre Corti in presenza del prossimo Governatore dell’Università, e di due testi letterati dovessivo comunicare tal Sovrana deliberazione di S.M. a superiori Regolari di tutti i Conventi esistenti nella vostra giurisdizione, imponendoli nel Real nome e prontamente eseguirla sotto pena di docati trecento per controveniente in beneficio del Regio Fisco, ed altre ad arbitrio della M.S. ed indi da Mastrodatti ritersi dovessivo in piè del presente ordine far formare un certificato continente la notificazione già detta, il nome del superiore del Convento, del Sindaco, dei testimoni presenti, ed il giorno, in cui è seguito. Finalmente ordiniamo a rispettivi mag.ci cancellieri delle Università di dovere il presente ordine registrare nel solito libro delle Università istesse, perché la corte e le future età esaltino la somma clemenza del Re’ Nostro Signore dichiarando anch’essi Cancellieri in piè del presente ordine di avere così adempito. E li mag.ci del Governo delle sotto Università paghino subito al presente corriere il suo giusto pedatico di accesso, e ricesso de loco ad locum a norma delle ultime Regali disposizioni, atteso si manda per servigio Reggio. E così in Lucera li 8 dicembre 1778. Stefano Antonetti, Vincentiu Villani Secretariu, loco sigilli, ordine circolare come sopra…
Certifico io qui sotto ordinario Mastrodatti della Regia Corte di questa Città di Lucera, come oggi sotto giorno, essendo stati chiamati avanti del Sig. D. Giacopao Monteroli Governatore e giudice di questa Città di Lucera, il D. Paolo Brescia Priore del Venerabile Convento del Carmine, P. Gio. Donato da Cerignola Guardiano del Convento dei PP. Riformati di S. Francesco sotto il titolo del SS. Salvatore, P. Pasquale de Monti Guardiano del Convento del Padri osservanti sotto il titolo della Pietà, P.Giuseppe Ricci dell’ordine Eremitano di S. Agostino in luogo del P. Nicola Rizzi Priore, P. Antonio la Scala Presidente del Convento dei Padri Conventuali di S. Francesco, P. Domenico da Francavilla Guardiano del Convento dei Cappuccini, P. Lettore F. Vincenzo Maria del Pesce in luogo al P. lettore Maestro F. Vincenzo Negri dell’ordine dei Predicatori, tutti residenti nei loro rispettivi Conventi di questa suddetta Città, alle quali è stato letto il retrotto Real Dispaccio parola per parola ad alta, ed intelligibile voce ad ordine di esso Sig. Governatore per me certificante, ed è stata loro ordinata, sotto la pena di docati trecento per ciascun controvente la puntuale, ed esatta osservanza di tutto, e questo si contiene nel sopra del Real Dispaccio. Essendo stato presente all’atto di tal notificante il Sig. D. Giuseppe Scassa primo eletto del ceto dei nobili al magistero di questa Città ce sono stati i seguenti testimoni letterati della medesima città D. Francisco Ciaburri, D. Nunzio Lombardi, e D. Michelangelo de Grazia; onde in fede del vero ne ho formato il presente scritto, e sotto di mia propria mano, Lucera li 3 marzo 1779. Antonio Caiazzo Mastrodatti della Regia Corte di Lucera in fede. Lucera il dì quattro marzo 1779. Fo fede io infra scritto regio Notaio Cancelliere di questa Illustrissima e Fedelissima Città di Lucera S. Maria, che non solo dall’ordinario Giurato della medesima Andrea Gentile si è pubblicato il retrotto bando per i luoghi soliti di questa Città medesima oggi sopradetto giorno; ma ancora da me l’intiero retrotto ordinande si è trascritto, e registrato nel solito libro di questa istessa Città in esecuzione dell’ordinato nell’ordine mesedimo, onde, Notaio Giuseppe de Palma Cancelliere in fede».

Fonte:Il Frizzo

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La lettera di Saviano/ Giancarlo Siani colpito dai clan per il suo talento

Speciale sul Mattino/ Il 23 settembre del 1985 un commando
camorrista ammazzava il giornalista sotto casa, al Vomero




Giancarlo Siani
di Roberto Saviano

NAPOLI (22 settembre) - Caro direttore, ricordare Giancarlo Siani a 25 anni dalla sua morte è per me ricordare un uomo che è stato ammazzato perché aveva talento. Perché capiva e analizzava meglio di altri. Perché faceva bene ciò che aveva deciso di fare. È il solo modo per commemorare il suo sacrificio e ricordare la sua vita. È l’occasione per comprendere il suo modo di concepire il giornalismo e su quanto chi è venuto dopo, debba essergli grato. Il primo premio della mia vita portava il nome di Giancarlo Siani.

Era un premio in sua memoria e mi fu dato proprio nella redazione del Mattino. Erano presenti il fratello Paolo, Geppino Fiorenza di Libera Campania e le firme del Mattino impegnate sul fronte della cronaca giudiziaria. Non dimenticherò quel giorno. Per me rappresentò un onore raro. Forse fu proprio in quell'occasione, pensando a Siani e alla sua vita, che ragionai per la prima volta su quanto fosse importante riscattare la parola "onore" e sottrarla al monopolio delle cosche, che l'hanno fatta diventare sinonimo del loro odioso codice criminale.

L'onore, quello vero, è ciò che ti fa andare avanti a prescindere dalle conseguenze, in virtù di un fortissimo senso di giustizia. Esiste indipendentemente da cosa sei costretto a fare, da cosa ti dicono. Onore è il sentire violata la propria dignità umana dinanzi a un'ingiustizia grave, è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso. E io l'onore l'ho imparato qui a Sud anche grazie a Giancarlo Siani.

Molto si è raccontato negli anni in cui in pochi fortemente ricordavano la sua memoria. Il primo bel lavoro cinematografico su Siani è «E io ti seguo» di Maurizio Fiume, che nel 2003 ripercorreva il suo percorso umano e la sua professione innescata dalla passione del vero. Ma prima che la sua memoria divenisse patrimonio nazionale, per anni si sono dette e ascoltate le più losche insinuazioni. In ogni ambiente sociale e professionale napoletano. I dubbi, il solito vociare delegittimante.

