mercoledì 27 marzo 2024

Lo storico Valentino Romano: “Fiction ‘Briganti’, polemica sterile, ribellismo contadino schiacciato tra opposte letture ideologiche”

 Oltre questa fiction (‘Briganti’ in onda su Netflix dal prossimo 23 aprile, n.d.r.), il limite generale delle letture diverse del ribellismo contadino, a mio avviso, sta altrove: i ‘revisionisti’, nostalgici duri e puri (e spesso poco informati), interpretano e restituiscono come Storia la narrazione ideologica e romanzesca; gli accademici (spesso faziosamente informati), referenziandosi reciprocamente o autorefenziandosi, leggono e impongono la Storia e la storiografia come narrazione ideologica e scientifica da contrapporre all’altra, in difesa del fortino assediato dell’egemonia. In mezzo il dramma della ribellione contadina, gli uomini e le donne che – con il loro bagaglio di sofferenze, contraddizioni, umanità e disumanità (e, perché no, anche di idealità) – percorsero quel travagliato periodo”. Questo quanto osservato via social dallo storico Valentino Romano, uno dei massimi studiosi del brigantaggio meridionale, in relazione alla polemica scoppiata sui social dopo la recensione negativa alla fiction “Briganti” pubblicata ieri mattina da Leonardo Cecchi sul giornale online “Huffpost”. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese






.


Leggi tutto »

 Oltre questa fiction (‘Briganti’ in onda su Netflix dal prossimo 23 aprile, n.d.r.), il limite generale delle letture diverse del ribellismo contadino, a mio avviso, sta altrove: i ‘revisionisti’, nostalgici duri e puri (e spesso poco informati), interpretano e restituiscono come Storia la narrazione ideologica e romanzesca; gli accademici (spesso faziosamente informati), referenziandosi reciprocamente o autorefenziandosi, leggono e impongono la Storia e la storiografia come narrazione ideologica e scientifica da contrapporre all’altra, in difesa del fortino assediato dell’egemonia. In mezzo il dramma della ribellione contadina, gli uomini e le donne che – con il loro bagaglio di sofferenze, contraddizioni, umanità e disumanità (e, perché no, anche di idealità) – percorsero quel travagliato periodo”. Questo quanto osservato via social dallo storico Valentino Romano, uno dei massimi studiosi del brigantaggio meridionale, in relazione alla polemica scoppiata sui social dopo la recensione negativa alla fiction “Briganti” pubblicata ieri mattina da Leonardo Cecchi sul giornale online “Huffpost”. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese






.


martedì 26 marzo 2024

Cuccurese: “Se la sinistra non si definisce anche meridionalista è protoleghista”

Vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra“. Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, in occasione del suo intervento all’Assemblea nazionale di Transform!Italia: “Per la Pace”.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese



Leggi tutto »

Vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra“. Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, in occasione del suo intervento all’Assemblea nazionale di Transform!Italia: “Per la Pace”.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese



lunedì 25 marzo 2024

Il Sud scippato anche del diritto di voto

 


Di Natale Cuccurese 

Fonte: Left

Il Mezzogiorno in vista delle Europee si presenta con un peso politico ridotto. Ha meno parlamentari rispetto al Nord e al Centro, dopo il referendum del 2020 e per il continuo calo demografico. Non solo, c'è anche l'astensionismo forzato: è difficile per chi lavora - e sono tantissimi - lontano dal luogo di residenza rientrare a casa per votare

La Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali ai cittadini del Mezzogiorno. Non mi riferisco a quanto già più volte denunciato, dai minori trasferimenti statali rispetto alla percentuale del 34% della popolazione che poi si riflettono in cure mediche minori (che incidono sulla stessa aspettativa di durata di vita dei cittadini meridionali più bassa che al Nord), o agli asili, alle scuole senza palestre o mense, alla scarsità di insegnanti, infrastrutture e così via.
No, mi riferisco proprio a quanto di più sacro per una democrazia: parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica negata!

Addirittura?! Proprio così!
Ai cittadini del Mezzogiorno o almeno a larga parte di loro, è negato il diritto di voto che (in teoria) è un diritto costituzionale. Negato, come in una dittatura o come più rispondente al nostro caso in uno Stato in cui vige l’apartheid. Il tutto è ovviamente taciuto dai media, proni ai dettami del potere, così come dalla politica politicante.

Ma perché e come è vietata la rappresentanza politica ai meridionali?

Iniziamo l’analisi da quanto accaduto col Referendum del 2020 sul Taglio dei parlamentari. Come avevo già ho scritto sul numero 37 di Left del settembre 2020: «Un argomento che quasi nessuno ha sottolineato e cioè come la vittoria del Sì al referendum potrebbe essere l’ultimo imbroglio, forse quello definitivo, per il Sud ed i suoi cittadini, aggravando ancor di più la mancanza di rappresentanza del Mezzogiorno in Parlamento e approfondendo la spaccatura già presente nel Paese».

Come argomentavo allora: «La densità di popolazione al Sud parametro per l’assegnazione dei seggi alla Camera e al Senato, è più bassa del Nord, e, mentre la desertificazione demografica causata dall’emigrazione cresce di anno in anno, la conseguenza è che il Sud, in un Parlamento ridotto, avrebbe un peso politico minore dell’attuale».
A posteriori i dati odierni confermano che la crisi demografica che sta colpendo l’Italia riguarda in particolar modo il Mezzogiorno: nel 2050 il Nord e il Centro sommati avranno un milione di persone in meno rispetto ad oggi, mentre il Sud e le Isole ben 3,6 milioni.
Per il 2080 si stima che il 54% della popolazione vivrà nel Nord (contro l’attuale 46%), il 20% nel Centro (come ora) e il 26% nel Sud e nelle Isole (oggi è il 34%). Le regioni meridionali proseguendo con l’attuale andamento si spopoleranno sempre più. In soli 30 anni, il Mezzogiorno passerà dall’essere la macro area più giovane del Paese ad essere la più anziana. E tra il 2050 e il 2080, mentre l’età media del Nord e del Centro Italia rimarrà uguale o scenderà, quella del Mezzogiorno crescerà.

