venerdì 22 agosto 2008

La Sicilia pronta ad ospitare una centrale nucleare. Compete con l’Albania.


La Sicilia compete con l’Albania, è pronta ad accogliere una centrale nucleare se questo dovesse servire a risparmiare i costi dell’energia e se la centrale è sicura. “Meglio la centrale che tenerci le raffinerie e le centrali termoelettriche senza alcun vantaggio concreto”, afferma il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, in una intervista rilasciata ad un quotidiano del nord.

L’annuncio ha destato sensazioni e provocato commenti, alcuni dei quali di profondo dissenso. Che non si tratti di una boutade o una provocazione è chiaro, ma resta pur sempre una dichiarazione data ai giornali e non una decisione presa nelle sedi pertinenti. Un ballon d’essai, piuttosto. Ma è già tanto, perché sulle centrali nucleari, sicure o meno, il dibattito ferve un po’ ovunque, anche a Roma.

Di questa prospettiva, il ritorno al nucleare, si parla in Italia da un paio di mesi grazie all’annuncio dato dal Ministro Scajola, il quale ha detto che il governo italiano sta studiando la costruzione di centrali nucleari in Italia. Un progetto concreto, favorito dalla constatazione che le nuove tecnologie hanno abbattuto molti dei rischi che prima sconsigliavano la costruzione delle centrali nucleari. La necessità di approvigionarsi a nuove fonti energetiche è sollecitata, tra l’altro, dai costi del petrolio, ormai oggetto di speculazioni a livello mondiale. La povertà delle fonti alternative al petrolio, in Italia, ha reso il Paese schiavo dell’oro nero, con conseguenze spaventose per l’economia nazionale, dato che i prezzi del petrolio in rialzo contagiano tutto il resto.

Ma se l’Italia si trova sprovvista di alternativa, è dovuta all’assenza di investimenti nel reperimento di fonti diverse: né l’energia solare, né l’energia eolica sono stati veramente sperimentate, nonostante il Paese possieda più di ogni altro una “quantità” importante di giornate di sole.

Certo anche fra gli ecologisti ci sono contraddizioni ed incertezze. Mentre sono pronti a sbarrare il passo all’energia nucleare non sono altrettanto proclivi a sollecitare fonti alternative con la necessaria determinazione, anzi ogni volta che un progetto viene sottoposto alle istituzioni, gli ecologisti trovano il modo di fermarlo, finendo con l’allearsi con quanti – e non sono pochi- vogliono che il petrolio rimanga l’unica fonte energetica. Il cane che si morde la coda, insomma.

Quanto alla Sicilia, l’Isola è già stata terra di conquista per l’industria petrolchimica avversata ovunque per le conseguenze sull’ambiente. Le coste siciliane di maggior pregio, come il siracusano, il gelese e la zona di Milazzo, sono state martoriate dalla petrolchimica, senza che il territorio venisse in qualche modo “compensato” di questo disastro ambientale. Ma proprio Gela, nei giorni scorsi, è stata protagonista di un “no” ad un progetto di realizzazione di una centrale eolica. La collocazione nel gelese – suggerita dalla ventilazione costante – è stata avversata dal sindaco della città. La città avrebbe già dato il suo contributo all’economia della nazione, ha più o meno detto il sindaco Crocetta. Andatevene altrove.

Beh, la centrale eolica non è certo la petrolchimica. Non che le buone ragioni il sindaco non ce l’abbia in assoluto, ma con i “no” non si va in nessun posto e finiscono con il passare scelte ben più impegnative, come il nucleare.

E’ la logica campana che ha accumulato mondezza a causa di una serie di “no” sprovvisti di alternativa. Non tocca al sindaco indicare una alternativa, ma tocca alle istituzioni trovarne una, sempre.