Ma il dolore di chi conosceva e amava Giancarlo Siani, dinanzi ai sospetti, dinanzi al «com'è possibile che ’nu guaglione mette paura ai clan, chissà che schifezze aveva fatto», al «chissà cosa c'è dietro», non è mai rimasto muto, ha sempre urlato la sua indignazione e difeso la memoria. E se Giancarlo Siani oggi viene ricordato come merita è soprattutto grazie a questo dolore, alla sua famiglia, agli amici, ai colleghi che più di tutti ne hanno difeso il ricordo e il lavoro, in un Paese dove si è sempre colpevoli fino a prova contraria anche quando non si siede al banco degli imputati.

E poi le indagini, che dieci anni dopo la sua esecuzione hanno confermato le ipotesi iniziali, non sono riuscite a porre un argine alla solita bile, quella degli addetti ai lavori le cui parole d'ordine, che come ricorda benissimo il libro «L'abusivo» - vero gioiello letterario su Giancarlo Siani - erano: «Io ho scritto cose ben più pericolose, a me non è mai successo niente».

Come se persino la morte facesse invidia. È terribile, ma ahimè è così. La sua morte era avvertita come un merito. E si apre, com'è naturale che sia, la caccia al movente: bisognava trovare per forza qualcosa oltre i suoi articoli, oltre il suo lavoro, oltre le sue inchieste. Qualcosa che è sempre stata a portata di mano. L'abbiamo da 25 anni sotto gli occhi ma in molti hanno preferito non vederla.

Quel che ha portato Siani alla morte è il talento. Fu ucciso per quello che scriveva, una conclusione atroce, nella sua atroce semplicità. Questo giovane corrispondete riusciva nei ristretti spazi che gli venivano concessi a ricostruire gli scenari di camorra, gli equilibri di potere, evitando di arenarsi sul mero dato di cronaca.

Giancarlo Siani formulava nuove ipotesi attraverso elementi che scovava sul campo. Il suo era un giornalismo fondato sull'analisi della camorra come fenomenologia di potere e non come fenomeno criminale. Fare congetture, formulare ipotesi, divenivano nei suoi articoli strumenti per comprendere le articolazioni tra camorra, imprenditoria e politica. Non basta occuparsi di un argomento per riuscire ad arrivare al cuore delle questioni o mettere in crisi i poteri criminali.

Tanti ne scrivono, pochi riescono. Siani era uno dei pochi. A condannarlo a morte furono quelle 4000 battute pubblicate sul Mattino il 10 giugno del 1985, in cui avanzava l'ipotesi che l'arresto di Valentino Gionta fosse il prezzo pagato dai Nuvoletta per evitare una guerra con il clan di Bardellino. A condannarlo a morte furono le ricerche che stava facendo sulla ricostruzione del dopo terremoto, il grande business degli appalti che aveva rimpinguato le tasche di dirigenti politici, imprenditori e soprattutto camorristi.

Già questo basta a individuare il movente e a capire il perché di tanto livore, in una terra in cui o sei da questa o dall'altra parte della barricata. Ed ecco perché ogni qual volta si ricorda un caduto - questa è la parola da usare per gli assassinati dalle organizzazioni criminali - c'è anche il solito fastidioso coro di persone che non riesce a trattenere il proprio risentimento, che diffama i caduti o li strumentalizza per infangare i vivi.

Meccanismo semplice, è un modo per non sentirsi in difetto e colpevoli, come dire: queste persone non sono migliori, sono schifosi mascherati. E così vai a dormire più sereno. Mi piace pensare che Giancarlo Siani non sia solo ricordato perché ucciso. Ma ucciso perché molto, troppo vivo. E ricordare Giancarlo Siani oggi, significa ricordare la vittoria della memoria sulla diffamazione e l'insulto, sull'inciucio e la calunnia generata dalla pancia della città che ama considerare tutto sempre distante da sé.

Ricordare Siani significa comprendere come un uomo, soltanto facendo bene il proprio mestiere, abbia potuto spaventare e mettere in crisi un'organizzazione potentissima. E comprende anche come la solitudine possa condannare due volte, prima a morte, poi alla diffamazione. Ma il ricordo, caro direttore, di Giancarlo Siani è il ricordo della parte migliore del nostro Sud e non perché è caduto ma perché ha creduto nel fare, nell'agire.

Giancarlo è andato avanti, a prescindere dalle conseguenze e non si è arreso. E come lui non si sono arrese le persone che gli erano vicine. Oggi ricordarlo non significa solo fare memoria ma avere dentro di sé speranza e motivo che il coraggio e la forza del suo talento possano ancora illuminare e trasformare il nostro Sud che mai come in questo momento sembra attraversare una lunghissima e buia notte.

In edicola lo speciale del Mattino con gli articoli di Cantone, Capacchione, Gargano, Risi e Siani

Fonte:Il Mattino del 23/09/2010


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Speciale sul Mattino/ Il 23 settembre del 1985 un commando
camorrista ammazzava il giornalista sotto casa, al Vomero




Giancarlo Siani
di Roberto Saviano

NAPOLI (22 settembre) - Caro direttore, ricordare Giancarlo Siani a 25 anni dalla sua morte è per me ricordare un uomo che è stato ammazzato perché aveva talento. Perché capiva e analizzava meglio di altri. Perché faceva bene ciò che aveva deciso di fare. È il solo modo per commemorare il suo sacrificio e ricordare la sua vita. È l’occasione per comprendere il suo modo di concepire il giornalismo e su quanto chi è venuto dopo, debba essergli grato. Il primo premio della mia vita portava il nome di Giancarlo Siani.

Era un premio in sua memoria e mi fu dato proprio nella redazione del Mattino. Erano presenti il fratello Paolo, Geppino Fiorenza di Libera Campania e le firme del Mattino impegnate sul fronte della cronaca giudiziaria. Non dimenticherò quel giorno. Per me rappresentò un onore raro. Forse fu proprio in quell'occasione, pensando a Siani e alla sua vita, che ragionai per la prima volta su quanto fosse importante riscattare la parola "onore" e sottrarla al monopolio delle cosche, che l'hanno fatta diventare sinonimo del loro odioso codice criminale.

L'onore, quello vero, è ciò che ti fa andare avanti a prescindere dalle conseguenze, in virtù di un fortissimo senso di giustizia. Esiste indipendentemente da cosa sei costretto a fare, da cosa ti dicono. Onore è il sentire violata la propria dignità umana dinanzi a un'ingiustizia grave, è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso. E io l'onore l'ho imparato qui a Sud anche grazie a Giancarlo Siani.