Scrivevo poi che: «Sicilia e Sardegna avrebbero minori rappresentanti in termini percentuali al Senato rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale e la Basilicata, così come l’Umbria, subirebbe il taglio maggiore al Senato, i rappresentanti passerebbero dagli attuali 7 a soli 3 (-57%) e qualsiasi partito sotto la percentuale del 20% dei voti non eleggerebbe alcun rappresentate, inoltre visto che il Senato è eletto su base regionale, la Sardegna finirebbe per avere un senatore ogni 328mila abitanti, mentre il Trentino-Alto Adige uno ogni 171mila, rendendo evidente la sperequazione per cui il voto di un cittadino trentino varrebbe il doppio di quello di un cittadino sardo».

Nell’articolo ponevo poi l’accento sul fatto che non bisogna dimenticare che la riduzione degli eletti avrebbe comportato una loro minore autonomia, visto che su di essi si sarebbe concentrata la pressione di lobby gruppi di potere e chi più ne ha più ne metta, così da spingerli eventualmente a prendere anche decisioni che potrebbero essere contro l’interesse dei territori che dovrebbero rappresentare…
Senza dimenticare che con la riduzione, poi avvenuta grazie alla vittoria al Referendum, pur coi seggi ridotti non si sarebbe fermata la “transumanza” di politici del Nord verso collegi sicuri del Mezzogiorno. I famosi “paracadutati”. Candidati che non hanno collegamenti con il territorio, ma che sono collocati dalle segreterie dei partiti in base alla probabilità altissima di vincere. Per cui ora a consuntivo il Sud si trova non solo con una rappresentanza parlamentare territoriale di partenza già inferiore in percentuale rispetto al Nord, come visto sopra, ma questa viene anche ulteriormente ridotta di circa un 25% perché tutti i partiti da destra a sinistra hanno fatto largo uso di “paracadutati dal Nord. Non a caso provvedimenti scellerati come l’Autonomia differenziata faticano a trovare una opposizione parlamentare consistente.

Oggi a posteriori possiamo dire che quanto previsto nel 2020 non solo si è pienamente realizzato, ma il panorama è ancora più cupo.

Come scritto nell’introduzione lo scippo di rappresentanza, dopo la riduzione dei parlamentari, si traduce oggi in una ulteriore condizione di negazione di diritti politici grazie al cosiddetto “astensionismo”. Astensionismo che al Sud spesso non è altro che impossibilità, a questo punto espressamente voluta dal potere politico, di recarsi al voto nei Comuni di residenza per tantissimi cittadini meridionali che si trovano al Nord Italia per lavoro, studio o per curarsi. Figli di quell’emigrazione lavorativa, scolastica e sanitaria che continua implacabile da oltre 163 anni e che sta via via desertificando, come visto, le Regioni meridionali. Perché il Parlamento non vara una apposita normativa e permette a questi cittadini di poter esigere un diritto costituzionale, ad esempio di poter votare nel luogo di domicilio o per posta come fanno tanti altri Paesi? In questo quadro non va dimenticato il prezzo di treni, auto, aerei, per potere tornare al Comune di residenza per votare, che in pochi ormai possono permettersi.

Ecco perché quando sentirete parlare di astensionismo al Sud più alto che al Nord, dovreste fare la tara con la percentuale dei cittadini che avrebbero voluto esercitare il diritto di voto, casomai per opporsi alla deriva imperante nel Paese, ma a cui non è stato permesso di votare da politici che si stanno via via dimostrando sempre più nemici del Mezzogiorno (non a caso nelle ultime elezioni politiche meno di 1 elettore su 5 ha votato per la coalizione al governo), disinteressandosene o più spesso banalizzando e irridendo il dato dell’ astensionismo maggiore nel Mezzogiorno, certificando ancora una volta il permanente atteggiamento di disprezzo di ampie fasce delle classi dirigenti nazionali verso ciò che accade al Sud. E tutto ciò avviene nel disinteresse quasi completo anche delle forze di sinistra, malgrado il Mezzogiorno sia all’opposizione già dal giorno delle ultime votazioni…

Fonte: Left


.


.

Leggi tutto »

 


Di Natale Cuccurese 

Fonte: Left

Il Mezzogiorno in vista delle Europee si presenta con un peso politico ridotto. Ha meno parlamentari rispetto al Nord e al Centro, dopo il referendum del 2020 e per il continuo calo demografico. Non solo, c'è anche l'astensionismo forzato: è difficile per chi lavora - e sono tantissimi - lontano dal luogo di residenza rientrare a casa per votare

La Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali ai cittadini del Mezzogiorno. Non mi riferisco a quanto già più volte denunciato, dai minori trasferimenti statali rispetto alla percentuale del 34% della popolazione che poi si riflettono in cure mediche minori (che incidono sulla stessa aspettativa di durata di vita dei cittadini meridionali più bassa che al Nord), o agli asili, alle scuole senza palestre o mense, alla scarsità di insegnanti, infrastrutture e così via.
No, mi riferisco proprio a quanto di più sacro per una democrazia: parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica negata!

Addirittura?! Proprio così!
Ai cittadini del Mezzogiorno o almeno a larga parte di loro, è negato il diritto di voto che (in teoria) è un diritto costituzionale. Negato, come in una dittatura o come più rispondente al nostro caso in uno Stato in cui vige l’apartheid. Il tutto è ovviamente taciuto dai media, proni ai dettami del potere, così come dalla politica politicante.

Ma perché e come è vietata la rappresentanza politica ai meridionali?