La dichiarazione del Presidente della Regione, comunque, non è passata inosservata. E’ stata l’unica disponibilità manifestata in Italia dopo la dichiarazione di volontà del governo, ma c’è stata quella, pubblicamente espressa, dell’Albania.
siciliainformazioni.com
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La Sicilia compete con l’Albania, è pronta ad accogliere una centrale nucleare se questo dovesse servire a risparmiare i costi dell’energia e se la centrale è sicura. “Meglio la centrale che tenerci le raffinerie e le centrali termoelettriche senza alcun vantaggio concreto”, afferma il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, in una intervista rilasciata ad un quotidiano del nord.

L’annuncio ha destato sensazioni e provocato commenti, alcuni dei quali di profondo dissenso. Che non si tratti di una boutade o una provocazione è chiaro, ma resta pur sempre una dichiarazione data ai giornali e non una decisione presa nelle sedi pertinenti. Un ballon d’essai, piuttosto. Ma è già tanto, perché sulle centrali nucleari, sicure o meno, il dibattito ferve un po’ ovunque, anche a Roma.

Di questa prospettiva, il ritorno al nucleare, si parla in Italia da un paio di mesi grazie all’annuncio dato dal Ministro Scajola, il quale ha detto che il governo italiano sta studiando la costruzione di centrali nucleari in Italia. Un progetto concreto, favorito dalla constatazione che le nuove tecnologie hanno abbattuto molti dei rischi che prima sconsigliavano la costruzione delle centrali nucleari. La necessità di approvigionarsi a nuove fonti energetiche è sollecitata, tra l’altro, dai costi del petrolio, ormai oggetto di speculazioni a livello mondiale. La povertà delle fonti alternative al petrolio, in Italia, ha reso il Paese schiavo dell’oro nero, con conseguenze spaventose per l’economia nazionale, dato che i prezzi del petrolio in rialzo contagiano tutto il resto.

Ma se l’Italia si trova sprovvista di alternativa, è dovuta all’assenza di investimenti nel reperimento di fonti diverse: né l’energia solare, né l’energia eolica sono stati veramente sperimentate, nonostante il Paese possieda più di ogni altro una “quantità” importante di giornate di sole.

Certo anche fra gli ecologisti ci sono contraddizioni ed incertezze. Mentre sono pronti a sbarrare il passo all’energia nucleare non sono altrettanto proclivi a sollecitare fonti alternative con la necessaria determinazione, anzi ogni volta che un progetto viene sottoposto alle istituzioni, gli ecologisti trovano il modo di fermarlo, finendo con l’allearsi con quanti – e non sono pochi- vogliono che il petrolio rimanga l’unica fonte energetica. Il cane che si morde la coda, insomma.

Quanto alla Sicilia, l’Isola è già stata terra di conquista per l’industria petrolchimica avversata ovunque per le conseguenze sull’ambiente. Le coste siciliane di maggior pregio, come il siracusano, il gelese e la zona di Milazzo, sono state martoriate dalla petrolchimica, senza che il territorio venisse in qualche modo “compensato” di questo disastro ambientale. Ma proprio Gela, nei giorni scorsi, è stata protagonista di un “no” ad un progetto di realizzazione di una centrale eolica. La collocazione nel gelese – suggerita dalla ventilazione costante – è stata avversata dal sindaco della città. La città avrebbe già dato il suo contributo all’economia della nazione, ha più o meno detto il sindaco Crocetta. Andatevene altrove.

Beh, la centrale eolica non è certo la petrolchimica. Non che le buone ragioni il sindaco non ce l’abbia in assoluto, ma con i “no” non si va in nessun posto e finiscono con il passare scelte ben più impegnative, come il nucleare.

E’ la logica campana che ha accumulato mondezza a causa di una serie di “no” sprovvisti di alternativa. Non tocca al sindaco indicare una alternativa, ma tocca alle istituzioni trovarne una, sempre.

La dichiarazione del Presidente della Regione, comunque, non è passata inosservata. E’ stata l’unica disponibilità manifestata in Italia dopo la dichiarazione di volontà del governo, ma c’è stata quella, pubblicamente espressa, dell’Albania.
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