Molto si è raccontato negli anni in cui in pochi fortemente ricordavano la sua memoria. Il primo bel lavoro cinematografico su Siani è «E io ti seguo» di Maurizio Fiume, che nel 2003 ripercorreva il suo percorso umano e la sua professione innescata dalla passione del vero. Ma prima che la sua memoria divenisse patrimonio nazionale, per anni si sono dette e ascoltate le più losche insinuazioni. In ogni ambiente sociale e professionale napoletano. I dubbi, il solito vociare delegittimante.

Ma il dolore di chi conosceva e amava Giancarlo Siani, dinanzi ai sospetti, dinanzi al «com'è possibile che ’nu guaglione mette paura ai clan, chissà che schifezze aveva fatto», al «chissà cosa c'è dietro», non è mai rimasto muto, ha sempre urlato la sua indignazione e difeso la memoria. E se Giancarlo Siani oggi viene ricordato come merita è soprattutto grazie a questo dolore, alla sua famiglia, agli amici, ai colleghi che più di tutti ne hanno difeso il ricordo e il lavoro, in un Paese dove si è sempre colpevoli fino a prova contraria anche quando non si siede al banco degli imputati.

E poi le indagini, che dieci anni dopo la sua esecuzione hanno confermato le ipotesi iniziali, non sono riuscite a porre un argine alla solita bile, quella degli addetti ai lavori le cui parole d'ordine, che come ricorda benissimo il libro «L'abusivo» - vero gioiello letterario su Giancarlo Siani - erano: «Io ho scritto cose ben più pericolose, a me non è mai successo niente».

Come se persino la morte facesse invidia. È terribile, ma ahimè è così. La sua morte era avvertita come un merito. E si apre, com'è naturale che sia, la caccia al movente: bisognava trovare per forza qualcosa oltre i suoi articoli, oltre il suo lavoro, oltre le sue inchieste. Qualcosa che è sempre stata a portata di mano. L'abbiamo da 25 anni sotto gli occhi ma in molti hanno preferito non vederla.

Quel che ha portato Siani alla morte è il talento. Fu ucciso per quello che scriveva, una conclusione atroce, nella sua atroce semplicità. Questo giovane corrispondete riusciva nei ristretti spazi che gli venivano concessi a ricostruire gli scenari di camorra, gli equilibri di potere, evitando di arenarsi sul mero dato di cronaca.

Giancarlo Siani formulava nuove ipotesi attraverso elementi che scovava sul campo. Il suo era un giornalismo fondato sull'analisi della camorra come fenomenologia di potere e non come fenomeno criminale. Fare congetture, formulare ipotesi, divenivano nei suoi articoli strumenti per comprendere le articolazioni tra camorra, imprenditoria e politica. Non basta occuparsi di un argomento per riuscire ad arrivare al cuore delle questioni o mettere in crisi i poteri criminali.

Tanti ne scrivono, pochi riescono. Siani era uno dei pochi. A condannarlo a morte furono quelle 4000 battute pubblicate sul Mattino il 10 giugno del 1985, in cui avanzava l'ipotesi che l'arresto di Valentino Gionta fosse il prezzo pagato dai Nuvoletta per evitare una guerra con il clan di Bardellino. A condannarlo a morte furono le ricerche che stava facendo sulla ricostruzione del dopo terremoto, il grande business degli appalti che aveva rimpinguato le tasche di dirigenti politici, imprenditori e soprattutto camorristi.

Già questo basta a individuare il movente e a capire il perché di tanto livore, in una terra in cui o sei da questa o dall'altra parte della barricata. Ed ecco perché ogni qual volta si ricorda un caduto - questa è la parola da usare per gli assassinati dalle organizzazioni criminali - c'è anche il solito fastidioso coro di persone che non riesce a trattenere il proprio risentimento, che diffama i caduti o li strumentalizza per infangare i vivi.

Meccanismo semplice, è un modo per non sentirsi in difetto e colpevoli, come dire: queste persone non sono migliori, sono schifosi mascherati. E così vai a dormire più sereno. Mi piace pensare che Giancarlo Siani non sia solo ricordato perché ucciso. Ma ucciso perché molto, troppo vivo. E ricordare Giancarlo Siani oggi, significa ricordare la vittoria della memoria sulla diffamazione e l'insulto, sull'inciucio e la calunnia generata dalla pancia della città che ama considerare tutto sempre distante da sé.

Ricordare Siani significa comprendere come un uomo, soltanto facendo bene il proprio mestiere, abbia potuto spaventare e mettere in crisi un'organizzazione potentissima. E comprende anche come la solitudine possa condannare due volte, prima a morte, poi alla diffamazione. Ma il ricordo, caro direttore, di Giancarlo Siani è il ricordo della parte migliore del nostro Sud e non perché è caduto ma perché ha creduto nel fare, nell'agire.

Giancarlo è andato avanti, a prescindere dalle conseguenze e non si è arreso. E come lui non si sono arrese le persone che gli erano vicine. Oggi ricordarlo non significa solo fare memoria ma avere dentro di sé speranza e motivo che il coraggio e la forza del suo talento possano ancora illuminare e trasformare il nostro Sud che mai come in questo momento sembra attraversare una lunghissima e buia notte.

In edicola lo speciale del Mattino con gli articoli di Cantone, Capacchione, Gargano, Risi e Siani

Fonte:Il Mattino del 23/09/2010


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Gli ultimi Giorni di Gaeta, libro di Gigi Di Fiore ( Leggere questo libro significa conoscere la barbarie dei piemontesi)

Erano le quattro del pomeriggio del 5 febbraio del 1861, quandodalla batteria piemontese di "Madonna di Conca" si sparò con particolare precisione.Un boato scosse il golfo di Gaeta; un'esplosione come non come non se ne erano mai viste in quell'assedio.La terra si scosse, cominciò a cadere una interminabile e incandescente pioggia di pietre,polvere,sabbia,pezzi di legno che arrivarono fino alla spiaggia.I cannoni piemontesi avevano centrato il deposito delle munizione alla batteria " denti di sega Sant'Antonio", dove erano ammassati ben 7000chili di polvere da sparo. Un potenziale di morte da far paura...sotto la Sant'Antonio erano rimasti schiacciati i soldati impegnati nei lavori,i loro ufficiali. Le esplosioni continuarono senza sosta,per la presenza nel deposito di 40.000 cartucce da carabina e fucile. La batteria venne completamente distrutta,tutte le case attorno si sbriciolarono. Si aprì uno squarcio dalla parte del mare: ogni persona, civile o militare che fosse,che si trovava nella zona al momento dell'esplosione fu ingoiata dalle macerie.