Iniziamo l’analisi da quanto accaduto col Referendum del 2020 sul Taglio dei parlamentari. Come avevo già ho scritto sul numero 37 di Left del settembre 2020: «Un argomento che quasi nessuno ha sottolineato e cioè come la vittoria del Sì al referendum potrebbe essere l’ultimo imbroglio, forse quello definitivo, per il Sud ed i suoi cittadini, aggravando ancor di più la mancanza di rappresentanza del Mezzogiorno in Parlamento e approfondendo la spaccatura già presente nel Paese».

Come argomentavo allora: «La densità di popolazione al Sud parametro per l’assegnazione dei seggi alla Camera e al Senato, è più bassa del Nord, e, mentre la desertificazione demografica causata dall’emigrazione cresce di anno in anno, la conseguenza è che il Sud, in un Parlamento ridotto, avrebbe un peso politico minore dell’attuale».
A posteriori i dati odierni confermano che la crisi demografica che sta colpendo l’Italia riguarda in particolar modo il Mezzogiorno: nel 2050 il Nord e il Centro sommati avranno un milione di persone in meno rispetto ad oggi, mentre il Sud e le Isole ben 3,6 milioni.
Per il 2080 si stima che il 54% della popolazione vivrà nel Nord (contro l’attuale 46%), il 20% nel Centro (come ora) e il 26% nel Sud e nelle Isole (oggi è il 34%). Le regioni meridionali proseguendo con l’attuale andamento si spopoleranno sempre più. In soli 30 anni, il Mezzogiorno passerà dall’essere la macro area più giovane del Paese ad essere la più anziana. E tra il 2050 e il 2080, mentre l’età media del Nord e del Centro Italia rimarrà uguale o scenderà, quella del Mezzogiorno crescerà.

Scrivevo poi che: «Sicilia e Sardegna avrebbero minori rappresentanti in termini percentuali al Senato rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale e la Basilicata, così come l’Umbria, subirebbe il taglio maggiore al Senato, i rappresentanti passerebbero dagli attuali 7 a soli 3 (-57%) e qualsiasi partito sotto la percentuale del 20% dei voti non eleggerebbe alcun rappresentate, inoltre visto che il Senato è eletto su base regionale, la Sardegna finirebbe per avere un senatore ogni 328mila abitanti, mentre il Trentino-Alto Adige uno ogni 171mila, rendendo evidente la sperequazione per cui il voto di un cittadino trentino varrebbe il doppio di quello di un cittadino sardo».

Nell’articolo ponevo poi l’accento sul fatto che non bisogna dimenticare che la riduzione degli eletti avrebbe comportato una loro minore autonomia, visto che su di essi si sarebbe concentrata la pressione di lobby gruppi di potere e chi più ne ha più ne metta, così da spingerli eventualmente a prendere anche decisioni che potrebbero essere contro l’interesse dei territori che dovrebbero rappresentare…
Senza dimenticare che con la riduzione, poi avvenuta grazie alla vittoria al Referendum, pur coi seggi ridotti non si sarebbe fermata la “transumanza” di politici del Nord verso collegi sicuri del Mezzogiorno. I famosi “paracadutati”. Candidati che non hanno collegamenti con il territorio, ma che sono collocati dalle segreterie dei partiti in base alla probabilità altissima di vincere. Per cui ora a consuntivo il Sud si trova non solo con una rappresentanza parlamentare territoriale di partenza già inferiore in percentuale rispetto al Nord, come visto sopra, ma questa viene anche ulteriormente ridotta di circa un 25% perché tutti i partiti da destra a sinistra hanno fatto largo uso di “paracadutati dal Nord. Non a caso provvedimenti scellerati come l’Autonomia differenziata faticano a trovare una opposizione parlamentare consistente.

Oggi a posteriori possiamo dire che quanto previsto nel 2020 non solo si è pienamente realizzato, ma il panorama è ancora più cupo.

Come scritto nell’introduzione lo scippo di rappresentanza, dopo la riduzione dei parlamentari, si traduce oggi in una ulteriore condizione di negazione di diritti politici grazie al cosiddetto “astensionismo”. Astensionismo che al Sud spesso non è altro che impossibilità, a questo punto espressamente voluta dal potere politico, di recarsi al voto nei Comuni di residenza per tantissimi cittadini meridionali che si trovano al Nord Italia per lavoro, studio o per curarsi. Figli di quell’emigrazione lavorativa, scolastica e sanitaria che continua implacabile da oltre 163 anni e che sta via via desertificando, come visto, le Regioni meridionali. Perché il Parlamento non vara una apposita normativa e permette a questi cittadini di poter esigere un diritto costituzionale, ad esempio di poter votare nel luogo di domicilio o per posta come fanno tanti altri Paesi? In questo quadro non va dimenticato il prezzo di treni, auto, aerei, per potere tornare al Comune di residenza per votare, che in pochi ormai possono permettersi.

Ecco perché quando sentirete parlare di astensionismo al Sud più alto che al Nord, dovreste fare la tara con la percentuale dei cittadini che avrebbero voluto esercitare il diritto di voto, casomai per opporsi alla deriva imperante nel Paese, ma a cui non è stato permesso di votare da politici che si stanno via via dimostrando sempre più nemici del Mezzogiorno (non a caso nelle ultime elezioni politiche meno di 1 elettore su 5 ha votato per la coalizione al governo), disinteressandosene o più spesso banalizzando e irridendo il dato dell’ astensionismo maggiore nel Mezzogiorno, certificando ancora una volta il permanente atteggiamento di disprezzo di ampie fasce delle classi dirigenti nazionali verso ciò che accade al Sud. E tutto ciò avviene nel disinteresse quasi completo anche delle forze di sinistra, malgrado il Mezzogiorno sia all’opposizione già dal giorno delle ultime votazioni…

Fonte: Left


.


.

domenica 24 marzo 2024

Cuccurese: “Sud senza rappresentanza, la sinistra unita dia voce a chi non ha voce”

L’Italia viene governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni. Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle ‘Lezioni di Harvard’, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di ‘teologia’ politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza“. Questo il passaggio finale dell’intervento tenuto ieri mattina dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese all’Assemblea nazionale di “Transform!Italia” sul tema della pace. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




Leggi tutto »

L’Italia viene governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni. Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle ‘Lezioni di Harvard’, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di ‘teologia’ politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza“. Questo il passaggio finale dell’intervento tenuto ieri mattina dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese all’Assemblea nazionale di “Transform!Italia” sul tema della pace. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




Cuccurese: “Al Sud cittadini di serie B, lo confermano i dati YouTrend”.

Sulla base di un inveterato pregiudizio antimeridionale, il Sud è la palla al piede del Paese, la fornace in cui vengono sperperate e scialacquate da un popolo di allegre e scioperate cicale tutte le risorse economiche frutto dell’alacre ed indefesso lavoro delle formiche settentrionali. Peccato che i dati smentiscano questo cliché negativo: non è il Sud a campare sulle spalle del Nord, bensì è l’esatto opposto, come dimostrano anche gli ultimi dati “YouTrend” sulla ripartizione territoriale della spesa pubblica pro-capite. Per chi non l’avesse capito, si parla di quanto uno Stato patrigno e discriminatorio spende alla faccia dell’art. 3 della Costituzione per ogni cittadino in insegnanti, mense scolastiche, scuola-bus, assistenti sociali, medici, ospedali, pronto soccorso, trasporti locali e tanti altri servizi ancora che dovrebbero garantire l’unità della Repubblica per quanto concerne la fruibilità dei più basilari diritti di cittadinanza all’istruzione, alla salute e alla mobilità. 

Sul tema è intervenuto il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese. “Come andiamo ripetenda da anni, – ha scritto sul suo profilo facebook personale – la spesa pubblica a livello regionale mostra delle ampie differenze: si va infatti dai 38,2 mila euro per abitante destinati alla Valle d’Aosta ai 14,8 mila della Campania, a fronte di una media nazionale di 19,8 mila euro“.
In generale,  – ha proseguito Cuccuerese – la spesa pubblica per persona nel Nord è maggiore e supera del 38% quella destinata al Sud e alle Isole. Ora come si può pretendere che un campano o un calabrese sia “competitivo” con un lombardo o un veneto se ogni anno lo Stato spende dai 5/10 Mila euro in meno per lui. Dopo 18 anni sono almeno 90 Mila euro a vantaggio del cittadino del Nord“.
E’ quindi del tutto evidente che per questo Stato i cittadini meridionali sono di serie B, altro che Costituzione, altro che Fratelli d’Italia. Anzi proprio Fratelli d’Italia (il partito) insieme alla Lega (Nord) sta per rifilare la fregatura definitiva al Mezzogiorno con l’Autonomia differenziata, nell’indifferenza di chi dovrebbe garantire l’applicazione dei diritti costituzionali (per tutti i cittadini) e l’unità del paese”, ha concluso il Presidente del Partito del Sud.




Leggi tutto »

Sulla base di un inveterato pregiudizio antimeridionale, il Sud è la palla al piede del Paese, la fornace in cui vengono sperperate e scialacquate da un popolo di allegre e scioperate cicale tutte le risorse economiche frutto dell’alacre ed indefesso lavoro delle formiche settentrionali. Peccato che i dati smentiscano questo cliché negativo: non è il Sud a campare sulle spalle del Nord, bensì è l’esatto opposto, come dimostrano anche gli ultimi dati “YouTrend” sulla ripartizione territoriale della spesa pubblica pro-capite. Per chi non l’avesse capito, si parla di quanto uno Stato patrigno e discriminatorio spende alla faccia dell’art. 3 della Costituzione per ogni cittadino in insegnanti, mense scolastiche, scuola-bus, assistenti sociali, medici, ospedali, pronto soccorso, trasporti locali e tanti altri servizi ancora che dovrebbero garantire l’unità della Repubblica per quanto concerne la fruibilità dei più basilari diritti di cittadinanza all’istruzione, alla salute e alla mobilità. 

Sul tema è intervenuto il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese. “Come andiamo ripetenda da anni, – ha scritto sul suo profilo facebook personale – la spesa pubblica a livello regionale mostra delle ampie differenze: si va infatti dai 38,2 mila euro per abitante destinati alla Valle d’Aosta ai 14,8 mila della Campania, a fronte di una media nazionale di 19,8 mila euro“.
In generale,  – ha proseguito Cuccuerese – la spesa pubblica per persona nel Nord è maggiore e supera del 38% quella destinata al Sud e alle Isole. Ora come si può pretendere che un campano o un calabrese sia “competitivo” con un lombardo o un veneto se ogni anno lo Stato spende dai 5/10 Mila euro in meno per lui. Dopo 18 anni sono almeno 90 Mila euro a vantaggio del cittadino del Nord“.
E’ quindi del tutto evidente che per questo Stato i cittadini meridionali sono di serie B, altro che Costituzione, altro che Fratelli d’Italia. Anzi proprio Fratelli d’Italia (il partito) insieme alla Lega (Nord) sta per rifilare la fregatura definitiva al Mezzogiorno con l’Autonomia differenziata, nell’indifferenza di chi dovrebbe garantire l’applicazione dei diritti costituzionali (per tutti i cittadini) e l’unità del paese”, ha concluso il Presidente del Partito del Sud.




L' intervento del Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, all' Assemblea nazionale di Transform!Italia: "Per la pace" [VIDEO]


Assemblea nazionale di Transform!Italia a Roma del 23 marzo, la trascrizione dell'intervento del Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.

"Transform! Italia la battaglia delle idee la porta avanti quotidianamente alimentando il proprio sito di analisi e di idee al servizio della costruzione di un’alternativa politica e sociale all’esistente.
Contribuiamo all’attività della rete di centri di ricerca e di riflessione di cui facciamo parte, transform! europe e ad altri momenti collettivi come il Laboratorio Sud, l’Osservatorio Unione Europea, il rossoverde non è un ornamento, le Intersezioni Femministe, a cui durante l’assemblea dedicheremo uno spazio di presentazione, le collaborazioni con le riviste Left e Alternative per il Socialismo, contribuiamo agli appuntamenti europei e internazionali".