...Macerie, macerie ovunque. E lamenti.Puzzo di cadaveri.

( Gigi Di Fiore-gli ultimi giorni di Gaeta, l'assedio che condannò l'Italia all'unità, Rizzoli.



I morti di quella esplosione ammontarono a circa 500 persone tra soldati e civili. La morte colpì anche una famiglia di 11 persone. Maledetti savoia!

I morti civili alla fine dell'assedio ammontarono a tremila unità, i soldati borbonici morti ammontarono a 826 e i piemontesi ebbero 46 morti. Cifre che potete trovare nel libro di Gigi Di Fiore che ha dato all'Italia e ai gaetani uno spaccato terribile di quell'assedio.

Antonio Ciano

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Erano le quattro del pomeriggio del 5 febbraio del 1861, quandodalla batteria piemontese di "Madonna di Conca" si sparò con particolare precisione.Un boato scosse il golfo di Gaeta; un'esplosione come non come non se ne erano mai viste in quell'assedio.La terra si scosse, cominciò a cadere una interminabile e incandescente pioggia di pietre,polvere,sabbia,pezzi di legno che arrivarono fino alla spiaggia.I cannoni piemontesi avevano centrato il deposito delle munizione alla batteria " denti di sega Sant'Antonio", dove erano ammassati ben 7000chili di polvere da sparo. Un potenziale di morte da far paura...sotto la Sant'Antonio erano rimasti schiacciati i soldati impegnati nei lavori,i loro ufficiali. Le esplosioni continuarono senza sosta,per la presenza nel deposito di 40.000 cartucce da carabina e fucile. La batteria venne completamente distrutta,tutte le case attorno si sbriciolarono. Si aprì uno squarcio dalla parte del mare: ogni persona, civile o militare che fosse,che si trovava nella zona al momento dell'esplosione fu ingoiata dalle macerie.


...Macerie, macerie ovunque. E lamenti.Puzzo di cadaveri.

( Gigi Di Fiore-gli ultimi giorni di Gaeta, l'assedio che condannò l'Italia all'unità, Rizzoli.



I morti di quella esplosione ammontarono a circa 500 persone tra soldati e civili. La morte colpì anche una famiglia di 11 persone. Maledetti savoia!

I morti civili alla fine dell'assedio ammontarono a tremila unità, i soldati borbonici morti ammontarono a 826 e i piemontesi ebbero 46 morti. Cifre che potete trovare nel libro di Gigi Di Fiore che ha dato all'Italia e ai gaetani uno spaccato terribile di quell'assedio.

Antonio Ciano

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mercoledì 22 settembre 2010

Terzo incontro Progetto Napoli

Ieri 20 Settembre 2010 si è tenuto presso la libreria Treves a piazza del Plebiscito, il terzo incontro preliminare del Progetto Napoli, la cordata che si pone come obiettivo di presentare alle comunali del capoluogo Campano un’aggregazione di tutte le forze meridionaliste esistenti al di fuori dei partiti nazionali.

All’incontro sono intervenuti esponenti di Cambiamo Napoli, Partito del Sud, Insieme per la Rinascita, Movimento cinque stelle, Terra dei Fuochi, la Questione Napoletana e Insorgenza Civile.

Mentre per quanto riguarda Insieme per la Rinascita, Partito del Sud e Cambiamo Napoli l’alleanza appare già coesa e proiettata verso una fase operativa, gli esponenti del Movimento cinque stelle hanno dichiarato che non essendo ancora stata definita la loro eventuale partecipazione alla tornata elettorale sono in una fase di osservazione dalla quale dipenderanno le loro future decisioni; hanno tuttavia tenuto a chiarire la notevole convergenza di idee e proposte col Progetto Napoli che fanno presupporre un’alleanza in caso di candidatura. Per Insorgenza Civile la questione appare più delicata in quanto la già avvenuta alleanza col PIN di Raffaele Di Monda, che nei manifesti affissi a Napoli è già indicato come candidato sindaco, ha sollevato perplessità nei presenti alla riunione per i quali la trattativa era ancora aperta tanto più la scelta del candidato a sindaco.

Numerosi i temi affrontati durante il dibattimento, in particolar modo è stato discusso l’argomento più delicato di ogni elezione: il programma elettorale. Il Presidente di Questione Napoletana, Francesco Floro Flores ha presentato una bozza di tale programma che ha ottenuto il consenso nei presenti e dalla quale poi dovranno venir sviluppati con maggiore minuzia di particolari le argomentazioni alle varie questioni poste in evidenza. I tempi non permettono ulteriori tentennamenti, è probabile che i lavori partiranno a breve con i 4 gruppi (Partito del Sud, Cambiamo Napoli, Questione Napoletana e Insieme per la rinascita) che hanno già deciso con maggiore sicurezza di portare avanti questo ambizioso progetto rimanendo in ogni caso disponibili ad eventuali alleanze con gli altri soggetti le cui posizioni non appaiono indirizzate con certezza in questa direzione.

Tutti i prossimi aggiornamenti su: www.meridionalismo.it

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Ieri 20 Settembre 2010 si è tenuto presso la libreria Treves a piazza del Plebiscito, il terzo incontro preliminare del Progetto Napoli, la cordata che si pone come obiettivo di presentare alle comunali del capoluogo Campano un’aggregazione di tutte le forze meridionaliste esistenti al di fuori dei partiti nazionali.

All’incontro sono intervenuti esponenti di Cambiamo Napoli, Partito del Sud, Insieme per la Rinascita, Movimento cinque stelle, Terra dei Fuochi, la Questione Napoletana e Insorgenza Civile.