Buongiorno a tutte e tutti e grazie a Transform Italia per l’invito, vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra. La dicotomia destra/sinistra in realtà ha poco valore per il cittadino del Mezzogiorno. Come teorizzato dal meridionalista Nicola Zitara, per qualche tempo negli anni ’70 del secolo scorso direttore del giornale Lotta Continua, c’è un legame profondo tra la lotta di classe e la contrapposizione tra interessi del Nord e bisogni del Sud Diceva Zitara: “Non solo il proletariato settentrionale, ma anche i partiti ufficiali ed extraufficiali della sinistra italiana … non possono … servire due altari.”, perché “gli interessi del proletariato settentrionale… sono inconciliabili con quelli del proletariato meridionale. … Il proletariato settentrionale combatte una sua battaglia economicistica e riformistica” e “anche quando le vittorie politiche e sindacali si traducono in leggi generali, il proletariato meridionale non ne beneficia, perché tali leggi contemplano situazioni estranee all’assetto meridionale. In sostanza il proletariato settentrionale convive col capitalismo anche fisicamente, e in un certo modo partecipa ai frutti (beninteso alle briciole) della spoliazione che il capitalismo italiano fa (ed ha fatto) del Sud. Il Mezzogiorno, cancellato persino dal testo della Costituzione nel 2001, con la riforma del titolo V, a questo Stato semplicemente non interessa e lo si vede dal razzismo di Stato che imperversa anche sui media, ecco perché con l’Autonomia differenziata andremo incontro alla probabile dissoluzione dell’unità del 1861 e come allora questo passaggio rischia di essere segnato ancora una volta dal sangue del Sud, questa volta speriamo solo in senso figurato, con la balcanizzazione prossima ventura del Paese. A meno che la guerra voluta anche dalla Ue, quella che doveva in origine preservarci da nuove guerre, non freni momentaneamente il processo di dissoluzione del nostro Paese per la necessità di carne da cannone. (due anni fa a questa stessa assemblea di Transform in anticipo sui tempi posi l’accento sul fatto che il 72% dell’Esercito è composto da meridionali, https://transform-italia.it/la-guerra-vista-da-sud/). E’ il perdurare del “colonialismo interno” ben descritto da Antonio Gramsci che scriveva che la borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento.
Il contesto di oggi infatti non è dissimile “a una colonizzazione imperialista” dove l’impero è l’Unione Europea e noi meridionali non abbiamo nessuna voce in capitolo. Non è altro che un momento della lotta di classe… attraverso la trasformazione delle masse dei colonizzati in una classe di lavoratori sottopagati. Per la costruzione di una massa enorme di forza lavoro a disposizione delle industrie del nord Italia ed Europa tecnologicamente avanzati e di discarica terzomondista per rifiuti di ogni genere e tipo, a partire dalle scorie nucleari”. Così chi parla di Sud da sinistra è emarginato e diventa scomodo in assoluto, soprattutto da parte di quella sinistra che non parla di “questione meridionale”, perché teme di perdere i voti del Nord, ma facendo così perde progressivamente il consenso del Sud che rapidamente gli ha voltato le spalle, a conferma del divorzio fra sinistra e Mezzogiorno.
In tutto questo disastro quindi per costruire l’alternativa popolare di sinistra alle parole d’ordine: antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, bisogna quindi necessariamente aggiungere MERIDIONALISTA. Il meridionalismo infatti non è una corrente politica, ma un'attività di ricerca e di analisi storica ed economica sulla Questione Meridionale al fine di risolverla. Per cui se la sinistra non si definisce anche meridionalista è automaticamente PROTOLEGHISTA ...e qui si ritorna alle considerazioni di Zitara.

Non a caso l’Emilia-Romagna si è mossa insieme a Veneto e Lombardia sull’Autonomia differenziata. E questo è ormai ben evidente ai cittadini del Mezzogiorno.

Da qui la necessità del Partito del Sud, progressista, e di un Laboratorio del Sud che tenga ben desta soprattutto a sinistra, o almeno a quella sinistra sensibile al tema, la necessità di mettere il Sud e la soluzione della Questione Meridionale fra le priorità della propria azione politica.

Contemporaneamente va sottolineato che L’offerta elettorale della destra non sfonda certamente al Sud, dove l’elettorato era divenuto nelle elezioni politiche 2018 molto più mobile che nel resto del Paese. In conseguenza di questo l’Italia viene quindi governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni.

Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle “lezioni di Harvard”, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di “teologia” politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza.



.
Leggi tutto »


Assemblea nazionale di Transform!Italia a Roma del 23 marzo, la trascrizione dell'intervento del Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.

"Transform! Italia la battaglia delle idee la porta avanti quotidianamente alimentando il proprio sito di analisi e di idee al servizio della costruzione di un’alternativa politica e sociale all’esistente.
Contribuiamo all’attività della rete di centri di ricerca e di riflessione di cui facciamo parte, transform! europe e ad altri momenti collettivi come il Laboratorio Sud, l’Osservatorio Unione Europea, il rossoverde non è un ornamento, le Intersezioni Femministe, a cui durante l’assemblea dedicheremo uno spazio di presentazione, le collaborazioni con le riviste Left e Alternative per il Socialismo, contribuiamo agli appuntamenti europei e internazionali".




Buongiorno a tutte e tutti e grazie a Transform Italia per l’invito, vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra. La dicotomia destra/sinistra in realtà ha poco valore per il cittadino del Mezzogiorno. Come teorizzato dal meridionalista Nicola Zitara, per qualche tempo negli anni ’70 del secolo scorso direttore del giornale Lotta Continua, c’è un legame profondo tra la lotta di classe e la contrapposizione tra interessi del Nord e bisogni del Sud Diceva Zitara: “Non solo il proletariato settentrionale, ma anche i partiti ufficiali ed extraufficiali della sinistra italiana … non possono … servire due altari.”, perché “gli interessi del proletariato settentrionale… sono inconciliabili con quelli del proletariato meridionale. … Il proletariato settentrionale combatte una sua battaglia economicistica e riformistica” e “anche quando le vittorie politiche e sindacali si traducono in leggi generali, il proletariato meridionale non ne beneficia, perché tali leggi contemplano situazioni estranee all’assetto meridionale. In sostanza il proletariato settentrionale convive col capitalismo anche fisicamente, e in un certo modo partecipa ai frutti (beninteso alle briciole) della spoliazione che il capitalismo italiano fa (ed ha fatto) del Sud. Il Mezzogiorno, cancellato persino dal testo della Costituzione nel 2001, con la riforma del titolo V, a questo Stato semplicemente non interessa e lo si vede dal razzismo di Stato che imperversa anche sui media, ecco perché con l’Autonomia differenziata andremo incontro alla probabile dissoluzione dell’unità del 1861 e come allora questo passaggio rischia di essere segnato ancora una volta dal sangue del Sud, questa volta speriamo solo in senso figurato, con la balcanizzazione prossima ventura del Paese. A meno che la guerra voluta anche dalla Ue, quella che doveva in origine preservarci da nuove guerre, non freni momentaneamente il processo di dissoluzione del nostro Paese per la necessità di carne da cannone. (due anni fa a questa stessa assemblea di Transform in anticipo sui tempi posi l’accento sul fatto che il 72% dell’Esercito è composto da meridionali, https://transform-italia.it/la-guerra-vista-da-sud/). E’ il perdurare del “colonialismo interno” ben descritto da Antonio Gramsci che scriveva che la borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento.
Il contesto di oggi infatti non è dissimile “a una colonizzazione imperialista” dove l’impero è l’Unione Europea e noi meridionali non abbiamo nessuna voce in capitolo. Non è altro che un momento della lotta di classe… attraverso la trasformazione delle masse dei colonizzati in una classe di lavoratori sottopagati. Per la costruzione di una massa enorme di forza lavoro a disposizione delle industrie del nord Italia ed Europa tecnologicamente avanzati e di discarica terzomondista per rifiuti di ogni genere e tipo, a partire dalle scorie nucleari”. Così chi parla di Sud da sinistra è emarginato e diventa scomodo in assoluto, soprattutto da parte di quella sinistra che non parla di “questione meridionale”, perché teme di perdere i voti del Nord, ma facendo così perde progressivamente il consenso del Sud che rapidamente gli ha voltato le spalle, a conferma del divorzio fra sinistra e Mezzogiorno.
In tutto questo disastro quindi per costruire l’alternativa popolare di sinistra alle parole d’ordine: antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, bisogna quindi necessariamente aggiungere MERIDIONALISTA. Il meridionalismo infatti non è una corrente politica, ma un'attività di ricerca e di analisi storica ed economica sulla Questione Meridionale al fine di risolverla. Per cui se la sinistra non si definisce anche meridionalista è automaticamente PROTOLEGHISTA ...e qui si ritorna alle considerazioni di Zitara.

Non a caso l’Emilia-Romagna si è mossa insieme a Veneto e Lombardia sull’Autonomia differenziata. E questo è ormai ben evidente ai cittadini del Mezzogiorno.

Da qui la necessità del Partito del Sud, progressista, e di un Laboratorio del Sud che tenga ben desta soprattutto a sinistra, o almeno a quella sinistra sensibile al tema, la necessità di mettere il Sud e la soluzione della Questione Meridionale fra le priorità della propria azione politica.

Contemporaneamente va sottolineato che L’offerta elettorale della destra non sfonda certamente al Sud, dove l’elettorato era divenuto nelle elezioni politiche 2018 molto più mobile che nel resto del Paese. In conseguenza di questo l’Italia viene quindi governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni.

Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle “lezioni di Harvard”, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di “teologia” politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza.



.

sabato 23 marzo 2024

Cuccurese: “Sud a rischio desertificazione demografica. La soluzione finale della questione meridionale”

 

La crisi demografica che sta colpendo l’Italia riguarda in particolar modo il Mezzogiorno: nel 2050 il Nord e il Centro sommati avranno un milione di persone in meno rispetto ad oggi, mentre il Sud e le Isole 3,6. Per il 2080 si stima che il 54% della popolazione vivrà nel Nord (contro l’attuale 46%), il 20% nel Centro (come ora) e il 26% nel Sud e nelle Isole (oggi è il 34%). Le regioni meridionali si spopoleranno quindi ancora più di ora. In soli 30 anni, il Mezzogiorno passerà dall’essere la macroarea più giovane del Paese ad essere la più anziana. E tra il 2050 e il 2080, mentre l’età media del Nord e del Centro Italia rimarrà uguale o scenderà, quella del Mezzogiorno crescerà“. 

Questo quanto riportato sui social dal Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, a commento dei dati di “YouTrend” sulla crisi demografica italiana.


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese


,



Leggi tutto »

 

La crisi demografica che sta colpendo l’Italia riguarda in particolar modo il Mezzogiorno: nel 2050 il Nord e il Centro sommati avranno un milione di persone in meno rispetto ad oggi, mentre il Sud e le Isole 3,6. Per il 2080 si stima che il 54% della popolazione vivrà nel Nord (contro l’attuale 46%), il 20% nel Centro (come ora) e il 26% nel Sud e nelle Isole (oggi è il 34%). Le regioni meridionali si spopoleranno quindi ancora più di ora. In soli 30 anni, il Mezzogiorno passerà dall’essere la macroarea più giovane del Paese ad essere la più anziana. E tra il 2050 e il 2080, mentre l’età media del Nord e del Centro Italia rimarrà uguale o scenderà, quella del Mezzogiorno crescerà“. 