Mentre per quanto riguarda Insieme per la Rinascita, Partito del Sud e Cambiamo Napoli l’alleanza appare già coesa e proiettata verso una fase operativa, gli esponenti del Movimento cinque stelle hanno dichiarato che non essendo ancora stata definita la loro eventuale partecipazione alla tornata elettorale sono in una fase di osservazione dalla quale dipenderanno le loro future decisioni; hanno tuttavia tenuto a chiarire la notevole convergenza di idee e proposte col Progetto Napoli che fanno presupporre un’alleanza in caso di candidatura. Per Insorgenza Civile la questione appare più delicata in quanto la già avvenuta alleanza col PIN di Raffaele Di Monda, che nei manifesti affissi a Napoli è già indicato come candidato sindaco, ha sollevato perplessità nei presenti alla riunione per i quali la trattativa era ancora aperta tanto più la scelta del candidato a sindaco.

Numerosi i temi affrontati durante il dibattimento, in particolar modo è stato discusso l’argomento più delicato di ogni elezione: il programma elettorale. Il Presidente di Questione Napoletana, Francesco Floro Flores ha presentato una bozza di tale programma che ha ottenuto il consenso nei presenti e dalla quale poi dovranno venir sviluppati con maggiore minuzia di particolari le argomentazioni alle varie questioni poste in evidenza. I tempi non permettono ulteriori tentennamenti, è probabile che i lavori partiranno a breve con i 4 gruppi (Partito del Sud, Cambiamo Napoli, Questione Napoletana e Insieme per la rinascita) che hanno già deciso con maggiore sicurezza di portare avanti questo ambizioso progetto rimanendo in ogni caso disponibili ad eventuali alleanze con gli altri soggetti le cui posizioni non appaiono indirizzate con certezza in questa direzione.

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La legge sugli immigrati? Ci pensarono i Borbone


Con la legge del 1817 e col decreto del 1846 Ferdinando I e Ferdinando II di Borbone regolamentarono una materia di grande attualità. L’aquisizione della cittadinanza da parte degli stranieri e dei loro figli? Il Regno delle Due Sicilie era avanti di due secoli rispetto alla legislazione vigente italiana

Lucera, 07.03.2009 - Quanto i cittadini del Regno delle Due Sicilie ancora non conoscessero cosa fosse l’emigrazione? Il Governo di questo Stato si occupava di disciplinare, nel 1817, prima la “Legge per naturalizzazione degli stranieri” e dopo, nel 1846, il “Decreto circa la naturalizzazione degli individui nati nel Regno da genitori stranieri”. Normativa di estrema attualità, innovativa per l’epoca se si pensa che alcune di queste norme sono state recepite – per quanto concerne la maggiore età – nel 1992 dallo Stato Italiano, ma con una limitata e restrittiva portata legislativa.
Le attuali norme dello “Stato Italiano” che definiscono questa materia sono regolate dalla Legge del 5 febbraio 1992, n.91 la quale recita all’art. 4, c. 2: “Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data. Avete letto bene: c’è un preciso arco di tempo entro il quale si può acquistare la cittadinanza per nascita e residenza, il diciottesimo anno di età. Passato il diciannovesimo anno non si può più diventare italiani per nascita e residenza!!! E non è finita: visto che è richiesta anche la prova della residenza legale senza interruzione dalla nascita (DPR 12/10/83, n. 572), accade che anche chi è nato in Italia e vi ha continuamente vissuto fino a diventare maggiorenne, non possa ottenere la cittadinanza solo perché la madre, che aveva al momento del parto un regolare permesso di soggiorno, non aveva in quel momento eletto la residenza nel comune, come spesso accade quando non si dispone di un alloggio stabile, oppure perché nell’arco dei diciotto anni il nucleo familiare si è allontanato per qualche mese dal paese ed ha per questa ragione perso la residenza. Questo è quanto dispone l’attuale legislazione dello “Stato Italiano”.
La normativa del Regno delle Due Sicilie regolò questa materia con una legge di portata generale approvata il 17 dicembre del 1817 e con un decreto del 1846. Il testo della legge del 1817 recita: “Legge per la naturalizzazione degli stranieri” (Ferdinando I. Per la Grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie, ecc.).
“Volendo dare un attestato della nostra benevolenza verso quegli stranieri i quali pe’ loro talenti, pe’ loro mezzi, o per via di contratti vincoli si rendono giovevoli allo Stato, con accordar loro il godimento di quei diritti che dalla naturalizzazione risultano; e volendo per quest’oggetto stabilire una regola certa, secondo la quale il Supremo Consiglio di Cancelleria possa discutere le dimande di naturalizzazione, che da Noi vengono al suo esame rimesse; udito il parere dello Supremo Consiglio di Cancelleria; udito il nostro Consiglio di Stato; abbiamo risoluto di sanzionare, e sanzioniamo la seguente legge:

Art. 1) Potranno essere ammessi al beneficio della naturalizzazione nel nostro Regno delle Due Sicilie:

c. 1. Gli stranieri che hanno renduto, o che renderanno importanti servizi allo Stato;
c. 2. Quelli che porteranno dentro dello Stato de’ talenti distinti, delle invenzioni, o delle industrie utili;
c. 3. Quelli che avranno acquistato nel Regno beni stabili su’ quali graviti un peso fondiario almeno di ducati cento l’anno; al requisito indicato ne’ suddetti numeri 1, 2, 3 debbe accoppiarsi l’altro del domicilio nel territorio del Regno almeno per un anno consecutivo;
c. 4. Quelli che abbiano avuta la residenza nel regno per 10 anni consecutivi, e che provino avere onesti mezzi di sussistenza; o che vi abbiano avuto la residenza per 5 anni consecutivi, avendo sposata una nazionale.

Art. 2) Gli stranieri enunciati nel precedente articolo dovranno alla dimanda di naturalizzazione far precedere presso del sindaco del comune, ove dimorano, la dichiarazione di voler fissare il loro domicilio nel Regno, ed unire alla stessa domanda il documento della loro maggiore età;
Art. 3) De decreto di ammissione, che Noi faremo, sarà spedita al naturalizzato una copia autentica: munito della quale egli si presenterà all’Intendente della provincia ove dimora, per prestare nelle di lui mani il giuramento di fedeltà. Sarà preso notamento del decreto di ammissione, tanto ne’ registri d’Intendenza, quanto in quelli del comune del domicilio; facendosi menzione del prestato giuramento di cui sarà formato verbale. Vogliamo che e comandiamo che questa nostra legge da Noi sottoscritta, ecc. ecc.”.