Questo quanto riportato sui social dal Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, a commento dei dati di “YouTrend” sulla crisi demografica italiana.


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese


,



domenica 17 marzo 2024

Napoli oltre 5.000 persone in marcia per dire NO.

Di Antonio Luongo 


NO all'Autonomia Differenziata! 

NO alla SECESSIONE DEI RICCHI che garantisce al Nord mani libere nella gestione economica a danno delle regioni meridionali! 

NO a un progetto che mina l'unità dell'Italia per sempre e che usa i cittadini come merce di scambio per i giochi di potere tra Salvini e Meloni. 

NO a una politica che fa della diseguaglianza e del #colonialismo interno la sua stella polare, e che tratta poveri e persone in difficoltà come incidenti di percorso da ignorare con arroganza. 

Il Partito del Sud c'era e ci sarà sempre per combattere questa deriva. 
Il nostro impegno per sanare la atavica Questione Meridionale e ridare spinta a un pensiero da sinistra sia da ispirazione per un fronte progressista unito! 
Ritroviamo energie ripartendo da idee e ideali. 

NON C’È PIÙ TEMPO!





Leggi tutto »
Di Antonio Luongo 


NO all'Autonomia Differenziata! 

NO alla SECESSIONE DEI RICCHI che garantisce al Nord mani libere nella gestione economica a danno delle regioni meridionali! 

NO a un progetto che mina l'unità dell'Italia per sempre e che usa i cittadini come merce di scambio per i giochi di potere tra Salvini e Meloni. 

NO a una politica che fa della diseguaglianza e del #colonialismo interno la sua stella polare, e che tratta poveri e persone in difficoltà come incidenti di percorso da ignorare con arroganza. 

Il Partito del Sud c'era e ci sarà sempre per combattere questa deriva. 
Il nostro impegno per sanare la atavica Questione Meridionale e ridare spinta a un pensiero da sinistra sia da ispirazione per un fronte progressista unito! 
Ritroviamo energie ripartendo da idee e ideali. 

NON C’È PIÙ TEMPO!





PdS, Cuccurese: “In piazza contro lo Spacca-Italia, un progetto eversivo della solidarietà nazionale”

 Il Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti sostiene e partecipa alla manifestazione contro l’Autonomia differenziata del 16 marzo a Napoli convocata dal Coordinamento Campano e dal Tavolo Nazionale NOAD. Il Ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata uccide il Sud e spacca l’Italia. Pur di favorire esclusivamente la deragliante locomotiva delle regioni padane, Il governo italiano, da sempre all’inseguimento di folli teoremi economici ad esclusivo vantaggio del Nord, non solo continua a non investire nel Mezzogiorno, ma ora vorrebbe addirittura dividere il Paese. Enormi i rischi per la tenuta democratica e territoriale conseguenti al “Ddl Calderoli”, che segna, di fatto, la secessione delle Regioni ricche dal resto del Paese. Avremo così effetti disastrosi non soltanto per il Sud, definitivamente condannato ad una condizione insostenibile di divari e disuguaglianze, ma per l’intero Paese, con conseguente rottura della coesione sociale e territoriale, fino ad arrivare alla modifica dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione con rottura del patto di cittadinanza, grazie all’osceno scambio fra gli oligarchi di governo: Autonomia Differenziata in cambio del Premierato. La fine della Repubblica nata dalla Resistenza e dell’unità, anche formale, del Paese. Inutile dire che l’ennesima sottrazione di risorse ad un Mezzogiorno già boccheggiante e da almeno un ventennio sottoposto a scippi di ogni tipo potrebbe avere come effetto la prossima balcanizzazione del Paese. Come si ripete da tempo l’Autonomia differenziata è infatti eversiva dell’unità nazionale. Mentre avanza la crisi economica ed il Mezzogiorno, ma non solo, è già una polveriera, appare sempre più evidente come nel Paese vi sia la necessità di una unione di forze realmente popolari che rimettano la questione sociale, dell’uguaglianza e dei diritti, del lavoro, della pace e del welfare al centro dell’agenda politica nazionale. Ribadiamo pertanto la necessità di una non più procrastinabile costituzione di un soggetto politico unitario di Sinistra, che si batta per costruire l’alternativa antiliberista, ambientalista, pacifista, femminista, antifascista e meridionalista che cooperi per formare un fronte popolare utile ad opporsi subito e con forza alle destre avanzanti“. Questo quanto dichiarato dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese in occasione della manifestazione nazionale contro lo “Spacca-Italia” tenutasi ieri pomeriggio a Napoli.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese



















 





Leggi tutto »

 Il Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti sostiene e partecipa alla manifestazione contro l’Autonomia differenziata del 16 marzo a Napoli convocata dal Coordinamento Campano e dal Tavolo Nazionale NOAD. Il Ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata uccide il Sud e spacca l’Italia. Pur di favorire esclusivamente la deragliante locomotiva delle regioni padane, Il governo italiano, da sempre all’inseguimento di folli teoremi economici ad esclusivo vantaggio del Nord, non solo continua a non investire nel Mezzogiorno, ma ora vorrebbe addirittura dividere il Paese. Enormi i rischi per la tenuta democratica e territoriale conseguenti al “Ddl Calderoli”, che segna, di fatto, la secessione delle Regioni ricche dal resto del Paese. Avremo così effetti disastrosi non soltanto per il Sud, definitivamente condannato ad una condizione insostenibile di divari e disuguaglianze, ma per l’intero Paese, con conseguente rottura della coesione sociale e territoriale, fino ad arrivare alla modifica dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione con rottura del patto di cittadinanza, grazie all’osceno scambio fra gli oligarchi di governo: Autonomia Differenziata in cambio del Premierato. La fine della Repubblica nata dalla Resistenza e dell’unità, anche formale, del Paese. Inutile dire che l’ennesima sottrazione di risorse ad un Mezzogiorno già boccheggiante e da almeno un ventennio sottoposto a scippi di ogni tipo potrebbe avere come effetto la prossima balcanizzazione del Paese. Come si ripete da tempo l’Autonomia differenziata è infatti eversiva dell’unità nazionale. Mentre avanza la crisi economica ed il Mezzogiorno, ma non solo, è già una polveriera, appare sempre più evidente come nel Paese vi sia la necessità di una unione di forze realmente popolari che rimettano la questione sociale, dell’uguaglianza e dei diritti, del lavoro, della pace e del welfare al centro dell’agenda politica nazionale. Ribadiamo pertanto la necessità di una non più procrastinabile costituzione di un soggetto politico unitario di Sinistra, che si batta per costruire l’alternativa antiliberista, ambientalista, pacifista, femminista, antifascista e meridionalista che cooperi per formare un fronte popolare utile ad opporsi subito e con forza alle destre avanzanti“. Questo quanto dichiarato dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese in occasione della manifestazione nazionale contro lo “Spacca-Italia” tenutasi ieri pomeriggio a Napoli.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese



















 





mercoledì 13 marzo 2024

IL 16 MARZO IN PIAZZA CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: DECALDEROLIZZIAMO IL PAESE

 



COMUNICATO STAMPA

Il Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti sostiene e partecipa alla manifestazione contro l’Autonomia differenziata del 16 marzo a Napoli convocata dal Coordinamento Campano e dal Tavolo Nazionale NOAD. Il Ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata uccide il Sud e spacca l’Italia.

Pur di favorire esclusivamente la deragliante locomotiva delle regioni padane, Il governo italiano, da sempre all'inseguimento di folli teoremi economici ad esclusivo vantaggio del Nord, non solo continua a non investire nel Mezzogiorno, ma ora vorrebbe addirittura dividere il Paese.

Enormi i rischi per la tenuta democratica e territoriale conseguenti al “Ddl Calderoli”, che segna, di fatto, la secessione delle Regioni ricche dal resto del Paese. Avremo così effetti disastrosi non soltanto per il Sud, definitivamente condannato ad una condizione insostenibile di divari e disuguaglianze, ma per l’intero Paese, con conseguente rottura della coesione sociale e territoriale, fino ad arrivare alla modifica dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione con rottura del patto di cittadinanza, grazie all’osceno scambio fra gli oligarchi di governo: Autonomia Differenziata in cambio del Premierato. La fine della Repubblica nata dalla Resistenza e dell’unità, anche formale, del Paese. Inutile dire che l'ennesima sottrazione di risorse ad un Mezzogiorno già boccheggiante e da almeno un ventennio sottoposto a scippi di ogni tipo potrebbe avere come effetto la prossima balcanizzazione del Paese. Come si ripete da tempo l'Autonomia differenziata è infatti eversiva dell'unità nazionale.

Mentre avanza la crisi economica ed il Mezzogiorno, ma non solo, è già una polveriera, appare sempre più evidente come nel Paese vi sia la necessità di una unione di forze realmente popolari che rimettano la questione sociale, dell’uguaglianza e dei diritti, del lavoro, della pace e del welfare al centro dell’agenda politica nazionale. Ribadiamo pertanto la necessità di una non più procrastinabile costituzione di un soggetto politico unitario di Sinistra, che si batta per costruire l’alternativa antiliberista, ambientalista, pacifista, femminista, antifascista e meridionalista che cooperi per formare un fronte popolare utile ad opporsi subito e con forza alle destre avanzanti.

L’appuntamento è quindi per il 16 marzo a Piazza Garibaldi a Napoli dalle ore 14,30

CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD





.


Leggi tutto »

 



COMUNICATO STAMPA

Il Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti sostiene e partecipa alla manifestazione contro l’Autonomia differenziata del 16 marzo a Napoli convocata dal Coordinamento Campano e dal Tavolo Nazionale NOAD. Il Ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata uccide il Sud e spacca l’Italia.

Pur di favorire esclusivamente la deragliante locomotiva delle regioni padane, Il governo italiano, da sempre all'inseguimento di folli teoremi economici ad esclusivo vantaggio del Nord, non solo continua a non investire nel Mezzogiorno, ma ora vorrebbe addirittura dividere il Paese.

Enormi i rischi per la tenuta democratica e territoriale conseguenti al “Ddl Calderoli”, che segna, di fatto, la secessione delle Regioni ricche dal resto del Paese. Avremo così effetti disastrosi non soltanto per il Sud, definitivamente condannato ad una condizione insostenibile di divari e disuguaglianze, ma per l’intero Paese, con conseguente rottura della coesione sociale e territoriale, fino ad arrivare alla modifica dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione con rottura del patto di cittadinanza, grazie all’osceno scambio fra gli oligarchi di governo: Autonomia Differenziata in cambio del Premierato. La fine della Repubblica nata dalla Resistenza e dell’unità, anche formale, del Paese. Inutile dire che l'ennesima sottrazione di risorse ad un Mezzogiorno già boccheggiante e da almeno un ventennio sottoposto a scippi di ogni tipo potrebbe avere come effetto la prossima balcanizzazione del Paese. Come si ripete da tempo l'Autonomia differenziata è infatti eversiva dell'unità nazionale.

Mentre avanza la crisi economica ed il Mezzogiorno, ma non solo, è già una polveriera, appare sempre più evidente come nel Paese vi sia la necessità di una unione di forze realmente popolari che rimettano la questione sociale, dell’uguaglianza e dei diritti, del lavoro, della pace e del welfare al centro dell’agenda politica nazionale. Ribadiamo pertanto la necessità di una non più procrastinabile costituzione di un soggetto politico unitario di Sinistra, che si batta per costruire l’alternativa antiliberista, ambientalista, pacifista, femminista, antifascista e meridionalista che cooperi per formare un fronte popolare utile ad opporsi subito e con forza alle destre avanzanti.

L’appuntamento è quindi per il 16 marzo a Piazza Garibaldi a Napoli dalle ore 14,30

CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD





.


 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India