Firmato, Ferdinando.

Non ci sono parole, una legge inimmaginabile: questi si occupavano di estendere il diritto di cittadinanza a stranieri che avessero reso o che “renderanno” importanti benefici allo Stato; a stranieri che“introdurranno” nello Stato “dei talenti distinti, delle invenzioni, industrie utili”; a stranieri che avessero acquistato “beni immobili”nello Stato; a stranieri che avevano la residenza da 10 anni e dimostrassero avere “onesti mezzi di sussistenza”; a stranieri residenti da 5 anni che avessero “sposato una nazionale”!!! (alla faccia ‘e sti quatt’ cape ‘e puorc ra Lega Nord e governanti). Con decreto, poi, n. 10406 datato Napoli, 19 ottobre 1846, avente ad oggetto “Decreto circa la naturalizzazione degl’individui nati nel Regno da genitori stranieri”, Ferdinando II stabiliva:
Veduto l’art.11 delle leggi civili, così concepito:
“Qualunque individuo nato nel Regno da uno straniero potrà nell’anno susseguente alla di lui maggiore età reclamare la qualità di nazionale; purchè residendo nel Regno, dichiari l’intenzione di fissarvi il suo domicilio; ed abitando in paese straniero, prometta formalmente di stabilire il domicilio nel Regno, e ve lo stabilisca nel decorso di un anno dall’atto della suddetta promessa”.
“Promosso il dubbio intorno al metodo come un individuo nato in Regno da genitori stranieri, ed ed inscritto ne’ registri dello stato civile, debba nel corso dell’anno ventiduesimo di sua età proporre la sua dimanda per conseguir la nazionalità del Regno delle Due Sicilie, giusta il trascritto articolo 11 delle leggi civili;
Veduta la legge del 17 di dicembre 1817,che stabilisce le condizioni e le forme come ottenersi dagli esteri la naturalizzazione in questo Reame;
Veduto il decreto de’ 18 maggio 1818, con cui fu commessa agl’Intendenti la istruzione su le dimande per naturalizzazione;
Veduto il rescritto del 6 maggio 1818, per lo quale i soli cattolici possono aspirare alla naturalizzazione in Regno;
Veduto l’articolo 15, n. 6 della legge del 14 di giugno1824 organica della Consulta generale, che commette alla medesima l’esame delle dimande per naturalizzazione;
Considerato che secondo lo spirito della vigente legislazione del Regno la nazionalità non si acquista in verun caso, senza espressa concessione;
Che la domanda per reclamo di nazionalità nel caso che tratta l’articolo delle leggi civili rientra essenzialmente nella domanda di naturalizzazione;
Veduto il parere della Consulta generale del Regno:
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia;
Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato;
Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue:

Art.1. Le dimande per naturalizzazione degl’individui nati in Regno da genitori stranieri saranno inviate per istruirsi a’ termini del decreto de’ 18 di maggio 1818 all’Intendente della provincia sia del luogo della nascita del reclamante, sia del luogo del suo domicilio in Regno, unitamente a’ documenti giustificativi dell’adempimento delle condizioni prescritte dallo articolo 11 delle leggi civili, nel modo stabilito nell’articolo e della legge de’ 17 dicembre 1817.
Art. 2. La istruzione che si compilerà,sarà trasmessa al nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia, su la cui proposizione, udito pria il parere della Consulta generale del Regno, ci riserbiamo di provvedere intorno alle cennate dimande per nazionalità.
Art. 3. La disposizione dell’articolo 3 della citata legge del 17 di dicembre 1817 sarà applicabile anche al caso di concessione di nazionalità di che tratta l’articolo 11 delle leggi civili.
Art. 4. L’individuo nato in Regno da straniero, ma non iscritto ne’ registri dello stato civile, ovvero che inscritto ne’ detti registri abbia voglia acquistare la nazionalità, dovrà uniformarsi interamente a quanto è prescritto dalla sopraccitata legge de’ 17 dicembre 1817 per la naturalizzazione degli stranieri.
Art. 5. Il nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia, ed il nostro Luogotenente generale ne’ nostri reali domini oltre il faro sono incaricati della esecuzione del presente decreto”.

Firmato, FERDINANDO

L’attuale legge italiana per l’acquisto della cittadinanza per“nascita e residenza” stabilisce due criteri fondamentali inderogabili:

1) al compimento della maggiore età la richiesta per l’acquisto della cittadinanza deve essere presentata entro un anno dalla suddetta data, altrimenti si perde il diritto;
2) documentare la prova della residenza legale senza interruzione di tempo.

La legislazione del Regno delle Due Sicilie prevedeva invece per questa materia norme più elastiche corrispondenti alla garanzia ed alla tutela di tale diritto. Infatti stabiliva che:
“Qualunque individuo nato nel Regno da uno straniero potrà nell’anno susseguente alla di lui maggiore età reclamare la qualità di nazionale purché risiedendo nel Regno, dichiari l’intenzione di fissarvi il suo domicilio; ed abitando in paese straniero, prometta formalmente di stabilire il domicilio nel Regno, e ve lo stabilisca nel decorso di un anno dall’atto della suddetta promessa.
La legge concedeva quindi la possibilità del “diritto di nazionalità”anche a chi avesse oltrepassato la maggiore età ed avesse stabilito la residenza in un altro stato – diritto da richiedere in qualsiasi momento – di venire ad abitare nel Regno. Non solo, mentre la legislazione italiana dispone tassativamente che “entro un anno dalla maggiore età” si deve richiedere tale diritto pena la decadenza, la legislazione del Regno delle Due Sicilie riconosceva la possibilità, invece, di richiedere tale diritto anche a “l’individuo nato in Regno da straniero, ma non iscritto nei registri dello stato civile, ovvero cheinscritto ne’ detti registri abbia oltrepassato la età di anni ventidue, qualora voglia acquistare la nazionalità, dovrà uniformarsi intieramente a quanto è prescritto dalla sopracitata legge de’ 17 dicembre 1817 per la naturalizzazione degli stranieri”.
Conclusione: la legge del Regno delle Due Sicilie in materia di cittadinanza degli stranieri e dei loro figli era avanti rispetto a quella in vigore nello “Stato Italiano” di ben 200 anni!!!

e. gemminni




Fonte:Il Frizzo

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Con la legge del 1817 e col decreto del 1846 Ferdinando I e Ferdinando II di Borbone regolamentarono una materia di grande attualità. L’aquisizione della cittadinanza da parte degli stranieri e dei loro figli? Il Regno delle Due Sicilie era avanti di due secoli rispetto alla legislazione vigente italiana

Lucera, 07.03.2009 - Quanto i cittadini del Regno delle Due Sicilie ancora non conoscessero cosa fosse l’emigrazione? Il Governo di questo Stato si occupava di disciplinare, nel 1817, prima la “Legge per naturalizzazione degli stranieri” e dopo, nel 1846, il “Decreto circa la naturalizzazione degli individui nati nel Regno da genitori stranieri”. Normativa di estrema attualità, innovativa per l’epoca se si pensa che alcune di queste norme sono state recepite – per quanto concerne la maggiore età – nel 1992 dallo Stato Italiano, ma con una limitata e restrittiva portata legislativa.
Le attuali norme dello “Stato Italiano” che definiscono questa materia sono regolate dalla Legge del 5 febbraio 1992, n.91 la quale recita all’art. 4, c. 2: “Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data. Avete letto bene: c’è un preciso arco di tempo entro il quale si può acquistare la cittadinanza per nascita e residenza, il diciottesimo anno di età. Passato il diciannovesimo anno non si può più diventare italiani per nascita e residenza!!! E non è finita: visto che è richiesta anche la prova della residenza legale senza interruzione dalla nascita (DPR 12/10/83, n. 572), accade che anche chi è nato in Italia e vi ha continuamente vissuto fino a diventare maggiorenne, non possa ottenere la cittadinanza solo perché la madre, che aveva al momento del parto un regolare permesso di soggiorno, non aveva in quel momento eletto la residenza nel comune, come spesso accade quando non si dispone di un alloggio stabile, oppure perché nell’arco dei diciotto anni il nucleo familiare si è allontanato per qualche mese dal paese ed ha per questa ragione perso la residenza. Questo è quanto dispone l’attuale legislazione dello “Stato Italiano”.
La normativa del Regno delle Due Sicilie regolò questa materia con una legge di portata generale approvata il 17 dicembre del 1817 e con un decreto del 1846. Il testo della legge del 1817 recita: “Legge per la naturalizzazione degli stranieri” (Ferdinando I. Per la Grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie, ecc.).
“Volendo dare un attestato della nostra benevolenza verso quegli stranieri i quali pe’ loro talenti, pe’ loro mezzi, o per via di contratti vincoli si rendono giovevoli allo Stato, con accordar loro il godimento di quei diritti che dalla naturalizzazione risultano; e volendo per quest’oggetto stabilire una regola certa, secondo la quale il Supremo Consiglio di Cancelleria possa discutere le dimande di naturalizzazione, che da Noi vengono al suo esame rimesse; udito il parere dello Supremo Consiglio di Cancelleria; udito il nostro Consiglio di Stato; abbiamo risoluto di sanzionare, e sanzioniamo la seguente legge:

Art. 1) Potranno essere ammessi al beneficio della naturalizzazione nel nostro Regno delle Due Sicilie:

c. 1. Gli stranieri che hanno renduto, o che renderanno importanti servizi allo Stato;
c. 2. Quelli che porteranno dentro dello Stato de’ talenti distinti, delle invenzioni, o delle industrie utili;
c. 3. Quelli che avranno acquistato nel Regno beni stabili su’ quali graviti un peso fondiario almeno di ducati cento l’anno; al requisito indicato ne’ suddetti numeri 1, 2, 3 debbe accoppiarsi l’altro del domicilio nel territorio del Regno almeno per un anno consecutivo;
c. 4. Quelli che abbiano avuta la residenza nel regno per 10 anni consecutivi, e che provino avere onesti mezzi di sussistenza; o che vi abbiano avuto la residenza per 5 anni consecutivi, avendo sposata una nazionale.

Art. 2) Gli stranieri enunciati nel precedente articolo dovranno alla dimanda di naturalizzazione far precedere presso del sindaco del comune, ove dimorano, la dichiarazione di voler fissare il loro domicilio nel Regno, ed unire alla stessa domanda il documento della loro maggiore età;
Art. 3) De decreto di ammissione, che Noi faremo, sarà spedita al naturalizzato una copia autentica: munito della quale egli si presenterà all’Intendente della provincia ove dimora, per prestare nelle di lui mani il giuramento di fedeltà. Sarà preso notamento del decreto di ammissione, tanto ne’ registri d’Intendenza, quanto in quelli del comune del domicilio; facendosi menzione del prestato giuramento di cui sarà formato verbale. Vogliamo che e comandiamo che questa nostra legge da Noi sottoscritta, ecc. ecc.”.

Firmato, Ferdinando.

Non ci sono parole, una legge inimmaginabile: questi si occupavano di estendere il diritto di cittadinanza a stranieri che avessero reso o che “renderanno” importanti benefici allo Stato; a stranieri che“introdurranno” nello Stato “dei talenti distinti, delle invenzioni, industrie utili”; a stranieri che avessero acquistato “beni immobili”nello Stato; a stranieri che avevano la residenza da 10 anni e dimostrassero avere “onesti mezzi di sussistenza”; a stranieri residenti da 5 anni che avessero “sposato una nazionale”!!! (alla faccia ‘e sti quatt’ cape ‘e puorc ra Lega Nord e governanti). Con decreto, poi, n. 10406 datato Napoli, 19 ottobre 1846, avente ad oggetto “Decreto circa la naturalizzazione degl’individui nati nel Regno da genitori stranieri”, Ferdinando II stabiliva:
Veduto l’art.11 delle leggi civili, così concepito:
“Qualunque individuo nato nel Regno da uno straniero potrà nell’anno susseguente alla di lui maggiore età reclamare la qualità di nazionale; purchè residendo nel Regno, dichiari l’intenzione di fissarvi il suo domicilio; ed abitando in paese straniero, prometta formalmente di stabilire il domicilio nel Regno, e ve lo stabilisca nel decorso di un anno dall’atto della suddetta promessa”.
“Promosso il dubbio intorno al metodo come un individuo nato in Regno da genitori stranieri, ed ed inscritto ne’ registri dello stato civile, debba nel corso dell’anno ventiduesimo di sua età proporre la sua dimanda per conseguir la nazionalità del Regno delle Due Sicilie, giusta il trascritto articolo 11 delle leggi civili;
Veduta la legge del 17 di dicembre 1817,che stabilisce le condizioni e le forme come ottenersi dagli esteri la naturalizzazione in questo Reame;
Veduto il decreto de’ 18 maggio 1818, con cui fu commessa agl’Intendenti la istruzione su le dimande per naturalizzazione;
Veduto il rescritto del 6 maggio 1818, per lo quale i soli cattolici possono aspirare alla naturalizzazione in Regno;
Veduto l’articolo 15, n. 6 della legge del 14 di giugno1824 organica della Consulta generale, che commette alla medesima l’esame delle dimande per naturalizzazione;
Considerato che secondo lo spirito della vigente legislazione del Regno la nazionalità non si acquista in verun caso, senza espressa concessione;
Che la domanda per reclamo di nazionalità nel caso che tratta l’articolo delle leggi civili rientra essenzialmente nella domanda di naturalizzazione;
Veduto il parere della Consulta generale del Regno:
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia;
Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato;
Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue:

Art.1. Le dimande per naturalizzazione degl’individui nati in Regno da genitori stranieri saranno inviate per istruirsi a’ termini del decreto de’ 18 di maggio 1818 all’Intendente della provincia sia del luogo della nascita del reclamante, sia del luogo del suo domicilio in Regno, unitamente a’ documenti giustificativi dell’adempimento delle condizioni prescritte dallo articolo 11 delle leggi civili, nel modo stabilito nell’articolo e della legge de’ 17 dicembre 1817.
Art. 2. La istruzione che si compilerà,sarà trasmessa al nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia, su la cui proposizione, udito pria il parere della Consulta generale del Regno, ci riserbiamo di provvedere intorno alle cennate dimande per nazionalità.
Art. 3. La disposizione dell’articolo 3 della citata legge del 17 di dicembre 1817 sarà applicabile anche al caso di concessione di nazionalità di che tratta l’articolo 11 delle leggi civili.
Art. 4. L’individuo nato in Regno da straniero, ma non iscritto ne’ registri dello stato civile, ovvero che inscritto ne’ detti registri abbia voglia acquistare la nazionalità, dovrà uniformarsi interamente a quanto è prescritto dalla sopraccitata legge de’ 17 dicembre 1817 per la naturalizzazione degli stranieri.
Art. 5. Il nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia, ed il nostro Luogotenente generale ne’ nostri reali domini oltre il faro sono incaricati della esecuzione del presente decreto”.

Firmato, FERDINANDO

L’attuale legge italiana per l’acquisto della cittadinanza per“nascita e residenza” stabilisce due criteri fondamentali inderogabili:

1) al compimento della maggiore età la richiesta per l’acquisto della cittadinanza deve essere presentata entro un anno dalla suddetta data, altrimenti si perde il diritto;
2) documentare la prova della residenza legale senza interruzione di tempo.

La legislazione del Regno delle Due Sicilie prevedeva invece per questa materia norme più elastiche corrispondenti alla garanzia ed alla tutela di tale diritto. Infatti stabiliva che:
“Qualunque individuo nato nel Regno da uno straniero potrà nell’anno susseguente alla di lui maggiore età reclamare la qualità di nazionale purché risiedendo nel Regno, dichiari l’intenzione di fissarvi il suo domicilio; ed abitando in paese straniero, prometta formalmente di stabilire il domicilio nel Regno, e ve lo stabilisca nel decorso di un anno dall’atto della suddetta promessa.
La legge concedeva quindi la possibilità del “diritto di nazionalità”anche a chi avesse oltrepassato la maggiore età ed avesse stabilito la residenza in un altro stato – diritto da richiedere in qualsiasi momento – di venire ad abitare nel Regno. Non solo, mentre la legislazione italiana dispone tassativamente che “entro un anno dalla maggiore età” si deve richiedere tale diritto pena la decadenza, la legislazione del Regno delle Due Sicilie riconosceva la possibilità, invece, di richiedere tale diritto anche a “l’individuo nato in Regno da straniero, ma non iscritto nei registri dello stato civile, ovvero cheinscritto ne’ detti registri abbia oltrepassato la età di anni ventidue, qualora voglia acquistare la nazionalità, dovrà uniformarsi intieramente a quanto è prescritto dalla sopracitata legge de’ 17 dicembre 1817 per la naturalizzazione degli stranieri”.
Conclusione: la legge del Regno delle Due Sicilie in materia di cittadinanza degli stranieri e dei loro figli era avanti rispetto a quella in vigore nello “Stato Italiano” di ben 200 anni!!!

e. gemminni




Fonte:Il Frizzo

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Spesa pubblica, al Nord più risorse che al Sud


Nel corso del 2008 lo Stato spende nelle regioni del Nord 87,3 miliardi di euro; al Mezzogiorno, invece, destina 85,1 miliardi di euro. E' quanto emerge dai dati resi noti dalla Ragioneria dello Stato e riferiti alla spesa centrale regionalizzata. In pratica, gli esperti del Governo ripartiscono il bilancio statale in base ai luoghi dove avvengono i pagamenti. Alla Campania vengono imputati circa 22,7 miliardi di euro. Il carico pro-capite, per ogni cittadino campano, è pari a 3.914 euro, rispetto a una media italiana di 3.820 euro. La regione dove lo Stato spende di più è il Lazio, con 34,3 miliardi di euro.

Fonte:Il Denaro

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Nel corso del 2008 lo Stato spende nelle regioni del Nord 87,3 miliardi di euro; al Mezzogiorno, invece, destina 85,1 miliardi di euro. E' quanto emerge dai dati resi noti dalla Ragioneria dello Stato e riferiti alla spesa centrale regionalizzata. In pratica, gli esperti del Governo ripartiscono il bilancio statale in base ai luoghi dove avvengono i pagamenti. Alla Campania vengono imputati circa 22,7 miliardi di euro. Il carico pro-capite, per ogni cittadino campano, è pari a 3.914 euro, rispetto a una media italiana di 3.820 euro. La regione dove lo Stato spende di più è il Lazio, con 34,3 miliardi di euro.

Fonte:Il Denaro

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